“L´immigrazione nel Nord d´Italia - un paese fra disapprovazione e

Transcrição

“L´immigrazione nel Nord d´Italia - un paese fra disapprovazione e
1
L’immigrazione nel Nord Italia –
un paese fra disapprovazione e integrazione
degli immigrati?
Projekt angefertigt im Rahmen des
CertiLingua Exzellenzlabels
Laura Di Benedetto
Projekt-Sprache:
Projekt-Land:
Zeitraum:
Italienisch
Italien
27.05.- 03.06.2011
betreuende CertiLingua Koordinatorin:
Frau Heike Ibald
2
L´immigrazione nel Nord Italia – un paese fra disapprovazione e integrazione degli immigrati?
Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica, afferma: “Senza di loro il nostro
Paese (l´Italia) si bloccherebbe.” 1
Non c´è forse frase migliore per tracciare il quadro dell´attuale situazione socio-politica
inerente alla tematica dell´immigrazione in Italia.
Innanzitutto mi preme sottolineare la mia partecipazione affettiva nella realizzazione di
questo progetto e della domanda del titolo in quanto io stessa sono figlia d´immigrati.
Poiché sono nata nella “seconda generazione”, dalla mia infanzia in poi la tematica
dell’immigrazione mi è sempre stata cara e pertanto ho iniziato ad interessarmi del
fenomeno che fa parte della mia vita. In particolare i motivi per cui uno decide o è
costretto a lasciare la propria patria e il nuovo modo di vivere come immigrato mi
affascinavano già da piccola.
Durante uno scambio scolastico con il liceo classico di Castel San Giovanni in Emilia
Romagna, a cui ho partecipato nel maggio 2011, e in particolare durante una gita di un
giorno a Genova, organizzata l´11 maggio in compagnia degli alunni italiani, mi sono
accorta di molti immigrati diversi. Per tale motivo ho deciso di porre l´accento sulla
questione espressa nel titolo e nello specifico riguardo a Genova e all´atteggiamento
dei giovani.
Siccome mi sento più italiana che tedesca sono molto contenta di aver la possibilità di
saperne di più su questo soggetto dalle lezioni d´italiano a cui partecipo con molto
entusiasmo e forte interesse. Durante le lezioni d'italiano abbiamo affrontato diverse
tematiche, quali il sistema scolastico italiano, il mondo dei giovani italiani, Venezia e il
Veneto, ma soprattutto abbiamo analizzato il fenomeno dell'immigrazione da diverse
prospettive. Le numerose testimonianze e le esperienze personali dovevano avvicinarci
alle storie degli immigrati, che hanno suscitato in me grande interesse. Nonostante
queste testimonianze non siano recenti e rispettino un'immagine stereotipata degli
1 http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/cronaca/immigrati-2/immigrati-caritas/immigrati-caritas.html
3
immigrati, ho voluto comunque entrare in contatto con persone vere e scoprire le loro
storie individuali. Per tale motivo ho deciso di occuparmi di questo progetto di cui sono
venuta a conoscenza principalmente prima dello scambio scolastico, avvenuto dal 27
maggio al 3 giugno 2011, coinvolgendo un gruppo di studenti italiani del mio anno.
Grazie all'incontro sia con gli studenti dello scambio, sia con gli italiani immigrati, vorrei
arrivare ad avere una visione aggiornata e senza pregiudizi riguardo a questa tematica.
Quello che m’interessa maggiormente sono i sentimenti dei giovani immigrati e le
impressioni degli italiani, giacché a lezione non ne abbiamo ancora parlato. Infatti, le
informazioni finora raccolte non si sono rivelate sufficienti ed il tema, così come è stato
trattato ad oggi, va ulteriormente approfondito.
Entrando nel vivo dell'argomento, si può affermare che il fenomeno dell´immigrazione in
Italia fa parte della quotidianità già da decenni poiché l´Italia, essendo una penisola, dà
l´opportunità a molti stranieri di entrare in Europa. Negli ultimi anni la presenza di
immigrati presenti in Italia è aumentata fino a quasi quattro milioni e adesso il numero
degli immigrati è pari al 6,2 % della popolazione complessiva. Tra i paesi europei solo la
Germania e la Spagna ospitano più immigrati.
Ma quali sono gli stranieri più presenti in Italia?
Il fatto è che gli immigrati in Italia parlano 150 lingue diverse e abitano soprattutto nelle
aree metropolitane di Milano e Roma. La maggior parte degli immigrati viene dall´Est
europeo, circa 600 mila persone, tra cui prevalgono i rumeni. Seguono i marocchini e al
terzo posto nella classifica c'è l´Albania. 2
La cifra esatta d´immigrati in Italia però non si può determinare perché ci sono migliaia
di clandestini che entrano in Italia senza il permesso di soggiorno o altri documenti. Non
appena trovano un posto sicuro dove vivere e un lavoro in nero, vivono nascosti e quasi
invisibili come fantasmi tra gli altri cittadini. A causa delle varie nazionalità e delle
culture diverse è più che mai difficile diminuire lo stato di conflitto non solo tra gli italiani
e gli stranieri, ma anche tra gli stranieri stessi.
2 http://it.wikipedia.org/wiki/Immigrazione_in_Italia
4
Questo stato di conflitto esiste anche tra i cittadini di Genova che secondo i dati Istat dal
dicembre 2010 ospita più di 50.415 residenti stranieri registrati. Questa cifra mostra un
forte aumento degli stranieri tra i residenti genovesi: nove su dieci residenti immigrati a
Genova non vengono dall´Italia.
La maggior parte degli stranieri viene dall´Ecuador (16.753 residenti, 31 dicembre
2010), che rappresentano quasi un terzo dell´intera presenza di stranieri, seguiti dai
residenti dell'Albania (5.387) che rappresentano il 10,7 % e dai residenti marocchini
(3.807) che rappresentano il 7,6 %. Al quarto posto ci sono i rumeni (3.743 residenti)
che rappresentano il 7,4% dell´intera presenza straniera. Ci sono anche altre etnie
come i peruviani (5,5%), i cinesi (3,2%), gli ucraini (2,9%), i senegalesi (2,5%) e i
cingalesi (2,2%). Altre minoranze straniere molto importanti sono i cittadini del
Bangladesh, della Nigeria, delle Filippine, della Tunisia e dell´India. 3
I motivi per cui molti stranieri si trasferiscono nella provincia di Genova, sono soprattutto
le diverse opportunità di lavoro, ma anche i motivi di salute (molti stranieri lasciano
crescere i loro figli a Genova). I settori che danno lavoro agli stranieri sono i servizi, il
sostegno alle famiglie oppure l’area turistica alberghiera. Nonostante ci siano molte
opportunità di lavoro, è difficile trovare un posto di lavoro fisso.
Un esempio di un immigrato che si è trasferito per motivi di lavoro è Bahiya, con cui ho
fatto un´intervista a Piazza di Ferrari, Genova. Lei viene dall´Africa e lavora a Genova
come semplice manodopera; il fatto che abbiamo fatto l´intervista in inglese e non in
italiano mostra che sino a quel punto non si era ancora integrata bene. Inoltre, ammette
che non è a Genova per stringere amicizie, ma per lavorare.
“I have not a lot of friends, I have few friends because I don´t make friends
and I don´t have time. I only have work”
(confronta con la trascrizione “Intervista con una passante africana”)
3 http://genova.erasuperba.it/notizie-genova/stranieri-genova-nuova-pubblicazione-direzione-statistica
5
Lei è molto felice di essere in Italia perché adesso ha la possibilità di guadagnare
qualche soldo e permettersi una vita migliore. La donna immigrata in generale ha
cambiato il suo ruolo: a Genova, si registra un forte aumento di presenze femminili. Le
donne, al pari degli uomini, emigrano per cercare un lavoro. Loro spesso assumono la
responsabilità di capofamiglia e provvedono alle risorse economiche necessarie per la
famiglia. 4
Ma quali esperienze fanno i cittadini genovesi nei confronti di tutti gli immigrati e come
si caratterizza l´immigrazione per loro?
Secondo un passante genovese, ci sono due forme d´immigrazione. La prima forma
descrive l´immigrazione degli italiani del Sud che venivano negli Anni Sessanta e
Settanta per motivi di lavoro. Dopo essere diventati ricchi, hanno lasciato posto agli
immigrati extracomunitari. Oggi, così racconta il passante, gli immigrati più presenti
sono gli albanesi, gli immigrati dell´Est europeo o del Sudamerica, specialmente gli
immigrati ecuadoriani.
“C´è stato, un´immigrazione negli anni 60, 70 di popolazione italiana che dal Sud
veniva al Nord. Questi italiani sono diventati più ricchi e hanno lasciato lo spazio
per prima per gli africani dell’Africa del Nord. Adesso ci sono molti immigrati che
arrivano dall'Albania,dall’Est Europa o dal Sud dell’America,specialmente
dall’Ecuador (…)”
(confronta con la trascrizione “Intervista con un passante italiano”)
Secondo il passante, ci sono diversi raggruppamenti d´immigrati che attirano
l´attenzione per diversi motivi. Da un lato c´è la comunità dei cinesi che silenziosamente
si adatta e che ha molti negozi. Dall´altro lato ci sono le comunità sudamericane,
rumene e albanesi che danno fastidio agli italiani perché si comportano in modo
aggressivo e violento. Di sera si ubriacano e di notte tra le diverse bande ci sono
battaglie che causano lesioni, danni alla città e spesso pure omicidi.
“Ci sono dei problemi specialmente con i Sud americani che costituiscono
qualche volta delle bande aggressive specialmente quando la sera si
4 http://www.genovamigrando.it/Progetto.asp
6
ubriacano e i Sudamericani insieme a popolazione tipo rumeni o albanesi
proprio perché sono aggressivi e violenti (…)”
(confronta con la trascrizione “Intervista con un passante italiano”)
Spesso la gente che non appartiene a nessuna banda diventa una vittima delle
battaglie, come Massimo Amato, 41 anni, barista a Genova:
“Ho cercato solo di difendere i mie due amici rumeni, niente di più. Quei
ragazzi, i sudamericani, erano come impazziti. Ci invitavano allo scontro.
Quando hanno visto che mi avvicinavo invece di calmarsi hanno perso la testa
ancora di più. Nelle mani di uno di loro è comparso un tubo di ferro. Poi mi
sono risvegliato in ambulanza…” 5
Questo esempio, che è stato pubblicato nella cronaca del Corriere Mercantile del 31
maggio 2011 serve a mostrare quanto siano violenti i diversi membri delle bande e
quanto alta sia la tensione tra loro. Si deve pure tener presente che ci sono anche altri
attacchi verso i cittadini italiani: rapine, accoltellamenti, risse e minacce sono all´ordine
del giorno.
Ma quali sono i motivi per cui i giovani immigrati prendono come esempio questo modo
di vivere violento?
Un motivo è che ci sono diverse bande latinoamericane come i “Latin King”, i “Vatos
Locos”, i “Los Diamantes” e i “Netas” che sono le più grandi della provincia. Membri di
gruppi più piccoli e pure molti giovani immigrati vogliono far parte dei boss, così si
sentono più sicuri e migliorano la loro posizione all´interno delle bande. Per entrare
bisogna subire un pestaggio mostrando la capacità di resistenza oppure superare
un´altra prova di coraggio. 6 Un altro motivo è la peer pressure tra i membri di una
banda o tra le bande stesse: Quale banda è la più violenta? Quale merita più rispetto?
Chi è il boss?
Molto spesso però ci sono anche altri motivi per cui avvengono atti criminali contro i
residenti di Genova. Soprattutto violenze e insoddisfazione per la situazione di vita
rendono aggressive le persone svantaggiate.
5 CORRIERE MERCANTILE, Martedì, 31 Maggio 2011
6 CORRIERE MERCANTILE, Martedì, 31 Maggio 2011
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Perché c´è tanta insoddisfazione tra i cittadini immigrati?
Una ragione è il forte legame della città con il partito della Lega Nord. La Lega prevale
in quasi tutte le regioni del Nord e assume un atteggiamento molto razzista verso gli
stranieri e i meridionali. Camminando per le strade di Genova mi sono accorta di molti
manifesti di questo partito che richiede l´espulsione degli stranieri (vedi appendice). Se
si vive in una città che non dà il benvenuto, come ci si fa ad integrare, a sentirsi bene e
a stimare la società e la città in cui si vive?
Un altro fattore molto importante è la devastazione delle strade. Dappertutto nelle
strade di periferia ci sono rifiuti per terra e nessuno si sente responsabile. Nessuno si
vuole identificare in una città che è sporca e di conseguenza gli immigrati spesso non si
fanno ritegno a sporcarla e a rovinarla.
Per quanto mi riguarda, mi sono anche accorta della tensione tra i cittadini italiani e i
cittadini stranieri che influenza il comportamento sociale. Non ho notato un gruppo
misto, ma solo raggruppamenti latinoamericani oppure raggruppamenti di gente di altre
etnie. Quando qualcuno si soffermava su questi gruppi anche solo per qualche minuto,
veniva guardato male.
Per superare questi problemi, la città ha proposto una serie di progetti per cui l´obiettivo
generale è di migliorare l´integrazione dei cittadini stranieri nella città di Genova. Altri
obiettivi specifici sono: innovare ed integrare le attività degli Sportelli Immigrati per
sviluppare relazioni-ponte per l´accesso ad altri servizi e per accompagnare soprattutto
le famiglie di origine rumena. Altri obiettivi sono il sostegno ai servizi territoriali relativi al
disagio, alla salute mentale e all´educazione sessuale, dato che ci sono tante
gravidanze tra le minorenni. In più, la città vuole introdurre attività di socializzazione e
per il tempo libero nei quartieri periferici. 7
Tutto ciò ho avuto modo di costatarlo circa un anno fa, durante lo scambio con Castel
San Giovanni, ed ho notato in particolare che la tematica dell´immigrazione è anche
molto presente tra i giovani, i quali hanno a riguardo molte opinioni contrastanti.
7 http://www.genovamigrando.it/Progetto.asp
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C´è un contrasto netto tra l´atteggiamento dei giovani italiani e quello degli stranieri che
viene anche dimostrato nell´intervista con la mia corrispondente dello scambio. Il suo
pensiero è anche condiviso dai suoi coetanei, che mostrano sia compassione sia
potenziale conflitto. Un potenziale conflitto è il raggruppamento di diversi gruppi etnici e
il razzismo che dà origine a questi raggruppamenti.
Secondo Emma (17 anni) c´è tra gli italiani e gli stranieri una tensione negativa che
nasce dalla mentalità chiusa degli italiani e che di conseguenza sfocia in pregiudizi e
nel rifiuto degli stranieri.
“Sì, ma i gruppi nascono perché ci sono delle… ciò, hanno una mentalità
chiusa e per combatterli bisogna solo non avere pregiudizi (…) ”
(confronta con la trascrizione “Intervista Emma“)
Da un lato, Emma conferma che la tolleranza verso gli stranieri e il ruolo degli italiani
nell’interazione con loro devono cambiare e migliorare. Dall´altro lato, però, si trova in
un dilemma che nasce dall´atteggiamento comune degli italiani e dalla mancanza di
educazione riguardo a questo fenomeno. L´influenza di questo atteggiamento ha le sue
origini nella politica, nella TV o in altri media, nell´opinione dei genitori che
erroneamente è accettata e non messa in discussione e, infine, messa a tacere nelle
scuole.
I giovani italiani sanno che per gli immigrati il viaggio è molto difficile e che loro devono
affrontare molti ostacoli che
sono determinati soprattutto da grandi paure. Di
conseguenza sentono il dovere di aiutare, anche se non si vogliono sentire responsabili
e preferirebbero che un altro paese fosse il centro dell´immigrazione in Europa.
“Sì, perché non si possono lasciare insieme in mare quando arrivano con i
barconi fino lì a (…) Lampedusa (…) e non possiamo buttarli in mare.”
(confronta con la trascrizione “Intervista Emma”)
Questo è un aspetto che non aspettavo però allo stesso tempo mi ha mostrato che la
situazione ha un effetto opprimente ai giovani italiani Un altro aspetto rilevante è che
molti giovani sono dell´opinione che gli immigrati occupino i posti di lavoro che
appartengono agli italiani. Secondo loro questa è la causa dei problemi economici e
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sociali. Ciò significa che gli italiani addossano agli stranieri la responsabilità della loro
negativa situazione economica e politica.
“ … e no perché comunque facciamo già fatica a trovare lavoro noi in più lo
dobbiamo dare anche a loro… è difficile”
(confronta con la trascrizione “Intervista Emma”)
Questo atteggiamento comune si riversa sulle storie personali e sull´atteggiamento
degli stranieri, per cui si vedono anche vari modelli di comportamento ed anche molti
raggruppamenti.
Prendendo spunto da una ricerca che ho fatto durante lo scambio con i ragazzi
immigrati e che è inserita in appendice, si può dire che ogni ragazzo dai sedici ai
diciassette anni si è trasferito per volontà dei genitori, per cui è chiaro che lo
spostamento è stato forzato.
Tra i cinque ragazzi si trovano tante somiglianze e poche differenze sulla loro vita in
Italia che ancora una volta riflette l´atteggiamento negativo degli italiani verso gli
stranieri, tendenza che è già stata menzionata prima e che ha tanta influenza
sull’integrazione degli stranieri.
Le due ragazze rumene (che rappresentano il più grande gruppo d´immigrati in Italia)
ormai si sono trasferite circa dieci anni fa in Italia per motivi economici e per il desiderio
di vivere una vita migliore in Italia. Si sentono ben accolte dagli italiani e provano ad
integrarsi nella cultura e nelle tradizioni italiane con molto successo perché sono felici di
vivere in Italia. Nonostante la loro integrazione, sentono il forte dovere di mantenere le
tradizioni e la cultura della loro patria. Per questo prendono in considerazione l´idea di
ritornare in Romania.
Questo forte legame con la patria lo sentono anche le due ragazze albanesi che sono
immigrate in Italia a causa del cambiamento del sistema politico albanese. Loro due, in
confronto alle ragazze rumene, hanno ammesso in una conversazione privata di essere
arrivate clandestinamente, perciò non sono state ben accolte e hanno dovuto affrontare
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molti ostacoli, tra i quali soprattutto un forte razzismo. Il motivo per cui si sono trasferite
in Italia è che l´Italia è il paese europeo più vicino all´Albania.
Le due ragazze affermano di non abitare per loro scelta in Italia e di preferire l´Albania
per diversi motivi: non si sentono italiane perché non si vogliono né adattare alle
tradizioni italiane né integrarsi nei gruppi degli studenti italiani. Le loro radici sono
ancora in Albania, per cui ci vogliono ritornare fortemente e nonostante una di loro sia
nata in Italia, tutte e due si considerano albanesi. Rendono sia la mentalità chiusa degli
italiani sia il razzismo forte responsabili per la loro integrazione fallita.
L´ultimo ragazzo che è stato intervistato non è il “tipico” immigrato. Questo ragazzo è
nato in Thailandia ed è figlio di una donna thailandese e di un uomo italiano. Si è
trasferito in Italia circa sei anni fa per motivi di studio ed è stato ben accolto dai nonni,
presso cui vive, e da altri amici. Nonostante ci siano differenze tra la cultura italiana e
quella thailandese, trova un equilibrio tra le due culture, così si può integrare con molto
successo e nonostante lui porti un nome italiano “Toni Miritello”, si sente più thailandese
perché cresciuto in Thailandia e ha un aspetto asiatico, ma è comunque molto felice in
Italia.
Le diverse interviste mostrano sia i motivi per l´immigrazione sia i sentimenti degli
immigrati, ma soprattutto mettono in luce che ci sono ancora difficoltà riguardo
all´integrazione e al comportamento verso gli stranieri - una conoscenza che così non
l´avrei mai aspettata. Infatti, oltre ai problemi della società, i ragazzi di seconda
generazione devono affrontare altri problemi che li riguardano più a livello personale: la
ricerca della loro identità tra due culture che nella maggior parte dei casi sono molto
diverse una dall´altra. Spesso questi ragazzi vivono uno scontro di culture: a scuola
oppure nel tempo libero provano ad adattarsi ai loro amici italiani e alle loro usanze, a
casa, però, vivono la vita tradizionale secondo i valori dei genitori. Di conseguenza,
hanno spesso difficoltà a soddisfare le esigenze (le attese) dei genitori e per questo non
sentono di appartenere a nessuno dei due paesi. È difficile trovare la propria identità,
allora ne scelgono una solo.
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La professoressa, immigrata negli anni ´70, sostiene che l´integrazione e la tolleranza
nei confronti degli stranieri sono cambiate positivamente e che oggi ci sono alcuni
progetti che promuovono questa tolleranza con molto successo.
Dice anche che 35 anni fa bisognava ancora giustificarsi del perché ci si trasferiva in
Italia e dell´identità della propria patria. Oggi però in una “Europa unita” l´integrazione
funziona meglio perché si presta maggiore attenzione affinché gli studenti e i bambini a
scuola non prendano strade diverse, ma già da piccoli facciano parte delle stesse
classi. Le cosiddette “classi-ponte” siamo già venuti a sapere nelle lezioni d´italiano.
“Die Integration, jedenfalls an den Oberschulen, ist sehr gut, es wird auch von
dem italienischen Staat sehr viel gemacht und zwar bekommen sie extra
Sprachunterricht für Italienisch, werden eingegliedert sofort in die Klassen…“
(confronta con la trascrizione „Intervista con Signora Schrenker“)
Un aspetto molto importante per l´integrazione e l´accettazione è che si parli una lingua,
che mostri che si è un popolo, e che dia la possibilità di avere una conversazione che di
conseguenza ha un più forte sentimento di coesione. Secondo la professoressa, il
primo passo è fatto e altri progetti saranno promossi per migliorare l´integrazione e
l´accettazione degli stranieri.
In confronto al parere della professoressa ho fatto altre esperienze riguardo
all’accettazione degli stranieri. Durante lo scambio mi sono accorta di vari
raggruppamenti durante le gite oppure di certe esclusioni da parte degli italiani. Si
riscontrano, dunque, ancora alcune difficoltà riguardo all´integrazione nonostante le
parole della professoressa. Condividendo il pensiero della professoressa, la mia
opinione a questo proposito è che i ragazzi italiani e quelli stranieri devono interagire di
più perché sono convinta che queste polemiche si possano risolvere facilmente se una
persona ha a che fare con la cultura dell’altro così da eliminare ogni pregiudizio. Se
queste condizioni sono gestite per le generazioni più giovani, l´integrazione funzionerà
anche con le generazioni più vecchie.
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Concludendo si può dire che l´Italia di fatto è un paese che s´impegna per l´integrazione
degli immigrati riguardo ai progetti esistenti e ai progetti che devono ancora essere
realizzati in futuro. Le mie ricerche su questo progetto però mi hanno anche mostrato
che in alcune parti bisogna più che mai lavorare sul problema dell´integrazione cosicché
in futuro l´Italia potrà essere un esempio paradigmatico per una società multiculturale
europea; una società che rispetta e tollera i suoi cittadini nonostante la loro origine e la
loro cultura. Per raggiungere questo obiettivo bisogna cominciare con i giovani visto che
loro fanno parte di una nuova generazione e sono il futuro dell´Italia.
Per quanto mi riguarda, questo progetto mi è piaciuto molto per vari motivi: sin dall'inizio
mi sono dimostrata entusiasta nei confronti del progetto, tuttavia non ero sicura di poter
fare davvero le interviste programmate e di aprirmi agli immigrati come mi ero prefissa.
La gentilezza e la disponibilità degli studenti dello scambio mi hanno particolarmente
colpito. Non solo hanno compilato il mio questionario, ma si sono anche soffermati e
parlare con me del loro passato e del loro stato d'animo. Tali interviste sono nate
ancora più spontaneamente; tutti si sono mostrati disponibili a rispondere alle mie
domande.
Soprattutto a Genova si percepiva il fastidio degli immigrati alla vista di una
videocamera. Infatti, la donna africana si è mostrata restia e tesa; avevo la sensazione
che prestasse attenzione a non darmi troppi dettagli. Di conseguenza, non ho potuto
porle tutte le domande che avevo intenzionato - la donna si è accertata della finalità e
dei contenuti dell´intervista. In ogni caso sono emerse differente nell´approccio degli
italiani e degli stranieri.
Sia durante le interviste sia durante le conversazioni private ho avuto l´impressione che
in Italia si parli spesso di quest’argomento e si è più preparati a rispondere alle
domande. Nonostante gli immigrati siano stati piuttosto disponibili, dal loro linguaggio
non-verbale si capiva che si sentivano attaccati e giudicati.
Infine, vorrei dire che il progetto mi ha sorpreso positivamente e ora conosco in maniera
più approfondita la problematica dell´immigrazione. Inoltre ho raccolto informazioni
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dettagliate sulla vita quotidiana nei quartieri periferici e ho trovato nuovi amici con cui
sono tuttora in contatto. Questo progetto mi ha anche aiutato a lavorare
scientificamente con vari materiali, esperienza certamente utile per un lavoro
universitario futuro. In più posso dire che il progetto ha suscitato il mio interesse per
informarmi dell’attuale situazione degli altri paesi Europei all´infuori l´Italia per quanto
riguarda l´immigrazione e l´atteggiamento dei cittadini dei diversi paesi.
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APENDICE
TRASCRIZIONI DELLE INTERVISTE
Intervista con Emma, Roermond, 20 agosto 2011
Laura
Ciao, Emma.
Emma
Ciao.
Laura
Ciao, grazie per la tua visita in Germania.
Emma
Prego.
Laura
Emma, tu vai al liceo linguistico a Castel San Giovanni e lì ci sono anche molti
stranieri. Te ne sei accorta che esistono dei gruppi?
Emma
Sì, ma i gruppi nascono perché ci sono delle… ciò, hanno una mentalità
chiusa e per combatterli bisogna solo non avere pregiudizi e comunque è
così. Io ho anche delle amiche straniere e stiamo più o meno bene insieme.
Basta?
Laura
Secondo te è giusto che l´Italia accetti tutti gli stranieri che emigrano?
Emma
Sì e no perché comunque non… sì, perché non si possono lasciare insieme in
mare quando arrivano con i barconi fino lì a (dov´è dove arriva)?
Laura
Lampedusa.
Emma
A Lampedusa (non mi ricordavo) e non possiamo ributtarli in mare e no,
perché comunque facciamo già fatica a trovare lavoro noi in più lo dobbiamo
dare anche a loro… è difficile.
Laura
Secondo te lo stato cosa dovrebbe fare per aiutare la loro integrazione?
Emma
Dovrebbe far capire, ciò dovrebbe combattere i pregiudizi che si sono formati
cosi tutti possano vivere tranquillamente insieme. Tschüss!
Laura
Grazie per l´intervista! Grazie, Alex. Saluti dall´Olanda!
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Intervista con Signora Schrenker, Pianello Val Tidone, 2 giugno 2011
Laura
Hallo. Hallo, Frau Schrenker.
Schrenker
Guten Morgen, guten Tag, guten Nachmittag.
Laura
Wünsche ich Ihnen auch! Sie wissen ja, ich mache grad ein Projekt für
CertiLingua und das beschäftigt sich mit der Immigration in Deutschland
und Italien und Sie sind ja Lehrerin in Italien seit 20 Jahren und ich wollte
Sie fragen, wie Ihre Eindrücke sind, ob sie etwas mitbekommen haben,
ob sich Grüppchen in der Schule bilden…
Schrenker
Generell, du meinst bestimmt irgendwelche Etnien, nein! Ich arbeite
an zwei Schulen schon seit vielen Jahren, ich bin hier selbst Immigrantin
in Italien. Also, ich habe persönliche Erfahrungen gemacht. Vor 35
Jahren war das anders. Da wurde man noch leicht abgelehnt. Jetzt
inzwischen nicht mehr in Italien. Wir haben sehr viele Etnien aus
Serbien, aus Mazedonien, aus Albanien auch aus Russland und ich
muss sagen, die Integration, jedenfalls an den Oberschulen, ist sehr gut,
es wird auch von dem italienischen Staat sehr viel gemacht und zwar
bekommen
sie
extra
Sprachunterricht
für
Italienisch,
werden
eingegliedert sofort in die Klassen, ich habe inzwischen an einigen
Schultypen, nicht allzu sehr an Gymnasien, aber an den anderen
Oberschulen, meistens ein Drittel Ausländer pro Klasse, die dann ihren
eigenen Lehrer haben und die Sprache noch nicht können und dann
unterrichtet werden, die Fächer machen und dann sofort integriert
werden. Ich habe sehr wenig Ablehnung von Seiten der Schüler
gesehen, ich wunder mich oft, die werden integriert, Hauptsache sie
versuchen einfach nicht sich abzusetzen, das passiert ja bei vielen
Sachen. „Ach, ich will ja gar nicht, die kennen mich nicht, die sollen mich
nicht…“, man muss sich einfach versuchen zu integrieren und dann
funktioniert das wunderbar. Ich hätte nicht gedacht, dass italienische
Schüler so positiv sind, sie reagieren vielleicht bei uns im Sprach-
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unterricht auch deswegen, weil sie dazu erziehen, einfach zur
Internationalität und vor allem zum Europäertum.
Laura
Und, Sie sagten, dass es vor einigen Jahren nicht so war…
Schrenker
Vor vielen….
Laura
Vor vielen, wie hat sich das denn kenntlich gemacht?
Schrenker
Das hat sich kenntlich gemacht zum Beispiel, dass ich als Deutsche
„ach, Sie sind Deutsche, meine Eltern waren Partisanen.“ „Ach, alle
Deutschen sind Faschisten“ und solche Dinge. Man hat uns natürlich
noch nicht vergeben, den zweiten Weltkrieg, denn es kommen immer
wieder neue Untaten hervor, die die Zeit erst jetzt zeigt aus Archiven.
Aber davon abgesehen, junge Leute sollten das nicht negieren, aber
auch irgendwann nicht vergessen, aber ad acta legen. Ich finde
Europa an sich fängt bei den jungen Leuten an. Wir müssen dafür
arbeiten, ich glaube fest an ein Europa, in dem man möglichst viele
Sprachen spricht, mindestens drei und möglichst viele andere Sitten
kennen lernt. „Die essen anders, ach komisch, mache sind ja doch so
ähnlich“, ihr habt eben eine Crostata gegessen, na das ist eine
Marmeladentorte, oder ihr habt eine Brislona gegessen, na ja das ist
ja unser Streuselkuchen. Also man muss das Verbindende suchen
und nicht das, was uns trennt.
Laura
Ja, und Sie sagten auch, dass Sie zuvor in Deutschland gelebt
haben, bevor sie eingewandert sind. Haben Sie in Deutschland etwas
mitbekommen, was Sie, ich sag mal, was die Integration angeht, ob
es
dort
Unterschiede
gibt,
Unterschiede
zum
Deutschen,
zum
Italienischen…?
Schrenker
Ich kann dir es von heute nicht mehr sagen, denn ich lebe seit 35
Jahren nicht mehr in Deutschland. Ich habe generell den Eindruck,
dass unsere deutschen Jugendlichen sehr europafreundlich sind. Wir
leben mitten in Europa.
Laura
Durch den zweiten Weltkrieg müssen wir auch viele aufnehmen, das
ist sozusagen unsere Wiedergutmachung…
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Schrenker
Auf jeden Fall.
Laura
Finden Sie, dass der italienische Staat mehr machen könnte zur
Eingliederung und zur Akzeptanz der Immigranten, weil z.B. jetzt ist
ja ganz klar in den Medien der Fall mit Lampedusa, dass viele
versuchen aus den Kriegsgebieten zu flüchten, in Europa rein, dass
Italien die Türen öffnet, aber Deutschland sagt: „Nein, wir möchten
das nicht.“
Schrenker
Ja, nun Deutschland, es ist nicht, dass die Deutschen nicht möchten,
sondern es ist anders organisiert. Der Italiener ist relativ wenig
organisiert und kann auch diese Menge Küste, ihr müsst bedenken,
es ist ja fast alles Küste, einfach nicht zu machen. Ja, die Leute
kommen einfach rein und verschwinden, die tauchen unter, das ist
nicht zu organisieren. Wir Deutschen mögen die Dinge nicht, die
nicht organisierbar sind, das heißt aber nicht, dass wir sie nicht
wollen. Sondern wir möchten nur: Sie kommen an, sie bekommen
ihre
Papiere,
dann
sind
so
und
so
viele
Hunderttausend-
Zweihunderttausende die wir aufnehmen, aber das muss organisiert
werden. Das glaub ich, ist aber nicht, weil wir keine Ausländer wollen.
Deutschland ist ein Emigrantenland, schon in den 50er, 60er kamen
die ersten Italiener, griechischen Gastarbeiter an. Insofern würde ich
sagen, nein.
Laura
Wie mein Vater zum Beispiel, das ist die Geschichte. Haben Sie
denn
jetzt
einen
Vorschlag,
Verbesserungen
des
Italienischen
Staates, was das angeht? Mehr Toleranz, mehr Akzeptanz, mehr
Integration?
Schrenker
Das hängt von den Menschen ab, das hängt einfach von den
Menschen ab. Keine Vorurteile haben, grundsätzlich keine Vorurteile
haben. Aber das gilt für alle, denn es haben Serben Vorurteile gegen
Italiener und Italiener Vorurteile gegen Deutsche. Ihr seid jetzt eine
Woche hier...
Laura
Ja.
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Schrenker
Ihr seht, ihr kamt mit Vorurteilen, viele habt ihr ad acta gelegt.
Manche habt ihr behalten und gesagt: „Gut, das stimmt so“, aber es
hat ja auch jeder seine Lebensart und Lebensweise. Es muss ja
nicht alles so sein, wie ich bin. Es ist ja alles schön, das Tierreich,
wenn es verschiedene Tiere gibt…
Laura
Ich
habe
jetzt
von
einigen
Ihrer
Schüler…
habe
ich
einen
Fragebogen zurückbekommen, dort gab es die Frage „Fühlst du
dich mehr italienisch oder mehr aus deinem Land?“ und zwei
Albaner, die ich befragt habe, sagen: „Ich fühle mich mehr albanisch,
als italienisch“.
Schrenker
Ja, fast alle Albaner.
Laura
Wird das denn deutlich?
Schrenker
Ja, das wird deutlich, denn Sie sprechen es genauso aus und zwar
sagen die: „Wir kommen hierher, um das gute Schulsystem
auszunutzen. Wir arbeiten für diese Zeit und dann wollen wir nach
Albanien zurück“. Also, die Albaner sind vielleicht die wenigen, die
sich nicht integrieren wollen, sondern ein starkes Nationalgefühl
haben, gleichzeitig aber möglichst ausnutzen, was angeboten wird
in Europa.
Laura
Das ist es. Wie stehen Sie denn dazu, nach diesem Motto
„ausnutzen“, darauf war ich hinaus. Finden Sie das in Ordnung, dass
die Albaner in Ihr Land kommen bzw. in das italienische Land
kommen, sie sich hier eben das Leben aufbauen, die Profite daraus
ziehen, aber dann wieder weg möchten. Wie stehen Sie dazu?
Schrenker
Ich denke positiv, insofern sage ich, vielleicht kommen sie mit
dieser Idee, aber von Hundert, die mit dieser Idee kommen,
integriert sich vielleicht die Hälfte und trotzdem ist etwas gewonnen!
Laura
Super, ich bedanke mich bei Ihnen!
Schrenker
Aber gerne!
Laura
Ciao!
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Intervista con un passante italiano, Genova, 31 maggio 2011
Laura
Come si caratterizza l´immigrazione negli ultimi anni qui a Genova?
Passante
Genova è una città di porto, quindi la gente arriva a volte per andare a
un´altra parte. C´è stato un´immigrazione negli anni 60, 70 di
popolazione italiana che dal Sud veniva al Nord. Questi italiani sono
diventati più ricchi e hanno lasciato lo spazio per prima per gli africani
dell’Africa del Nord. Adesso ci sono molti immigrati che arrivano
dall`Albania, dall’Est Europa o dal sud dell’America, specialmente
dall’Ecuador. A Genova abbiamo la comunità d´ecuadoriani più grande
in Italia e questo crea alcuni problemi di adattamento.
Laura
E com’è la situazione per un italiano qui a Genova?
Passante
Che senso? Come conviene?
Laura
Sì.
Passante
Genova è una città molto accogliente come la città del porto, cercano di
accogliere e di capire tutti. Però, naturalmente, ci sono dei problemi
specialmente con i Sud americani che costituiscono qualche volta delle
bande aggressive specialmente quando la sera si ubriacano e i Sud
americani insieme a popolazione tipo rumeni o albanesi proprio perché
sono aggressivi e violenti. C´è un´altra comunità che invece è molto
silenziosa da molto tempo e ma qui a Genova è la comunità dei cinesi
che silenziosamente si adatta, quasi non ce l´accorgiamo che esistono
non se no dal fatto che ci sono molti negozi ormai prestiti dai cinesi.
Laura
Grazie.
Passante
Prego.
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Intervista con una passante africana, Genova, 31 maggio 2011
Laura
We are now sitting here in Piazza di Ferrari.
Passante
Piazza di Ferrari, yeah!
Laura
Yes, and I ask this nice girl now how she feels here in Genova.
Passante
Yeah, it is ok, this place is beautiful and you can live here, it
is comfortable and I believe it is ok for everyone, though we should live
here in Italia, so for me I am ok because I am really here so that is all
for now.
Laura
And do you have a lot of friends here?
Passante
Yeah, I have not a lot of friends, I have few friends because I don´t
make friends and I don´t have time. I only have work, now I´m in break,
so by ten thirty I go back to break. So, I believe it´s ok, yeah.
Laura
Thank you very much! Good bye!
Passante
Thank you, bye-bye. Ciao!
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Fotografie
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Fotografie dello scambio scolastico
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Einverständniserklärung
date / Datum:
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signature / Unterschrift:
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