veci e bocia 1-2008 - Sezione di Milano
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Veci e Bocia - 1 Marzo 2008 PERIODICO DELLA SEZIONE DI MILANO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI Direzione: Via V. Monti, 36 - 20123 Milano - Tel. 02 48519720 - Fax 02 48025928 http://www.milano.ana.it - p.e.: [email protected] Anno 56 - Numero 1 - Marzo 2008 Spedizione in a. p. art.2 comma 20/C legge 662/96 Filiale di Milano - C.c. postale 38521209 Dal Direttore Il nostro giornale ha già parlato della preparazione all’80° della Sezione. Finalmente ci siamo, e da questo numero vedete ben evidente il logo della manifestazione. Ottanta anni sono tanti se paragonati alla vita delle persone. Ma sono pochi se si prende come metro la storia. L’ANA e la nostra Sezione possono essere considerate a pieno titolo ancora giovani perché è con la storia che si confrontano. Noi, Veci e Bocia, siamo fieri della nostra storia, dei nostri padri, dei nostri valori e vogliamo che anche le manifestazioni dell’80° siano una opportunità per farci conoscere meglio divulgando ciò che siamo e facciamo. Non temiamo di presentarci e di parlare di noi. In questi tempi di confusione di valori, le nostre comunità hanno bisogno di sapere che ci siamo e che i valori e il lavoro dei Veci saranno tenuti alti e portati avanti dai nostri Bocia con la stessa serietà, tenacia e caparbietà. In questo importante momento della vita della nostra Sezione, noi Veci e Bocia ci presentiamo alle nostre comunità con la solidità e l’autorevolezza dei nostri valori, patrimonio che ci pone tra le componenti pregiate della società italiana. Le celebrazioni dell’80° saranno un impegno gravoso e sappiamo che ci sarà molto da lavorare. Ma queste sono cose che non hanno mai spaventato gli alpini! Gianni Papa Il verbale dell’Assemblea Sezionale 2008 Il giorno 9 Marzo 2008, a seguito di regolare convocazione, si è riunita in seconda convocazione alle ore 9.00, essendo andata deserta la prima convocazione delle ore 8 nello stesso giorno e luogo, presso l’Aula Magna dell'Istituto Nazionale Tumori, in Milano via Venezian 1, per discutere e deliberare sul seguente ORDINE DEL GIORNO: 1. Nomina del presidente dell’Assemblea e verifica dei poteri 2. Nomina del Segretario dell’Assemblea e di 3 scrutatori 3. Approvazione del verbale della seduta precedente 4. Consegna del riconoscimento a Soci con cinquant’anni di comprovata iscrizione all’ANA 5. Relazione morale del Presidente Sezionale sulle attività della Sezione nell’anno 2007 6. Discussione ed approvazione della relazione morale 7. Approvazione del rendiconto 2007 e del bilancio preventivo 2008 8. Autorizzazione al Consiglio Direttivo Sezionale a stabilire la quota sociale per il 2009 9. Elezione delle cariche sezionali per il biennio 2008/09 e dei delegati alla Assemblea Nazionale per il 2008. Punti 1 e 2 Il Presidente sezionale Giorgio Urbinati invita i presenti, prima di ogni altra attività, a rendere omaggio alla Bandiera Ricordo di Mario Castelli Il Consigliere Sezionale in carica Mario Castelli è andato avanti. Lo vogliamo ricordare con le parole di Elio Dal Pont Mario è stato il primo alpino della Se- pulizia al Parco Lambro. Poi venne l’imzione di Milano che ho conosciuto per- pegno PC a Foligno; noi andammo con sonalmente. Era il 1996 quando io, es- la Panda appena ritirata dalla concessendo prossimo alla pensione, decisi di sionaria. E vennero le altre esercitazioiscrivermi alla Protezione Civile ni e infine l’Albania con Valona. dell’ANA e da lui, che allora era il Poi io ridussi le mie presenze, anche a referente per la città, fui indirizzato in causa della caviglia che mi ero rotto a Sezione. Foligno, mentre Mario continuò nella Per chi si ricorda la vecchia sistemazio- sua attività. ne della sede sezionale, sulla parete del- In una di quelle serate in Sezione, menl’atrio c’era un grande poster con la ve- tre stavamo considerando la staticità duta del Cervino e sotto un tavolino di della situazione, decidemmo di fondare pino con delle panche; per alcuni era il Gruppo di Milano Lorenteggio coinquello il punto di ritrovo e lo fu anche volgendo altri alpini. Mario si diede super noi. bito da fare con il suo solito impegno. Dopo il primo approccio, tra Mario e Ideò insieme a Renato il distintivo del me fu coppia fissa alle esercitazioni di ( segue a pag. 4) intonando il “Trentatrè”. Propone quindi di nominare Presidente dell’Assemblea Edo Biondo che viene nominato per acclamazione. Alle ore 9,25 sono presenti in proprio 219 soci portatori di 382 deleghe per un totale di 601 soci aventi diritto al voto. Gli aventi diritto al voto sono 2.253 e quindi è superato il quorum del 20% e le votazioni potranno essere prese con la maggioranza semplice dei votanti. Il Presidente, constatata la validità dell’Assemblea a termini di regolamento, propone di nominare Segretario Andrea Gorgoglione, nonché Scrutatori Luigi De Melgazzi, Filippo Vezza e Franco Vidali che vengono ugualmente nominati per acclamazione. Si procede quindi allo svolgimento dei successivi punti all’o.d.g. Punto 3 Il Presidente propone di dare per letto il verbale della precedente Assemblea sezionale del 11 Marzo 2007, portato a suo tempo a conoscenza dei soci mediante pubblicazione sul notiziario sezionale “Veci e Bocia”, e ne chiede l’approvazione: i presenti approvano all’unanimità per alzata di mano. Punto 4 Riprende la parola il Presidente sezionale Urbinati che procede a consegnare i riconoscimenti ai seguenti soci con 50 anni di anzianità di iscrizione all’A.N.A ai quali vengono consegnate le meda- glie sezionali: - Alberti Gianfranco (Corsico) ritira il capogruppo - Benzoni Giovanni (Mi–Crescenzago) - Brivio Felice (Missaglia) - Calligaro Modesto (Bollate) - Cattaneo Ermanno (Limito–Pioltello– Segrate) - Comi Vittorio (Missaglia) - Della Vedova Marcello (Bollate) - Dobner Ugo (Sezione) - Favini Giancarlo (Limbiate) - Governo Ottorino (Limbiate) - Isari Giorgio (Cesano Maderno) - Luraschi Gaetano (Mi–Centro) - Marchiotto Vasco (Bresso) - Mazzetto Angelo (Limbiate) ritira il capogruppo - Professione Giuseppe (Sezione) - Sironi Gregorio (Giussano) - Soldi Egidio (Lacchiarella) - Tirinnanzi Talisio (Sezione) alla memoria-ritira il nipote - Vaia Giancarlo (Bresso) - Valcarenghi Roberto (Lodi) Lunghi e calorosi applausi accompagnano la consegna delle medaglie da parte del Presidente Giorgio Urbinati. Punto 5 Il Presidente sezionale Giorgio Urbinati invita ad osservare un minuto di silenzio per i soci “andati avanti” Anselmi Bruno, Bastianello Gildo, Casiraghi Eriminio, Castelli Giancarlo, Colombo Italo, Crose Sergio, Del Negro Giovan(segue a pag. 2) Ricorda: 97329810150 per dare il 5 per mille dell’IRPEF all’ospedale da campo dell’ANA! Anche quest’anno è possibile destinare, oltre all’8 per mille (allo Stato, alla Chiesa cattolica, ecc.) un ulteriore 5 per mille dell’IRPEF a organizzazioni senza fini di lucro. La “Fondazione ANA Onlus”, rientra tra quante possono ricevere questo ulteriore contributo. Chiunque, iscritto o no all’ANA, può indicare questo ulteriore contributo nella sua prossima dichiarazione dei redditi, precisando il numero di codice fiscale che è 97329810150. Marzo 2008 2 - Veci e Bocia VITA SEZIONALE Segue Assemblea Sezionale ni, Galbiati Angelo, Longo Giovanni, Perini Vittore, Ramon Pietro, Rigamonti Costante, Ronco Gianni, Armando Rossi, Tasca Giovanni, Terno Sergio, Tirinnanzi Talisio, Vago Gaetano, a cui si unisce il ricordo degli Alpini in armi caduti. Di seguito dà lettura della Relazione Morale, il cui testo integrale viene allegato come parte integrante al presente verbale e che verrà anche pubblicato sul giornale sezionale “Veci e Bocia”. Un lungo e caloroso applauso sottolinea il termine della Relazione Morale. Punto 6 e 7 Il Presidente dell’Assemblea propone di accorpare la discussione ed approvazione della Relazione economico/finanziaria con la discussione della Relazione Morale e precisa che avverranno comunque votazioni distinte. Il segretario sezionale Giuseppe Borella da lettura del bilancio e delle sue relazioni. Dopodiché, su invito del Presidente dell'Assemblea, si procede con i seguenti interventi: - Mazzucchi esprime approvazione per la Relazione Morale; cita il libro di Daniele Chiappa “All’ombra della Luna” sulla Protezione Civile di Lecco ricordando l’opera dell’autore per la prevenzione dei rischi dell’attività alpinistica; fa omaggio di alcune copie del libro alla Sezione. - Boffi invita tutti al 50° del Gruppo di Limbiate; raccomanda al Consiglio di raccogliere con ulteriore sforzo tutte le professionalità disponibili e i volontari per la Protezione Civile. - Barberi invita a trovare sempre nuove motivazioni per richiamare i giovani. - Parazzini invita a parlare anche in questa sede dei problemi connessi alla figura degli “Amici degli Alpini” che danno grande aiuto e forse non hanno i dovuti riconoscimenti; rivendica il ruolo sociale dell’A.N.A. e ricorda che anche gli “Amici” hanno diritto di partecipare. - Perini ricorda il rischio di perdere un delegato nazionale se si scendesse sotto i 2250 soci; invita tutti a diffondere l’attività dell’Associazione e in particolare quella dell’Ospedale da Campo della P.C.; fa appello al Presidente sezionale per superare le differenze che sono emerse nella P.C. Risponde il Presidente sezionale ai singoli interventi: ringrazia Mazzucchi per il dono e per la fondazione della Sia di cui è stato protagonista; ribadisce l’importanza della partecipazione alle manifestazioni; conferma la propria disponibilità personale a qualsiasi iniziativa a favore della P.C.; richiama la partecipazione alle iniziative quale risposta all’impegno degli organizzatori; sugli “Amici degli Alpini” conferma l’impor- tanza dell’argomento e auspica direttive anche dalla sede nazionale; esprime le lodi dell’Ospedale da Campo e auspica l’affissione di stemmi alpini sui mezzi ANA e la diffusione del Libro Verde; Seguono quindi altri interventi: - Piccioni auspica che nei raggruppamenti si sviluppi maggior collaborazione. - Marchesi invita ad organizzare dibattiti interni sui principi e valori associativi; richiama l’ANA e la Sezione a porsi obiettivi di largo respiro che siano di stimolo e richiamino nuove adesioni; sugli “Amici” invita a distinguere e privilegiare quelli che si distinguono nell’attività concreta in particolare nei cori e nella P.C. - Scavini invita tutti a Vigevano il 1819 ottobre alle manifestazioni per l’80° della Sezione con partecipazione numerosa. - Branduardi sottolinea la presenza numerosa e fattiva dei giovani nella sezione; relaziona sull’ultima riunione dei giovani a Ceriano Laghetto; richiama il ruolo della Commissione Giovani quale riferimento per le attività dei Gruppi dirette ai giovani iscritti. - Gandini ringrazia la Sezione e i Gruppi per la festa del 75° del gruppo di Cinisello Balsamo; comunica che sono stati già raccolti oltre 60.000,00 euro per l’impianto satellitare e di telemedicina dell’Ospedale da Campo pari a circa il La S.Messa in Duomo “per non dimenticare” Peppino Prisco pensò bene, cinquant’anni or sono, di dedicare una S. Messa a tutti coloro che non tornarono dai campi di battaglia, ai compagni che vide morire nella neve, ai Caduti del suo battaglione “L’Aquila”, della divisione “Julia”. Da allora ogni anno, prima di Natale, nel Duomo di Milano si celebra quella S. Messa che è ora in ricordo di tutti i Caduti di tutte le guerre. Quest’anno c’era il sole, ma l’aria era gelida. Già dalle prime ore del mattino si potevano incontrare, ai capolinea del metrò, in stazione Centrale o nei pressi Sfila la fanfara della Taurinense del centro, piccoli gruppi di Alpini, Cappello ben calcato sulla testa, che s’incamminavano verso il Duomo. Gli Alpini a Milano.. fa sempre un certo effetto vedere le Penne Nere in città, lontane dalle montagne. La cronaca della giornata è come quella dell’anno passato e dell’anno prima e così via: ammassamento, arrivo del Vessillo di Milano con il Presidente Urbinati e l’intero Consiglio, arrivo del Labaro scortato dal Presidente Perona e dai Consiglieri e poi il picchetto armato e il Generale Novelli. E siccome la cronaca la conoscete tutti vorrei, questa volta, raccontare dei tanti Alpini semplici venuti da vicino e da lontano… per non dimenticare. Perché domenica 16 dicembre in Piazza Duomo c’erano soprattutto loro: gli Alpini semplici, quelli che non pretendono nulla ma chiedono solo se c’è da fare, quelli che ci sono sempre, anche in trasferta quando bisogna alzarsi che è ancora buio e mettersi in macchina macinando chilometri, con la pioggia e con il sole, sempre presenti. Gli Alpini che non si fermano a pensare a quanto tempo dedicano all’Associazione, ma lo dedicano punto e basta. Perché ANA significa famiglia, significa tradizione, significa non dimenticare chi non è tornato a baita, significa condividere la gioia per un nuovo gruppo Alpini che nasce e il dolore per un Alpino che va avanti. Significa dovere e dedizione incondi- zionati, significa tutto questo e molto altro ancora. Questi sono gli Alpini che animano e tengono viva l’Associazione, insomma. Gli stessi che il Beniamino, Artigliere Alpino conducente muli, annovera nel battaglione “Pala e Picco”: un Battaglione fatto di Alpini sempre pronti a lavorare ma con i propri attrezzi da lavoro, perché, secondo loro, quelli di proprietà del Gruppo sono meno efficienti. Uomini di buona volontà che quando lavorano spesso mugugnano e sono in disaccordo su come eseguire l’intervento, ma che alla fine realizzano una lavoro o una ricostruzione a regola d’arte. Sono gli Alpini che il giorno delle inaugurazioni e dei riconoscimenti stanno sempre in ultima fila, con l’espressa richiesta di non essere menzionati; e quando si dice loro che visto il tempo speso per la comunità è giusto e doveroso che siano ringraziati, loro rispondono solo così “Num sem Alpini”. Ecco lo straordinario regalo che il buon Peppino Prisco ci ha lasciato: quello di voler ricordare i nostri fratelli Caduti in tutte le guerre radunando ogni anno a dicembre, tutti gli Alpini d’Italia che come sempre rispondono “Presente!” Con il ricordo degli Alpini negli occhi e con le parole di “Stelutis Alpinis” che risuonavano dolci nella mia testa, mi sono avviato verso casa, tranquillo e consolato dal pensiero che gli Alpini semplici, con l’aiuto del buon Dio, preserveranno l’Associazione da ogni male. 50% del costo, e spera di avere il mezzo pronto per la sfilata di Bassano; parla degli “Amici” chiedendo un assemblea in merito; chiede alle forze della P. C. di superare le divergenze e dare sempre miglior contributo. Risponde il Presidente sezionale: i raggruppamenti servono come strumento di collaborazione tra i gruppi; concorda sull’importante ruolo degli Amici degli Alpini nei cori e nella P.C.; si complimento con Gandini per il 75° del Gruppo; raccoglie l’invito a convocare un’Assemblea Straordinaria sugli “Amici degli Alpini” dicendo che sottoporrà al Consiglio la questione su modalità e opportunità di tale assemblea. Seguono altri interventi: - Tona si lamenta dell’eccessiva brevità della Relazione Morale sottolineandone l’importanza anche come memoria storica; sulla P.C. ricorda le qualità dell’attività del responsabile Roberto Polonia e dell’importanza del ruolo del responsabile; sugli “Amici” raccomanda di non disperdere le risorse umane che essi rappresentano e contenere l’orgoglio “alpino” che ne frena la piena accettazione. - Ghioldi ringrazia il servizio d’ordine per il concerto tenutosi al Conservatorio; ricorda il concerto del 4 novembre agli Arcimboldi per il 90° della vittoria in cui il Coro canterà con l’Orchestra del Conservatorio; sui giovani invita a guardare alle scuole superiori come bacino di riferimento. - Valsecchi sugli “Amici” riconosce i meriti di molti di loro; sulla P.C. invita a partecipare all’attività in particolare alle esercitazioni di aprile. - Maggioni sollecita un suggerimento del Consiglio sulle modalità di utilizzo delle Sedi dei Gruppi; invita a utilizzare la convenzione tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Corpo d’Armata per tenere lezioni nelle scuole. - Luciani richiama il ruolo degli “Amici”. Risponde il Presidente Urbinati rivendicando la scelta sulla brevità della Relazione Morale che dà spazio agli interventi dei soci; ribadisce che sottoporrà al consiglio decisioni in merito alla convocazione di un’Assemblea straordinaria; invita tutti a promuovere il concerto agli Arcimboldi che è un appuntamento prestigioso; spiega che il Comando Regione e le Associazioni d’Arma hanno un accordo per l’accesso alle scuole; il regolamento sull’utilizzo delle sedi deve tenere conto della specificità di ogni sede e di ogni gruppo; ricorda la qualità prima degli Alpini che è quella di lavorare “cantando”. Il Presidente dell’Assemblea pone quindi in votazione la Relazione Morale che viene approvata all’unanimità. Segue la votazione per alzata di mano sul bilancio consuntivo e sul bilancio preventivo, che vengono approvati all’unanimità. Punto 8 Il Presidente propone che venga data (segue a pag. 3) Veci e Bocia - 3 Marzo 2008 VITA SEZIONALE Segue Assemblea Sezionale delega al Consiglio Direttivo Sezionale di stabilire la quota associativa per il 2009. La proposta, per alzata di mano, viene approvata all’unanimità. Interviene a questo punto il Consigliere Nazionale Casini che spiega che in merito al problema degli “Amici degli Alpini” entro agosto dovranno essere elaborati pareri e mozioni che dovranno essere formalmente inoltrate al Consiglio Nazionale ad ottobre; in via personale invita a non enfatizzare oltre misura il problema del Cappello; ricorda che la Regione Veneto l’anno scorso ha dato un contributo all’ANA per l’attività nelle scuole e che presso la sede nazionale si possono recupe- rare informazioni operative; invita tutti a venire a giugno all’inaugurazione del ristrutturato rifugio Contrin e ad altre manifestazioni del genere; comunica che è in fase di completamento il Libro Verde della solidarietà e quindi sollecita le ultime comunicazioni sull’attività dei Gruppi; sollecita volontari piastrellisti e muratori per i restauri della casa di soggiorno di Costalovara. Punto 9 Si procede infine alle operazioni di votazione per le cariche sezionali ed il Presidente dell’Assemblea Biondo dichiara chiusa la seduta alle ore 12.30. Il Presidente: Edo Biondo Il Segretario: Andrea Gorgoglione Elezione alle cariche sociali Sunto del verbale di scrutinio A fronte di n° 623 soci partecipanti in proprio o per delega all’assemblea, sono state rinvenute nelle urne 620 schede, che scrutinate hanno dato il seguente risultato: ELEZIONE DI 2 CONSIGLIERI PER IL 1° RAGGRUPPAMENTO - Biennio 2008-2009 Hanno ottenuto voti: Giuseppe Bona: 561, Francesco Tajana: 567, che risultano eletti ELEZIONE DI 2 CONSIGLIERI PER IL 2° RAGGRUPPAMENTO - Biennio 2008-2009 Hanno ottenuto voti: Giorgio Piccioni: 548, Andrea Sacco: 590, che risultano entrambi eletti. ELEZIONE DI 2 CONSIGLIERI PER IL 3° RAGGRUPPAMENTO - Biennio 2008-2009 Hanno ottenuto voti: Valerio Fusar Imperatore: 562, Benito Tinti: 571, che risultano entrambi eletti. ELEZIONE DI 2 CONSIGLIERI PER IL 4° RAGGRUPPAMENTO - Biennio 2008-2009 Hanno ottenuto voti: Antonio Liuzzi: 376, Giulio Onori: 339, Antonio Respighi: 379. Pertanto risultano eletti Antonio Liuzzi e Antonio Respighi. ELEZIONE DI 3 REVISORI DEI CONTI EFFETTIVI - Triennio 2008-2010 Hanno ottenuto voti: Luigi Azzerboni: 579, Angelo De Andrea: 590, Andrea Gorgoglione: 574, che risultano pertanto eletti. ELEZIONE DI 1 REVISORE DEI CONTI SUPPLENTE - Triennio 2008-2010 Ha ottenuto voti: Giorgio Borea: 586 che risulta pertanto eletto. ELEZIONE DI 3 COMPONENTI LA GIUNTA DI SCRUTINIO - Triennio 2008-2010 Hanno ottenuto voti: Daniele Gariboldi: 471, Roberto Magistri: 483, Franco Magnoni: 436, Riccardo Talleri: 348. Risultano eletti Daniele Gariboldi, Roberto Magistri e Franco Magnoni. ELEZIONE 4 DELEGATI ALLA ASSEMBLEA NAZIONALE 2008 Hanno ottenuto voti: Aldo Barberi: 574, Alessandro Branduardi: 572, Gianni Papa: 595, Mario Sormani: 547 che risultano tutti eletti. Per l’80° della Sezione La Sezione di Milano, nata nel 1928 a seguito del forzato spostamento a Roma della sede nazionale, si appresta a celebrare quest’anno i propri primi 80 anni di vita mettendo in calendario una serie di eventi ed iniziative, al momento ancora in fase di definizione. Tra i progetti figurano: a) una pubblicazione dedicata ai graffiti della sede sezionale b) un concerto di tutti i cori alpini della Sezione, che si terrà la sera del venerdì 30 maggio presso il teatro “Manzoni” a Sesto San Giovanni c) il prossimo raduno delle Sezioni ANA del 2° Raggruppamento (Lombardia ed Emilia-Romagna), che si terrà nei giorni 18 e 19 ottobre 2008 a Vigevano, località che assai meglio si presta a ospitare il raduno rispetto a Milano città. Visitate il sito Internet sezionale www.milano.ana.it per ulteriori informazioni. Relazione Morale anno 2007 Cari soci Alpini ed Amici degli Alpini, un altro anno è concluso ed è giusto ed anche importante ritrovarsi come tra amici per trascorrere un po’ di tempo insieme. In tutte le riunioni, per tradizione, il primo pensiero è rivolto alla nostra Bandiera che ci affratella tutti …per cui: saluto alla Bandiera. (Seguono nomina Presidente Assemblea, ecc. ecc.) Anche quest’anno, come tradizione vuole, dobbiamo ringraziare i nostri soci con cinquant’anni di appartenenza alla nostra Associazione, è un piccolo riconoscimento per tutta la loro dedizione alla vita Alpina, infatti è merito della loro costanza se i nostri valori sono sempre presenti nella nostra vita quotidiana, se le nostre sedi sono sempre un centro di aggregazione, di rispetto delle tradizione e soprattutto fucina di idee nel nostro … non dimenticare i nostri morti aiutando i vivi. (Vengono consegnate le medaglie). Dobbiamo ringraziare, di cuore, l’Associazione donatori dell’Istituto dei Tumori per l’ospitalità che ogni anno ci concede, essendo in totale sintonia con noi. Ho, come mia consuetudine, voluto iniziare con i ringraziamenti ai nostri “veci”, perché senza di loro l’Associazione non sarebbe sopravissuta al menefreghismo generale ed al continuo voler distruggere tutti i valori che fanno grandi noi Alpini, nello stesso modo non possiamo e soprattutto non vogliamo dimenticare i nostri soci andati avanti. Vi chiedo perciò un minuto di silenzio per loro e per tutti coloro caduti in nome dei nostri stessi valori nelle operazioni di peace keeping. - Della Sezione Spartaco Arnaboldi, classe 1925 Vinicio Bondanza, classe 1929 Giovanni Crestetto, classe 1920 Ernesto Fermi, classe 1913 Fabio Gagnatelli, classe 1922 Aurelio Merlo, classe 1929 Umberto Norio, classe 1929 Franco Pozzati, classe 1940 Sergio Schrievers, classe 1931 Talisio Tirinnanzi, classe 1919 Carlo Travaglio, classe 1916 - Gruppo di Milano Crescenzago Gildo Bastianello, classe 1919 - Gruppo di Bollate Serafino Colomba, classe 1941 Giovanni Del Negro, classe 1922 - Gruppo di Bresso Bruno Grandi, classe 1929 Ignazio Marengo, classe 1940 Vittore Perini, classe 1932 - Gruppo di Cassano d’Adda Giancarlo Castelli, classe 1957 - Gruppo di Cernusco Angelo Galbiati, classe 1935 - Gruppo di Cinisello Balsamo Angelo Greppi, classe 1924 - Gruppo di Legnano Gaudenzio Maestrone, classe 1910 Armando Rossi, classe 1924 - Gruppo di Limbiate Vittorino Fullin, classe 1932 Giovanni Tasca, classe 1940 - Gruppo di Lodi Sergio Terno, classe 1938 - Gruppo di Missaglia Erminio Casiraghi, classe 1947 - Gruppo di Paderno Dugnano Pietro Ramon, classe 1938 - Gruppo di Sesto S. Giovanni Giovanni Longo, classe 1922 - Gruppo di Lainate Sergio Crose, classe 1946 (capogruppo) - Gruppo di Ceriano Laghetto Gaetano Vago, classe 1947 - Gruppo di Magenta Luigi Bona, classe 1937 Italo Colombo, classe 1922 - Gruppo di Arese Costante Rigamonti, classe 1913 - Gruppo di Milano Centro Bruno Anselmi, classe 1907 Alfredo Colombo, classe 1940 - Gruppo di Rozzano Gianni Ronco, classe 1939 CONSIDERAZIONI L’anno appena concluso è un anno per la nostra Associazione indubbiamente positivo, perché nonostante gli avvoltoi ed i menagramo abbiamo tenuto non abbiamo ceduto anzi in molti casi abbiamo progredito. Infatti in considerazione del naturale avvicendarsi delle “stagioni”, non solo abbiamo avuto un calo di meno dello 0,5 % di iscritti, ma i programmi, le attività di solidarietà, i progetti futuri, i nuovi gruppi e soprattutto la non voglia di star fermi ad aspettare gli eventi dimostrano che siano vivi e con voglia di vivere. La dimostrazione pratica c’è nei singoli Gruppi, ma a livello nazionale, è sufficiente sfogliare il libro verde per vedere come e quanto siamo attivi. Forse, nel nostro mondo Alpino, siamo noi come Sezione che non cerchiamo maggiori consensi e maggior penetrazione nelle comunità già sede di gruppi e anche non sede di gruppi. Dobbiamo cercare di migliorarci perché la capacità l’abbiamo, forse manca la determinazione. GLI ORGANI SEZIONALI La collaborazione è sempre più migliorata tra la base ed i vertici della nostra Sezione, ma sono indubbiamente migliorabili. Abbiamo la fortuna di avere persone che dedicano la loro vita da “pensionati” ad un attività che forse non avevano nemmeno quando erano stipendiate, sono tutti dedicati alla nostra Sezione e lo fanno con alcuni mugugni ma sempre con il sorriso nel cuore, perché credono in quello che fanno ed i mugugni nascono quando vengono delusi. Anche il direttivo, ogni tanto rimane sorpreso per quella necessaria collaborazione che fa sì che il lavoro, perché è sempre un impegno, dia i frutti che tutti (segue a pag.4) Marzo 2008 4 - Veci e Bocia VITA SEZIONALE Segue Relazione Morale ci aspettiamo. Ogni tanto questo non succede ed è un peccato. Quest’anno desidero ringraziare il vicepresidente Aldo Barberi perché mi è stato vicino in tutti questi anni e spero che anche da esterno riesca, rientrando nel suo Gruppo, a dedicare ancora un po’ del suo tempo alle esigenze della Sezione e con lui voglio ringraziare tutti i Consiglieri uscenti e quelli di prima nomina, un po’ anche per piaggeria perché quest’anno per l’80° l’impegno di tutta la Sezione, ed in special modo del direttivo, sarà veramente pesante. Dobbiamo già rimboccarci le maniche da … ieri per cui grazie a chi si è candidato perché abbiamo bisogno veramente di massima operatività, sono sicuro che la base non ci potrà deludere ma dobbiamo essere sicuri di dare tutto affinché i risultati arrivino. Per il resto che dire. Siamo la sezione che ha i siti più attivi dell’Associazione, abbiamo più notiziari noi che il resto dell’associazione quasi e ne nascono in continuazione nuovi. E’ un ulteriore dimostrazione che non vogliamo riposare sugli allori attendendo gli eventi. L’unica pecca è il notiziario della Sezione perché è bello, di sicuro interesse ed in espansione …. Quando arriva!!! E’ un problema in via di soluzione! Sarà più tempestivo sicuramente. LE ATTIVITÀ SEZIONALI Cori I nostri Cori, come è risaputo, sono tanti e sono sempre impegnati in serate molto belle ed intense. Hanno l’unica pecca, forse essendo degli artisti, di non coinvolgere come potrebbero la sezione. I loro calendari sarebbe bello conoscerli prima di una serata e non all’ultimo minuto. Questo è una preghiera che rivolgo a tutti i Cori, anche a quelli in fase di primi passi. Già è un passo quello di fare una Rassegna di tutti i cori sezionali per il nostro 80°, però è bello è il primo non deve essere l’ultimo. Dovrebbero anche i Capigruppo cercare di dialogare maggiormente con loro per riuscire a creare quel rapporto che a volte manca. Senza pregiudizi e con il desiderio di creare un qualcosa di monolitico senza distinzioni tra Gruppo e Coro un tutt’uno dobbiamo diventare, perché più compatti siamo più forti siamo. Servizio d’ordine Che dire. Alcune forze nuove sono arrivate, ma alcuni Gruppi ancora mancano all’appello e, sebbene con un organico migliorabile, siamo già considerati molto validi, al punto tale che alla festa dell’Esercito il compito era stato assegnato a noi. Spesso siamo più riconosciuti come gruppo di riferimento all’esterno della nostra Sezione che dai nostri Gruppi. Pensateci ad avvicinare giovani al SdO perché le manifestazioni sono tante ed avere nelle strutture dei Gruppi Alpini già esperti, vi permetterà risultati sempre più positivi, maggior soddisfazione e meno mugugni. Protezione Civile E’ stato un anno molto importante per la nostra P.C. perché dopo tanti anni abbiamo avuto un cambio al vertice. Infatti Roberto Polonia, a cui la Sezione dovrà essere sempre grata per la dedizione, è stato sostituito da Espero Carraro. E’ stato un passo molto importante che ha segnato per un lungo periodo la vita della nostra P.C., abbiamo fatto bene lo dirà il tempo, abbiamo sbagliato lo dirà sempre il tempo, ma le esigenze erano cambiate e soprattutto, come Roberto ha sempre agito nell’interesse della Sezione, anche il Direttivo ha agito nell’interesse della Sezione. Quello che è certo che il lavoro iniziato da Roberto è finalmente concluso, manca solo un pò di vernice sulle pareti però luce, acqua, bagni, ecc. sono già stati ultimati. Insieme ad Espero debbo ringraziare di ciò tutti i volontari che hanno collaborato in tutti questi anni affinché la nostra Sezione fosse dotata di una base logistica degna di questo nome da Galbiati direttore dei lavori all’ultimo iscritto che ha lavorato al 3P. Grazie a tutti a nome della Sezione. Adesso starà ai volontari dimostrare che tutto il sudore versato fosse giusto e ben motivato. Donatori di sangue Questa è indubbiamente un nota un po’ stonata. Dobbiamo ricominciare a crederci. Dobbiamo diffondere questo messaggio perché è una necessità nazionale, ma noi nel nostro piccolo dobbiamo crederci e far sì che si inverta la tendenza attuale. Ricordiamoci che dare sangue è il primo gesto di solidarietà, dobbiamo riprendere le posizioni che avevamo una volta. Solidarietà Escludendo il “sangue” siamo veramente bravi! Dal gruppo di Cinisello che si è impegnato in quell’opera stupenda, al Gruppo di Giussano con il progetto Africa in primis e diversi altri, dai Cori alle adozioni a distanze siete veramente meravigliosi e generosi. Siete l’orgoglio della Sezione e dell’Associazione tutta. Grazie grazie per la bella immagine che date di tutti noi. Manifestazioni sezionali Il nostro Vessillo è, come di consueto, stato presente a quasi tutte le manifestazioni delle Sezioni del nostro raggruppamento, spesso scortato da un folto gruppo di Soci cosa che mi inorgoglito molto. Alle manifestazioni nazionali dall’Adunata all’Ortigara e così via siamo sempre presenti. La nostra partecipazione all’Adunata è sempre tra le più numerose (in percentuale). Dove invece pecchiamo un po’ è nelle manifestazioni della Sezione. Spesso non sono stati presenti nemmeno tutti i gagliardetti dei nostri Gruppi, abbiamo problemi nel far quadrare le presenze delle feste di primavera e d’autunno, a Ponte Selva stiamo migliorando come presenze ma siamo solo intorno al18% della forza sezionale e certamente possiamo migliorare. Credo che sia un obbligo ad essere presenti all’anniversario di un gruppo, essere presenti significa che ci siano insieme al gagliardetto anche 3 o 4 soci. Ogni Gruppo che fa o ha fatto questi anniversari sa la fatica che gli è costato organizzare, ecc. e l’unica soddisfazione è poterne gioire con tanti amici . Lo sforzo è lo stesso, la soddisfazione varia con le presenze. In qualsiasi caso, sebbene speri in miglioramenti, non posso negare che tutti voi già fate molto per la Sezione e vi debbo ringraziare tutti, perché fate nei vostri Gruppi, per Comuni o parrocchie, cose egregie e forse per invidia sarei molto felice che lo faceste anche per la Sezione. Il fatto che voi collaboriate con le vostre realtà in modo superlativo è dimostrato dalle continue richieste che vi giungono e dalle parole che spesse volte mi vengono dette dai vostri sindaci e/ o assessori vari. Tanti ci cercano perché sanno che su di noi possono contare, sanno che i nostri impegni, cascasse il mondo, vengono rispettati, siamo meglio della migliore assicurazione per loro; questo è chiaramente motivo d’orgoglio. Vorremmo che il rispetto che ci dimostrano quando hanno bisogno di noi fosse applicato anche quando noi abbiamo bisogno di loro, cosa che spesso avviene in modo marginale. Però sotto sotto a noi va bene .. un po’ di mugugni sono nel nostro DNA insieme agli alti valori che ci affratellano e che ci distinguono dagli altri e che fanno sì che possiamo dire a testa alta viva gli Alpini, e viva un’Italia sempre più Alpina Giorgio Urbinati Sintesi dei verbali di riunione del CDS Per esigenze di spazio rimandiamo al prossimo numero la pubblicazione dei verbali relativi al trimestre appena trascorso. Mario Castelli (segue da pag. 1) Gruppo mettendo in primo piano la “Geseta dei lusert”, poi ci demmo da fare ereditando dal Gruppo di Abbiategrasso la postazione di Via Lorenteggio per le feste di via, postazione che poi ampliammo anche alla Via Ripamonti anche con l’aiuto iniziale e indispensabile di Antonio Frison. Quando finalmente il Comune di Milano ci affidò la gestione della palazzina che ancora adesso è la nostra “baita”, subito Mario si diede da fare per renderla alpina. Infatti anche noi possiamo vantare degli affreschi alpini nella sede del Gruppo come in Sezione: non eseguiti da Giuseppe Novello bensì da parte di Mario Emilio. Qualche anno fa Mario decise di lasciare il Gruppo per iscriversi di nuovo alla Sezione pur continuando ad essere in contatto con me. La sua disponibilità all’Associazione si confermava con la candidatura e la elezione a Consigliere sezionale. Fu proprio Mario che mi consigliò e convinse a presentare la mia candidatura per lavorare nel Consiglio sezionale, cosa che io accettai di buon grado e fu un mio grande piacere quello di constatare di essere abbastanza conosciuto nella Sezione al punto di venire eletto. Questa è la mia breve cronaca dell’amicizia e delle avventure vissute con Mario, raccontata in poche immagini anche se i momenti vissuti con lui e con i nostri cappelli sono stati davvero tanti e belli. Caro Mario, anche se nell’ultimo anno il destino ti ha tenuto lontano da noi per una causa davvero di forza maggiore, il ricordo di quanto hai fatto, del tuo entusiasmo per gli alpini e del tuo coraggio nell’affrontare il male che ti ha colpito, resterà sempre vivo nel ricordo mio e di tutti coloro che ti hanno potuto conoscere e apprezzare. Ti ringrazio con tutto il cuore per tutti i buoni consigli e per gli esempi che così fraternamente mi hai dato. Lassù nel paradiso di Cantore tienimi un posto vicino a te, così potremo ricominciare a fare coppia fissa come ai bei tempi. Un forte abbraccio, ciao fratello. Elio Dal Pont CALENDARIO ATTIVITÀ PROSSIME MANIFESTAZIONI SEZIONALI 20 aprile 24-25 maggio 30 maggio 8 giugno 15 giugno - Limbiate: 50° di fondazione del Gruppo - Milano: Festa di Primavera - Sesto S.Giovanni: rassegna cori per l’80°della Sezione - Ponteselva: 43° Raduno sezionale - Lacchiarella: Premiazione 17° Concorso Letterario e incontro referenti stampa sezionale MANIFESTAZIONI NAZIONALI SIGNIFICATIVE 10-11 maggio - Bassano del Grappa: 81a Adunata nazionale Veci e Bocia - 5 Marzo 2008 PROTEZIONE CIVILE La nostra Unità di P.C. e il Monte Grappa: un impegno pluriennale Il Grappa sarebbe solo una delle tante amene località delle Prealpi Italiane se non fosse assurto assieme al vicino fiume Piave a simbolo stesso del valore e della volontà di resistenza del Soldato Italiano. È un massiccio montano di poco più di 900 km. quadrati, delimitato a est dalla valle del Piave, a sud dalla pianura veneta, a ovest dal solco del fiume Brenta, mentre a nord digrada verso la valle del fiume Cismon e la piana di Feltre. Non raggiunge grandi altezze supera di poco i 1800 m.- ed è caratterizzato da dossi più o meno ripidi coperti da boschi di conifere e latifoglie, con vasti pascoli nelle zone più alte. Attualmente è uno spazio turistico poco abitato e, a differenza del contiguo Altipiano di Asiago, non ha cittadine o paesi. È di una grande ma tranquilla bellezza, una bellezza pastorale, familiare, luogo ideale per fare pic nic, passeggiate nei boschi, per raccogliere funghi o per visitare le innumerevoli malghe, qui dette "casere", alla ricerca del buon formaggio che vi viene prodotto. Nell'ottobre- novembre del 1917 non era così: infatti, in seguito alla sconfitta di Caporetto ed alla veloce ritirata dal Cadore della 4a Armata, il massiccio divenne la cerniera tra la precedente linea del fronte che partiva dallo Stelvio, rimasta intatta fino all'Altopiano di Asiago, e la nuova linea venutasi a creare sul Piave. Sul Grappa furono lanciati tanti reggimenti di Fanti, Bersaglieri e Alpini con 1'ordine di resistenza fino all'estremo di fronte al dilagare delle truppe austrotedesche imbaldanzite dai successi ottenuti. Balze montane usate fino ad allora da pastori e mandriani divennero baluardi da difendere ad ogni costo. Furono scavate trincee, ricoveri, strade. Furono attrezzate teleferiche per rifornire i soldati e sistemi di innalzamento delle acque per dare alle truppe la possibilità di bere e nutrirsi. Denominazioni geografiche dal significato pacifico e forestale, peraltro conosciute solo dai paesani del Feltrino, di Bassano e della Val Piave, divennero sinonimo di eroismo. Nomi come Monte Roncone, Tomatico, Valderoa, Col Moschin, Col dell'Orso, Col della Beretta, Asolone, Val Calcino e tanti altri significarono da allora coraggio, sacrificio ma anche morte. Quanti Italiani sono oggi a conoscenza di ciò? Molte vie, piazze, viali, corsi hanno preso quei nomi nelle nostre città, ma quante persone sanno cosa c'è dietro a "Viale Monte Grappa" o a “Via Col dell'Orso"? Proprio per carità di Patria è meglio, in proposito, non fare indagini statistiche. Ma c'è qualcuno che proprio nell'intento di "non dimenticare" si è dato da fare e ha costituito un sodalizio, denominato "Musei all'Aperto" con base a Romano d'Ezzelino, con l'intento ambizioso di ripristinare e riportare a nuova vita alcuni manufatti risalenti a quel perio- do. Non tutto, ovviamente. In definitiva, è meglio che la natura ricopra con la sua forza di vita le pazzie ed i disastri ambientali operati dall'uomo. È bene, tuttavia, che la storia e i sacrifici di chi ci ha preceduto non vengano dimenticati e che tutti ci si renda conto della differenza indefinibile e comunque abissale tra la guerra e la pace. Il progetto di "Musei all'Aperto” è quello di ricostruire un percorso che partendo dalla cosiddetta "Strada Cadorna" e attraverso camminamenti, trincee, ridotte, ricoveri, postazioni di artiglieria e di mitragliatrici, giunga sulla Cima Grappa (sono ben 27 Km.!). Il lavoro è già iniziato da qualche anno e con grandi fatiche fisiche e operative sono stati riadattati proprio alcuni di quei manufatti, scegliendo tra i ruderi e i resti più promettenti e significativi. A quest' opera partecipa da sei anni anche la Sezione ANA di Milano con parte della sua Unità di Protezione Civile, dedicandovi una settimana all'anno; di solito la prima di luglio. La partecipazione della nostra Sezione ai lavori ha richiesto e richiederà anche per il futuro un grosso impegno logistico e umano. Sia la zona di accantonamento, denominata Casera Andreon e situata a quota di poco superiore ai 1000 metri tra il Col Campeggia ed il Col del Gallo, sia la contigua zona operativa sono del tutto prive di allacciamenti alle linee elettriche e all'acquedotto. Non vi sono sorgenti nelle vicinanze a causa della particolare situazione geologica del massiccio, che è di natura carsica e quindi con scarse o inesistenti acque di superficie. Occorre aggiungere che la zona è inoltre "oscurata" telefonicamente dai dossi incombenti, ancorché scarsamente elevati. Ciò ha significato doversi attrezzare con generatori di corrente e con contenitori per l'acqua potabile (2 da 1000 litri ciascuno) da rifornire ogni 2-3 giorni. La base operativa e di accantonamento è una cascina ("casera" = luogo dove si prepara il formaggio) abbastanza ampia e su due piani, di cui il pian terreno era utilizzato originariamente come stalla e il piano superiore come fienile. Ora la stalla, ripulita e messa in ordine, è diventata la sala da pranzo/riunione, mentre l'altro piano è stato trasformato in dormitorio. Il collegamento fra i due ambienti è dato da una ripida scala a pioli che passa attraverso una botola, di uso abbastanza problematico al buio. Per quanto riguarda la sistemazione nel dormitorio, si sono posti due problemi: quello dei "russanti" e quello delle signore (due o tre per turno). Per quanto riguarda i "russanti", cioè gli Amici e Alpini che dormono non propriamente in silenzio, i colpevoli sono stati confinati in particolari spazi defilati, mentre le signore Agnese, Giuseppina e Rosina hanno trovato alloggio parte in una tenda esterna e parte in un sottoscala, sistemato che sembrava un Primi accantonamenti della P.C. milanese sul Grappa, presso la Casera Andreon salotto. La presenza assidua nell'accantonamento dei ghiri, animaletti dalla lunga coda pelosa come scoiattoli, è stata una compagnia ed un divertimento, anche se questi se ne approfittavano della condiscendenza degli Alpini facendo non poco rumore nelle loro passeggiate notturne. Un piccolo edificio a lato della cascina coperto con un tetto, è diventato la cucina ed il deposito dei cibi e delle bevande. Il focolare presente nella casetta è servito per grigliate e analoghe preparazioni. Il servizio igienico era collocato in un primo tempo in una pineta poco lontano: la scomodità di raggiungerlo e di servirsene erano compensati dalla vista del bosco (si poteva tenere la porta aperta) e dall'aria profumata di resina e ossigenata che lì si respirava. Questa indispensabile installazione è stata poi portata nell'ambito della "casera", perdendo in poesia, ma guadagnando in facilità d'uso, specialmente di notte o con la pioggia. Lo sforzo logistico per conseguire la solita e necessaria autonomia operativa è consistito anche nel trasportare in loco tavoli e panche, tutta la dotazione di cucina con frigoriferi, fornelli, bombole, stoviglie, lavandini e materiali di consumo (detersivi, ecc.), le brandine per 25-28 Alpini, oltre ad una considerevole scorta di cibo non deperibile (pasta, riso, olio, bevande, scatolame). Le derrate alimentari deperibili (carni, verdure, pane, ecc.) venivano acquistate giornalmente con viaggi di una cinquantina di chilometri, andata e ritorno, nelle località più vicine (Romano d'Ezzelino o Bassano del Grappa). Il materiale operativo, carriole, badili, picconi, motoseghe e quant'altro, è stato trasportato con i mezzi in dotazione alla Unità e cioè il camion pesante con gru , il camioncino 4X4 e il furgone officina. Gli Alpini hanno raggiunto la località sui mezzi del Nucleo: il pullmino "Ducato" (n. 9 posti), il 4X4 (6 posti), la Panda (4 posti), il camion pesante (2 posti), il furgone officina (3 posti), oltre che con automezzi personali. La scavatrice e la ruspa hanno trovato posto sul camion pesante. I lavori, come già accennato, sono consistiti nel ripristino di trincee, camminamenti e postazioni militari di vario tipo, mediante lo scavo e il movimento del terreno, con sistemi meccanici ove possibile, altrove con picconi, mazze e pale, preceduto dall'abbattimento di alberi, anche di alto fusto, e dal diradamento del sottobosco. Il materiale legnoso (tronchi, ramaglie) veniva raccolto e accumulato in zone prederminate e a quanto risulta è ancora là.Alcuni camminamenti o postazioni riadattati sono stati dotati di scalini per renderne agevole l'accesso, di corde metalliche e, anche, di coperture in legno per dar l'idea ai visitatori del loro aspetto originale. Molti scavi sono stati preceduti da operazioni di ricerca di mine, effettuate con le apposite attrezzature da incaricati del sodalizio "Musei all'Aperto" per individuare eventuali ordigni inesplosi: grazie a loro, e al cielo, tale circostanza non si è mai verificata. Nel corso dei turni di lavoro, nei sei anni citati, una sola volta si è verificato un incidente rilevabile con l’infortunio al piede di uno dei nostri. L'infortunato è stato subito aiutato e trasportato al Pronto Soccorso del più vicino ospedale e poi è rientrato a casa. Le giornate lavorative, molto mattiniere e precedute da rapide abluzioni e da una sostanziosa colazione, iniziavano con 1’alza bandiera accompagnato dalle note – anche se flebili - dell'Inno di Mameli. Verso le 7.30 le varie squadre si recavano ai propri punti di lavoro, tutti a portata di vista e di voce. A mezzogiorno o poco più, la sosta per il ricco e sostanzioso pranzo, seguito da una "pennichella" - qualcuno s'è anche divertito a fotografare gli Alpini durante la siesta pomeridiana - con la ripresa dei lavori alle 14 circa. La giornata lavorativa terminava alle 17, con il rientro, la doccia, del tempo libero e la cena. È da tenere presente che molti degli Alpini volontari sono impiegati (o ex impiegati), dirigenti, tecnici, autisti e quasi nessuno solito a un lavoro eminente(segue a pag.6) Marzo 2008 6 - Veci e Bocia PROTEZIONE CIVILE Segue Monte Grappa mente di braccia, e il lavoro, nonostante la notevole fatica fisica era sempre eseguito da tutti nella massima letizia per non dire goliardia: continui gli scherzi e le battute, i canti e le spiritose prese in giro. A volte, si veniva a creare fra le squadre una forma di competitività per chi faceva di più e chi lavorava meglio, tanto che una delle continue esortazioni era che: "non stiamo lavorando a cottimo". Il clima è sempre stato di serenità e cordialità e non risulta siano mai avvenuti contrasti fra gli Alpini, al di fuori delle urla di prammatica durante il lavoro, specialmente nel caso di abbattimenti di alberi di alto fusto, ma- nifestazioni foniche che, comunque, fanno quasi parte del folclore. Il periodo di lavoro terminava con il pellegrinaggio alla Cima Grappa e all'Ossario proprio in vetta, seguito dalla Santa Messa e dalla deposizione di una corona d'alloro a tutti i Caduti. Il ritorno a casa era sempre e comunque molto sospirato, proprio per la stanchezza accumulata nei sette / otto giorni di lavoro intenso e per il riposo in brande e in ambienti non esattamente confortevoli. Ma nonostante ciò stiamo già organizzandoci per il prossimo turno di lavori. Quintilio Fostini In ricordo di Angelo Greppi Mi succede sempre. Quando mi trovo in una chiesa per partecipare ad una cerimonia funebre, il mio pensiero vola. Tra i ricordi, i pensieri, i momenti vissuti con l’amico a cui stiamo dando l’ultimo saluto, le parole, i gesti. Talvolta mi capita addirittura di estraniarmi, di farmi sfuggire le parole del celebrante. Non è bello, lo so, ma non è mancanza di rispetto verso il luogo sacro o la cerimonia religiosa, ma è un modo forte di vivere il distacco, di porgere con la mente l’omaggio più intimo e più particolare. Mi è capitato così anche il 28 novembre, nella bella chiesa di Carate Brianza. L’amico per cui eravamo lì era Angelo, proprio quel Greppi che tanti nostri alpini, quelli dai calli sulle mani, quelli sempre pronti per darsi da fare comunque e dovunque, quelli con una tuta sgargiante ed un sorriso sempre indosso, hanno imparato a conoscere ed apprezzare nell’ultimo quarto di secolo. Quell’Angelo che ho sentito chiamare con tutte le inflessioni dialettali possibili, quello che è stato il protagonista “nascosto” di tanti interventi della Associazione Nazionale Alpini a partire dall’Armenia continuando con tanti eventi in Italia ed all’estero e, fiore all’occhiello, dei lavori per l’asilo di Rossosch. Per tutte queste attività aveva vinto la ritrosia per i computer, la paura dell’aereo, la noia della burocrazia, delle procedure, delle complicazioni che tanto irritano noi alpini. Ed era orgoglioso del suo compito, della “sua” Russia, della sua disponibilità quando veniva chiesto l’intervento della nostra Protezione Civile, o appena il suo “capo” Sarti e poi Gorza, o il dottor Losapio dicevano “bisogna andare”. Lui era sempre lì, attento e pronto. Questo era l’Angelo che conoscevano tutti gli alpini, ma noi del suo Gruppo lo apprezzavamo già da tanti anni prima. Ricordo anni di presenza nel Gruppo, la sua bonomia, la sua disponibilità, il suo esempio per tutti noi. Disponibile, pronto ed orgoglioso. Ed in quella chiesa c’eravamo tutti, con la tuta o senza, presidenti o soci semplici, con il cappello alpino e gli occhi lucidi. E mentre il mio pensiero (e forse non solo il mio…) si perdeva tra i ricordi, gli occhi si posavano su tutta quella gente, venuta anche da lontano, sui tanti vessilli, sui gagliardetti, sui cappelli alpini e su quel mazzo di girasoli, commosso omaggio da parte della sensibilità di un amico particolare per il suo impegno russo. E tra tutte queste immagini negli occhi, con la malinconia del canto del coro ANA CAI di Cinisello Balsamo che rappresentava l’ultimo omaggio del suo Gruppo, un ricordo diveniva più forte: il suo sorriso quando, di ritorno da una visita all’ospedale da campo dell’ANA eravamo passati a trovarlo per dirgli che ci eravamo impegnati a donare un mezzo importante per ricordare i 75 anni del nostro Gruppo. Quel sorriso non era solo lo scontato consenso, ma la gratitudine e la soddisfazione nel vedere che il suo esempio era stato seguito, che il suo Gruppo apprezzava ciò che lui sempre aveva amato. E questo è il più bel ricordo che Angelo ci poteva lasciare. Giuliano Perini Esercitazione a Cesano Maderno Domenica 9 marzo, presso la base operativa delle Unità P.C. della nostra Sezione a Cesano Maderno, comunemente e più brevemente indicata come “3P”, si è svolta un’esercitazione congiunta dei Nuclei di Supporto Alpinistico delle Sezioni di Milano, Alessandria e Asti. Con questa esercitazione si è voluto simulare un intervento in ambiente urbano; per la prima volta si sono provate manovre di evacuazione di personale ferito o in difficoltà da un edificio dan- neggiato da terremoto o alluvione. Grande soddisfazione, per i volontari, è stata la visita del Presidente con alcuni Consiglieri Sezionali e del Coordinatore di PC, giunti a Cesano non appena terminato l’impegno presso la concomitante Assemblea sezionale. Nel prossimo numero un articolo accompagnato da alcune foto vi racconterà più nel dettaglio lo svolgimento dell’esercitazione. Marco Pellavio Alcuni soci ci hanno chiesto perché la base operativa struttura della Unità si chiama: “3P”. La risposta è semplice, “3P” vuol dire: “tre piani”, come quelli dello stabile. Non chiedeteci perché questo abbreviativo è diventato il termine con cui viene chiamata quella struttura, dovremmo riuscire a trovare chi ha coniato questa abbreviazione per primo. Indagheremo. E per tenervi informati sull’andamento dei lavori, nel prossimo numero pubblicheremo un resoconto sullo stato dei lavori al “3P”. ATTIVITÀ SPORTIVE 3a Mezzamaratona Alpin Cup L’ Alpin Cup – Parco Nord, manifestazione podistica organizzata dal Gruppo Sportivo Alpini dell’ ANA Gruppo “Monte Ortigara” di Sesto San Giovanni congiuntamente all’Atletica TTB Lissone e allo stesso Parco Nord, è giunta alla terza edizione in un crescendo di interesse sia per le finalità benefiche che per i contenuti sportivi. L’ Alpin Cup 2007 che, come le precedenti, ha ottenuto il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Milano e dei Comuni di Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Bresso, Cusano Milanino e Cormano nonchè del CONI, Comitato Provinciale Milano, assume la fisionomia di un importante evento sociale, oltre che sportivo, poiché il ricavato è devoluto interamente ogni anno a un Ente Benefico. Per l’anno 2007 il destinatario è stato individuato in VIDAS, primo modello italiano no-profit di matrice esclusivamente privata, apolitica, aconfessionale autogestita e autofinanziata per l’assistenza socio-sanitaria completa e gratuita ai malati terminali; questa Associazione opera secondo canoni operativi corrispondenti alle finalità ed ai principi di solidarietà proprii dell’ ANA. Domenica 18 Novembre 2007, beneficiando del clima frizzante di una limpida giornata di tardo autunno, si sono ritrovati ai nastri di partenza delle gare, nei pressi della cascina del Centro Direzionale del Parco, un nutrito gruppo di atleti tesserati FIDAL e IAAF e altri non tesserati ma comunque idonei alle gare sportive e desiderosi di ben figurare, per confrontarsi sui 21,097 Km della mezzamaratona competitiva, quindi un secondo, altrettanto nutrito gruppo che partecipavano alla “non competitiva” sui 10,5 Km ed infine uno spumeggiante gruppo di bambini/ ragazzi dai 6 ai 14 anni che affrontavano la loro minimaratona di 4 Km (possibile futura specialità olimpica?). Alle 9,30 il “via” scaglionato per categorie e in breve si assiste a un lungo serpentone che si snoda lungo i viali e vialetti del Parco. A quell’ora già molte persone vi si aggirano per godere della bella giornata e dello spettacolo degli alberi ingialliti che fanno intravedere, nelle trame dei rami, gli sbadigli di una natura che va assopendosi verso il letargo invernale. Il servizio di controllo dei vari Alpini presenti lungo il percorso nonché lo scalpiccio degli atleti liberano prontamente il percorso e sono sguardi di ammirazione e gridi di incitamento che si levano qua e là mentre dai loro posatoi fra gli arbusti, altri attoniti piccoli spettatori pennuti osservano timorosi di svelarsi. In breve il serpentone si sfilaccia e mentre in testa i primi sfrecciano protesi nello sforzo atletico, man mano sfilano volonterosi tutti gli altri che onorano con il loro ansimare il nobile De Coubertin perché “importante è partecipare”. In un clima di sana euforia sportiva la gara si conclude per tutti e ci si avvia alle palestre del Centro Scolastico Parco Nord dove è allestito il centro logistico con le postazioni per i massaggi, gli spogliatoi e le docce, il Bureau dell’organizzazione, il minuto ristoro e l’ormai immancabile “Pasta Party” divenuto graditissimo sigillo delle fatiche atletiche e organizzative, come si conviene quando ci sono di mezzo gli Alpini. In breve ecco le classifiche: ClassificaMaschile: 1° Nasef Ahmed in 01:07:55.20 Società sportiva “Forti e Liberi” 2° Mokraji Lahcen in 01:09:07.70 3° Colnaghi Pietro in 01:11:40.30 G.S.Alpini Cornomarco Classifica Femminile: 1° Felletti Paola in 01:23:32.90 Società sportiva R.R.C.M. (segue a pag. 8) Veci e Bocia - 7 Marzo 2008 VITA SEZIONALE Bruno Anselmi Prosegue il racconto sulle belle figure che hanno dato lustro alla nostra Sezione. Siamo lieti di parlare in questo numero di Bruno Anselmi, per tanto tempo decano della nostra Sezione, scomparso recentemente. Il suo ricordo è ancora vivo in tanti soci della sezione. Questa scheda è stata preparata da Mario e Silvio Anselmi, figli di Bruno, cui va un ringraziamento per la disponibilità e la collaborazione, e un grazie va a Luca Geronutti per l’assistenza data nella preparazione di questo testo. Bruno Anselmi nacque il 14 maggio 1907 a Milano in corso Indipendenza da Archimede e Annunciata Mascherpa. In famiglia venne cresciuto con regole abbastanza rigide dal papà, che fin dagli anni dell’infanzia lo iniziò alle fatiche della montagna di cui era appassionato in compagnia della madre, che seguiva docilmente il marito in eroiche scarpinate tra le quali la prima ciclo montana in assoluto per una signora di allora al Piccolo San Bernardo, fra lo stupore dei frati dell’ospizio. Questi viaggi e le escursioni gli aprirono la conoscenza di luoghi e persone di estrazione e ceto diversi, e soprattutto della montagna. Il papà aveva allora un’edicola in piazza Caiazzo. Sin da ragazzo e dopo gli studi, le giornate di Bruno finivano fra riviste, giornali e libri. Per fortuna il ragazzo non ereditò proprio del tutto dal padre, perché il genitore era anche un patito del velocipede oltre che della montagna. Capitava talvolta che si allontanasse per giorni finché una cartolina delle Regie Poste non svelava la sua posizione; fatto che faceva rientrare la denuncia di scomparsa e di abbandono del tetto coniugale sporta nel frattempo da mamma Annunciata. È naturale che qualcosa di sportivo fosse rimasto nel suo DNA e così, durante e dopo gli studi tecnici, Bruno divenne praticante il calcio nell’“Ambrosiana” di Milano al Campo all’Acquabella, e il ciclismo in corse da allievo e da dilettante dove emergevano le sue doti di passista. Ma la montagna era la sua vera grande passione: imparò a sciare e fece parte di alcune società sportive e di squadre di sci di fondo con il dopolavoro, gareggiando con i valligiani del lecchese e della Valtellina in anni pionieristici in cui questo sport era veramente agli albori. Bruno cominciò a pensare al momento in cui avrebbe dovuto andar soldato e pensò logicamente agli Alpini: si iscrisse al CAI e frequentò la “FALC” di Milano (acronimo di “Ferant Alpes Letitiam Cordibus” cioè: “le Alpi portino letizia ai cuori”), una delle prime società alpinistiche milanesi fondata nel 1920. I suoi impegni di lavoro lo trovarono impegnato professionalmente nella tipografia Pezzini di Milano, una ditta che stampava volumi di buon livello letterario. Questa fu la sua vita sino al 1927, anno in cui vide realizzato il suo sogno. Alla visita militare venne dichiarato abile al Corpo degli Alpini, ove venne arruolato nel 1928 fra lo scherno dei valligiani che gli gridavano: “te ‘endit la aaca per gnii in dij alpini”. Oltrepassò così la porta carraia della caserma del V° Alpini e venne assegnato al Battaglione “Tirano”, ove ritrovò il valsassinese Angelo Casari, uno dei suoi acerrimi rivali nelle gare di fondo, con il quale rimase poi amico per tutta la vita. Finita la naja, Bruno vinse un concorso per entrare nel Corpo dei Vigili Urbani di Milano e iniziò quel nuovo lavoro. Da quel momento cominciò a pensare a una esistenza più consona all’età ormai matura: allora anche se solo a trenta anni la giovinezza allora finiva presto. E fece di tutto per convolare a nozze con la sua Angela che aveva conosciuto durante le gite in montagna e le famose “narcisate” sulle montagne sopra Erba e Como con i treni messi a disposizione dal Regime a prezzo ridotto. Nel 1935 sposò Angela Tombola (e diceva di aver vinto per la vita la sua tombola con 67 anni di matrimonio) dalla quale ebbe in tre anni due maschietti. Come ultima leva soggetta a richiamo, la guerra lo vide sotto le armi in Savoia a presidio della zona di Chambery. Il 27 febbraio 1943, nell’attraversare il fiume Aare cadde per una placca ghiacciata e si fratturò il coccige. Venne rispedito in Patria ad Alessandria e lo rimisero in condizioni di ritornare in Francia, da dove il 1° Alpini era stato trasferito parte in Russia e parte in Corsica. La nave che trasportava questa parte fu silurata e i sopravvissuti furono fatti prigionieri dalle Forze Alleate. Nell’agosto 1943 ottenne un permesso speciale per rientrare a Milano, dove, nei bombardamenti di quella estate, la sua casa era stata distrutta. Per il nostro Paese nei giorni successivi accadde la tragedia dell’8 settembre. Bruno era allora a Milano e tentò di rientrare per raggiungere il suo reparto, ma il consiglio della sua Angela lo invitò a riflettere mentre il Comando dei Vigili lo arruolò nel Corpo armato del Comune per i servizi di sorveglianza annonaria per poi passare al servizio investigativo al Comando di Piazza Filodrammatici. La famiglia era intanto cresciuta e Luciana venne finalmente viene a completare e concludere gli anni della maturità di Bruno. Negli anni subito successivi la fine della guerra, nel turbine delle ideologie e delle violenze verbali e fisiche, lo troviamo ideologicamente impegnato presso i Gesuiti di piazza San Fedele, come fondatore della “Lega del Sacro Cuore” fra i dipendenti del Comune di Milano, e fu avversato, ma mai domato, dalle correnti di pensiero sindacali. Con l’ausilio del Cardinale Schuster prima e del Cardinale Montini poi, la sua tenacia e la sua fede riuscirono a creare una alternativa sociale e di pensiero nell’ambito dei dipendenti comunali. Fu il periodo che coincise con la conoscenza diretta di don Carlo Gnocchi, con la frequentazione del Colonnello Belotti, del Generale Reverberi, di Bolla e del suo rientro a tutto titolo nella Sezione di Milano della Associazione Nazionale Alpini dove poi collaborerà attivamente come segretario. In seno all’Associazione strinse una amicizia fraterna con soci più giovani di lui: Bignami, Strumolo, Antonazzo, Vercesi, formando un gruppetto denominato “i randagi” che a bordo di una FIAT giardinetta faceva man bassa di presenze nelle varie manifestazioni alpine e alle Adunate Nazionali, dove, al termine delle giornate ufficiali, aggiungevano alcuni giorni di allegre “scorribande” su invito dei vari commilitoni ritrovati e delle Sezioni che li ospitavano. Così li troviamo, dopo una Adunata a Trieste, a fare ritorno via Parma – Nervi – Asti – Aosta, con ultima salutare tappa a Varazze prima del rientro a Milano. La partecipazione all’Adunata de L’Aquila durò ben 10 giorni, ma dicevano: “…eravamo andati troppo in giù e poi troppo in alto, e bisognava riadattarsi all’aria della pianura.” Poi si consolidò ancora di più l’amicizia con Arturo De Andrea con il quale si vedevano anche durante le vacanze estive, e questa amicizia durò fino agli anni ’90 tra viaggi e inviti nelle caserme e nelle Scuole Alpine di tutta Italia. Erano già tutti in pensione e la loro vita era praticamente in Sezione a Milano dove con Antonio Rezia ebbero a frequentare da vicino colui che diventò per lui, dopo Belotti e don Gnocchi, un punto di riferimento per tutti gli Alpini di Milano: Peppino Prisco. Bruno venne introdotto ai convivii degli avvocati e si instaurò con Peppino una fortissima amicizia, consolidata dalla stessa passione per l’Inter. Alla fine degli anni ’70 con Bignami e Antonazzo, ebbe l’idea di fare un censimento delle sepolture Alpine nei cimiteri di Milano cui portare ogni anno a novembre un mazzolino di fiori legato con il tricolore. All’inizio quasi improvvisarono, ma credettero in quella idea e tennero duro. Poi cominciarono ad arrivare gli aiuti anche materiali dai Soci Alpini, dalle loro famiglie, dalle Sezioni e talvolta anche dall’estero e da tanti Amici degli Alpini. Il tutto pignolescamente e alpinamente censito, annotato e fatto confluire su un libretto intestato: “Penne Mozze”. Questa meritoria iniziativa è ora passata a mani più giovani che hanno compreso il loro messaggio e continuano la loro opera: così proseguirà ciò che è stato fatto per non dimenticare mai la memoria, così come speriamo non si cancellino mai gli ideali e lo spirito di corpo degli Alpini. Bruno cominciò pian piano a perdere alcuni gli amici più cari: Strumolo, Vercesi, Zani, cui seguirono Bignami Antonazzo e Gandini. Già Decano della Sezione, ne è stato davvero la memoria storica. Il “vecchio” aveva una volontà e una memoria di ferro; ne sanno qualcosa i più giovani che gli erano vicini come Gianluca Marchesi, Cesare Lavizzari (che adorava come un figlio), Luca Geronutti e Paul Wilcke. Questi ultimi lui li chiamava: “i suoi Angeli Custodi”, alpini con i quali, sia pure inizialmente con scetticismo, collaborò per la fondazione del Gruppo di “Milano Centro”. Loro, i giovani, lo stimavano e lo consideravano una bandiera oltre che la loro memoria storica. Poi arrivò la quarta età e Bruno era sempre lì, limpido di mente e sereno nei giudizi, anche se non disdegnava qualche volta di far valere il grado dell’anzianità e dell’esperienza. Gli anni ’90 segnarono una serie di duri colpi nel morale di Bruno: quando dovette abbandonare la sua casa in affitto dopo 47 anni, e quando lo stato di salute della sua Angela peggiorò sino a lasciarlo solo. Questo fu per lui davvero il colpo più duro. In quegli anni in Sezione vi fu una innovazione storica: vennero fondati i gruppi cittadini di “Milano Lorenteggio” e “Milano Centro”. Bruno Anselmi confluì in quest’ultimo perché non avrebbe mai accettato di abbandonare la Sede storica della Sezione del dopo Guerra, sede dove Reverberi, Belotti, Bazzi e don Gnocchi avevano profuso le loro energie e la loro fede Alpina. La sua grande determinazione e la sua volontà di indipendenza lo portarono a cambiare baita, e si ritirò così in una Casa di Riposo a Villa D’Adda. Anche da lì gestì la sua Alpinità sino ad arrivare, pochi giorni prima di entrare nel centesimo anno della sua esistenza, a far dotare la Casa di Cura di una Bandiera tricolore consegnata con tutti gli onori il 16 dicembre 2006, alla vigilia della S. Messa in Duomo cui partecipò per l’ultima volta sfilando con i suoi Alpini, sollecitato in questo dal suo Presidente. Ha raggiunto la sua Angela e i suoi Amici nel Paradiso di Cantore nel 2007, all’inizio del suo centesimo anno di vita. Come nelle sue previsioni, perché il numero sette era stato presente, come un segnavia al quale si era affezionato, per tutta la sua vita nelle date più importanti e cruciali che lo avevano toccato. Mario e Silvio Anselmi Marzo 2008 8 - Veci e Bocia GIOVANI ALPINI quanto naturali, limiti. Credo anche che Riunione commissione giovani meno strutture ci sono, meglio è. Meno Il mondo dei giovani alpini è molto dinamico con tante attività e anche le opinioni su quanto viene fatto possono essere diverse. Pubblichiamo un testo di Carlo Barberi e la risposta del Consigliere Sezionale Branduardi. Invitiamo altri giovani alpini a farci pervenire le loro opinioni. Sabato 12 gennaio nelle bella sala della interventi fatti con il mio solito tono nostra Sede Sezionale affrescata da provocatorio, cinico, odiosamente Novello si è riunita la Commissione disfattista. Ho reagito forse in maniera Giovani istituita circa tre anni fa dal Pre- esagerata, ma mi sembrava di essermi sidente Nazionale Perona. La riunione imbattuto in un clima surreale con perera stata convocata dal Consigliere Na- sone alle quali in fin dei conti risultava zionale Cesare Lavizzari, e il referente comodo e soddisfacente spendere tanto giovani del 2° Raggruppamento Ales- tempo in chiacchiere. Lo scopo della sandro Branduardi ha approfittato del- Commissione dovrebbe essere quello di l’occasione per invitare tutti i giovani trovare e realizzare nuove idee per ridella nostra Sezione per osservare me- chiamare altri giovani nell’associazioglio e più da vicino il lavoro della Com- ne. Le occasioni per stare in compagnia, missione. per richiamare altri giovani non mancaHo così partecipato alla riunione. Ad no, anzi ce n’è fino allo sfinimento. Ma essa hanno partecipato i referenti del prima bisogna imparare a legare assieVeneto, del Friuli, di Brescia. Notevole me, a conoscersi, ad avere il piacere di e ammirevole il loro sforzo...così tanti uscire la sera dalle proprie “poltrone”, chilometri in una giornata, tra l’altro, trovandosi nelle baite dei nostri Grupparticolarmente piovosa. pi. Le forze che spingono l’alpino, come Dopo il saluto alla Bandiera sono ini- chiunque altro di qualunque altra realziati i lavori e i punti che sono stati af- tà, a scuotersi dalla propria pigrizia sono frontati sono stati sostanzialmente due. solo l’amicizia e l’avere un grande proSul primo Cesare Lavizzari ci ha parla- getto. È solo l’amicizia faticosamente to della scarsa attinenza di un argomen- costruita giorno per giorno nei Gruppi, to portato all’ordine del giorno di una gomito a gomito con i “veci”, grandi o riunione precedente con le finalità della piccoli uomini, simpatici o fastidiosi, stessa commissione giovani; ci ha spie- semplicioni o dotati di acuta intelligengato quale sia lo scopo di redigere un za, che a causa del cappello che portiaordine del giorno e quali siano gli argo- mo in testa, ci permette di vivere questa menti su cui la commissione possa deli- nostra nuova “naja”. È questa una lunberare tenendo conto delle finalità e sco- ga avventura – che diventa una vita pi che ad essa sono stati assegnati dal fatta di alterne fortune, ma sicuramente Presidente Nazionale. Al secondo pun- molto più avvincente di quel solo anno, to, sempre sollevato da Lavizzari, egli talvolta vissuto come un gran intendeva chiedere spiegazioni sul rifiu- “rompimento di *****”, che fu il servito della Commissione di rettificare il zio militare! Anno che molti, se non tutverbale di una riunione precedente nel- ti, rimpiangono solo perchè erano i temla parte in cui si faceva riferimento alla pi in cui si correva dalla propria fidansostanza di un suo intervento. Due temi zata senza avere il fiatone di oggi salenpiuttosto pesanti, e anche ora, rileggen- do quattro gradini! do queste righe, provo la stessa noia! I giovani nei Gruppi ci sono, in alcuni È mai possibile che giovani alpini pieni di più in altri di meno, e la necessità che di energia si trovino per parlare di que- i giovani comincino a sentire il peso di ste cose e si comportino alla stregua di portare avanti un Gruppo con le sue atferruginose commissioni parlamentari? tività, le sue iniziative, la sento anch’io. È mai possibile che i giovani dell’ANA Ma non si tira su un muro senza il cerimangano impastoiati nella burocrazia mento, senza quel profondo legame del autogenerata in Sede Nazionale che ri- sentirsi legati e complici. E la vita di un schia di compromettere l’attività giovane che lavora, che ha una famiglia, propositiva e vitale di una Associazio- che non ha solo gli alpini, ma tante altre ne che deve vedere camminare fianco a cose, buone e meno buone, che gli frulfianco i giovani e i meno giovani. La lano nel cervello, è costituita da priorità Commissione giovani è stata investita e valori che si sommano gli uni agli aldi aspettative forse troppo elevate, tal- tri e per ognuno di essi dedica il tempo mente alte che molti alpini, giovani e nella misura che solo la propria maturimeno giovani, stentano ancora oggi a tà può insegnare. Io penso che lo sforzo capire cosa debba fare. di un giovane alpino sia quello, nonoLa Commissione sembrava “dover spac- stante tutto, di cominciare a non perdecare i monti” invece, come lo stesso re i contatti con gli altri del suo Gruppo Consiglio Nazionale ammette, la cosa e che lo sforzo maggiore sia quello di pare aver già perso d’entusiasmo ri- non dimenticarsi mai di chi, pur essenschiando di sparire come una bolla di do iscritto, non varca mai la porta della sapone! propria sede. Su questo punto nessuna I giovani della Commissione, esuberanti Commissione Giovani può intervenire; e incostanti per la natura della loro età, spetta a ciascuno chiedersi se si sta muodevono imparare nelle loro varie riunio- vendo in questa direzione e rispondere ni a parlare delle cose di cui hanno com- con tempestività. petenza. Francamente ho trovato molto Credo che sulla Commissione Giovani deludente quella riunione cui ho parte- sia stata fatta molta confusione su ciò cipato in qualità di ospite, e credo che che deve fare e che siano stati sottovaciò sia stato capito dal tenore dei miei lutati fin dall’inizio i suoi inevitabili, procedure, meno regole, meno alpini che sfilano con i musi duri o ingessati come manichini nelle loro giacche e cravatte, potranno rendere più snella e familiare un’Associazione che altrimenti rischia di implodere su se stessa. Gli alpini come me sono gente semplice che non si perde dietro le parole, gente abituata a fare, e tutte le sensazioni che sono scaturite da una riunione come quella non fanno altro che disorientarli e far domandare loro se facciamo ancora parte dell’Associazione Nazionale Alpini oppure di una complicata macchina piena di ingranaggi e incomprensibili istruzioni per l’uso. Per Davide Beraldo, giovane alpino del Gruppo di Paderno Dugnano, quella è stata la prima volta che entrava nella Sede sezionale. Credo che Davide sia rimasto stupefatto di quanto bella e ric- ca di storia e di avvenire sia la Sede della Sezione. Ha ammirato gli affreschi e i cimeli di un’importanza straordinaria appartenuti a personaggi di cui noi portiamo il ricordo, come la sciabola del fondatore delle Truppe Alpine gen. Perrucchetti, la gavetta del ten. Bedeschi che ha contribuito con la sua tenacia e i suoi scritti a far sì che le gesta dei nostri Alpini su tutti i fronti non finissero nell’oblio e rimanessero sempre presenti nei nostri cuori, oggetti di altri personaggi come il col. Belotti, già nostro presidente sezionale e comandante del battaglione Edolo nello sfondamento dell’accerchiamento a Nikolajewka, e il cappello consunto del nostro amatissimo don Carlo Gnocchi! Credo che anche lui abbia provato una forte emozione davanti a questi cimeli. E un forte dubbio davanti a quella riunione. Viva l’Italia, viva gli Alpini!!! Carlo Barberi Caro Carlo, mi rammarico assai nel leggere quanto scrivi perché le tue parole lasciano trasparire una tua difficoltà nel comprendere le finalità stesse della Commissione di coordinamento giovani. Sinceramente non si possono sparare conclusioni con la convinzione che tu utilizzi, essendo stati sempre assenti ed avendo partecipato a una sola riunione tecnica (servono anche quelle per mettere a punto una macchina che da poco tempo ha iniziato a muoversi). Anche nel corso della riunione, forse un poco a sproposito, hai cercato di propinare ai referenti le tue opinioni pensando di parlare a neo soci che nulla sapevano dell’Associazione e dovendo, invece, apprendere che si trattava di persone con un’esperienza associativa anche ben superiore alla tua. Quanto affermi sulla Commissione giovani non può in alcun punto essere da me condiviso perché è chiaro frutto di scarsa conoscenza. Prima di esprimere giudizi, credo che sarebbe opportuno informarsi bene e magari partecipare di più. E che sia così appare chiarissimo laddove affermi, quasi con candore, che dopo tre anni non hai ancora compreso scopi e finalità della Commissione stessa. Eppure sarebbe stato sufficiente leggere la delibera o partecipare alla vita della Commissione: ti saresti accorto della strada che questi giovani hanno percorso e dei tanti progetti andati a buon fine. Concedimi però per coerenza e onestà di condividere con te alcune cose: la bellezza della nostra sede e l’importanza dei cimeli in essa custoditi con tutta la loro storia! Solo questo, con l’affermazione che rinnovo anche io: Viva l’Italia, viva gli Alpini!!! Alessandro Branduardi Segue: Mezzamaratona Alpin Cup I vincitori con gli assessori Giovanni Urro di Sesto S.Giovanni e Giuseppe Sacco di Cinisello, il Capogruppo Ponti, i consiglieri Marazzato e Cossa, più altri collaboratori. 2° Baracetti Simona in 01:27:40.35 Atletica Stramilano 3° Massari Rosanna in 01:29:49.15 G.S.Montestella Un doveroso ringraziamento và a tutti gli Sponsor e in particolare alla Direzione del Parco Nord che ha vigilato, con un nutrito gruppo di Guardie del Parco in collaborazione con i già citati Alpini, sul buon andamento della manifestazione e alla Direzione Didat- tica del Centro Scolastico Parco Nord che ha messo a disposizione la confortevole e funzionale struttura delle palestre con spogliatoi e docce calde nonchè i locali mensa. Ed infine “last but not least” le meravigliose “ragazze” (mogli, figlie, sorelle, amiche) degli Alpini che hanno collaborato in modo encomiabile in ogni settore dell’organizzazione. Cesare Camussi Veci e Bocia - 9 Marzo 2008 VITA SEZIONALE come monito. “Voi non doCon l’ITALFOR in Afghanistan Afghanistan. Quando i mezzi di comunicazione ne parlano è solo per informarci delle beghe tra politici o per dare tristi annunci. Fortunatamente per le FF. AA. Italiane la Missione ISAF vuol dire altro: due contingenti, uno ad Herat ed un altro a Kabul, una forza complessiva di poco oltre 2000 tra uomini e donne. Il compito è quello di controllare il territorio, supportare ed istruire la Polizia e l’Esercito Afgano oltre che ad aiutare direttamente le istituzioni e ancor più la popolazione che piano piano sta cercando di scrollarsi da dosso i postumi di trent’anni di guerra e non solo. Io, quale Ufficiale Richiamato ho passato cinque mesi (marzo – luglio 2007) con ITALFOR XV, su base 3° Rgt. Alpini, a Kabul. Il mio incarico era quello di capocellula S5 che in “sostanza” vuol dire: responsabile per l’intera area di Kabul di tutte le attività di Cooperazione Civile-Militare il cui acronimo è “CIMIC”, e pertanto mi occupavo di tutte quelle attività legate agli aiuti umanitari che andavano dalla distribuzione viveri ai materiali sanitari e scolastici, ai progetti di sviluppo economico fino agli interventi infrastrutturali. Questo ha fatto sì che in circa 150 giorni di permanenza in teatro d’operazioni, ne ho passati almeno la metà tra la gente. Vinta la tensione della prima uscita per la città di Kabul, dove ho subito scoperto che non c’erano schiere di talebani pronte a spararmi o a farmi saltare in aria, mi sono mosso con gli altri con molta attenzione sia per la città che per le aree rurali. Le attività operative degli uomini e delle donne del Battaglione Susa si sono sempre svolte in concerto con quelle del mio team. Quando usciva una pattuglia, oltre al controllo del territorio, di pari passo avvenivano piccole o grandi attività di aiuto e supporto alla popolazione, o si improvvisava un posto sanitario dove il medico curava tutti quelli che si presentavano, comprese le donne con il burca. Oppure si faceva visita alla scuola del villaggio portando materiale scolastico sia per la struttura (banchi, lavagne, armadi…) che per gli alunni (quaderni, penne, matite e colori… e aquiloni). Altra attività importante per un paese con una forte vocazione all’agricoltura e alla pastorizia è stata l’attività svolta dal Veterinario militare: gli alpini non hanno più i muli, allora lui ha vaccinato, visitato e curato pecore, capre, mucche, asini e, perché no, anche qualche dromedario. Visto che ho accennato alle donne con il burca, sfatiamo un mito: non tutte le donne portano il burca. L’Afghanistan ha una popolazione formata da diverse etnie, gli Azara, i Tagichi, i Pastun e i Kuci, questi ultimi sono una popolazione nomade che vive di pastorizia. Tornando al burca, questo indumento viene usato solo dalle donne di etnia Pastun, per intenderci le donne dei mushaidin, quelli che combatterono prima i russi e poi il regime talebano. Sono stati mesi di duro lavoro; il team operativamente lavorava su due nuclei, una parte si occupava degli aiuti diretti, viveri, materiali scolastici e sanitari, progetti di sviluppo ed interventi di emergenza. Sì, emergenza, perchè tra marzo e luglio ci sono stati ben due alluvioni ed un terremoto, quindi oltre alle quotidiane necessità si sono aggiunti tutti i problemi legati ai danni prodotti dagli eventi calamitosi. L’altra parte della cellula CIMIC, si occupava invece dei lavori più consistenti, quelli infrastrutturali quali ponti, strade, scuole, ospedali, pozzi e …tutto quello le necessità della popolazione ci chiedeva. Così è nato il progetto di bonifica di 2 milioni di mq. di terreno paludoso, come pure la riparazione di dighe per il convogliamento delle acque nei canali di irrigazione agricola che erano andati seriamente danneggiati con la prima alluvione. In una sola parola siamo diventati un po’ i loro angeli custodi, specialmente nelle zone agricole dove gli aiuti umanitari più diretti ed immediati, se arrivano, arrivano con il contagocce. In questi casi, gli alpini si sono spontaneamente adoperati con piccoli gesti. Quando una pattuglia si fermava in un villaggio, uno stuolo di bimbi lentamente e con circospezione si avvicinava al dispositivo di sicurezza e cominciava a fraternizzare con le ragazze ed i ragazzi in mimetica (…elmetto e giubbotto antiproiettile). I piccoli amici comunque già sapevano che avrebbero ricevuto un po’ dei viveri che ciascuno aveva al seguito. A volte, nelle lande desolate ed assolate, dove fa talmente caldo che i nomadi montano le tende anche per proteggere le loro greggi, la cosa che più delle volte ci veniva chiesta era l’acqua; allora era più forte la voglia di aiutarli e ci si ritrovava sulla strada del ritorno avvolti in una nuvola di polvere sperando di arrivare velocemente a Camp Invicta per recuperare una sorsata di acqua fresca dato che tutte le bottiglie erano finite nelle mani dei bimbi. Se il quadro descritto sembra bucolico, ciò non toglie che la situazione era sempre incerta. Le attività da noi svolte sono sicuramente ben accolte dalla popolazione, un po’ meno lo sono da parte di coloro che come obiettivo hanno la destabilizzazione, la creazione di uno stato di paura ed insicurezza il cui unico scopo è quello di riportare il paese in quel baratro dal quale sta faticosamente cercando di uscire. Qualche esempio esplicativo: gli attentati verso la popolazione, o meglio ancora contro le forze dell’ordine sono frequenti, ma oramai non fanno più notizia in occidente se non si supera un certo numero di vittime. Un altro bersaglio che fa notizia è il politico locale o l’altro funzionario, non si ha invece notizia delle bambine uccise all’uscita della scuola in un villaggio. In Afghanistan queste bimbe trucidate hanno invece un forte impatto sulla popolazione, sia per la crudeltà del fatto ma anche perché ai genitori serve vete mandare a scuola le bambine, la scuola è solo per i maschi”: questa era una delle prerogative del regime talebano, le donne dovevano vivere nell’ombra, un ombra azzurra come i loro burca. Le sventurate non potevano studiare, non potevano lavorare se non in casa, non potevano avere una vita pubblica e per strada dovevano camminare dietro al marito. De Finis riceve una stretta di mano dopo la consegna di viveri Torniamo per un attimo alla pericolosità della missione: il negarlo è sto lo si respira anche attraverso la polda stolti, l’esagerarlo altrettanto. Atten- vere che ricopre tutto, una sorta di bozione, lavoro di intelligence, pianifica- rotalco giallastro, impalpabile che alza zione accurata e condotta delle opera- nuvole al passaggio dei mezzi e che poi zioni con la giusta tensione hanno fatto ci si ritrova addosso e dentro, ma che sì che nulla di grave accadesse ai mem- anche si trasforma in una poltiglia apbri del contingente, anche il nostro uso piccicosa con la pioggia. In effetti delle armi si è ridotto a due sole raffi- l’Afghanistan è il paese degli estremi che. Una volta il fuoco è servito a sven- opposti, dal tanto caldo al tanto freddo, tare un attacco diretto con RPG. Non dalla siccità alle alluvioni, dalle piazze sto svelando nessun segreto militare, stracolme di gente al nulla più assoluto, infatti i giornali nazionali hanno ripor- dalla nostra quiete nell’ammirare quetato la notizia che nella notte dell’8 ste cose all’attenzione estrema nel cermarzo 2007 avendo una nostra pattu- care di vedere e prevenire i pericoli. glia individuato con i visori notturni tre La campagna, come tutte le zone agriindividui che stavano puntando contro cole del mondo, anche nei periodi più di loro l’arma controcarro, solo la oscuri è sempre riuscita a vivere e a trofulminea reazione della pattuglia evitò vare di che sfamare tutti, così anche in che potesse succedere l’irreparabile. Afghanistan. Dove c’è acqua c’è agri(L’esito del fuoco non ci è noto in quan- coltura e un po’ di benessere; in cinque to la ricognizione della mattina dopo mesi abbiamo fatto realizzare oltre 80 non evidenziò segni che lo rivelassero). pozzi e messo in cantiere la bonifica per Un altro pericolo più costante è il traffi- dare altra terra da coltivare. Attorno a co cittadino; è vero che ci sono gli at- Kabul le campagne somigliano molto tentatori suicidi che girano per la città alle nostre e si coltivano le stese cose, pronti a farsi saltare, ma il fiume di auto, niente sterminati campi di papaveri da furgoni, camion, carretti spinti a mano oppio. La conformazione del terreno, in può essere altrettanto pericoloso. Il la- alcune zone, richiede la realizzazione di voro del conduttore di un blindato a terrazzamenti per avere aree in piano e Kabul è veramente snervante…. Evita i per sfruttare meglio la poca acqua a dimezzi fermi sul ciglio della strada, le sposizione, lavoro duro, tutto fatto fonbuche scavate di recente, stai attento ai damentalmente a mano. La tecnologia mezzi che ti giungono di fronte, ai bam- esiste, ma non per tutti: basti pensare bini che scorazzano per strada non sem- che ho visto arare con un aratro in lepre stando attenti. Alla fine di una gior- gno trascinato da due buoi, se non fosse nata tutti hanno di che essere contenti stato per il contadino con il turbante, se si è usciti, si è fatto l’attività in pro- sarebbe stata un’immagine ottocentesca gramma e si è rientrati senza fare o ri- tratta da un quadro del Fattori. Per concludere, cerco di rispondere alla portare danni. Torniamo agli Afgani, prima vi ho par- domanda che in molti mi hanno fatto: lato delle etnie e del loro traffico, ora “…ma ne vale la pena fare quel che stiacercherò brevemente di dare al lettore mo facendo in quel paese?”; la risposta un idea più generale, cercherò di descri- è una sola, “si!” vere le sensazioni che si hanno girando L’Afghanistan è un paese che ha bisoed incontrando le persone. La città di gno di ricominciare a vivere, deve toKabul porta ancora evidentissimi i se- gliersi da dosso i segni della guerra, forgni del periodo trascorso, case e palaz- se questa è la parte più facile perché zi ridotti in scheletri crivellati dai colpi qualche mattone e un po’ di calce candi arma da fuoco fanno da contraltare cellano i fori dai muri, ma il lavoro più ai nuovi palazzi che piano piano stanno lungo è quello della popolazione che sorgendo. Tantissime scuole nuove, le deve poter vedere che esiste un altro vecchie anche in tenda, servono a con- modo per vivere, fatto di relazioni ditenere in tre turni la fiumana inar- rette, di esempi, di una ricostruzione restabile di bambine e bambini; una fa- lenta dei valori senza forzature, quasi miglia media conta almeno 8 figli, un per osmosi. Non possiamo esportare la colonnello dell’esercito mi ha detto di cultura occidentale e farla cadere a piogavere 26 figli con tre mogli, penso sia gia su campi e città, dobbiamo solo viun record anche per quel paese. Anche vere e rischiare con loro giorno per giorle università funzionano e sono molto no apprendendo reciprocamente che si frequentate anche dalle ragazze. In cit- può vivere diversamente. tà si passa dalle zone in lenta ripresa a E questo richiede tempo, molto tempo! Luigi De Finis quelle dove l’orologio si è fermato, que- Marzo 2008 10 - Veci e Bocia VITA NEI GRUPPI CORSICO Alpini ...al supermercato Nel comune sentire della gente, la parola “Alpino” rievoca montagne, ghiacciai, boschi, canti che si perdono nell’infinito delle cime. Rievoca, per gli individui più banali, bevute, grappa, vino e tutte quelle retoriche stupidate connesse che ci fanno proprio arrabbiare. Rievoca, per chi conosce un po’ di storia patria, sacrifici, eroismi, nomi fiammeggianti come Julia, Tridentina e quant’altro noi ben abbiamo presente e questo – ovviamente – ci sta bene. Certamente la parola “Alpino” non si collega con acquisti, con pasta, con riso, con tonno, con pomodori pelati e fagioli o con omogeneizzati, e men che meno con “Centri Commerciali” o “Supermercati”. Invece, chi sabato 24 novembre si fosse recato in uno di questi luoghi deputati al consumismo, utile o becero che sia, poteva avere la sorpresa di scorgere fra la folla che si accalcava fra le casse, gli scaffali ed i negozi di contorno al supermercato, anche parecchie penne alpine che si distinguevano subito perchè svettavano sia fisicamente che in senso morale sopra gli altri. Anche quest’anno, infatti, è scattata l’operazione “Banco Alimentare” una iniziativa seria e benefica che raccoglie derrate alimentari non deperibili, per poi distribuirle nel corso dei mesi successivi agli enti di assistenza (mense per poveri, ecc.) che ne fanno richiesta. Anche noi del Gruppo di Corsico eravamo presenti in forze - una quindicina, più alcuni Amici che, anche loro come sempre, non si sottraggono a questi impegni. E siamo stati presenti per circa quattro ore, le più intense dal punto di vista dell’affluenza, del pomeriggio, cioè dalle 17 alle 21. La fatica non è stata molta, se non quella di restare in piedi per tutto il tempo, oltre al pomeriggio rubato alle nostre mogli e ai nostri impegni. Ma i risultati, a dire dei responsabili Banco Alimentare, sono stati veramente ottimi. Il nostro marchio “Alpini” è, infatti, un marchio morale che paga, che rende, che avvolge ogni iniziativa in un alone di rispettabilità, di validità e di solidarietà disinteressata: e di questo – a tutti i livelli delle nostre Sezioni e Gruppi – dobbiamo essere pienamente consapevoli. A volte, quando noi Alpini parliamo di noi stessi, sembra quasi che ci autoincensiamo, ci lodiamo da soli, noi siamo bravi, siamo i migliori, eccetera eccetera: però per essere obiettivo non posso non riportare quanto ci dice la gente qualsiasi, quella che va e viene un sabato pomeriggio qualsiasi in un supermercato qualsiasi: “ci fidiamo di voi Alpini”, “voi siete una garanzia” e via elencando. Oppure quanto mi ha detto un responsabile dell’iniziativa circa il “valore aggiunto” che rappresenta per il “Banco Alimentare” la presenza degli Alpini. E ad un mio intervento che specificava che potremmo anche partecipare – previo accordo dei nostri capi – come “Protezione Civile”, sorge l’immediata obiezione che il cappello con la penna è l’elemento qualificante. Quintilio Fostini Ritroviamoci a Ponte Selva domenica 8 giugno L’appuntamento per il 43° raduno in montagna della Sezione di Milano è fissato per domenica 8 giugno a Ponte Selva. Sempre più Alpini, Amici e familiari apprezzano il piacere di ritrovarsi in quel bel posto di serenità. L’invito è esteso a tutti i nostri iscritti per tenersi liberi in questa domenica e trascorrere così una bella giornata nell’ambiente verde e naturale della montagna. Per la nostra Sezione sarà anche il momento del ricordo di quella magnifica figura di Alpino e di educatore che fu don Antonietti. LAINATE Tanti auguri, Bepi! Dal notiziario del Gruppo di Lainate Non succede sovente di festeggiare il compleanno di un nostro amico e ripercorrere, attraverso la successione dei suoi giorni e dei suoi anni, quasi un secolo della storia della nostra nazione. Senti allora di avere incontrato un testimone di vita ed eventi, scopri l'importanza di avere percorso con lui un tratto del tuo cammino e ti accorgi, dopo, come poi sia stato uno degli umili. Quando Giuseppe nasce a Campolongo sul Brenta è il 20 settembre del 1917. La prima guerra mondiale è in un momento molto critico. I cannoni tuonano sull'Isonzo, sulla Bainsizza e sul Sabotino. Malgrado i continui assalti e le gravissime perdite tra i nostri soldati, il Fronte Austriaco resiste. Siamo a Gorizia, ma battere nella terribile e oscura campaTrieste é ancora tanto lontana. I1 24 ottobre 1917 gli austrotedeschi gna militare contro i partigiani jugoslasfondano nella conca di Plezzo e a vi in Montenegro (1941-42). Tolmino. È la disfatta di Caporetto e la Giunge, finalmente, la ricompensa di 20 fuga disperata dai paesi che presto sa- giorni di licenza seguita dal ritorno imranno occupati dai tudesch. Forse an- mediato al Reggimento che sta partenche papà Pietro, come tutti gli uomini do per le Alpi Francesi Fronte Occidendi quel tempo, é al fronte e allora mam- tale (1942-1943). Poi 1'8 settembre, lo ma Luigia con i suoi bimbi e Bepi in sbandamento della Quarta Armata e fasce abbandona la sua casa, si incolon- nello sfascio generale. na tra i profughi alla ricerca di un rifu- Gli Alpini salvano gli Ebrei di Borgo gio sicuro, anche perché il Comando San Dalmazzo e di Don Viale, quando, Supremo ha ordinato di abbandonare con la fuga degli Alti Comandi, non esiBassano e tutti i paesi della Valle del stono ordini e i semplici soldati salgoBrenta. Il Piave, il Monte Grappa, la no in montagna per lottare contro i TeBattaglia del Solstizio, Vittorio Veneto deschi o cercano di raggiungere casa. Ma poi, infine arriva il 25 Aprile e la e infine finalmente, la PACE. Bepi ritorna a Campolongo e, ancora Liberazione. bambino, dalle finestre di casa comin- Nel settembre 1945 gli giunge il Concia a conoscere le montagne del Sacri- gedo illimitato: sono passati sette anni ficio: il Grappa, l'Altipiano di Asiago, abbondanti di gioventù. la Via degli Eroi, Cima Dodici, Il 14 ottobre 1967, con i sentimenti di l'Ortigara. Cresce conoscendo il prezzo gratitudine dell'Esercito (dopo 22 della fatica e del sudore. Diventa adul- anni...) viene decorato con la Croce al to con le dure lezioni che la vita incide Merito di Guerra. nel profondo del suo animo come ferite Poi é la vita, il lavoro, la famiglia a segnargli lo scorrere delle ore. che non si rimarginano. Nel maggio del 1938 viene arruolato Ma per Giuseppe, anzi Bepi perché suocome artigliere alpino. Il destino, anzi na meglio, nato alpino, cresciuto alpila Patria, sceglie per lui e lo manda in no, oggi sono 3307 giorni cioè noGrecia e Albania (1940-41), con le bat- vant'anni che porta la Penna e il Capterie del Gruppo Lanzo del 5° Reggi- pello che un Alpino non molla mai. mento Artiglieria da Montagna, Divisio- Così gli hanno cantato i suoi amici Alne Pusteria. Non "spezziamo le reni alla pini della Baita di Lainate e tutti forse Grecia", anzi rischiamo di essere ribut- volevano anche abbracciarlo .... tati a mare, ma malgrado il tanto san- Ma le grandi querce si guardano soltangue versato dalle Divisioni Alpine, la Di- to... Tanti auguri, Bepi! visione Pusteria viene comandata a comGruppo di Lainate Da questo numero il nostro giornale viene stampato presso la tipografia Prontografing di Milano e da queste righe vogliamo inviare un sentito ringraziamento alla ditta “A.G. Bellavite srl” di Missaglia, e a tutti i suoi tecnici e collaboratori, che ha stampato per anni il nostro “Veci e Bocia” Veci e Bocia - 11 Marzo 2008 VITA NEI GRUPPI LODI Incontro col generale Rovelli Sabato 26 gennaio, in occasione della commemorazione per il 65° anniversario della battaglia di Nikolajewka presso l’omonima Scuola di Mompiano, al termine della cerimonia ho avuto modo di scambiare alcune parole col generale Armando Novelli, comandante delle Truppe Alpine. Dopo essermi presentato, gli ho ricordato che fu mio comandante al Battaglione Susa alla caserma Berardi di Pinerolo negli anni 1993-1994, e lui stesso ha appurato che dicevo il vero dopo aver visto le spille attaccate al mio cappello alpino; subito la simpatia è stata reciproca. E così gli ho raccontato un episodio che coinvolse involontariamente sua figlia. “Un giorno ero uno dei nove alpini addetti al corpo di guardia, e si presentò in porta carraia un ragazzo chiedendomi se in caserma ci fosse una ragazza di nome Valentina. Sul momento rimasi spiazzato: sia perché non sapevo chi potesse essere questa Valentina, sia perché mi stavo domandando chi potesse essere questo “pazzo” che cercava una ragazza in una caserma: all’epoca non c’erano ancora le donne alpino”. A questo punto del racconto il generale ha iniziato a guardarmi divertito aspettando il finale. E ho proseguito il racconto: “Dopo la sorpresa della richiesta e consultazioni con gli altri alpini dissi a quel ragazzo che Valentina non era in caserma e lui se ne andò. Andai avanti per il resto del pomeriggio a chiedermi chi fosse Valentina, e solo in serata mi venne in mente che era proprio la figlia del comandante Novelli. Una volta capito chi fosse, mi missi il cuore in pace: il comandante Novelli non aveva ancora pronto l’appartamento all’interno della caserma per la sua famiglia ma abitava nel grattacielo di Pinerolo”. Nel raccontare questo episodio ho notato che al generale ha fatto molto piacere sentire un aneddoto su sua figlia. Tant’è vero che mi ha detto di essere rimasto sorpreso dal fatto che me ne ricordassi ancora oggi il nome a distanza di 14-15 anni dal servizio militare. Io gli ho risposto che quello fu un episodio talmente insolito che per me è stato difficile dimenticarlo. L’incontro con il generale Novelli è stato un fatto inatteso, ed è stato piacevole poter parlare con lui schiettamente, tra alpini, senza la rigidità e la formalità di quando indossavo la divisa. Dopodichè l’un l’altro ci siamo salutati e scambiati gli auguri per il prosieguo della vita. Dario Bignami MILANO CENTRO Ricordando Peppino Prisco Nessuno di noi può dimenticare i suoi discorsi al temine della celebrazione della Messa di Natale, della Sua Messa, della cerimonia da lui voluta per ricordare prima i suoi compagni di reparto, e poi tutti i caduti nell’adempimento del proprio dovere: a braccio, senza mai leggere, si scagliava contro coloro che riteneva violentassero non solamente gli Alpini, ma la Patria, l’Italia che tanto amava ed alla quale tanto aveva dato. Quattro realtà, che confluivano in questo uomo, piccolo, ma con un carisma eccezionale: di queste, quella che prevaleva era senza dubbio quella Alpina, che lo aveva portato a dare tanto alla Associazione, anche dopo che era potuto rientrare dalla tragedia del fronte russo. Per ricordare Peppino, nelle sue molteplici sfaccettature, il Rotary Club Milano Est, la Regione Lombardia ed il mio Gruppo, Milano Centro, con la partecipazione del Coro ANA della Sezione di Milano, hanno organizzato il 20 novembre una serata al Teatro Dal Verme, intitolata “Un Alpino…nel pallone”, presentata da Bruno Pizzul. Le varie personalità di Peppino sono state illustrate, in un teatro gremito, con Alpini giunti addirittura dall’Abruzzo, da ospiti decisamente “mirati”: l’avv. Giuggioli, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, ha raccontato Peppino avvocato; su Peppino milanese è intervenuto l’assessore regionale dr Piergianni Prosperini, sul tifoso, ovviamente nerazzurro, è intervenuto il Presidente dell’Inter Massimo Moratti, sul rotariano è intervenuto il presidente del Rotary Club Milano Est Sardi. Momenti di particolare commozione ha poi riservato la parte dedicata all’Alpino: dopo una relazione, a tratti anche scanzonata, come è nel suo stile, del Presidente Emerito della Associazione, Beppe Parazzini, che ha ricordato fra l’altro quando, nonostante la sua carica, gli faceva (ben lieto) da autista, è intervenuto un altro carissimo amico di Peppino (dai tempi della Russia) Nelson Cenci, anche lui decorato di medaglia d’argento – come Peppino – al valor militare, che ha ricordato un incontro con l’amico in un’isba russa, durante la ritirata. Infine, una altro carissimo amico di Peppino, Tito Dagrada, con la sua voce calda, pastosa e, in più tratti, decisamente commossa, ha recitato la preghiera di Peppino “Natale 1942”. Sandro Vincenti Per esigenze di spazio questo articolo è stato tagliato: il testo completo è leggibile nell’edizione di Veci e Bocia on-line LEGNANO Onori a Raul Achilli Devo rivolgere un caloroso ringraziamento al Comune per averci onorato della presenza del Gonfalone e all’Associarma per la massiccia presenza, ai Gruppi di Castellanza e San Vittore Olona per la loro significata partecipazione e alla Banda Civica di Legnano che per tutto il percorso ci ha accompagnati con la sua musica. Come da programma, sabato 26 gennaio con una semplice cerimonia abbiamo voluto dare inizio a questo 2008 che ci vedrà protagonisti in tante e tante iniziative con le quali celebreremo i 75 anni di vita del nostro Gruppo. Portare una corona d’alloro alla nostra Medaglia d’Oro Raul Achilli, caduto il 26 gennaio 1943 in Russia, leggere la motivazione di questa onorificenza seguita poi dalla lettura della “ Preghiera dell’Alpino” e dalle note del “Silenzio” ed infine ascoltare le parole dell’Assessore Brignoli ha veramente dato un forte segnale di rispetto e ricordo dei nostri Defunti. Dopo la cerimonia ci siamo recati presso il salone d’onore dell’Associarma dove abbiamo offerto un rinfresco e ci siamo dati appuntamento per le ore 21.00 presso le scuole Arca. Un “Grazie” va rivolto a tutti gli alpini del Gruppo che, guidati dal nostro cerimoniere Marco, sono riusciti a regalare alla città una bella cerimonia. Alla sera, davanti ad una sala gremita di giovani accompagnati dalle loro famiglie e da un folto gruppo di Alpini, prima abbiamo ascoltato i canti proposti dai giovani del Coro Arca e poi i magnifici canti eseguiti dal Coro ANA Limbiate. Restando fedeli al nostro motto, ricordiamo i morti aiutando i vivi: in questa serata sono stati infatti raccolti 1.800 Euro che serviranno all’Istituto per una adozione a distanza, e questi fondi saranno sufficienti a permettere ad una ragazza d’avere un istruzione garantita per ben 7 anni. Giorgio Piccioni GIUSSANO Trofeo Penne Mozze: Memorial Ermanno Riva Domenica 2 marzo sulle nevi dei Pia- più numerose estrazioni a sorteggio per ni di Bobbio in Valsassina si è svolta tutti i partecipanti. la terza prova del circuito del Ospiti della bella giornata il nostro preCriterium della Brianza di sci di fon- sidente Urbinati e il consigliere do. La gara organizzata dal Gruppo Gilberto Sala. alpini di Giussano è stata dedicata al- Il Gruppo Alpini Giussano si è aggiul’amico scomparso Ermanno Riva, al- dicato la prova battendo i rivali della pino e papà del pluricampione del squadra dei "Pell e oss" di Monza mondo di Winter Triathlon Paolo. giunti secondi. Numerosissima la partecipazione, con Terzo il "Triatlhon Team Brianza". quasi 200 persone al via, dai piccoli Ringraziamo gli amici Alpini del Grup"baby" fino ad arrivare ai veterani della po di Arese, unici rappresentanti ancategoria “sempre verdi”. Tutti si sono che quest’anno della sezione di Milabattuti con grinta e la competizione si no e un arrivederci all’anno prossimo! è conclusa nel migliore dei modi! Le classifichesono pubblicate sul sito Il dopo gara è stato caratterizzato da www.gruppoalpinigiussano.it oppure un ricco ristoro alpino sulla neve: for- www.triathlonteambrianza.com maggi, salamini, pizze, torte e l’imFabrizio Folcio mancabile calice di vino. Sulla pista lo spirito di amicizia alpino richiamava le genti…e fra cappelli e canti continuava la festa. Anche quest’anno la premiazione è stata caratterizzata dai più graditi “premi in natura”: coppe, salami, speck, forme di formaggi, A fine gara, una foto ricordo con il presidente Urbinati Marzo 2008 12 - Veci e Bocia ANAGRAFE A MARZO NOTIZIE LIETE Matrimoni Bollate Diego Sanelli con Alessandra Magri Magenta Dora Cattaneo, figlia di Piercarlo, con Alberto Oldani Milano Crescenzago Andrea Bocus, figlio di Luciano, con Raffaella Pozzi Nascite Arese Federico ed Alessandro Mantia, figli di Nicola e Bianca Garofalo Busto Garolfo Gaia Figna, figlia di Matteo e Alessia Paleari, e nipote di Bruno Figna Corsico Matteo Brazzoli, nipote di Giuseppe Brazzoli Tommaso Elli, nipote di Umberto Elli Pietro Muselli, nipote di Arnaldo Muselli Ilaria Oldrati, figlia di Stefano Oldrati Jessica Cavanna, nipote di Bartolomeo Cavanna Gessate Cinzia Scaramuzza,figlia di Michael e Flavia Scopacasa Melzo Simone Braggiotti, figlio di Ermanno e Laura Gabelli Milano Centro Anna Magdalena Wilcke, figlia di Paul e Alessandra Milano Crescenzago Gaia Mancuso, figlia di Massimo e di Elena Maria Liverta, nipote di Benedetto Liverta Magenta Ruben Scardassa, figlio di Mauro e Annalisa Sala, e nipote di Giancarlo Sala Milano Crescenzago Marco e Alessio Brambilla, figli di Andrea e Bruna Vich, e nipoti di Gianfranco Brambilla Milano Sezione Marco Giulio Bonisoli, figlio di Bruno Miriam Bosco, figlia di Massimiliano LETTERE AL DIRETTORE e Gretel, e nipote di Riccardo Talleri San Vittore Olona Mattia Toso, figlio di Paolo ed Elena, e nipote di Isidoro e Giorgio Toso Vigevano/Mortara Piergiulio Alberto Coldesina, figlio di Stefano e Simona Onori, e nipote di Giulio Onori NOTIZIE TRISTI Arese Costante Rigamonti, reduce del fronte occidentale e d’Albania Bareggio Luigi Folli Bollate Pancrazio Bonariva, fratello di Natale Valeria Magoni, sorella di Paolo Bresso Aldo Cantagalli La mamma di Angelo Sarugnani Corsico Giovanna Maddalon, mamma di Luigi Ghezzi Riccardo Rella, papà di Massimo Gessate Teresa Villa, sorella di Alfredo Giussano Paolo Benvenuti Legnano Gaudenzio Maestrone Lodi Sergio Terno Melzo Rosa Chioda, moglie di Francesco Corneli Milano Centro Alfredo Colombo Giovanni Giua Il padre di Marco Grigolo La madre di Matteo Martin Milano Crescenzago Adolfo Zan Antonio De Lorenzi Milano Sezione Angela Cortigiano Blan Ernesto Fermi Pietro Ramon Mario Castelli, Consigliere sezionale Natalia Zambianchi, moglie di Paolo Crepaldi OFFERTE Pro Sede Emilio Agostinis Euro 8,00 Arnaldo Berni 10,00 Giosuè Besozzi 18,00 Raffaele Bonomi 68,00 Giovanna Cantoni 8,00 Agostino Carenzio 18,00 Paolo Ciocca 18,00 Gaudenzia Clerici 23,00 Piercarlo Comolli 68,00 Coro ANA Milano 200,00 Vittorio Del Vecchio 18,00 Roberto Ghelfi 18,00 Rosamaria Ghidotti 40,00 Gruppo Sesto San Giovanni 16,00 Guido e Mary 100,00 Adele Maestri 68,00 Piero Mondellini 18,00 N.N. 40,00 N.N. 40,00 Signora Norio Trento Ortelli Gianni Paramithiotti Federico Plattner Guido Ravenna Virginio Rovetta TullioTona Giuseppe Valle Franco Vidali Gianfranco Vismara Pietro Zappa 32,00 48,00 8,00 8,00 18,00 18,00 18,00 18,00 30,00 18,00 18,00 Pro Penne Mozze Gaetana Marchesi N.N. Trento Ortelli Antonio Rezia Euro 35,00 50,00 48,00 150,00 Pro 3P Volontari P.C. Euro 670,00 Caro direttore, ho letto che, non so se a livello nazionale o a livello sezionale, sarebbe stato deciso che in chiesa il cappello non va tenuto in testa. Invece siccome ho sempre visto che nelle nostre manifestazioni il cappello è sempre stato tenuto ben calcato in testa, mi permetto di fare qualche considerazione a favore della tenuta in testa del nostro bel cappello. Quando ero ASC alla SMA di Aosta, estate 1960, alla domenica ci portavano inquadrati alla Messa in una chiesa dietro la caserma ed entrando il cappello si toglieva. Vi era però una sostanziale differenza con gli alpini in congedo e cioè che eravamo in divisa, perchè cappello o non cappello si vedeva lontano un miglio che eravamo alpini in armi. Il caso nostro è completamente diverso perché l’unico segno distintivo è proprio il cappello e tolto quello, di divisa non resta proprio niente. Quindi secondo me il cappello è la divisa e non va tolto. Inoltre vi è una bella differenza tra il vedere alcune file di alpini nei primi banchi con la penna nera ben in vista e invece un gruppo di cittadini qualsiasi. Mi ricordo che all’adunata di Roma, in piazza S. Pietro, quando siamo stati ricevuti in udienza dal Papa, vi era un mare di centomila penne nere che al solo vederle valeva la pena di essere andati a Roma. In quel caso piazza S. Pietro era paragonabile ad una chiesa e alla fine anche il Papa si è messo in testa un cappello con i gradi da generale. Il nostro cappello è oltretutto una specie di microchips perché da esso si può capire il corpo, il grado, i reparti dove si è servito ed è una specie di presentazione non parlante del soggetto che lo porta. Non vedo proprio leggere la preghiera dell’Alpino da un alpino senza cappello e tantomeno portare i doni all’Offertorio da dei civili qualsiasi perché il cappello è rimasto sulla sedia. Forse si può, non si deve, togliere al momento di fare la comunione, ma ho visto spesso tenerlo in testa anche in quel momento senza che nessun celebrante abbia avuto a ridire. Concludendo mi pare che a parte con- siderazioni affettive, morali, estetiche e di buon senso, anche secondo la logica “regolamentare” il cappello in chiesa vada tenuto perché deve essere considerato a tutti gli effetti la divisa dell’alpino in congedo. Ricordo che alle reclute insegnavo che a norma di regolamento “un ordine sbagliato o ingiusto non deve essere eseguito”. Meglio sarebbe, secondo me, che per evitare disobbedienze più che giustificate, chi ha emesso l’ordine “sbagliato” se lo rimangi senza troppi drammi o disquisizioni. Gerolamo Fisogni Editore: ANA Sezione di Milano Presidente Giorgio Urbinati Direttore Responsabile: Gianni Papa Redazione: Carlo Barberi Sandro Bighellini Fabiano Folcio Gigi Rodeghiero Giuseppe Semprini Luigi De Finis Gerolamo Fisogni Fabrizio Folcio Quintilio Fostini Luca Geronutti (foto) Antonio Liuzzi Marco Pellavio Giuliano Perini Giorgio Piccioni Sandro Vincenti Hanno collaborato: Silvio e Mario Anselmi Dario Bignami Cesare Camussi Elio Dal Pont Non so quanti di voi hanno ascoltato e visto le immagini che le televisioni e i vari telegiornali hanno trasmesso della figlia del Maresciallo Pezzullo morto in Afganistan. Devo dire che mi hanno colpito la Sua determinazione e lucidità nell'esprimere la convinzione che l'opera umanitaria svolta dal padre in un territorio così martoriato fosse giusta e la volontà di continuare l'opera paterna così tragicamente interrotta. Sono più che convinto che i nostri militari impegnati in operazioni di pace all'estero lo facciano perchè sentono il forte desiderio di fare qualche cosa di utile per i meno fortunati e non certo, come molti pensano e dicono, solo per i soldi. Nel caso poi del Maresciallo Pezzullo se questi valori non li avesse fortemente sentiti, non sarebbe ritornato in quel luogo dopo la terribile esperienza vissuta a Nassyria. Io ho sentito il dovere di rispondere all'appello lanciato dalla figlia che chiedeva a tutti di esporre alle finestre di casa il Tricolore per onorare il padre perchè sono convinto che l'opera che i nostri militari stanno facendo per quelle popolazioni sia degna della nostra riconoscenza. Non sono un politico e neppure militarista, mi ritengo semplicemente un cittadino italiano che ancora crede nei valori della vita e della solidarietà in una società che è purtroppo arida di sentimenti ed è fortemente qualunquista. Antonio Liuzzi Data di chiusura del numero: 10 aprile 2008 Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Milano Direttore responsabile Gianni Papa Aut. Trib. di Milano 14-1-55 nº 3602 del Registro Stampa Prontografing - Milano
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