Giornale del 15/10
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Giornale del 15/10
www.andropos.eu Notiziario MITOLOGIA PAGANA E CINEMATOGRAFIA a cura di F.Pastore http://rosemaryok.skyrock.com/ Sommario: * Mito e cinema * Le parole difficili * Marianna de Leyva * La lupa * Detti e Modi di dire * Ovidio: Ars Amandi * Mitologia: Adone * Fedro in vernacolo * Vero o falso: * Una provincia da scoprire: Padula * I Lirici Greci: Saffo * Piatti Tipici campani * Dormire bene * Offerta formativa * Leviora * Angolo della poesia Giornale n.ro 19 del 15/10/08 Nata con lo sviluppo delle civiltà, la mitologia è stata una peculiarità delle società individualiste. Essa ha cambiato, nel tempo, le sue forme, mantenendosi realistica quel tanto che servisse a garantire una relativa identificazione con i protagonisti delle sue storie. Efficace nella comunicazione, aveva il potere di condurre, attraverso costruzioni romanzate di sogni, al di là della realtà, con le sue apparenze e le sue profonde contraddizioni. Per fluidificare il reale e rendere più agevole la sopportazione del presente, la mitologia addolciva le antinomie della realtà, operandone una mistificazione e mostrandola diversamente da quella che era: Giulio Cesare non uccideva e conquistava per la gloria di Roma, ma unificava terre e genti, recando la civiltà e la legge, così come aveva fatto Enea, strappando le genti all'autonomia delle tribù, presenti da secoli nella penisola italica. La mitologia è una sorta di religione per i sensi dell’uomo: il percepito viene rielaborato, reinventato in modo fantastico, senza alcuna trasposizione sistematica o teologica o filosofica del messaggio, perchè ciò le toglierebbe il fascino della sua genesi ancestrale. La mitologia è un insieme di fiabe per adulti che vogliono rimanere bambini, per non guardare la realtà con occhi disincantati e per non soccombere sotto il peso di una vita non supportata dalle illusioni: La forza dei Romani è vincente perché giusta e voluta dagli dèi. Quanto più si acuiscono le contraddizioni sociali, quanto più appare forte il convincimento di non poterle superare, tanto più la mitologia si fa violenta ed assurda. Così come accade con la Cinematografia, una vera fabbrica di sogni, capace di riprodurre qualunque aspetto della realtà e di manipolarlo a suo piacimento. È il mondo virtuale che vince sulla realtà, diventando una chiave di lettura degli aspetti socioculturali di un popolo, nelle mille vicissitudini della storia e nel succedersi dei secoli. A ragion veduta, possiamo dunque affermare che la cinematografia ed i mass-media, rappresentano, oggi, quello che fu ieri la mitologia pagana. 1 LE PAROLE DIFFICILI E… QUELLE FAMIGERATE Babelizzazione: trasformazione in una Babele,una confusione di lingue,idee, programmi; Baggino : emulo, in piccolo, di Roberto Baggio Derivati: baggiologia(91), baggiomania (94). bibliocasta : affetto da bibliocastia(90): ostilità nei confronti dei libri. bassitudine : contrario famigerato di altitudine(1992) Baudismo : ammirazione/imitazione di Pippo Baudo(1987) Derivati: baudiano, baudeggiare,baudista, baudite,baudizzazione. Benignesco : relativo al comico Benigni Roberto (1991) Berlusconismo: stile di vita alla Berlusconi. Derivati:(dall 1988 al 1995) berlusconiano, berlusconese, berlusconianamente, berlusconizzare, berlusconismo, berlusconia, berlusconizzazione, berlusconomics, berluscoso, berluskaiser,deberlusconizzarsi, fliloberiblioclasta lusconiano, paraberlusconiano, preberlusconiano, desrtroberlusconiano, preberlusconi,simil-Berlusconi,Berluscopoli,berlusconue,berluscottimismo. Bertinottismo : teoria e pratica della politica berlinottiana. Derivati: bertinottismo, bertinottista, bertinottiano(1004/1996). Bindiano : seguace e sostenitore di Rosfy Byndi. Biscardismo : da Aldo Biscardi. Biscione : logo della rete televisiva canale 5. Derivati: biscionesco, bisciòpoli. Blairiano : seguace, sostenitore di Tony Blair. Derivati: blairismo, blairista. Blablablare : cianciare, blaterare,chiacchierare del nulla, per nulla. Bobbizzato : evirato(94): dal nome di Bob, il protagonista dell’evirazione avvenuta negli USA, ad opera della moglie gelosa. Bossiano : seguace- imitatore di Umberto Bossi. Derivati: (1992- 1998) bossare, bossata, bossianamente,bossianesimo, bossianus, bossibile, bossico, bossi pensiero, bossismo, bossista. Sassari. Centro trasfusionale sassarese di Via Monte Grappa Urge sangue gruppo 0Rh negativo. (Da teleradionews di G.Gosta) «Abbiamo carenza di questo gruppo sanguigno – afferma la responsabile del Centro, Giuseppina Secchi – per questo ci rivolgiamo a tutti i donatori con questa caratteristica affinché si rechino presso il nostro centro per la donazione». Dal Centro trasfusionale hanno già avviato i contatti con i donatori abituali, oltre che con i vari centri della Sardegna. Il Centro trasfusionale resta aperto dal lunedì al sabato dalle 8 alle 14; il primo lunedì del mese dalle 8 alle 18. Per ulteriori informazioni è possibile telefonare ai numeri: 079 2061625 \ 079 2061021. 2 La donna nella storia MARIANNA DE LEYVA L Laa m moonnaaccaa ddii M Moonnzzaa ((11)) Il sogno di Paolo Osio ( quinta parte ) L’epilogo CONVENTO DI MONZA Un. Pionieri Cultura Europea C.D.A.P. U.P.C.E. http://www.neteditor.it/ SANE SOCIETY http://www.sanesociety.org/users/index.php?usr=3292 www.impulsesart.it/j/ SITO DEGLI AUTORI EMERGENTI Prof. B. Bruno di Cava de' Tirreni ___________ http://balbruno.alte rvista.org/index80.html Suor Virginia impazzisce: si agita‚ non ha più freni nel parlare‚ dice di non aver mai voluto entrare in convento e che quella era stata una scelta imposta da altri. E dice tante altre cose‚ parlando con ira‚ ma anche con disperazione e dolore. Nel frattempo‚ il suo Gio’ Osio scappa dal convento e si rifugia nei dintorni di Monza. Il 27 novembre‚ iniziano gli interrogatori della superiora‚ del portinaio, della moglie e della vicaria suor Francesca Imbersaga. Due giorni dopo‚ suor Benedetta e suor Ottavia‚ spaventate dagli interrogatori avviati nel monastero, chiedono all’Osio di fuggire dal convento. Escono la sera stessa da un buco aperto nel muro e si avviano fuori città. Al ponte sul Lambro‚ l’Osio tenta di uccidere suor Ottavia‚ buttandola nel fiume; la suora riesce a salvarsi e viene trasportata nel monastero di S. Orsola in Monza‚ dove confessa tutti i delitti commessi. La sera del giorno dopo‚ l’Osio tenta di uccidere anche suor Benedetta‚ buttandola nel pozzone di Velate‚ ma la suora non muore e viene trasportata al monastero‚ dove inizia a confessare ogni cosa. Oramai agli inquirenti la situazione è chiara‚ tanto più che ritrovano i resti della conversa uccisa e sotterrata dall’Osio nella sua neviera. Il corpo di Caterina da Meda viene così ricomposto e sepolto in S. Stefano in Brolo‚ a Milano. Successivamente‚ vengono carcerate nel monastero anche le altre due complici della signora: suor Candida Colomba e suor Silvia Casati. L’ Osio scappa nei territori di Venezia, mentre il Senato sentenzia la demolizione della sua casa a Monza e la costruzione di una colonna infame. Gio’ scrive una seconda lettera al cardinale Borromeo, dichiarando l’innocenza sua e di suor Virginia, ma tutto era stato scoperto. Il 22 dicembre‚ a Milano, suor Virginia ammette la relazione con Gio’ Osio e l’omicidio‚ ma scarica ogni responsabilità sul giovane e sul prete Arrisone. In gennaio, Giò Paolo Osio è citato per i due tentati omicidi‚ per l’omicidio di Caterina da Meda e per il tentativo d’ incolpare il prete Arrisoni dell’omicidio Roncino; viene‚ così‚ condannato in contumacia alla forca e alla confisca dei beni. I suoi bravi‚ già in salvo oltre confine‚ sono anch’essi con3 http://www.google.it/search?hl=it&q=andropos&meta = Antonio della Rocca dannati alla decapitazione e alla confisca dei beni‚ per l’uccisione di Rainerio Roncino. L’Osio‚secondo alcuni‚ sarebbe stato ucciso a tradimento nei sotterranei del palazzo del suo amico Taverna. Secondo altri‚ sarebbe stato decapitato a Monza. Comunque‚dai documenti‚ risulta morto nel 1613. Il 27 novembre 1607‚ con l’interrogatorio della superiora Angela Sacchi, il vicario criminale Gerolamo Saracino dà inizio al processo di Suor Virginia, la quale si difende con la tesi della nullità dei voti e dell’azione di forze diaboliche, che avrebbero esercitato su di lei un influsso malefico. A questo punto‚ per volere del Borromeo‚ la responsabilità del processo passa al giurista Marmurio Lancillotti‚ che cumulava sia la competenza vescovile‚ che quella dell’inquisizione. Negli interrogatori si ricorre alla tortura. Dal 31 maggio al 23 giugno‚ il Lancillotti interroga, al Bocchetto, suor Virginia‚ Paolo Arrisone (per la seconda volta e con la tortura della corda) ed il portinaio con la moglie. Quattro mesi dopo, la sentenza: Virginia viene condotta in una cella delle convertite di S. Valeria‚ per esservi murata viva per “plurima gravia, et enormia, et atrocissima delicta…” (2); l’Arrisone viene condannato a tre anni di trireme‚ mentre suor Benedetta‚ suor Candida e suor Silvia‚ vengono condannate anch’esse ad essere murate vive‚ nel convento di S. Margherita. Dopo 14 anni, il 25 settembre 1622, suor Virginia potè uscire dalla cella dov’era stata murata. Marianna era morta‚ lentamente‚ durante quegli anni di clausura, ne era uscita una donna malata e psicologicamente distrutta. Solo la morte fisica, all’età di settantacinque anni, le porterà la pace. [ F. Pastore –Historiae Sidera – Poemetti monografici - Sa 04] _________ http://www.partecipiamo.it (1) [A.Manzoni‚ I Promessi Sposi‚ cap.XXII‚ edizione 1827] (2) [ …per gravi , numerosi ed atroci delitti ] TEATRO DEI DIOSCURI LABORATORIO PERMANENTE DI TEATRO TRADIZIONI SONO APERTE LE ISCRIZIONI - Per gli studenti dai 16 ai 18 anni la ALTRA MUSA c|âvvÉÄÉftÄÉààÉ c|âvvÉÄÉftÄÉààÉ ÄxààxÜtÜ|É http://www.altramusa.com/ www.bluteam.net partecipazione è gratuita, grazie alla convenzione con il Piano di Zona – Ambito S 5 di Eboli (Leggi 328/00 e ex 285/’97) Il Laboratorio prevede: un percorso biennale in cui vengono approfonditi i diversi linguaggi teatrali,con docenti dell’Acc. Naz. d’Arte Drammatica “S. D’Amico” di Roma, del “Dams” di Bologna, di vari Atenei Italiani ed esperti teatrali.Con il saggio finale, si rila-scerà un attestato di partecipazione (valido ai fini del credito formativo).I corsi si avranno, presso l’Auditorium dell’I.C. “G. Palatucci” ( Campagna). Tel. 0828 47145 – 339 1722301 4 SCHERZANDO CON I CLASSICI: DALLE FAVOLE DI FEDRO: LA RANA SCOPPIATA ED IL BUE Una molto libera traduzione in vernacolo di Franco Pastore ‘A rana fessa La rana stupida Chi nasce meschino e sventurate, se piglia ‘e càvece ‘ncùle pure assettàte; si, po’, vo’ essere potente, po’ perde ‘a vita, cumm’a ‘na cosa ‘e niènte. ‘Na rana vedètte ‘ndà ‘nu prato ‘nu bue ch’era gruòsse, assai assaie, ed una grossa invidia ne pruvàie. Gonfiò, allora, ‘a pelle chién’ ‘e rughe, per essere cchiù grossa ‘e chélla bestia. Fino allo spasimo ,‘a fessa, s’abbuffaie e cumm’a ‘nu pallone, ppuàaa…, schiattàie. Chi nasce modesto non può considerarsi un potente: potrebbe perdere la vita, e fare una misera fine. Una rana, avendo visto in un prato un bue enorme, invidiò la sua grandezza e per superarlo, si gonfiò tanto da scoppiare. F. Pastore: “FEDRO ED ESOPO in napoletano” (una libera trauzione in vernacolo delle favole latine e greche) Liber primus - XXIV. Rana rupta et bos - Inops, potentem dum vult imitari, perit. In prato quondam rana conspexit bovem,et tacta invidia tantae magnitudinis rugosam inflavit pellem. Tum natos suos interrogavit an bove esset latior. Illi negarunt. Rursus intendit cutem maiore nisu, et simili quaesivit modo, quis maior esset. Illi dixerunt 'bovem'.Novissime indignata, dum vult validius inflare sese, rupto iacuit corpore. Fedro nacque intorno al 15 a.C. in Tracia da famiglia di origine greca. Giunse a Roma come schiavo e fu probabilmente liberato da Augusto. Pubblicò durante il regno di Tiberio una raccolta di cinque libri, fa-cendo della favola un vero genere letterario.Tiberio, ritenendolo un personaggio scomodo, lo fece condan-nare all'esilio dal 27 al 31 d.C., e Fedro tornò a Roma solo alla morte dell'imperatore, nel 37 d.C. Nel 31 d.C., processato per aver disturbato il console e prefetto del pretorio Lucio Elio Seiano, ma l’accusa cadde con la morte di costui. Con l'appoggio di alcuni liberti, continuò la sua opera ispirandosi a Esopo e pubblicando altre quattro raccolte.Morì intorno al 50 d.C. 5 LA DONNA NELLA LETTERATURA LINTRODUZIONE a Lupa Il sogno di Nanni LA HISTORIA Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna - e pure non era più giovane - era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano. Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai - di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell' andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all'altare di Santa Agrippina. Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, né a Pasqua, né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi. - Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l'anima per lei. Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché era figlia della Lupa, e nessuno l'avrebbe tolta in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio. Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e mieteva il fieno con lei nelle chiuse del notaro; ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla pianura. Ma lui seguitava a mietere tranquillamente, col naso sui manipoli, e le diceva: - O che avete, gnà Pina? - Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il volo dei grilli, quando il sole batteva a piombo, la Lupa, affastellava manipoli su manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita, senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni, che mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando: - Che volete, gnà Pina? Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell'aia, stanchi dalla lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: - Te voglio! Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. Voglio te! - Ed io invece voglio vostra figlia, che è zitella - rispose Nanni ridendo. La Lupa si cacciò le mani nei capelli, grattandosi le tempie senza dir parola, e se ne andò; né più comparve nell'aia. Ma in ottobre rivide Nanni, al tempo che cavavano l'olio, perché egli lavorava accanto alla sua casa, e lo scricchiolio del torchio non la faceva dormire tutta notte. - Prendi il sacco delle olive, - disse alla figliuola, - e vieni Nanni spingeva con la pala le olive sotto la macina, e gridava - Ohi! - alla mula perché non si arrestasse. - La vuoi mia figlia Maricchia? - gli domandò la gnà Pina. - Cosa gli date a vostra figlia Maricchia? - rispose Nanni. - Essa ha la roba di suo padre, e di più o le do la mia casa; a me mi basterà che mi lasciate un cantuccio nella cucina, per stendervi un po' di pagliericcio. – 6 Se è così se ne può parlare a Natale - disse Nanni.Nanni era tutto unto e sudicio dell'olio e delle olive messe a fermentare, e Maricchia non lo voleva a nessun patto; ma sua madre la afferrò pe' capelli, davanti al focolare, e le disse co' denti stretti: - Se non lo pigli, ti ammazzo! – La Lupa era quasi malata, e la gente andava dicendo che il diavolo quando invecchia si fa eremita. Non andava più di qua e di là; non si metteva più sull'uscio, con quegli occhi da spiritata. Suo genero, quando ella glieli piantava in faccia, quegli occhi, si metteva a ridere, e cavava fuori l'abitino della Madonna per segnarsi. Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi, a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo, a sarchiare, a zappare, a governare le bestie, a potare le viti, fosse stato greco e levante di gennaio, oppure scirocco di agosto, allorquando i muli lasciavano cader la testa penzoloni, e gli uomini dormivano bocconi a ridosso del muro a tramontana. In quell'ora fra vespero e nona, in cui non ne va in volta femmina buona, la gnà Pina era la sola anima viva che si vedesse errare per la campagna, sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie riarse dei campi immensi, che si perdevano nell'afa, ontan lontano, verso l‘ Etna nebbioso, dove il cielo si aggravava sullo orizzonte. - Svegliati! -disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto alla siepe polverosa, col capo fra le braccia. - Svegliati, ché ti ho portato il vino per rinfrescarti la gola -. Nanni spalancò gli occhi imbambolati, tra veglia e sonno, trovandosela dinanzi ritta, pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese brancolando le mani. - No! non ne va in volta femmina buona nell'ora fra vespero e nona! - singhiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro l'erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle unghie nei capelli. Andatevene! andatevene! non ci venite più nell'aia! Ella se ne andava infatti, la Lupa, riannodando le trecce superbe, guardando fisso dinanzi ai suoi passi nelle stoppie calde, cogli occhi neri come il carbone. Ma nell'aia ci tornò delle altre volte, e Nanni non le disse nulla. Quando tardava a venire anzi, nell'ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla viottola bianca e deserta, col sudore sulla fronte - e dopo si cacciava le mani nei capelli, e le ripeteva ogni volta: Andatevene! andatevene! Non ci tornate più nell'aia! Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli occhi ardenti di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch'essa, allorché la vedeva tornare da' campi pallida e muta ogni volta. - Scellerata! - le diceva. - Mamma scellerata! - Taci! - Ladra! ladra! - Taci! - Andrò dal brigadiere, andrò - Vacci! E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare una lagrima, come una pazza, perché adesso l'amava anche lei quel marito che le avevano dato per forza, unto e sudicio delle olive messe a fermentare. E meglio sarebbe stato per lui che fosse morto in quel giorno, prima che il diavolo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi nell'anima e nel corpo quando fu guarito. - Lasciatemi stare! - diceva alla Lupa - Per carità, lasciatemi in pa-ce! Io ho visto la morte cogli occhi! La povera Maricchia non fa che dispe-rarsi. Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo è meglio per voi e per me... – Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa, che quando gli si ficcavano ne' suoi gli facevano perdere l'anima ed il corpo. Non sapeva più che fare per svincolarsi dall'incantesimo. 7 Pagò delle messe alle anime del Purgatorio, e andò a chiedere aiuto al parroco e al brigadiere. A Pasqua andò a confessarsi,e fece pubblicamente sei palmi di lingua a strasciconi sui ciottoli del sacrato innanzi alla chiesa,in penitenza - e poi, come la Lupa tornava a tentarlo:- Sentite! - le disse,- non ci venite più nell'aia, perché se tornate a cercarmi, com'è vero Iddio, vi ammazzo! - Ammazzami, - rispose la Lupa, - ché non me ne importa; ma senza di te non voglio starci -. Ei come la scorse da lontano, in mezzo a' seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e andò a staccare la scure dall'olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. - Ah! malanno all'anima vostra! - balbettò Nanni. (G.Verga: da Vita dei Campi) LA LUPA – RIDUZIONE IN VERSI DI FRANCO PASTORE PROLOGO EPILOGO Geme il tuo corpo, lì nell’aria bruna, nuda ti vesti coi raggi della luna. Mugoli al vento, le unghia nelle mani, s’agita il seno: l’oggi è già domani. Cieca nell’aia corri, come un animale tanto, c’è Nanni tuo e solo questo vale. Quel giorno, al suo morire, la scorse da lontano, veniva per gioire, recando fiori in mano Non arretrò d’ un passo, né pronunciò parole, gli cose solo incontro, come per far l’amore . Guardandolo negli occhi, gridò:- Meglio la morte, se è questo che tu vuoi accetto la mia sorte!- Pallido il viso, senz’ombra di un sorriso, e sul piacer voluto le labbra di velluto. Non c’è più via di scampo, il tempo è ormai scaduto. Nel cuore e nelle vene, fuoco e ardor ti piglia e per aver l’amore, baratti carne e figlia. Prese la scure e lucido si mise ad avanzare tra il verde dei filari dove dovea zappare. La lupa vide pallido il viso suo venire, ma non avea paura forse, volea finire. Mentre sull’aia umida il Nanni la uccideva, su quella terra arida il sole vi piangeva. Sui campi di papaveri, forte soffiò il vento, gemiti di dolore, tra i sassi e il firmamento. ____________ Per visionare il filmato della lirica (DA “UN UNICO GRANDE SOGNO” DI F. PASTORE) http://www.andropos.it/La%20lupa.html Giovanni Carmelo Verga nacque a Catania il 2 settembre 1840, al numero 8 di via Sant'Anna, da Giovanni Batti, sta Verga Catalano e Caterina Di Mauro Barbagallo. Discendente del ramo cadetto dei baroni di Fontanabianca ed appartenente alla nobiltà antica di Vizzini, era il secondo di sei figli. Lasciati gli studi di legge per entrare, nel 1861, nella Guardia Nazionale, manifesta fin da giovane, un grande interesse per la letteratura, pubblicando,a soli 22anni, "I carbonari della montagna", un romanzo storico dove è già visibile l’entusiasmo patriotico per l‘ annessione della Sicilia al Regno d'Italia, ardore che diventa ancora più evidente nel secondo romanzo, "Sulle lagune"(1863) e con la fonda-zione del giornale "Roma degli Italiani". Nel 65, si trasferisce a Firenze,ove pubblica i romanzi “ Una peccatrice" (66) e "Storia di una capinera" (71). Si sposta, poi, a Milano e pubblica, i romanzi "Eva", "Tigre reale" (1874), "Eros" (1875) e la raccolta "Primavera e altri racconti"(1876). Pubblica, successivamente, i romanzi "Eva", "Tigre reale" (1874), "Eros" (1875) e la raccolta "Primavera e altri racconti"(1876). Nel 1884, viene rappresentata in teatro una sua novella, della raccolta "Vita dei campi", la "Cavalleria rusticana",che Pietro Mascagni tramu-terà in opera lirica nel 1890.Muore a Catania il 27 gennaio del 1922. 8 IL IL PORCO PORCO O O DELL’AMPLIAMENTO DELL’AMPLIAMENTO DELL’OFFERTA DELL’OFFERTA FORMATIVA FORMATIVA D D R E N A T O N C O D E M O NA AT TO ON DE EM MO O DIII R RE EN NIIIC CO OD Fortunati i maiali! Occupano tutta la loro testa a mangiare e parlano soltanto con la coda. (Renard) Quando c’è stata la sciagurata stagione dell’ “aggiornamento coatto” se ne son viste di tutti i colori: tra le tematiche, le più fantasiose partorite da un esercizio di brain-storming, molte riguardavano gli animali: cavalli, formiche, cani , gatti e fauna varia avevano invaso le scuole senza riuscire però a far sloggiare i topi. E’ vero che esiste un’ampia letteratura psicopedagogica sul rapporto tra i bambini e gli animali, ma perché escludere, ad esempio, l’asino, che sottratto alla cultura contadina è in via di estinzione, ed includere le formiche? E poi ci lamentiamo se queste nel loro piccolo si incazzano! Ora viviamo la stagione dell’Offerta Formativa. A leggere i vari “papielli”, per la verità, si evince che l’Offerta in sé, e cioè le attività curricolari vere e proprie che fanno di una scuola una scuola, sono un optional, mentre la parte del leone la fa l’ampliamento della Offerta stessa, praticamente l’ampliamento del nulla. Ed in questi veri palloni gonfiati, redatti dalle varie scuole-brodo o proiettifici, son ricomparsi gli animali. Il Liceo Berchet di Milano, infatti, ha sperimentato le relazioni fra l’uomo e il porco, o meglio, come è stato precisato, “ partendo dall’animale che più di ogni altro dice secondo il senso comune la negazione dell’umanità, si è inteso offrire a tutti… una prima occasione per interrogarsi sull’errante radice dell’uomo. Secondo il porco… Rispecchiandoci nel corpo-luogo (chora) del maiale, come se fosse la pupilla di una fanciulla (kore), abbiamo dunque – dicono sempre quelli del Berchet – potuto indagare su chi noi stessi siamo, ponendo attenzione alle implicazioni teologiche, filosofiche, scientifiche, estetiche e bioetiche di questa <<inquietante relazione>>”. (*) Mah! _______________ (*) Cf Il destino che unisce l’uomo e il porco, il Resto del Carlino 28.12.99. 9 Detti, proverbi e modi di dire, dagli appunti di… • Chi nun se fa ‘e fatte suoje, cu’‘a lanterna va cercanne guai. • ‘A lèngua è molla, ma taglie pure ‘o fiérre, nu’ tene ossa ma po’ rompe ‘o spercuòsse. • Guarda primme chi t’’o ddìce e po’ ‘a chello ca te dice. Dora Sirica DaylyMotion ALICE VIDEO http://dailymotion.alice.it/relevance/search/andropos http://www.naonisart.it/ http://it.video.search.yahoo.com/search/video?p=andropos Editrice ANTITESI Roma www.editlibri.net Teleradio News Caiazzo -----Giannigosta @libero.it. http://www.myspace.com / Trad.: L’invadenza e la maldicenza, oltre a produrre effetti disastrosi sulle persone, spesso si rivoltano contro gli autori. Tuttavia, prima di considerare ciò che ci viene detto, è buona norma guardare bene chi ci sta parlando in quel momento: spesso, infatti, la predica ci viene da un pulpito inadeguato. Aspetti semantici: Ancora un’altra occasione per evidenziare la grande tradizione culturale che si cela dietro tutti i dialetti del meridione, fortemente connessi alla lingua latina ed a quella greca. In riferimento ai tre proverbi su indicati, troviamo: lengua: ( sost. femminile), dall’accusativo latino lingua(m), lingua. Derivati: lenguto (linguacciuto, maldicente) modi di dire: - Lengua muzz(e)cata (parlare pungente) - Lengua doce (uno che sa vendere con le parole) - Lengua zucòsa (che sa baciar bene) - Lengua ‘e zùcchere ( che sa convincere) -Tene ‘o zucchere sott’’a lengua (con lo stesso sign.) In Poesia: Licche, lìcche, chi tròppe s’acàla ‘o cule se vede. Amici luntàne se vàsene ‘e mmane. Chi jetta pòvere ‘ndà ll’uòcchie ‘o piézz’e scrianzàto te vo’ vedè cecàte. (anonimo) Guaio/uajo: (sost. masch.) interiezione sostantivata dal latino vae - esempio: “ Vae victis ! ” = guai ai vinti! – modi di dire: passaguai, uaio ‘e notte, in poesia: Guaie ‘e notte, guaie ‘e iuòrne ed muglièrema è nu’ taluòrne. Male ‘e capa, mal’’e rìne chésta fémmena m’arruvìne. (anonimo) spercuòsse: dal lat. pertusiare + Ossum (bucare l’osso) da cui sp(e)rcià +uòsse, per ependesi > spercuòsse Derivati: Sperciariélle (chi è capaced di imbastire situazioni, di sapersi districare negli eventi e guai), pertuse, spurtusatòre. Sinonimi: sperciatòre, trapassatore, traforatore. 10 • O’ peccate strùje ‘a cennere ‘a sott’ò ffuòco. • Diébbete e peccate ognune n’avìmme, sule chi dorme nu’ pecca ma manco piglia pisci. • Nun c’è dièbbeto can un se pava; nun c’è peccato can un se chiàgne. Traduzione: I peccati distruggono tutto ciò che c’è di buono nell’uomo e comunque si pagano. Solo chi dorme non pecca, tuttavia nemmeno guadagna!. Questi tre proverbi conciliano la saggezza popolare con una sorta di religiosità, vissuta senza drammi. Alla fine, il risultato è un compromesso efficace tra morale e modus vivendi. Struje, da strùjere (intransitivo) consumare, condurre a consunzione. Dalla lingua latina de-struere, con aferesi e suono di transizione j. Dalla stessa radice: struggimento,distruggere. Derivati: strujòne (chi distrugge vestimenti, sostanze) Sinonimi: cunsumà, scénne a zero. Modi di dire: me stùje ‘st’ammòre In poesia: Ma dinto ‘o core mio ‘nce sta ‘o veleno ca me struje sempe e cchiù. (Gianni Gianni Mango) Cennere: ( sostantivo Femm.) dall’ accusativo latino cinere(m) con raddoppio popolare di “n” intervocalica, favorita dal tipo di parola sdrucciola. Derivati: cenericcio (color cenere), cenisa (cenere calda, cinigia) Diébbete: (sostantivo maschile) dal latino debitu(m), il dovuto, in sostanza è un participio passato sostantivato del verbo di seconda declinazione latina debēre Chiagne: (verbo trans), dal latino plangere, per metatesi. Derivati: Chiagnulènte, chiagnòne, chiànte. Sinonimi: lacrimuse. In poesia: Tu ca nun chiagne e chiágnere mme faje, tu, stanotte, addó staje? Voglio a te! Voglio a te! Chist'uocchie te vonno, n'ata vota, vedé!... (Bovio, De Curtis) ROMA, MERCOLEDÌ 8 OTTOBRE 2008. SECONDO APPUNTAMENTO DELLA RASSEGNA "SINERGIE D'ARTE" AL CAFFÈ LETTERARIO Dopo il successo d'esordio, torna a voi la rassegna culturale "Sinergie d'Arte" organizzata da Autori Online, network dei portali web dedicati alle arti.La rassegna è avvenuta mercoledì 8 ottobre 2008, presso il Caffè Letterario di via Ostiense 95, punto di ritrovo di intellettuali ed artisti della capitale. La rassegna, che ha cadenza settimanale e si svolge ogni mercoledì, prevede: presentazione di libri, incontri con gli autori, inter-viste a musicisti ed artisti, e soprattutto il reading poetico. Le performance sono coordi-nate dai promotori culturali di Autori Online: Giancarlo Bruschini, Deborah D'Agostino, Aleida Lima, Massimo Nardi, Alberto Saso. PER INFORMAZIONI: [email protected] 11 L’ARS AMANDI “L’ARTE DI FAR L’AMORE” PUBLIO OVIDIO NASONE Publius Ovidius Naso nacque a Sulmona, il 20 marzo del 43 a.C.. Nel suo tentativo di moralizzazione dei costumi, Augusto cercò di distruggere l’ Ars amatoria di Ovidio,ma questa sopravvisse. Il disinteresse e l’ignoranza dei nostri giorni considerano i classici come nozionismo sterile, tuttavia ” l’arte di amare” del Nostro è ancora un bestseller. Ovidio ebbe il coraggio di porre, tra tanti poemi didascalici, il suo, che scientificamente introduce all’arte del corteggiamento e dell’amore. In tre libri di distici finissimi, di melodiosa lettura per chi ancora ama il latino, Ovidio traccia una mappa attenta e completa dei luoghi, degli atteggiamenti, degli approcci e delle parole che un uomo (libro II) ed una donna (libro III) devono utilizzare per far breccia nel cuore dell’essere amato.Nulla è lasciato al caso: con introspezione, egli analizza il comportamento umano, ricercandone quel quid, che rende sempre attraente qualcuno e sempre repellente qualcun altro. L’amore non ha cose impossibili:prima tuae menti veniat fiducia,cunctas posse capi:capies, tu modo tende plagas. Liber primus (cunctas posset capi: tutte possono essere conquistate) (Traductio ad sensum di parti scelte, a cura di Franco Pastore) (vv.230-270) Son tanti i luoghi per andare a caccia di fanciulle: le processioni […], un circo con la sabbia mortale davanti ai gradini affollati […].Buone occasioni offrono pure i conviti, le tavole imbandite; c’è qualcosa che puoi cercare lì, oltre il vino. Dove spesso l’amore purpureo attira a sé con le braccia delicate e doma le corna di Bacco disteso a banchettare (1). Quando il vino ha bagnato le ali di Cupido, egli si appesantisce e resta lì dove è sceso, scuote velocemente le penne per asciugarle…Vina parant animos: il vino prepara l’anima e la fa pronta a scaldarsi; sciolti dal vino, gli affanni si dileguano. Allora si che si ride, il povero si insuperbisce ed il dolore sparisce con le rughe dalla [... fronte […] prima di tutto ficcati bene in mente questo concetto: Tutte (le donne) possono essere conquistate, basta solo disporre le reti. Gli uccelli non canteranno a primavera e taceranno d’estate le cicale, il cane darà le spalle alla lepre sul monte Menelao(2), prima che una ragazzo, dolcemente tentata da un giovane, lo rifiuti. Persino chi penseresti essere refrattaria lo desidera e come ! (haec quoquae volet). L’amore furtivo piace agli uomini ed alle donne, ma l’uomo dissimula male e la donna fa meno capire i suoi desideri. Supponiamo che l’uomo non faccia la corte, allora la donna, già vinta, farà la parte del corteggiatore. Sui teneri prati la femmina muggendo chiama il toro, la femmina nitrisce al cavallo che scalpita.[…] Cosa dirò di Bibli che bruciò d’un amore (3) colpevole per il fratello e scontò con un cappio il proprio sacrilegio? E di Mirra che amava suo padre, ma non di amore filiale? (4) [continua] _________ sono un attributo divino ed un segno di potenza. (2) Il monte Menelao, in arcadia, era sacro al dio Pan e propizio alla caccia. (3) Bibli amò il fratello Cauno e poi si diede la morte. (4) Mirra che amò con l’inganno il padre Cimbra e diede alla luce Adone. Venne trasformata dagli dei nell’albero della mirra. Ma abbiamo già riportato , a pag. 23 di questo giornale, la favola, nella pagina mitologica. 12 Leggiamo su “Italia chiama Italia” Sesso, i giovani ignorano le regole del gioco … solo un incidente di percorso Il sesso un gioco in è cui troppo spesso si improvvisa. Sono pochi i ragazzi che si preoccupano di non rischiare durante un rapporto. E la prima vittima del disinteresse è la contraccezione. Basti pensare che per sei giovani su dieci prendere precauzioni è compito della donna, che la metà considera l’educazione sessuale come una perdita di tempo mentre, in caso di gravidanza indesiderata, per quattro su dieci tutto nasce da un fallo del partner. Sono alcuni dei dati contenuti nell’indagine che la SIGO, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, ha presentato a Londra in occasione della Giornata Mondiale della Contraccezione, che si celebra il 26 settembre. “I numeri di questa ricerca parlano chiaro – sottolinea la professoressa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano – tra ragazzi e ragazze c’è una disinformazione diffusa e un grosso dislivello che va colmato”. Il rapporto sessuale è come un passo a due, se uno sbaglia cade anche l’altro. Proprio per questo la SIGO, per la prima volta, ha incluso anche i maschi nel campione dell’annuale fotografia ai giovani tra i 18 e i 35 anni. Nel 2007 il sondaggio aveva coinvolto 1.100 donne, nel 2008 su 1.211 persone il 78% erano di sesso femminile, mentre il 22 uomini. Le differenze tra 2007 e 2008 Nel 2007 la prima volta era senza precauzioni per il 31 per cento delle ragazze e così come lo erano il 27% dei rapporti successivi. Il coito interrotto era il metodo contraccettivo usato da due coppie su dieci. Mentre la scelta di prendere precauzioni dipendeva dalle ragazze 48 volte su 100. Nel 2008 le cose cambiano, si amplia il campione eppure la prima volta è senza precauzioni per una coppia su tre, e il 30% continua a sfidare la sorte anche dopo, senza utilizzare alcun contraccettivo o affidandosi al coito interrotto (20%). L’età media del primo rapporto è 17 anni, il 90% delle intervistate ha già fatto sesso e solo il 2% è contrario ai rapporti prematrimoniali. E la responsabilità di scegliere il metodo contraccettivo è sempre della donna per il 60% del campione, l’undici per cento in più rispetto al 2007 anno in cui gli uomini erano esclusi dal sondaggio. 13 “Questi dati fanno riflettere – continua a spiegare Alessandra Graziottin – gli uomini sono deresponsabilizzati rispetto alle donne. Inoltre se si considera che in caso di gravidanza indesiderata i giovani usano parole come autogol, errore, fatalismo, è ben chiaro che bisogna fare qualcosa per sensibilizzare i giovani sulla contraccezione. Anche cercando di colmare il gap che c’è tra uomo e donna”. Cura del corpo troppo trascurata. “Il 22 per cento del campione non raggiunge la sufficienza nel prendersi cura del proprio corpo – continua la Graziottin – il 31 per cento non considera la contraccezione sicura come un modo per rispettarsi e restare in forma”. In pratica contraccezione e cura di sé sono ancora troppo trascurati, eppure soltanto attraverso una maggiore tutela del proprio organismo si escludono eventuali disturbi futuri. Ma una nota positiva c’è: il 66 % del campione considera la pillola come un metodo contraccettivo sicuro. “Comincia quindi finalmente a crollare un radicato pregiudizio – continua la Graziottin – anche perché oggi i contraccettivi ormonali, come quelli a base di drospirenone, offrono la possibilità di somministrare cure personalizzate a seconda del peso e dell’altezza della ragazza”. Inoltre questa pillola stabilizza il peso corporeo e associata a uno stile di vita sano aiuta anche a perdere peso. Infine è antiandrogenica, ovvero riduce gli ormoni maschili in eccesso in alcune donne. Ma i dati dimostrano che c’è ancora assoluto bisogno di insistere nell’informazione. (kataweb) CONSIGLI UTILI Dormire bene è stare bene: con se stessi e con gli altri Dormire male una notte, svegliarsi distrutti e durante la giornata sentirsi nervosi e decon-centrati. Niente paura, è capitato a tutti, soprattutto nei periodi di stress o quando in famiglia o sul lavoro c'è qualche preoccupazione di troppo. Quello che invece non dovrebbe accadere è il ripetersi delle notti in bianco: un buon sonno ristoratore e fisiologico è fondamentale per il benessere dell'organismo, perché permette di recuperare l'energia, di rinnovare le cellule e di consolidare la memoria. Per recuperarlo non basta affidarsi a qualche sonnifero: induce violentemente il sonno, quindi elimina i sintomi ma non le cause del problema. Il primo passo è liberarsi dai mille pensieri che appesantiscono il cuore e la mente. Il secondo è aiutare il nostro orologio interno a risincronizzarsi in maniera naturale, dandogli una mano non con un farmaco, ma con sostanze (integrate) capaci di ristabilire il corretto ciclo sonno-veglia, per non perderlo più. Esse sono la valeriana e la melatonina, una sostanza quest'ultima naturalmente presente nel nostro organismo, che possono aiutare a normalizzare il sonno, a ritrovare notti liete e a migliorare il rendimento intellettuale di giorno. Grazie alla sinergia degli estratti vegetali (camomilla, melissa, passiflora ed escolzia), è possibile mantenere il fisiologico tono dell'umore, donando equilibrio e favorendo una sensazione di serenità.Tali elementi sono adatti a tutti e si trovano sul mercato in capsule e gocce per gli adulti, ma anche sotto forma di sciroppo per i più piccini. (da farmasalute.it) 14 Vero o Falso Carni grasse o carni magre? A cura di Rosa Maria Pastore http://www.vesuvioweb.com VERO REKSTORY http://www.rekstory.com/public/search/q/franco pastore/c/ per promuovere l’arte http://www.tuttoveneto.it/ GALASSIA ARTE www.galassiaarte.it/profili/franco_pastore.html MBUTOZONE.IT www.mbutozone.it/poesie/pastore.htm IL CLUB DEGLI AUTORI -Mi raccomando, niente grasso! … Magra, per favore, mi tolga il grasso!...Tali sono le espressioni che quotidianmente si possono ascoltare nel negozio del macellaio: siamo affetti da un vero e proprio complesso del grasso. IL consumo delle carni suine fresche, in fatti, in Italia è estremamente basso, soprattutto se rapportato a quello di altri Paesi europei come la Francia, la Germania, il Belgio e l’Inghilterra. Nella carne sono contenuti vari tipi di grasso: il grasso viscerale, il grasso di copertura, il grasso d’organo. Il grasso viscerale, quello cioè che avvolge le viscere, è il primo a formarsi quando l’animale si ingrassa. Si deposita specialmente attorno al rene e la sua quantità aumenta con l’aumentare del peso dell’animale. Questo grasso non è utilizzabile per l’alimentazione e viene scartato dal macellaio; con esso si preparano saponi e candele. Il grasso di copertura forma uno strato sottocutaneo che aumenta sempre più con l’ingrassamento. Nel maiale questo strato è considerevole e viene venduto a parte (il lardo). Nei bovini, invece, è compreso nel taglio della carne, specie nei tagli per arrosto, stufato e bollito che, in verità, non potrebbe concepirsi senza un’adeguata dose di grasso che li insaporisca e li renda molto più teneri e morbidi. Il grasso d’organo è quello che si infiltra nei muscoli, cioè nella carne: se tagliamo trasversalmente un muscolo,notiamo infatti delle venature che danno alla carne l’aspetto variegato del marmo. Pur fornendo lo stesso numero di calorie, il grasso d’organo ha valore nutritivo assai superiore a quello de grasso di deposito, in quanto è dotato di una maggior quantità di vitamine: A, D, K e F. Per quanto riguarda il maiale, oggi vi sono allevamenti di suino magro, prodotto esclusivamente per il consumo della carne fresca; è il cosiddetto “suino leggero da carne” che può soddisfare le richieste del mercato e ha modificato favorevolmente il giudizio negativo dei dietologi. www.club.it/autori/sostenitori/franco.pastore/indice-i.html 15 Gli svantaggi delle carni grasse - La carne grassa è indigesta: il grasso riveste le proteine rallentando l’azione del succo gastrico e rendendo la digestione difficile e laboriosa. - La carne grassa non è tollerata da tutti: però la si può cucinare in modo da eliminare il grasso durante la cottura. “ ANTITESI EDITRICE “ ROMA IITTA AM MB BU UR RA AN NO OV VA A ErmannoPastore voce e tammorre Nuccia Paolillo voce e ballo Cristiana Cesarano voce e ballo Michele Barbato e Giovanni del Sorbo chitarre A. Benincasa Bassoa custico Pasquale Benincasa percussioni Enrico Battaglia mandolino e violino. U UN N IIN NC CO ON NTTR RO O FFEELLIIC CEE C CO ON N LLA AM MU USSIIC CA A D E L L A N O S T R DELLA NOSTRA A TTEER RR RA A I vantaggi delle carni grasse - La carne grassa è più gustosa: il grasso infatti conferisce alla carne, durante la cottura, sapore e profumo particolari, mentre le carni magre per loro natura sono poche saporite e più asciutte. - La carne grassa in genere rende di più: le carni magre invece si riducono molto durante la cottura perdendo parte dei loro succhi. - La carne grassa è più nutriente: alle calorie cedute dalle proteine delle carni si devono infatti aggiungere quelle cedute dal grasso. - La carne grassa è più tenera: il grasso che si infiltra nello spessore del muscolo smaglia la trama molto fitta della carne e l’ammorbidisce; inoltre il grasso, ad esempio nel caso dell’arrosto, agevola la cottura (ecco perché le costolette di maiale, molto ricche di grasso, sono in genere tenerissime. In conclusione è assurdo bandire in modo indiscriminato il grasso delle carni. Scartato senz’altro quello viscerale, è ammessa un’adeguata dose di grasso di copertura per gli arrosti e gli stufati. Il grasso d’organo poi, è addirittura indispensabile sia dal punto nutritivo che per soddisfare le esigenze del gusto. Sceglieremo quindi carne ben marmorizzata per bolliti, bistecche, costate, ecc. Un’eccezione faremo per le cosiddette fettine di vitello o vitellone ( preziose risorse per le donne di oggi che non hanno molto tempo da dedicare alla cucina). Dato il loro esiguo spessore, la cottura della fettina è infatti rapidissima: l’eventuale grasso non farebbe in tempo a sciogliersi, e perciò renderebbe la carne dura, fibrosa e piuttosto indigesta. -----------Enciclopedia della donna, Fratelli Fabbri Editori LEGGIAMO SU “ITALIA CHIAMA ITALIA” “Ora il Cuore della Madonna protegge la Repubblica Dominicana.Il 24 settembre 2008, è stato celebrato l’ Atto di Consacrazione della Repubblica Dominicana al Cuore Immacolato di Maria. L’ Episcopato dominicano, in occasione della Festa della Vergine della Mercede, ha predisposto che l' Atto fosse recitato simultaneamente in tutte le Diocesi della Repubblica Dominicana. Il Cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, Presidente della Conferenza Episcopale,lo ha celebrato nel Cerro de La Vega...” (da un articolo di E.Filosa) 16 Salerno, una provincia da scoprire A AG GR RO OP PO OL LII A cura di Franco Pastore Agropoli ReS RICERCA e SVILUPPO PER LE POLITICHE SOCIALI __ Direttore Scientifico Natale Ammaturo C C..EE..II..M M.. http://www.alidicarta.it/ POETILANDIA http://www.poetilandia.it/pagineautori/francopastore.html La città dei nuovi autori Poesia Creativa www.poesia-creativa.it A.L.I.A.S. www.alias.org.au Il promontorio su cui sorge Agropoli (1) vide la presenza dell'uomo nelle età del bronzo e del ferro , con popolazioni indigene, dedite alla caccia e alla pesca. Dato che ad est del promontorio, alla foce del fiume Testene, detto in antico Foce, si apriva una riparata baia naturale, oggi quasi interamente insabbiata, i Greci, intorno al 625 a.C., la utilizzarono per i loro traffici con le popolazioni limitrofe, chiamando il promontorio con vocabolo greco PETRA ed edificando su di esso un tempio dedicato ad Artemide, dea della caccia. In età romana, sul litorale dell'attuale S. Marco, ad oriente del promontorio ed alla destra del Testene, si sviluppò un borgo marittimo chiamato ERCULA, che fiorì, tra il I sec. a.C ed il V d.C., allorchè il porto della vicina Poseidonia (ribattezzata dai Romani Paestum) subì un processo di progressivo insabbiamento a seguito del bradisismo litoraneo.Quando, nel corso del V secolo, le incursioni dei Vandali, provenienti dall'Africa, resero difficile la vita ad Ercula, i suoi abitanti si ritirarono sul prospiciente promontorio, che offriva maggiori possibilità di difesa. Nel corso del VI secolo poi, svolgendosi la guerra greco-gotica (535-553), i Bizantini ebbero necessità di un approdo sicuro e protetto a sud di Salerno e, pertanto, fortificarono questo sito, dando ad esso il nome di ACROPOLIS, cioè di città posta in alto. Verso la fine del VI secolo l'invasione longobarda costrinse il vescovo di Paestum a rifugiarsi ad Agropoli. La ciità rimase, così, in mano ai Bizantini fino all'882,quando cadde in potere dei Saraceni, che vi crearono una base fortificata, da cui depredare e terrorizzare i territori circostanti fin sotto le mura della stessa Salerno. Finché, nel 915, furono scacciati e la città tornò sotto la giurisdizione dei vescovi, che nel frattempo avevano stabilito la loro sede a Capaccio. La restante storia medioevale della cittadina si svolse sotto la tutela dei vescovi formando un Feudo che, concesso ai vescovi di Capaccio fino ai primi decenni del XV secolo. Infatti, nel 1412, fu ceduto da Gregorio XII al re Ladislao di Durazzo (1386-1414) come parziale pagamento di alcuni debiti di guerra. Nel 1443, il re Alfonso d'Aragona concesse i feudi di Agropoli e Castellabate a Giovanni Sanseverino, conte di Marsico e barone del Cilento. Successivamente Agropoli fu possedimento di Rodrigo d'Avalos marchese di Vasto(1505-1507), dei D'Ayerbo d'Aragona (1553), dei Grimaldi (dopo il 1564), dei Filomarino principi di Roccadaspide (1626), dei Mastrillo (1650), temporaneamente agli Zattara ed, infine, dei Sanfelice duchi di Laureana (1660), che tennero la cittadina fino all'abo-lizione della feudalità (1806). Oggi, la cittadina conserva intatto il centro antico e gran parte del circuito delle mura difensive col portale seicentesco d'ingresso. Sul vertice del pro-montorio resta il castello angioino-aragonese e ad ovest dell'attuale por-to turistico s'innalza, a picco sul mare, la torre costiera di S. Francesco (XVI sec.), accanto ai resti dell'omonimo convento. _______ (1) P. Cantalupo-Cilento Turistico, n. 2, 1995, pp. 10-23 17 I LIRICI GRECI A cura di Franco Pastore PREMESSA Prima dell’ età della tragedia e dopo la stagione epica, intorno al VII sec. A.C., la Grecia conosce il fiorire di un altro genere letterario: la lirica. Essa ha immediatezza espressiva ed è ricca di metafore ed analogie, che vengono espresse attraverso un periodare breve ed incisivo, che arriva direttamente al cuore. Dalle colonie ioniche dell’Asia minore, alla penisola greca, i versi cantati o recitati vengono accompagnati dalla lira, che ne evidenzia i toni. Si ha così: • La lirica elegiaca • La lirica giambica • La lirica melica monodica • La lirica melica corale aa)) L LA AL LIIR RIIC CA AE EL LE EG GIIA AC CA A (con temi amorosi civili e politici) SAFFO Vissuta a Lesbo, nella seconda metà del VII sec. A.C., da famiglia aristocratica, venne esiliata in Sicilia per motivi politici. A mitilene fonda un tiaso (un’associazione pedagogico-religiosa, dedicata ad afrodite del alle muse), dove le fanciulle di buona ffamiglia venivano educate alle pratiche culturali, alla danza ed alla musica. La sua poesia, in dialetto ionico, cantano la bellezza e l’amore. SIMILE AD UN DIO Simile ad un dio mi sembra quell’uomo che siede davanti a te e da vicino ti ascolta, mentre tu parli con dolcezza, e con tristezza sorridi. Questo fa sobbalzare l mio cuore nel petto; se appena ti vedo, subito, non posso più parlare: la lingua si spezza, un fuoco leggero corre sotto la pelle, nulla vedo con gli occhi e le orecchie mi rombano; un sudore freddo mi pervade, un tremore mi scuote tutta, sono più verde dell’erba e poco lontana mi sento dall’esser morta. Ma tutto si può sopportare. SQUASSA EROS (Unione di più frammenti) Le stelle , intorno alla luna bella, nascondono di nuovo l’aspetto luminoso quando essa di più risplende sulla terra, l’animo mio, come il vento, sui monti investe le querce: squassa Eros. Or che sei giunta, hai fatto bene: io ti bramavo. All’animo mio, che brucia di passione, hai dato refrigerio. 18 LEVIORA cxÜ áÉÜÜ|wxÜx âÇ ÑÉË Un quaresimalista faceva prediche non molto belle, inoltre la parola non gli usciva fluida e chiara e, quando si innervosiva, veniva afflitto da una lieve balbuzie, tanta che li paesani ridacchiavano spesso alle sue spalle. Ma per sapendo di non essere un grande oratore, il frate non era per nulla uno sprovveduto ed inoltre era anche una persona di spirito. Salito sul pulpito, un giorno, così esordì: - Voi ridete di me perché non sono un buon predicatore, ma in realtà voi ritete di voi stessi, perché è chiaro che se fossi stato più bravo, i miei superiori mi avrebbero mandato in un paese più civile ed evoluto. Ora, io e voi sappiamo di essere degni uno dell’altro, ovvero, unicuique suum…- Allora... Un pastore celebrava la prima messa in un villaggio scozzese, dove era stato appena nominato. Il rito arrivò alla fine ed il religioso inizia la questua facendo passare il proprio copricapo tra tutti i fedeli. Dopo aver fatto il giro della chiesa, il copricapo ritornò al pastore completamente vuoto. A questo punto, l’uomo di fede ritornò sull’altare e alzando, con gli occhi, le braccia al cielo esclamò:- Ti ringrazio, o mio Dio, per aver fatto si che mi ritornasse almeno il cappello!Un missionario arrivò nella tribù dei Bongo Bongo. Dopo un lungo predicare, riuscì a battezzare un negro, tuffandolo nell’acqua di un fiume: - Da questo momento, tu non ti chiami più Zombo, ma Giuseppe, ed il buon Dio comanda che tu non puoi più mangiar carne il venerdì…Il negro ebbe bisogno di una riconferma: - Allora niente carne per Giuseppe il venerdi?- Niente carne il venerdì,tutt’al più puoi mangiare del pesce…- precisò il missionario. Il venerdì, il missionario passò davanti alla capanna di Giuseppe e vide che stava mangiando di gusto un cosciotto di montone, allora lo rimproverò aspramente, facendogli notare che aveva sbagliato. Giuseppe, con grande arguzia rispose: - Giuseppe non avere sbagliato, perché avere tuffato montone nell’acqua ed avere detto: tu non chiamarti più montone, tu chiamarti pesce…In chiesa, il curato ai fedeli:- Dio ha creato tutte le cose perfette…- Uno storpio allora gli gridò: - Ti sembra forse perfezione la mia?- Il prete rispose: - Come storpio non ti manca nulla, sei perfetto! - COMUNICATO STAMPA Melbourne – La Commissione del sedicesimo concorso letterario A.L.I.A.S., formata da Piero Genovesi, Director Institute I.A.I. La Trobe University, Raffaele Lampugnani, docente Monash University , Adriana Diomedi, Docente La Trobe University, Patrizia Burley-Lombardi, Giornalista. Gerardo Papalia, Collection Curator Italian Australian Institute Research Centre La Trobe University, presieduta da Giovanna Li Volti Guzzardi, riunitasi sotto l’alto patrocinio del Consolato Generale d’Italia in Melbourne, dell’Istituto Italiano Cultura e con il supporto della Camera di Commercio ed Industria Italiana, del Victorian Multicultural Comission e del Comune di Moonee Valley, ha assegnato allo scrittore e commediografo salernitano Franco Pastore il primo premio per la narrativa, con l’opera “Donna Assunta”. Figura al secondo posto lo scrittore venezuelano Emilio Gallo, mentre la scrittrice Tatiana Koro-reva, di Mosca, si è classificata al terzo posto. R.M. P. 19 PIATTI TIPICI DELLA CAMPANIA A cura di Rosa Maria Pastore Cenni storici - Abitata dagli Ausoni (Aurunci) e dagli Opici, verso l'VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste dai Greci, che fondarono la città di Cuma e Partenope ( rifondata poi come Neapolis tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C) . Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l'invasione dei Sanniti, che conquistarono Capua (nel 440 circa) e Cuma (425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventando così un solo popolo: gli Osci. Quando una seconda ondata scese dalle montagne per invadere la Campania, Capua si rivolse a Roma per essere difesa (343 a.C.). Iniziarono allora le guerre sannitiche (343-290 a.C.), il cui esito fu l'occupazione romana di tutta la regione, sia interna che costiera, con la fondazione di numerose colonie. Con la discesa di Annibale, a nulla valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. Dopo aver fatto parte, con il Lazio, della prima regione d'Italia, la Campania divenne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente Capua e Salerno e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al 1707, fu dominio della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). sotto. Con l'avvento al trono di Napoli di Carlo VII di Borbone (1734), si ha il regno di Napoli e Sicilia, e poi del Regno delle Due Sicilie. Con l’unità d'Italia (1860), inizia-rono per Napoli enormi problemi economici e politici, che raggiunsero il culmine nel 1884, quando una grave epidemia di colera decimò la popolazione. Nella Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati effettuarono un sanguinoso sbarco a Salerno (9 settembre 1943) e presero Napoli, quando ormai la città era stata già evacuata dai Tedeschi. Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria, che può contare sia sulle ricchezze di un mare pescoso, che sulle coltivazioni di frutta, ortaggi, delle pianure. A ciò si aggiungono i magnifici prodotti del latte, i fichi e le olive del Cilento,gli agrumi della costiera amalfitana,i funghi ed i formaggi dell’alta valle del Cervati, i prodotti bufalini della valle del Sele ed i salumi del piagginese. Pranziamo nel Beneventano Sant’Agata de’ Goti La cittadina sorge su uno sperone tufaceo tra due affluenti del fiume Isclero, alle falde del monte Maineto (556 m), ed è caratterizzata da un centro storico medioevale che si è conservato, nei suoi tratti essenziali, fino ai giorni nostri.La pianta della Città è a semicerchio e misura 1 Km in lunghezza, con diametro diretto da sud a nord lungo la sponda del torrente Martorano Un Primo piatto: GNOCCHI DI RICOTTA AL RAGU’ Ingredienti e preparazione: Impastare ½ chilo di patate lesse, sbucciate e schiacciate, due uova, un quarto di ricotta fresca consistente e asciutta, il sale necessario con la giusta quantità di farina e lavorare finché l’impasto non abbia raggiunto la voluta consistenza. Formare dei rotolini, tagliarli a tocchetti e incavarli o arricciarli (sulla forchetta o sull’apposite tavoletta rigata). Lessarli e condirli con burro e parmigiano reggiano o con pesto o con un buon sugo di pomodoro piuttosto denso. Tra l’altro, si abbia cura di usare olio extravergine di buona qualità, aggiungendovi un pizzico di amore, che sta benissimo con quella passione creativa, che molti chiamano estro e che ogni donna saggia sicuramente possiede. Infine, gustateli lentamente, assaporandone, fino in fondo, il sapore deligato, giustamente solleticato dal tipo di salsa scelto. 20 Un secondo piatto: FILETTO PRIMAVERA Ingredienti e preparazione: Tagliare 4 pomodori per insalata a dadini, lavare e spezzettare 100 gr. di ruchetta, tritare aglio e basilico, condire tutto in una coppetta con 50 gr. d’olio d’oliva ed il sale e lasciare riposare in luogo fresco. Nel frattempo cuocere 4 filetti di manzo, di circa 200 gr., ai ferri per circa 15 minuti, disporli su quattro piatti ben caldi, perché la carne non si raffreddi, e distribuire su ognuno in parti uguali la salsa precedentemente preparata. Servire immediatamente. Un contorno: PATATE IN PADELLA Ingredienti e preparazione: Tagliare 1 kg di patate a spicchi o a fette rotonde; affettare sottilmente ½ kg di cipolle e, dopo aver lavato tutto, versare in una padella, dove sia stato riscaldato 2 dl d’olio, insieme al rosmarino ed il sale fino. Coprire la padella con un coperchio e mescolare di tanto in tanto fino a completa cottura. Un dolce: CROSTATA DOLCE DI RICOTTA Tagliare 1 kg di patate a spicchi o a fette rotonde; affettare sottilmente ½ kg di cipolle e, dopo aver lavato tutto, versare in una padella, dove sia stato riscaldato 2 dl d’olio, insieme al rosmarino ed il sale fino. Coprire la padella con un coperchio e mescolare di tanto in tanto fino a completa cottura. Un buon vino campano: PAESTUM I.G.T. ROSSO Vino dal colore rosso rubino, ottenuto dalla selezione delle migliori uve dell’entroterra di Paestum e del Parco Nazionale del Cilento. Dal sapore asciutto ed aromatico, accompagna egregiamente arrosti e cacciagioni. Servire a temperatura ambiente. _____________ La cucina della Campania “I nostri chef” – Il Mattino Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernum Cucina dalla A alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori Le mille e una… ricetta – S. Fraia Editore Mille ricette - Garzanti IL QUINDICI OTTOBRE DEL1917 VENIVA FUCILATA MATA HARI RI Accadde il 15 ottobre, 90 anni fa, che Mata Hari fu giustiziata da un plotone di esecuzione francese. Il suo nome divenne sinonimo di femme fatale. Margaretha Geertruida Zelle MacLeod (questo era il suo vero nome) non era una donna bellissima, ma era indubbiamente molto sensuale e affascinante. Alta 1 metro e 77 ( altissima per l’epoca ), con uno sguardo profondo ed intenso, non passava certo inosservata, era olandese e aveva vissuto molti anni in Indonesia, era elegante, colta e intelligente, parlava sei lingue e aveva un gran talento per la danza. 21 DALLA MITOLOGIA GRECO-LATINA ADONE MITOLOGIA, DAL GRECO MITHOS E LOGOS ( DISCORSO SUL MITO ) NARRA DEGLI ANTICHI DEI E MITI DEL MONDO ANTICO . Smirna, figlia di Cinira (Teia), fu spinta dalla collera di Afrodite a desiderare un incesto col padre. La ragazza era disperata a tal punto che ungiorno pensò di uccidersi, ma la vecchia nutrice la fermò, promettendole un incontro d’amore con suo padre.Durante i festeggiamenti in onore di Cerere, la madre della ragazza aveva aveva fatto voto di castità, che le impediva di andare a letto col marito. La nutrice allora propose a Cinira di accoppiarsi con una giovane vergine. C'era però una Tutto andò bene e padre e figlia si accoppiarono per nove notti di seguito, Mirra ne uscirà d’altronde incinta. Una notte Cinira spinto dalla curiosità guardò la sua giovane amante e si accorse che era sua figlia. Spinto ora dalla rabbia, prese una spada e la inseguì per tutta la casa e i boschi vicini. Mirra chiese aiuto agli Dei, che la trasformarono in un albero. Il padre continuò a colpirla e da ogni ferita uscì fuori una resina profumata, chiamata per l'appunto mirra. Dopo nove mesi si aprì la corteccia dell'albero e ne uscì un bambino: Adone(1).Di lui si innamorarono due dee: Afrodite e Persefone. Secondo il racconto di Apollodoro, Afrodite lo mandò da Persefone in una cazza di legno, affinché quest' ultima lo tenesse al sicuro. Persefone se ne innamorò e lo contese ad Afrodite. Zeus risolse la loro disputa ordinando al ragazzo di passare un terzo dell'anno con Afrodite, un terzo con Persefone e un terzo con la persona di sua scelta. Egli scelse Afrodite. Ares, che era l’amante della dea, per gelosia, inviò contro Adone, nel mentre che era a caccia, un feroce cinghiale che l’uccise. Grande fu il dolore delle dee: Afrodite pianse tanto che le sue lacrime si trasformarono in anemoni, mentre le lacrime di Persefone divennero rose profumate(2). In quei giorni furono visti lunghissimi cortei di donne vagare per i boschi, perché erano tante le donne che si erano innamorate perdutamente di adone Adone. (3) __________ (1) Adone (in greco antico Adoniside, oppure: Adonosiride) è una figura di origine semantica, dove era oggetto di un importante culto nelle varie religioni legate ai riti satanici. È relativamente associato alla divinità egizia, Osiride, al Semantico Tammuz e Baal Hadad, all'etrusco Atunnis e anche al Frigio Attis, tutte divinità legate alla rinascita e alla vegetazione. Soprattutto nell'attuale Siria, era indentificato come Adon. Alcuni mitologi hanno visto in Balder una versioner germanica di Adone, che è una delle più compresse figure di culto nei tempi mediterranei. Egli ha assunto numerosi ruoli in ogni periodo. Simboleggia la bellezza gaia, ma anche la morte ed il rinnovamento della natura. (2) Adone è una delle più compresse figure di culto, egli simboleggia la bellezza gaia, ma anche la morte ed il rinnovamento della natura. Nell’antichità il culto di Adone era diffuso soprattutto fra le donne, che ne piangevano la morte e ne rimpiangevano la straordinaria bellezza, durante la festa detta delle Adonie. (3) Come sono nati i miti - Quando iniziò per l’uomo la stagione dei perché, allora, il terrore e lo stupore per gli eventi naturali inspiegabili come il sorgere e il tramontare del sole, il cammino delle stelle, l’alternarsi delle stagioni, le fasi lunari, i tuoni, i terremoti ed altro, si trasformarono in una sorta di razionalizzazione fantastica, e fu la nascita del mito (dal greco µíτοσ τοσ: τοσ destino) Si chiedeva, infatti, da dove veniva il mondo e da dove veniva lui stesso, il perché del suo nascere, del suo gioire e soffrire e del suo morire. Avvertiva in tutte le cose intorno a lui la presenza di un mistero che cercava di svelare. I fatti narrati nei miti erano le spiegazioni, elaborate nel tempo, per dare un significato agli eventi ed alle cose, in modo da attenuare la paura dell’ignoto e del mistero. L’uomo greco creò una complessa mitologia che rispecchiava ogni aspetto della sua vita. Organizzò gli dei secondo lo schema sociale degli uomini: Zeus,padre degli dei e degli uomini, il capo a cui sottostavano le divinità del cielo, della terra, del mare e del regno dei morti, con caratteri, abitudini, sentimenti e rivalità proprio degli esseri umani. 22 ANGOLO DELLA POESIA SUSSURRI (THE WHISPERS) silenti di perle. . Nel silenzio della notte, odo i battiti del tuo cuore, mentre le labbra si schiudono ed i seni parlano d’amore. Con gli occhi chiusi, parole sconnesse, deliri del cuore, promesse. Ti chiamo e non senti, i tuoi baci son più ardenti. Mi chiami, t’arrendi, le tue guance son bollenti. Mi baci…mi bevi, le carezze son più lievi. La dolcezza ti culla, non senti più nulla, alle labbra di seta questo cuor si disseta, tu riprendi a gioire: questo amore non vuole finire. Un ultimo gemito, un cadere nel nulla, un piccolo fremito una pace ti culla; nel silenzio del cuore, tutta l’ansia mi muore. Per il filmato della lirica premi qui http://www.andropos.eu/PAGINAWHISPERS.html Dal Friuli alla Sicilia tutta l’Italia in festa per “Pane e olio in Frantoio &” Domenica 30 novembre le Città dell'Olio proporranno in tutta Italia degustazioni di olio novello e pane tipico appena sfornato che, per il secondo anno consecutivo, saranno abbinati ai prodotti tipici locali di qualità Dop e Igp. Tra le città protagoniste anche Imperia dove, in contemporanea, si svolgerà l’ottava edizione di Oli Oliva - Per partecipare/0824.861413 - [email protected] 23 LA TELEWEB E LA NEWS HANNO IL PATROCINIO DEGLI ENTI: - Comune di San Valentino Torio - Comune di Pagani E. M. Carminello ad Arco - Ente Cultura Universale N.T.E. - E. M. SS. Corpo di Cristo “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…” (Costit. della Repubblica Italiana, Art. 21 ) La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua NEWS non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche. Pertanto, agiscono nella totale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine della società e della vita, nel pieno rispetto per la persona umana e contro ogni forma d’idiosincrasia. I collaboratori, volontari, non percepiscono compenso alcuno e si assumono le responsabilità di quanto riportato nei propri elaborati. (Acquisto Spazio/w eb del 26/04/06 - Aruba S.P.A.) versione italiana:: http://www.andropos.it versione europea : http://www.andropos.eu Direzione e gestione : Via Posidonia, 171/h, Salerno Coloro che vogliono ricevere il giornale on line, o farlo inviare ad un amico, possono farne richiesta in Redazione fornendo l’e-mail, che servirà esclusivamente per l’invio della news. Ai sensi e per gli effetti del D. Lg. 196/03, le informazioni contenute in queste pagine sono dirette esclusivamente al destinatario. È Vietato, pertanto, utilizzarne il contenuto, senza autorizzazione, o farne usi diversi da quelli giornalistici. A norma della Leg. 675/96, il Suo indirizzo è stato reperito attraverso messaggi di posta elettronica che lo hanno reso pubblico. La sua rimozione da ulteriori invii, si ha con una e-mail : CANCELLA. 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His removal from ulterior dispatches, are had with an e-mail from the matter: To cancel. Renato Nicodemo Alberto Mirabella Redazione di Pagani Flaviano Calenda Collaborazioni: Danilo Bra zzi Grafica: Paolo Liguori Webmaster R.M. Pastore FF A AXX :: 00 88 99 .. 77 22 33 88 11 44 24