L`epoca imperiale (dall`epoca flavia al IV sec. d.C.)
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L`epoca imperiale (dall`epoca flavia al IV sec. d.C.)
L’epoca imperiale (dall’epoca flavia al IV sec. d.C.) Dopo il terremoto del 60 d.C. Hierapolis fu interessata da forti trasformazioni che portarono a un’espansione dell’area urbana (che raggiunse così l’estensione di quasi 72 ettari) sia verso nord che in direzione sud, in aree occupate in precedenza da necropoli; inoltre, importanti interventi vennero realizzati anche all’interno della città, di cui comunque fu mantenuto invariato l’impianto urbano. In epoca flavia, il proconsole d’Asia Sextus Iulius Frontinus (84/85 d.C.) fece prolungare la plateia verso nord e verso sud, cosicché il principale asse stradale di Hierapolis raggiunse una lunghezza complessiva di 1.360 m; alle sue estremità vennero innalzate due porte onorarie a tre fornici, fiancheggiate da due torri, circolari in quella settentrionale e quadrate nell’altra. Queste non avevano alcuna funzione difensiva, in quanto erano isolate e non si collegavano a una cinta muraria, che, come in età ellenistica e primo-imperiale, era assente. Nel tratto della plateia compreso tra la Porta di Frontino Nord e la Porta Bizantina Nord, sempre durante il principato di Domiziano furono realizzate botteghe e case unificate da una facciata in travertino, con pilastri a semicolonne addossate e fregio di ordine dorico, che sembra aver caratterizzato tutta la strada; subito all’interno della Porta di Frontino, in corrispondenza dell’ingresso alla città, si trovava una latrina pubblica di fine I sec. d.C.. Dalla porta usciva un tracciato che attraversava la necropoli settentrionale, la più estesa tra quelle che circondavano la città; lungo quest’asse viario erano costruiti i principali edifici funerari e concentrati i sarcofagi di marmo. Continuando verso nord la strada raggiungeva Tripolis e proseguiva poi fino a Pergamo, mentre una diramazione lungo la valle del Meandro consentiva di arrivare alle città della costa egea (Efeso, Mileto, Priene). Si conosce molto poco della situazione presso la Porta di Frontino Sud (da cui avevano origine le strade che raggiungevano Laodicea e Colosse), a causa dei depositi calcarei che coprono l’area. Sempre all’età flavia va ascritta la realizzazione di un vasto edificio termale posto subito a ovest della Via di Frontino, il c.d. Grande Edificio, realizzato tra lo stenopos H a ovest e lo stenopos 4 a sud; non sono ancora chiare l’effettiva estensione verso nord, dove il complesso potrebbe aver oltrepassato il limite dell’insula definito dallo stenopos 3, e la sua articolazione nella parte orientale, dove poteva trovarsi un’ampia area porticata. Gli interventi avviati nei decenni finali del I sec. d.C. e poi proseguiti nella prima metà del II sec. portarono a una forte espansione di Hierapolis verso nord, con la monumentalizzazione di un’area in cui vennero duplicati alcuni dei principali monumenti della parte centrale della città. Nella vasta area pianeggiante posta tra il tratto settentrionale della plateia e le pendici delle colline situate subito a est dell’area urbana, su cui si estende in parte la Necropoli Nord-Est, nel II sec. d.C., tra l’età di Adriano e quella di Antonino Pio, fu realizzata una grande Agorà di ca. m 170 x 280, che andò a occupare una zona in precedenza interessata dalla presenza di una parte della Necropoli Nord e di impianti artigianali. L’enorme piazza (ca. m 125 x 245), creata livellando l’area con grandi gettate di terra, era circondata sui lati nord, ovest e sud da stoai in marmo, mentre sul lato est, in posizione sopraelevata e raggiungibile da una scalinata in marmo, si trovava una Stoà-Basilica.In questo ampio spazio, privo di lastricato ma pavimentato in terra battuta, non si trovavano altri edifici; le prospezioni magnetometriche svolte nel 2007 hanno escluso la presenza di strutture all’interno della piazza, evidenziando solo resti murari orientati in modo irregolare presso l’angolo nord-est e un possibile edificio rettangolare, di incerta funzione e cronologia, ma orientato grossomodo come il resto del complesso monumentale di II sec. d.C., presso l’angolo nord-ovest. Per l’area, oggi sepolta da apporti colluviali di ca. 3 m di spessore, è stato ipotizzato un carattere polifunzionale, sia commerciale sia legato agli agoni e ai giochi gladiatori: la lunga gradinata sul lato orientale poteva accogliere spettatori, mentre dall’area dell’Agorà provengono iscrizioni che ricordano i giochi cittadini in onore di Apollo Pizio. Hierapolis tra l’età flavia e il IV sec. d.C. È possibile, quindi, che l’Agorà, viste le sue dimensioni, potesse essere anche utilizzata come Stadio, monumento di cui Hierapolis sembra priva, ma che è ricordato in un’iscrizione (forse di fine I sec. d.C.) rinvenuta al centro della città, presso il Santuario di Apollo. Poco a nord-est dell’Agorà, verosimilmente sempre nel corso del II sec. d.C., fu realizzato anche il Teatro Nord, mai indagato sistematicamente e di cui si conservano pochi resti; l’edificio venne realizzato sfruttando il pendio naturale e presenta lo stesso orientamento della vicina piazza, a cui è probabilmente contemporaneo. Gli interventi nella parte settentrionale della città vennero infine completati tra II e III sec. d.C. con la realizzazione di un edificio termale a nord della Porta di Frontino, le c.d. Terme Chiesa, e di una fontana monumentale, il Ninfeo dei Tritoni, lungo il lato orientale della plateia. Tra il II e il III sec. d.C., importanti interventi di monumentalizzazione interessarono anche la parte centrale della città. Probabilmente nel corso del II sec. d.C., nella vasta spianata a sud-ovest dell’Agorà Civile, fu realizzato l’ampio complesso delle c.d. Terme Grandi, esteso su una superficie grossomodo corrispondente a quella di 4 insulae e orientato come il resto dell’impianto; nella parte occidentale del monumento si estendono gli ambienti termali veri e propri, mentre in quella orientale si trovava la palestra su cui si aprono da nord e da sud grandi ambienti rettangolari. Il Teatro al centro della città fu invece oggetto di una radicale trasformazione in età severiana: nell’ima cavea e in un cuneo della summa cavea, i sedili di travertino furono sostituiti con sedili in marmo, l’orchestra venne separata dalla cavea mediante un podio marmoreo e la sua superficie fu ristretta con l’avanzamento del proscenio; vennero eliminate le parodoi, fu realizzato il nuovo logheion e la decorazione marmorea della frontescena articolata in tre ordini sovrapposti. Sempre agli inizi del III sec. d.C. importanti interventi interessarono l’area del Santuario di Apollo, dove l’Edificio A fu ampliato; sul lato sud-ovest del peribolo venne invece realizzata una fontana monumentale, con una pianta a U aperta verso la plateia, il c.d. Ninfeo del Tempio. A sud del Santuario di Apollo si estende poi una vasta area (coperta da interro e da depositi di calcare), posta subito a est della plateia, caratterizzata dalla presenza di vari edifici verosimilmente a carattere pubblico, ancora scarsamente indagati e che almeno in parte dovrebbero risalire a quest’epoca; sul lato ovest della plateia, verso l’Agorà Civile, per un ampio tratto si trovavano varie botteghe, mentre tra gli edifici prospicienti il lato orientale della strada spiccava la Stoà di marmo costruita in età giulio-claudia. Nella parte meridionale dell’area urbana, l’unico edificio parzialmente scavato è costituto dal Ginnasio, realizzato anch’esso in età giulio-claudia. Lungo la plateia, sepolta dal canale di calcare che ne percorre tutto il tracciato fino all’estremità meridionale della città, si allineano i resti di alcuni grandi edifici in blocchi di travertino, di cui non si conoscono ancora funzioni e cronologie. Tra essi, uno a pianta rettangolare, sul lato orientale della strada, fu identificato da Verzone con il Bouleuterion menzionato in un’iscrizione proveniente dal Teatro, ma l’ipotesi sembra da scartare. Molto poco si conosce poi di tutta la fascia occidentale della città, a ovest della plateia, una vasta area pianeggiante che a nord e a sud delle Terme Grandi poteva accogliere altri edifici pubblici e insulae abitative, ma che risulta in gran parte interrata e soprattutto coperta da depositi di calcare molto spessi, che hanno avuto origine nel corso del Medioevo dall’acqua fuoriuscita dalle sorgenti presenti nella parte centrale dell’area urbana, in corrispondenza della linea di faglia che l’attraversava. L’area è stata fortemente compromessa anche da alcune costruzioni moderne, in particolare due piccole caserme e, soprattutto, tre grandi alberghi realizzati a partire dagli anni Sessanta: oltre al già citato Pamukkale Termal, ancora esistente nell’area occupata dall’Agorà Civile, anche il Koru Motel e il Palmiye Otel, rispettivamente a nord e a sud delle Terme Grandi, che, nonostante siano stati demoliti alcuni anni fa, hanno fortemente danneggiato i depositi archeologici. Per questa fascia occidentale della città si possono quindi proporre solo ipotesi, anche se alcuni dati sono stati recuperati nel 2007 grazie a prospezioni geofisiche. L’area doveva essere probabilmente interessata da tre stenopoi paralleli alla plateia: il più orientale era lo stenopos H, messo in luce presso il Grande Edificio e che doveva proseguire fino all’Agorà Civile, a nord della quale è stato evidenziato dalle prospezioni magnetometriche. Sia in questa zona che in quella a ovest dell’Agorà, nonostante i molti disturbi prodotti dagli interventi moderni, si sono evidenziate tracce di strutture murarie, crolli di edifici e anomalie riferibili appunto ad assi viari, in particolare alla possibile prosecuzione verso ovest degli stenopoi 12-15 e forse anche 16-17. A ovest dello stenopos H si potevano inoltre trovare altre due strade parallele, la cui esistenza può essere solo ipotizzata sulla base delle evidenze riscontrabili in superficie: in particolare, una doveva transitare in corrispondenza della Porta Nord-Ovest delle mura protobizantine e l’altra, ancora più a ovest, doveva uscire dalla città mediante la Porta Sud-Ovest aperta lungo la stessa cinta muraria; per entrambi gli assi viari, la cronologia anteriore alla fine IV - inizi V sec. d.C. è confermata dalla presenza di monumenti funerari di età romana imperiale allineati lungo i loro prolungamenti extraurbani. Non si conosce molto delle trasformazioni di Hierapolis nel corso del IV sec. d.C., prima che nella seconda metà del secolo un altro forte terremoto segni una nuova cesura nella sua storia. A questo periodo appartengono gli interventi che interessarono la zona dell’orchestra del Teatro al centro della città, trasformata in colymbetra per spettacoli acquatici; un’iscrizione incisa sull’architrave marmoreo del secondo ordine della scena, inoltre, fa riferimento a lavori di consolidamento e di restauro dell’edificio avvenuti alla metà del IV sec., al tempo di Costanzo II. Allo stesso secolo appartengono anche le strutture della c.d. Casa Fiorentini, una grande domus a peristilio scavata nei primi anni Sessanta in prossimità del lato occidentale della Via di Frontino, le cui strutture inglobano quelle della c.d. Tomba Bella. Inoltre, sempre nel corso del IV sec., alle facciate della Via di Frontino, perlomeno a quelle del tratto settentrionale, fu addossato un portico costruito con materiali di reimpiego e sostenuto da colonne impostate sul marciapiede. Subito all’esterno dell’area urbana, forse nel II sec. d.C. fu edificato il Castellum aquae, realizzato su una collina che domina da est tutta la città; nella grande cisterna confluivano le condutture idriche in terracotta provenienti dalle sorgenti a est e nord-est di Hierapolis e da essa partivano le tubature fittili che distribuivano l’acqua ai vari edifici della città, correndo ai lati dei lastricati degli stenopoi. Intorno alla città si estendevano poi le necropoli. La più grande e importante era quella settentrionale, attraversata dalla prosecuzione extraurbana della Via di Frontino; nel I sec. d.C. e poi soprattutto tra II e III sec., numerosissimi sarcofagi (in marmo e in travertino) e monumenti funerari di varia tipologia si inserirono tra i tumuli e le tombe a fossa di età ellenistica e degli inizi dell’epoca imperiale. Un’altra necropoli molto estesa occupava la collina che delimita a nord-est l’area urbana ed era caratterizzata da tombe a camera semirupestre, allineate a schiera su file sovrapposte, per lo più con tetto a due spioventi e facciata con timpano triangolare; ai piedi del pendio si disponevano alcuni heroa e bomoi. Molto vasta anche la Necropoli Est, che si sviluppava a sud del Castellum aquae, caratterizzata dalle stesse tipologie funerarie della Necropoli Nord, seppur con un minore livello qualitativo. Altre due necropoli si trovavano poi a sud-est e a sud-ovest dell’area urbana. La prima si estendeva in gran parte su una collinetta interessata anche da tagli di cava, mentre alcuni monumenti funerari si allineavano lungo la prosecuzione dello stenopos E, sul cui tracciato venne in seguito aperta la Porta Sud-Est delle mura protobizantine; la Necropoli Sud-Ovest, infine, era costituita da monumenti funerari allineati lungo la strada che proseguiva in area extraurbana lo stenopos più occidentale della città, sul quale agli inizi del V sec. d.C. venne aperta la porta Sud-Ovest della cinta muraria. Giuseppe Scardozzi