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2010 © Edizioni EMIMEDIA • IN SALUTE pubblicazione bimestrale • Anno II - n° 8 • maggio/giugno
in salute
bimestrale di informazione
e approfondimento medico
La sindrome
da crepacuore
di Bruno Villari e Quirino Ciampi
Bambini e sole
di Piero Polcino
Mobilità
responsabile
di Dalila Beatrice
Chirurgia
della cataratta
di Giorgio Cusati
IL FEGATO...
QUESTO
SCONOSCIUTO
di Vincenzo Guadagnino
DIPENDENZA
DALL’ALCOL
USCIRNE È POSSIBILE
a cura di Pierluigi Vergineo
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Amaro
disincanto...
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Nicoletta
Cocco
Direttore
responsabile
editoriale
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) da anni individua
nell’abuso di bevande alcoliche un problema prioritario di sanità
pubblica.
L’alcolismo è riconosciuto come uno dei più gravi problemi della
salute pubblica. Negli Stati Uniti è al terzo posto per mortalità dopo
le malattie cardiache e il cancro, in Italia si contano più di quarantamila
vittime all’anno.
Il problema dell’etilismo riguarda entrambi i sessi, di ogni ceto
sociale, tanti i giovanissimi coinvolti.
Quando l’assunzione di alcol è eccessiva e prolungata nel tempo
si manifestano, nell’arco degli anni, una serie di effetti tossici a carico
di tutto l’organismo. Enorme è il potenziale distruttivo di questa droga
apparentemente innocua, sottovalutata e socialmente accettata.
La casa, il lavoro, la precarietà delle relazioni sentimentali,
l’indebolimento dei legami sociali possono contribuire ad alimentare
in un soggetto fragile il desiderio di lasciarsi andare, spesso
rifugiandosi nell’abuso di alcol.
Ciò che la società non accetta, anzi emargina, sono i danni che
l’alcol provoca a breve e lungo termine, rifiutando i messaggi di chi
soffre, di chi, con angoscia, collera, depressione, ricerca d’isolamento,
ci segnala bisogni trascurati.
La nostra è una società che vive con la valigia in mano, sulla corsia
di sorpasso, sempre di corsa, il più delle volte ipocritamente distratta,
indifferente.
Un’indifferenza che può generare nei più fragili un’ulteriore paura:
quella di perdersi nel mondo, in un mondo dove tutti i modi di vivere
sono consentiti, dove tutto, paradossalmente, è apparentemente
realizzabile, dove regna l’incertezza e la precarietà, dove l’alcolista,
che convive quotidianamente con le proprie insicurezze, è alla
ricerca continua di un punto di equilibrio provvisorio dato dal bere
per non pensare, facendo dono di sé alla malattia prima e alla
morte poi.
Eppure, uscire dalla dipendenza da alcol è possibile, come ci spiega
il dott. Pierluigi Vergineo nell’ambito della nostra rubrica dedicata
alla “Neuropsichiatria”: in questo numero, infatti, il dott. Vergineo
ci propone un interessante articolo e una toccante testimonianza su
questa delicata problematica.
Numeri utili
Comune di
GINESTRA
DEGLI SCHIAVONI
Via Porta Nuova - c.a.p. 82020
centralino 0824 961002 - Fax 0824 961261
www.comune.ginestradeglischiavoni.bn.it
[email protected]
SINDACO
CONSIGLIO
Zaccaria Spina
Antonio Martucci
Emilia Derano
Alessandro Mansueto
Assuntino Antonucci
Pasquale Colabelli
Antonio D’Agostino
Antonio Esposito
Roberto Zullo
GIUNTA
Pasquale Martucci vice sindaco
Leopoldo Martucci assessore
Giovanni Casamassa assessore
Edi Barile assessore
Renewable
Energies Museum
Per prenotazioni
visite guidate
museo e parchi
ginestresi
0824.961002
GINESTRA
DEGLI SCHIAVONI
“IL PAESE DEL SOLE
E DEL VENTO”
- Distretto Sanitario SAUT 118
Tel. 0824 961020
- Carabinieri Tel. 0824 960000
- Farmacia Tel. 0824 961174
Associazioni presenti
- Banda Musicale
GinestrAriano
- Circolo Arci-Ulsp
- Associazione culturale S. Pio
- Comitato E...state con noi
Santo Protettore
- San Biagio (3 febbraio)
Altre feste
- Sant’Antonio (13 giugno)
- Sant’Antonio “Grande”
(terza domenica di luglio)
- Madonna dell’Assunta
(15 agosto)
- Madonna del Rosario
(Prima domenica di ottobre)
- Festa del Ringraziamento
(Prima domenica novembre)
- Festività Ogni Santi
Commemorazione defunti
Commemorazione
caduti in guerra
(1-4 novembre)
- Festa dell’Emigrante
(1-20 agosto)
il comitato
tecnico scientifico
Prof. Italo Ardovino
Medico Chirurgo, Specialista
in Ostetricia e Ginecologia.
Dal 1976 al 2004 primario
ginecologo dell’Ospedale
“Sacro Cuore di Gesù”
Fatebenefratelli di Benevento.
Dal 2005 Direttore dell’Unità
Operativa di Ostetricia e
Ginecologia dell’Ospedale
“San Giuseppe Moscati” di
Avellino.
Professore presso la Scuola
di Specializzazione in
Ostetricia e Ginecologia
della II Università di Napoli.
Consigliere Nazionale della
Società di Endoscopia
Ginecologica Italiana (SEGI).
Prof. Franco Rengo
Ordinario di Geriatria all'Università Federico II di
Napoli. Direttore della Scuola di Specializzazione
in Geriatria.
Responsabile dell'Unità Operativa Geriatrica del
Policlinico di Napoli.
Clinica universitaria: dipartimento di medicina
interna, geriatria, patologia
cardiovascolare e immunitaria.
Specialità di eminenza: medicina riabilitativa,
cardio e neurogeriatria.
Prof. Giuseppe Catapano
Medico Chirurgo Specializzato in Neurochirurgia.
Dal 1991 al 2002 ha lavorato presso l’Ospedale
“Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni
Rotondo come assistente di neurochirurgia fino al
1995 e come aiuto fino al 2002.
Dal settembre 2002 ricopre la carica di Direttore
dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia
presso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento.
Ha effettuato vari stages formativi in Italia ed
all’estero. È particolarmente specializzato sulle
patologie neoplastiche e vascolari del sistema
nervoso centrale.
Prof. Bruno Villari
Medico Chirurgo Direttore del
Dipartimento di Medicina e
di Struttura Complessa, Unità
Operativa di Cardiologia/UTIC/Emodinamica
dell’Ospedale “Sacro Cuore
di Gesù” Fatebenefratelli di
Benevento.
Professore in “Terapia in Unità
Coronarica e nelle Emergenze
Cardiologiche” presso la
Scuola di Specializzazione in
Cardiologia dell’Università
degli Studi Magna Graecia,
Germaneto (CZ).
Dottore di Ricerca in Fisiopatologia Cardiovascolare.
Fellow della Società Italiana
di Cardiologia Interventistica.
maggio - giugno 2010
5
GIUNTA PROVINCIALE
Mario Collarile
Francesco Lonardo
Antonio Furno
Giancarlo Stefanucci
Antonio Meola
Giacomo Verdicchio
Salvatore Follo
Carlo Di Rienzo
Monica Mascolini
Gianni Varricchio
Giovanni Zampetti
Domenico Costanzo
Paquale Viscusi
Giovanni La Motta
Aldo Cusano
Reno Giannantonio
Gianni dell’Aquila
Francesco Fiorillo
Francecso Iazeolla
Mario Signoriello
Mario Raffio
Raffaele Raffio
Massimo Parente
Costantino Viscione
Enzo D’Aronzo
Presidente
Vice Presidente Vicario (FSN-FIDAL)
Vice Presidente (TECNICO-FIS)
Componente (FSN-FIPAV)
Componente (ATLETA-FIGC)
Componente (FSN-FIR)
Componente (EPS-CSI)
Componente (DSA-FIGB)
Componente (FSN-CIP)
Coordinatore Tecnico Provinciale
Fiduciario Cooptato Comune di S. Giorgio del Sannio
Fiduciario Cooptato Comune di S. Marco dei Cavoti
Fiduciario Cooptato Comune di Frasso Telesino
Rapporti CONI/PROVINCIA
Presidente UNVS - Veterani Sportivi
Coordinatore Commissione Benemerenze Sportive
Rapporti con la Presidenza
Presidente Comit. di Ateneo per lo Sport - Università del Sannio
Esperto in Giunta
Revisore dei Conti
Consulente Provinciale per l’Impiantistica Sportiva
Vice Consulente Provinciale per l’Impiantistica Sportiva
Segretario Provinciale Coni
Dipendente CONI - Web Master
Rapporti Associazione Stelle al Merito Sportivo
ATTIVITÀ - SERVIZI - CONSULENZE
Registro Nazionale delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche
Corsi di Formazione per Dirigenti e Tecnici con la Scuola Regionale dello Sport
Attuazione Progetti di Autonome Iniziative per la Promozione Sportiva
Consulenza Fiscale e Legale a sostegno delle Società Sportive
C.A.S. - Centri di Avviamento allo Sport
G.S.S. - Giochi Sportivi Studenteschi
G.d.G. - Giochi della Gioventù
Gioco Sport
Fiduciari Comunali CONI
Impiantistica Sportiva
Istituto Credito Sportivo
Sito WEB
Via A. RIVELLINI ingresso 5 - Tel. 0824 64786 - Fax 0824 361499
www.conibenevento.it - e-mail: [email protected]
sommario
2010
maggio - giugno
10
Bruno Villari e Quirino Ciampi
43
La sindrome
da crepacuore
14
Vincenzo Guadagnino
45
Il fegato...
questo sconosiuto
20
Malattie sessualmente
trasmesse (MST)
Micosi vulvo-vaginali
47
49
50
Carlo Rinaldi
53
Complicanze
della malattia diabetica
36
Ugo Dell’Unto
Sclerosi multipla
Come “sdoppiarsi”
per credere che il malato
sia l’altro
39
Dalila Beatrice
Immigrazione e salute
Progetto “PASS” in Campania
Intervista al dott. Morrone
Roberto Perrotti
Navigando a vista
Abuso e dipendenza da Internet
Chirurgia
della cataratta
31
Pierluigi Vergineo
“L’alcol mi ha tolto tutto”
Testimonianza
di un ex alcolista
Piero Polcino
Giorgio Cusati
Pierluigi Vergineo
Dipendenza dall’alcol
Uscirne è possibile
Bambini e sole
28
Pasquale Grimaldi
Dalila Beatrice
Mobilità responsabile
Un diritto alla vita e alla salute
in termini di sicurezza stradale
e difesa ambientale
23
Pasquale Grimaldi
Chiediamolo
al medico di famiglia
Danila Carlucci
Mozzarella di bufala
Conosciamola meglio
56
Gennaro Cardone
Il punto di vista
58
L’ESPERTO RISPONDE
in salute
bimestrale di informazione
e approfondimento medico
anno II - n. 8
aut. Tribunale di Benevento
n. 1 del 6 febbraio 2009
iscr. R.O.C. 12294
direttore responsabile
Nicoletta Cocco
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direttore editoriale
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Dalila Beatrice
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edito da
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redazione
Via Castellano 21, Benevento
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e videoimpaginazione
Emimedia Benevento
stampa e allestimento
Pieffe Industria Grafica
distribuzione
FLY Comunication
I collaboratori, tutti, svolgono la loro mansione in
modo autonomo e completamente gratuito. La
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eventuali variazioni, omissioni e/o inesattezze delle
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memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma,
sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopie,
ciclostile, senza il permesso scritto dell’editore.
maggio - giugno 2010
7
le firme in vetrina
Dott. Ing. Dalila Beatrice
Ingegnere Civile
esperto in Trasporti
e Mobilità Stradale.
Giornalista.
Coordinatore editoriale
di In Salute
Dott. Gennaro Cardone
Direttore
Automobile Club
Benevento
Dott.ssa Danila Carlucci
Dirigente Responsabile Servizio
Veterinario Igiene degli alimenti presso
l’ASL BN1 di Benevento. Prof.ssa
di Applicazioni Biotecnologiche,
Agrarie e Zootecniche presso la
Facoltà di Scienze MM.FF.NN.
dell’Università degli Studi del Sannio,
corso di laurea in Biotecnologie.
Dott. Quirino Ciampi
Cardiologo.
Responsabile dell’Unità Operativa
Semplice di “Diagnostica
cardiologica noninvasiva” presso
l’UOC di Cardiologia
dell’Ospedale “Sacro Cuore di
Gesù” Fatebenefratelli di Benevento
Dott. Giorgio Cusati
Medico Chirurgo Specializzato in
Oftalmologia.
Consulente chirurgico per l’Imperial
Healtcare di Dubai U.A.E.
Primario della Divisione di
Oculistica presso la Clinica
“Gepos” di Telese Terme (BN).
Dott. Ugo Dell’Unto
Medico Chirurgo Specializzato in Ortopedia
e Traumatologia. Responsabile dell’U.O. di
Medicina dello Sport dell’A.O. “G. Rummo”
di Benevento. Responsabile dell’S.S. di
Preospedalizzazione dell’A.O.R.N. “G.
Rummo” di Benevento. Vice Presidente
dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla
Sezione Provinciale di Benevento
Dott. Pasquale Grimaldi
Medico Chirurgo Specializzato in
Medicina Interna.
Medico di Medicina Generale presso
il distretto n. 17 dell’ ASL BN1.
Consigliere presso l’Ordine dei
Medici Chirurghi di Benevento (già
vice Presidente).
Segretario Provinciale FIMMG
Dott. Vincenzo Guadagnino
Medico Chirurgo Specializzato
in Malattie Infettive
Malattie del Fegato e vie biliari.
Responsabile del Servizio di
Epatologia Clinica presso la Casa
di Cura “San Francesco” di Telese
Terme ( BN )
Dott. Roberto Perrotti
Responsabile Diagnosi e
Clinica Psicologica
UOSM Puglianello ASL BN 1
Autore Gruppo Editoriale
Guida
Prof. Bruno Villari
Medico Chirurgo Direttore del
Dipartimento di Medicina e di
Struttura Complessa, Unità
Operativa di
Cardiologia/UTIC/Emodinamica
dell’Ospedale “Sacro Cuore di
Gesù” Fatebenefratelli di
Benevento
la trovi
Dott. Carlo Rinaldi
Medico Chirurgo Specializzato in
Endocrinologia e Malattie del
Ricambio.
Responsabile U.O.S. di Medicina
d’Urgenza e O.B. e
dell’Ambulatorio di Endocrinologia
e Diabetologia dell’Ospedale
“Sacro Cuore di Gesù”
Fatebenefratelli di Benevento
Dott. Pierluigi Vergineo
Medico Chirurgo
Specializzato in Neurologia.
Lavora come Psichiatra
nell’Ambulatorio di Alcologia
– Servizio
Tossicodipendenze presso
l’ASL BN1 di Benevento
la prima rivista
medico-scientifica
tutta sannita
GRATIS IN FARMACIA
e on line su
EMIMEDIA.IT
le firme in vetrina
Dott. Piero Polcino
Specialista in Pediatria.
Esperto di sub-specialità pediatriche
quali: Allergo-Immunologia;
Dermatologia; Malattie delle alte
e basse vie respiratorie.
Responsabile Ambulatorio di
Dermatologia Pediatrica presso
l’A.O. “G. Rummo” di Benevento
La sindrome
da crepacuore
di BRUNO VILLARI e QUIRINO CIAMPI
Bruno Villari
10
maggio - giugno 2010
Sembra un infarto, ma non lo è. Si chiama
sindrome di Tako-Tsubo o cardiomiopatia da
stress ed è una malattia rara, che all’inizio
veniva confusa con l’assai più comune (e più
pericoloso) infarto del miocardio.
I pazienti arrivano in pronto soccorso con i
caratteristici sintomi dell’infarto: dolore acuto
al petto, un elettrocardiogramma con le alterazioni tipiche e il rilascio di quegli enzimi
associati con la frequente malattia del cuore.
Ma appena si effettua una coronarografia per
cercare la lesione responsabile dei sintomi
(come per l’infarto miocardico acuto in cui una
ostruzione di un vaso crea la sofferenza del
muscolo cardiaco irrorato) non si trova nessuna lesione coronarica.
La prima descrizione di questa sindrome risale
al 1991 in Giappone ed il nome Tako-Tsubo
deriva dal vaso usato per la pesca dei polipi
- Figura 1 -, che richiama la forma del ventricolo sinistro con l’estesa acinesia con
“balloning” della porzione apicale - Figure 23. Infatti la caratteristica peculiare della malattia
è una estesa e transitoria acinesia della porzione medio-apicale del ventricolo sinistro Figure 2-3 freccia.
Molti l’hanno anche definita “sindrome da
crepacuore” o da cuore spezzato perché
“innescata” da un trigger che si associa nella
quasi totalità dei casi a forti stress emotivi,
come per esempio lutti con la perdita di familiari
cari, litigi familiari, frustrazioni al lavoro, incidenti stradali, attacchi di panico o anche forti
stress fisici come dolore, induzione dell’anestesia.
La sindrome di Tako-Tsubo colpisce soprattutto le donne in
un periodo successivo alla menopausa, quando non sono
più protette dall'ombrello ormonale estrogenico.
Altra caratteristica peculiare di questa sindrome, che poi
consente di fare la diagnosi differenziale con le altre malattie
(infarto, miocarditi ecc.) è la completa reversibilità del quadro
clinico-strumentale: infatti la sindrome di Tako-Tsubo è
caratterizzata dalla completa reversibilità delle gravi alterazioni
della funzione del cuore (che invece nell’infarto per via della
formazione di cicatrice permangono per sempre). La completa
risoluzione delle alterazioni e della acinesia apicale del
ventricolo sinistro avviene nell’arco di pochi giorni fino a
qualche settimana
“senza lasciare
traccia”. Sono stati
descritti in letteratura
pochissimi casi di
recidive.
Non è ancora nota la
eziologia della TakoTsubo. Tra le ipotesi
più accreditate oggi
c’è:
FIGURA 1
1. Spasmo delle coronarie epicardiche, tuttavia esistono dati estremamente
variabili di inducibilità di spasmi coronarici durante esami
angiografici nei casi in letteratura.
2. Spasmo micro vascolare, per la presenza di alterazioni
della riserva coronarica.
3. Danno diretto dei miociti catecolamino-mediato: per la
presenza durante le fasi attive della malattia di elevati livelli
circolanti di catecolamine.
Altro punto ancora controverso è perché proprio nella regione
apicale del ventricolo si ha la regione acinetica con la
formazione di “balloning”.
Le ipotesi attualmente presenti in letteratura sono legate al
contenuto di noradrenalina ed alla densità recettoriale:
1. L’apice del ventricolo sinistro presenta una aumentata
risposta alla stimolazione adrenergica e quindi più sensibile
agli incrementi dei livelli circolanti di catecolamine.
2. L’apice del ventricolo sinistro ha una limitata riserva
elastica.
3. La regione apicale ha un circolo coronarico relativamente
Quirino Ciampi
Molti l’hanno
anche definita
“sindrome da
crepacuore” o da
cuore spezzato
perché
“innescata” da un
trigger che si
associa nella
quasi totalità dei
casi a forti stress
emotivi, come
per esempio lutti
con la perdita di
familiari cari,
litigi familiari,
frustrazioni al
lavoro, incidenti
stradali, attacchi
di panico o anche
forti stress fisici
come dolore,
induzione
dell’anestesia
maggio - giugno 2010
11
FIGURA 2
“I nostri
studi
hanno
dimostrato
che esiste
una
stagionalità
nella
presentazione
clinica della
Tako-Tsubo
con una
maggiore
incidenza
nel periodo
estivo
(65%
dei nostri
casi)
e durante
le prime ore
della mattina
(51%)”
12
Ventricolografia
limitato. Le complicanze acute della malattia come lo scompenso
cardiaco, lo shock, la presenza di gravi aritmie ventricolari, la formazione
di un trombo all’apice del ventricolo sinistro o più raramente la rottura
della parete del cuore sono gravissime anche se la percentuale di morte
è circa del 2% (percentuale bassa se rapportata alla gravità della
presentazione d’esordio della malattia).
Il nostro gruppo in
collaborazione con
numerosi altri centri
italiani (Tako-Tsubo
Italian Network) ha
pubblicato
sull’argomento diversi
articoli su prestigiose
riviste interazionionali
di Cardiologia (Journal
American College of
Cardiology, Journal of
FIGURA 3
Cardiovascular MeEcocardiografia
dicine, Chest).
I nostri studi hanno dimostrato che esiste una stagionalità nella presentazione clinica della Tako-Tsubo con una maggiore incidenza nel periodo
estivo (65% dei nostri casi) e durante le prime ore della mattina (51%).
Inoltre, abbiamo dimostrato come l’età abbia un ruolo importante nella
presentazione Tako-Tsubo e nelle complicanze acute. Infatti le persone
anziane (abbiamo considerato nel nostro studio una età > 65 anni)
hanno una presentazione anomala della Tako-Tsubo, perché molto
spesso manca un vero e proprio trigger emotivo o fisico, poi perché la
presentazione clinica è molto più grave con un più elevato numero di
complicanze acute, rispetto ai soggetti più giovani.
maggio - giugno 2010
Il fegato
questo sconosciuto
di VINCENZO GUADAGNINO
Il fegato ricopre un ruolo metabolico
di primo piano, fondamentale per il
corretto funzionamento dell’intero
organismo. Se ne parla poco, eppure
è un organo che merita mille
attenzioni, tante quante sono le
funzioni che svolge.
Virus, alcol, droghe, farmaci, ecc.
rappresentano le minacce più insidiose
per il fegato, per non parlare poi
degli stili di vita, come sedentarietà
ed eccesso di alimentazione, che
lentamente ed inesorabilmente
compromettono la sua salute.
Ci sono alcune cose che possiamo
fare, altre che possiamo evitare: la
formula vincente rimane comunque la
prevenzione!
14
maggio - giugno 2010
Gli italiani sono al primo posto a livello
europeo per numero di casi di patologie
croniche del fegato che hanno assunto
sempre più il ruolo di “malattie sociali”, malattie
che nella maggior parte dei casi possono
durare molti decenni in modo subdolo ed
asintomatico e che spesso sono legate a stili
di vita e a comportamenti a rischio (tab. 1).
E’ pertanto importante che le persone siano
informate e sensibilizzate ad adottare
comportamenti corretti sfatando antichi tabù
e smitizzando false credenze. Talora il
pregiudizio porta il paziente a sottacere il suo
problema di fegato, perché teme che sia
considerato la conseguenza di scelte di vita
errate. Bisogna vincere timori e pregiudizi:
bastano semplici accertamenti per verificare
la presenza di molte forme di epatopatia che
possono essere curate, vi è spazio per lo
studio dei meccanismi di progressione
TABELLA 1
della malattia e per la ricerca mirata a
• 20 milioni di Italiani soffrono di steatosi epatica
ritardarne o prevenirne lo sviluppo. Ma
• 700.000 italiani sono affetti da epatite cronica
prima di trattare le singole patologie credo
da virus B
che sia indispensabile conoscere meglio
• 1.500.000 italiani sono portatori cronici del virus C
questo incredibile organo e riassumere
• 600.000 italiani sono affetti da cirrosi epatica
quelle che sono le sue principali attività.
• 40.000 italiani sono affetti da tumore maligno
L’etimologia di fegato profuma di fichi; il
del fegato (epatocarcinoma)
vocabolo latino della grossa ghiandola è
• 21.000 italiani deceduti ogni anno
iecur, termine di origine indoeuropea,
per cirrosi o epatocarcinoma
che nell’uso quotidiano viene prima
affiancato e poi sostituito da (i)ficatum
molte delle sostanze che sono prodotte
(= dei fichi), quindi da ficatu, e infine da
nel nostro organismo devono passare
fegato. Nell’antica Mesopotamia il fegato
sotto il suo controllo prima di poter
era sede dell’anima e gli indovini, per
proseguire. Ha come compito
capire il futuro lo scrutavano per trarne
fondamentale quello di drenare il sangue
degli auspici; è stato considerato fin
di provenienza intestinale, catturarne le
dall’antichità la sede del coraggio,
sostanze nutritive in esso contenute
dell’ardimento e dell’audacia, tant’è che
derivanti dalla dieta,
ancora oggi dopo secoli e secoli
metabolizzarle e distribuirle
si dice che una persona leale
agli altri organi. (fig. 1).
e coraggiosa “ha fegato, è
Il fegato è sicuramente
un uomo di fegato” e di
l’organo più generoso
chi arriva fino alla
del nostro organismo,
temerarietà si dice che
un lavoratore
è “sfegatato”.
instancabile, essenziale
Per gli antichi greci era
per la buona salute ed
la sede delle passioni,
indispensabile alla vita;
particolarmente dell’amore
svolge mansioni di
sensuale e dell’ira: si rode il
magazziniere (funge da
fegato chi non è sicuro della
deposito di nutrienti,
propria vita, chi perde una
come il glicogeno e il
buona occasione, chi invidia
ferro, di diverse vitamine,
la buona sorte altrui.
soprattutto la B12 e quelle
Il fegato è certamente l’organo
liposolubili), di spazzino (è
che possiede tra le più
l’organo più attivo nei processi
complesse ed in parte
FIGURA 1
di detossificazione), di
misteriose funzioni del
produttore e distributore di energia
corpo umano: organo unico, con i suoi
(elabora le sostanze alimentari e ne
1.500 grammi rappresenta la ghiandola
produce di nuove per sopperire a
più grande del corpo, è strategicamente
specifiche esigenze dell’organismo), di
localizzato a livello della parte alta
autotrasportatore (sintetizza molte
dell’addome destro, e tutto quanto giunge
proteine plasmatiche), di controllore del
nel nostro corpo dall’esterno ed anche
maggio - giugno 2010
15
D’altra parte,
traffico (regola le varie
un’alimentazione sana
vie metaboliche anche
ed equilibrata, ricca di
grazie alla produzione
antiossidanti, lo aiuta
di ormoni). E’,
a sbarazzarsi delle
insomma, il laboratorio
sostanze tossiche,
chimico del nostro
senza che gli epatociti
organismo. (fig. 2).
subiscano danni
Ovviamente, per
importanti. (fig. 3).
quanto efficace esso
Fra le varie attività
sia, il fegato non può
biologiche svolte le più
certo fare miracoli. Se
importanti sono:
la quantità di tossine
- Funzione
da trattare è
metabolica: il fegato
eccessiva, la sua
interviene nel
capacità depurativa si
FIGURA 2
metabolismo della
satura e tali sostanze
massima parte dei costituenti biochimici
ritornano nel circolo sanguigno con tutto
dell’organismo, in particolare la sua
il loro carico di pericolosità. L’eccesso di
funzione è determinante per il
alimentazione è uno dei motivi del suo
metabolismo di proteine, zuccheri, grassi,
malfunzionamento perché impedisce al
vitamine ed ormoni.
fegato di impegnarsi anche nella
- Funzione detossicante: l’azione
detossificazione dell’organismo, oltre che
detossicante del fegato su varie sostanze
nella sintesi e nell’elaborazione dei
pericolose per l’organismo si esplica
nutrienti.
attraverso complesse attività chimiche,
che possono sia modificare le varie
sostanze originali, sia legarle ad altre
sostanze che fungono da trasportatori;
inoltre questi stessi processi
biochimici sono utilizzati
anche per metabolizzare
molti farmaci e proprio
perché la maggior parte
di questi viene
rielaborata a livello
epatico, talvolta alcuni
farmaci possono
diventare lesivi per la
cellula epatica,
determinando danni
anche gravi.
- Produzione della
bile: la bile è una
soluzione acquosa
FIGURA 3
16
maggio - giugno 2010
dando luogo a quella che viene chiamata
prodotta dalle cellule epatiche che ha
cirrosi.
come principale funzione quella di
permettere l’assorbimento intestinale dei
I principali fattori lesivi per il fegato o epatolesivi,
grassi alimentari e delle vitamine
come si dice in termini tecnici, sono:
liposolubili (A - D - E - K). Inoltre anche
• Agenti infettivi (ad esempio: virus,
la bilirubina, (sostanza
batteri, parassiti),
che residua dalla
principalmente virus che
distruzione dei globuli
sono di solito chiamati
rossi) viene in massima
con le lettere
parte escreta nella bile,
dell’alfabeto (A, B, C, D,
di cui determina il
E, G);
caratteristico colore. Da
• Sostanze tossiche
quanto fin qui esposto è
(ad esempio: farmaci,
evidente la miriade di
alcol, sostanze
funzioni a cui il fegato è
chimiche);
preposto e che per
• Patologie di altri
lavorare in questo modo
organi (ad esempio:
deve essere pronto a
cardiopatie, malattie
rispondere a qualsiasi
metaboliche, tumori).
richiesta che deve poi
Ora abbiamo le idee più
FIGURA 4
soddisfare all’istante.
chiare di quanto sia
Questo perfetto operaio può però
importante quest’organo, e per
ammalarsi molto più spesso di quanto
comprendere ancor più la sua complessità
pensiamo. (fig. 4).
basti pensare che attraverso la dialisi
La sua dimensione è tale che solo il 30%
possiamo sostituire la funzione dei reni,
circa è necessario per svolgere le funzioni
attraverso l’ossigenazione del sangue
cui è preposto. Ne deriva che i primi
possiamo far fronte ad una insufficienza
sintomi di malattia epatica si
respiratoria anche grave, il cuore può
manifesteranno solo quando più del 70%
smettere di battere ma le macchine cuore
delle cellule epatiche sia stato in qualche
polmone sono comunque in grado di
modo danneggiato, cosa che richiede
sostituire almeno per un pò di tempo la
tempo. Inoltre il fegato è l’unico organo
sua azione.
del nostro organismo che rigenera, cioè
Ebbene non esiste uno strumento capace
è in grado, come le code delle lucertole,
di sostituire il fegato nelle sue funzioni.
di ricrescere. Purtroppo, però, soprattutto
Sappiamo che è impossibile viverci senza,
quando i fattori lesivi che lo aggrediscono
e che la sua salute è uno dei fattori più
lo fanno in modo costante e cronico, senza
importanti nella qualità della vita di ognuno
dare segnali di allarme, e ciò purtroppo
di noi; per questo motivo è fondamentale
accade molto spesso, la crescita del
conservarlo il più possibile sano e
fegato può essere anomala e dare luogo
funzionante.
a grosse cicatrici che sconvolgono tutta
Nel prossimo numero parleremo di
l’anatomia e la circolazione dell’organo,
STEATOSI EPATICA
“ Il tuo fegato ti fa vivere, lascia vivere il tuo fegato ! ”
18
maggio - giugno 2010
Mobilità
responsabile
Un diritto alla vita e alla salute
in termini di sicurezza stradale
e difesa ambientale
di DALILA BEATRICE
Non vi è alcun dubbio che l’evoluzione dei sistemi di trasporto abbia
migliorato sensibilmente la vita delle persone, facilitando gli spostamenti
e favorendo l’economia, ma, come spesso accade, l’altra faccia della
medaglia non è affatto rosea, rivelando effetti tutt’altro che trascurabili, sia
sulla sicurezza stradale, con conseguenze in termini di perdita di vite umane
di circa 5.000 persone all’anno dovuta agli incidenti stradali, sia perché i
sistemi di trasporto producono un insieme di danni all’ambiente circostante,
in parte dovuti all’impatto che le infrastrutture di trasporto hanno sul territorio
durante la fase di costruzione e nel corso della loro vita, e in parte prodotti
dal traffico veicolare, in prevalenza da quello stradale: rumore, sottrazione
a usi alternativi di una parte notevole delle aree urbane non edificate, ma
soprattutto inquinamento dell’aria, un problema, questo, su cui oggi è
dedicata particolare attenzione in tutto il mondo industrializzato per i pericoli
che esso presenta per la salute dei cittadini e per i danni che arreca alle
altre specie viventi (animali e piante) e ai monumenti delle città.
La sfida odierna è dunque quella di rendere gli spostamenti sempre più
sicuri e sostenibili, una sfida, questa, che è stata oggetto di discussione
20
maggio - giugno 2010
nel corso della “Conferenza Provinciale sulla Mobilità Sostenibile e la Sicurezza dei Trasporti”
che si è tenuta lo scorso marzo a Benevento: l’evento si è pregiato di interventi autorevoli
da parte di esponenti politici, tecnico-scientifici e istituzionali, che con la loro esperienza e
competenza hanno offerto ai presenti un interessante e costruttivo momento di analisi e
confronto su una problematica tanto attuale quale quella della mobilità.
Nell’ambito delle tematiche strettamente inerenti la mobilità sostenibile, il convegno si è
particolarmente caratterizzato per l’intervento del dott. Antonio Coppola, amministratore
delegato ARCSS (Agenzia Regionale Campana per la Sicurezza Stradale) e dirigente generale
ACI Area Sud, che ha parlato della mobilità responsabile, intesa come sintesi tra il diritto
alla mobilità, quale risorsa fondamentale e strumento irrinunciabile per la crescita e lo sviluppo
dell’intera società, con il primario diritto alla salvaguardia della vita, in termini di sicurezza
stradale e rispetto dell’ambiente.
“La nuova etica della mobilità fondata sulla responsabilità, promossa dall’Automobile Club
– ha spiegato Coppola – significa rispetto delle regole e dell’ambiente,
scelta razionale del mezzo di trasporto da usare, assunzione di comportamenti di guida corretti e maturi,
consapevolezza di vivere in un contesto comune in cui
la libertà di ciascuno va armonizzata con quelle degli
altri. Ma, mobilità responsabile significa anche Amministrazioni responsabili (dallo Stato agli enti locali e
istituzionali) per progetti economicamente sostenibili,
eventualmente con il ricorso al partenariato pubblicoil dott. ANTONIO COPPOLA
privato e con verifica dell’efficienza delle diverse soluzioni.
Bisogna, inoltre, contribuire alla formazione di una nuova
cultura degli strumenti di mobilità che incentivi l’uso
collettivo o condiviso delle quattro ruote, la diffusione del
trasporto pubblico e l’adozione di soluzioni che comportino
l’impiego di veicoli ad emissione zero.
Necessita anche favorire una diversa cultura del territorio,
unita a un riassetto del sistema delle infrastrutture. Occorre,
cioè, un salto di qualità in termini di progetti, realizzazione
e gestione per restare al passo con le esigenze di sviluppo
e per ridurre i rischi connessi ai disagi del traffico”.
Nel suo intervento, Coppola ha fatto un quadro della situazione
maggio - giugno 2010
21
odierna, spiegando che lo sviluppo della
motorizzazione ha prodotto inevitabilmente
una serie di effetti negativi che costituiscono
il vero problema per chi oggi vuole difendere
ed esercitare il diritto alla mobilità, primo fra
tutti la congestione (un effetto di cui Benevento non risente particolarmente poiché il
valore della densità veicolare è al di sotto
della media nazionale, un dato coerente
con le condizioni socio-economiche del
territorio).
Soffermandosi sul problema della sicurezza
stradale, Coppola ha spiegato che si tratta
di un problema di natura culturale in primis,
ma anche economica, con significative ricadute sulla collettività: la sinistrosità stradale,
infatti, comporta per le casse dello Stato un
danno in termini di costi sociali di oltre 30
miliardi di euro all’anno!
Dagli ultimi dati Aci-Istat è emerso che nel
2008 il numero degli incidenti stradali sulle
strade provinciali del Sannio è ridotto del
56% rispetto al 2007: un dato, questo, estremamente confortante nonché significativo,
perché riflette la sensibilità e l’attenzione
che la nostra Provincia ha dedicato nei
confronti delle problematiche connesse alla
sicurezza stradale. Un risultato che colloca
il Sannio in quarta posizione nazionale in
questa speciale classifica e che, proprio
nell’ambito della conferenza, è valso la
consegna della “Targa Blu 2009” al presidente della Provincia di Benevento, Aniello
Cimitile. Tuttavia c’è ancora molta strada
da fare in tal senso, perché, come ha dichiarato Coppola, “l’obiettivo della mobilità
responsabile richiede tempo, politiche, servizi e infrastrutture allo stato insufficienti
rispetto alle esigenze della collettività; l’etica
della mobilità deve fondarsi su un sistema
di regole condivise, che sollecitino al senso
di responsabilità per sé e per gli altri”.
Preservare il diritto alla mobilità significa
dunque preservare il diritto alla vita, per
questo la mobilità responsabile, che coniuga
il diritto alla vita e il diritto alla salute in
termini di sicurezza stradale e difesa
dell’ambiente, è una vera e propria mission
da perseguire strenuamente e la cooperazione tra soggetti pubblici e privati insieme
all’integrazione delle politiche settoriali in
un quadro condiviso e coordinato costituiscono gli aspetti decisivi per il successo di
questa mission!
Bambini e sole
di PIERO POLCINO
Il sole è la più importante
fonte di energia per ogni
essere che vive sul pianeta
Terra e di conseguenza è
un fattore di benessere generale per l’organismo umano, tra l’altro migliora nettamente svariate malattie
della pelle: psoriasi, dermatite atopica, lichen planus,
eczema da contatto, etc.
Tuttavia l’eccessiva esposizione solare può causare
danni alla pelle in grado di
provocare:
a) TUMORI (Melanomi,
Carcinomi)
b) FOTODERMATOSI (malattie caratterizzate da ipersensibilità alla luce solare)
c) INVECCHIAMENTO CUTANEO PRECOCE
Poiché è ormai ampiamente
dimostrato da studi scientifici accurati che oltre il 50%
della quantità totale di radiazioni ultraviolette (UVBUVA) si prende nei primi 18
anni di vita, è fondamentale
che i genitori prendano cognizione che i bambini vanno protetti adeguatamente.
maggio - giugno 2010
23
fototipo 4 (pelle bruna-olivastra, capelli ed occhi
neri)
- Variabili climatico/ambientali
Sono riferite alle zone geografiche a più o meno
forte irraggiamento solare ed al relativo clima
(ventoso, umido) in cui ci si va ad esporre al
sole.
PROTEZIONE
L’uso di misure di protezione quali
creme solari, cappellini con visiere,
magliette di cotone ampie e dai
colori chiari è dimostratamente
utile. Queste misure vanno però
integrate in una strategia completa
di fotoprotezione che prenda in
considerazione anche le capacità
naturali di difesa della pelle e le
variabili climatico/ambientali.
- Capacità naturali di difesa della
pelle (fototipo)
Questa capacità è geneticamente
determinata ed è correlata al grado
di pigmentazione naturale della
cute (colore chiaro o scuro). In un
crescendo di passaggio da pelle
molto chiara a pelle molto scura,
si va dal fototipo 1(pelle molto chiara, capelli biondissimi o rossi, occhi
chiari ed efelidi -macchioline cutanee quasi simili alle lentiggini-) al
24
maggio - giugno 2010
REGOLE COMPORTAMENTALI
Considerando quindi nella strategia complessiva
di fotoprotezione tutti i fattori che ho elencato,
le regole che consiglio per una corretta esposizione al sole sono:
1) Usare la massima cautela, o meglio, non
esporre direttamente i bambini di età inferiore
ai sei mesi di vita;
2) Per i bambini di età superiore ai sei mesi
evitare di esporli nelle ore centrali della giornata
(11.00-16.00); nelle altre ore del giorno se si sta
al sole per più di venti minuti, utilizzare una
crema solare con indice di protezione 10, max
20. Va ricordato, infatti, che già una protezione con indice 5 riduce del 75% le radiazioni
solari eritemigene e che una protezione 20,
le riduce del 95%. Le creme con indice da 20
a 100 le possono ridurre al massimo di un altro
4%, immettendo però nella pelle una quantità
sempre maggiore di “sostanze chimiche”, in
proporzione diretta all’aumento dell’indice di
protezione stesso. Per tal motivo non le prescrivo
mai.
3) L’esposizione al sole deve essere sempre
graduale,si favorisce così una naturale, giusta,
progressiva produzione di melanina (il pigmento
che ci fa abbronzare) che “affiora” dallo strato
profondo a quello superficiale della pelle non
prima di 3 giorni di esposizione, evitando nel
contempo di rischiare scottature.
4) Ancor più nei primi giorni, associare alla crema
protettiva, come già accennavo prima, altri fattori
di protezione quali cappellino con visiera, maglietta di cotone ampia e dai colori chiari e nei
bambini più grandi occhiali da sole.
5) Più si fanno vacanze
nei paesi vicino
all’equatore (paesi e isole
equatoriali, o luoghi esotici
alla moda) più i raggi solari
sono perpendicolari alla
terra e hanno quindi una
maggiore intensità. Se
invece si va in alta montagna, causa una maggiore limpidezza dell’aria,
un minor grado di umidità
e in presenza di neve, le
radiazioni sono alla stessa
maniera più intense ed inoltre vi è un
ulteriore potenziamento di irraggiamento,
perché ai raggi diretti del sole si aggiungono quelli riflessi dalla neve stessa.
6) Allo stesso modo acqua e sabbia potenziano l’irraggiamento per cui non
vanno fatti bagni di durata superiore ai 1520 minuti, intensificando le misure di protezione, come ripetere l’applicazione della
crema solare dopo ogni bagno e ricordando
nel contempo che anche se si sta sotto
l’ombrellone la sabbia circostante riflette
almeno il 50% dei raggi solari.
7) Prestare attenzione: alle giornate di
velata nuvolosità, perché i raggi ultravioletti raggiungono comunque la superficie terrestre. E’ esperienza di molti ritrovarsi scottati dopo una giornata di cielo
“coperto”; alle giornate con molto vento,
perché non avvertendo il caldo intenso,
si è portati ad esporsi per più tempo,
rischiando di scottarsi molto più facilmente
(sono i raggi infrarossi che scaldano e
non gli ultravioletti).
8) La protezione di una crema solare,
anche senza bagnarsi, non può durare
oltre le due ore e pertanto va riapplicata
con la stessa frequenza. Le creme solari
con la dicitura resistente all’acqua possono essere utili per aumentarne la persi-
26
maggio - giugno 2010
stenza sulla pelle, ma non
durano “un’intera
giornata”, perché comunque sono portate via
dal sudore.
9) Non applicare creme
antistaminiche (usate
erroneamente come preventive/curative per punture di insetti), nè creme
profumate prima
dell’esposizione al sole,
perché danno facilmente
reazioni irritative o allergiche cutanee.
10) Alcuni particolari farmaci possono
causare reazioni indesiderate o potenziare
l’effetto dei raggi solari se assunti prima
o durante l’esposizione al sole. E’ indispensabile informarsi se qualsiasi farmaco
che si sta o si vuole prendere controindichi
l’esposizione.
11) Infine, evitare o limitare al massimo
l’esposizione di soggetti più a rischio
di sviluppare tumori cutanei quali:
a. soggetti con fototipo 1;
b. soggetti con storia di importanti, ripetute,
pregresse scottature cutanee;
c. soggetti con familiarità in parenti di primo
grado per melanoma o carcinoma cutaneo.
Concludendo queste mie brevi e sintetiche
note sul rapporto su bambini e sole,
l’applicazione da parte dei genitori (certamente con una buona dose di pazienza
ed altrettanto giusta dose di ferma determinazione) di queste regole può far sì
che i propri bambini usufruiscano dei
benefici effetti del sole senza subirne
quelli dannosi.
Nel mio quotidiano rapporto professionale
con genitori e bambini mi piace dire: il sole
va considerato come un ottimo farmaco,
ma come tutti i farmaci se preso in dosi
eccessive può arrecare solo danni.
Chirurgia
della cataratta
La cataratta è, nella maggior parte dei casi, un
disturbo legato al processo di invecchiamento
dell’occhio. A differenza di molte altre malattie
la medicina ha fatto pochissimi progressi nella
terapia medica, attualmente non esiste un trattamento medico realmente efficace per ridurre
o prevenire lo sviluppo della cataratta, nonostante alcuni farmaci siano usati a tale scopo.
Una volta presente una riduzione di vista provocata da una cataratta, l’unico modo per
recuperare la nitidezza delle immagini
è l’asportazione chirurgica.
Alla luce delle sempre più innovative
tecniche chirurgiche e
dell’interessante novità costituita
dalla possibilità di effettuare
l’intervento in anestesia topica,
come ci spiega il dott. Giorgio
Cusati, va certamente rivista, al
giorno d’oggi, la comprensibile
titubanza dei pazienti nell’affrontare
un intervento di cataratta.
di GIORGIO CUSATI
La cataratta consiste nella progressiva
opacizzazione di una lente che si trova
all’interno dell’occhio che si chiama
cristallino.
Quando tale opacità determina una
consistente diminuzione della acutezza
visiva bisogna procedere all’estrazione
del cristallino ed alla sua sostituzione
con una lente artificiale.
28
maggio - giugno 2010
Attualmente l’intervento di
lenti accomodative o multifocataratta si effettua in anecali, che consentono il recustesia topica (mediante inpero della funzionalità visiva
stillazione di gocce di anesenza l’ausilio di occhiali, sia
stetico), è ambulatoriale e
nella visione da lontano che
subito dopo il paziente è in
in quella da vicino.
grado, quasi immediataNaturalmente il cristallino più
Cristallino naturale
mente, di riprendere le proidoneo da impiantare è inprie attività.
dividuato dal chirurgo oculista
La tecnica operatoria utilizza
che opera la scelta consigli ultrasuoni che frantumano
derando le caratteristiche
il cristallino e ne consentono
anatomiche ed il profilo
l’aspirazione attraverso miprofessionale del paziente.
croincisioni dell’ordine dei
L’intervento è indolore e le
due millimetri (chirurgia micomplicanze possibili sono
IOL Intra Ocular Lens
croincisionale).
ormai rare e legate prevaIl cristallino naturale viene sostituito con
lentemente alla eccessiva “maturazione”
una lente artificiale IOL (Intra Ocular Lens)
della cataratta che, essendo in tal modo
che può avere svariate caratteristiche: dalla
molto dura, richiede una maggiore energia
più semplice IOL monolocale di utilizzo
ultrasonica per essere frantumata.
comune, alle lenti di alta qualità ottica con
E’ opportuno pertanto farsi consigliare dal
superfici asferiche e trattamenti anti UV,
proprio specialista di fiducia il momento
fino ad arrivare alle recenti ed innovative
giusto per l’intervento.
Complicanze
della malattia
diabetica
di CARLO RINALDI
Il diabete può determinare
complicanze acute o croniche.
Le complicanze acute sono
più frequenti nel diabete tipo
1 e sono in relazione alla
carenza pressoché totale di
insulina ma possono anche
presentarsi nel DM tipo 2.
Chetoacidosi diabetica
Si tratta di una complicanza
caratterizzata da una concentrazione eccessiva di
corpi chetonici nel sangue
dovuta alla carenza di insulina e all’eccesso di glucagone (ormone prodotto
sempre dal pancreas ed
avente una azione opposta
a quella dell’insulina) tipica
del DM di tipo 1 e scatenata
da forti stress (infezioni,
traumi, interventi chirurgici,
ecc.).
In condizioni normali i trigliceridi (alcuni tipi di grassi
del nostro organismo) vengono immagazzinati in par-
ticolari lipoproteine con funzione di trasporto (VLDL);
nelle condizioni di digiuno e di eccesso di glucagone
accompagnato a deficit di insulina si attiva la via di
formazione di alcune sostanze dette corpi chetonici: il
passaggio di questi nel sangue è alla base dell’acidosi
metabolica che si può sviluppare nei pazienti affetti da
DM e l’eliminazione attraverso il respiro di uno di questi
corpi chetonici (acetone) porta a quel caratteristico
odore di mela marcia dei soggetti diabetici in questa
fase di scompenso.
Si ritrovano livelli molto elevati di glicemia (tra i 500 e
i 700 mg/dl) e glicosuria (glucosio nelle urine) con
notevole disidratazione (perdita di liquidi), dolori addominali, anoressia (mancanza di appetito), vomito,
nausea.
In questa fase non va commesso un errore molto
comune: pensare di trovarsi di fronte a una patologia
gastroenterica e conseguentemente sospendere la
somministrazione di insulina.
Ipoglicemia
L’ipoglicemia, altra complicanza acuta del DM, è una
condizione generalmente percepita dal soggetto diabetico, specie quando i valori glicemici scendono al di
sotto dei 50 mg per 100 ml. Questa condizione provoca
infatti il rilascio di una serie di ormoni che, dopo la
comparsa di un generale senso di debolezza dovuto
alla sofferenza del sistema nervoso centrale, stimolano
il corpo a reagire. Si osservano così sintomi come
maggio - giugno 2010
31
tremori, palpitazioni, fame intensa, pallore,
salivazione e convulsioni. Se non trattata
in tempo, l’ipoglicemia può condurre al
coma ipoglicemico, che compare generalmente quando la concentrazione di glucosio nel sangue scende al di sotto dei
20 mg/dl e si protrae per molto tempo
(Figura 1 e 2).
La comparsa della classica sintomatologia
è comunque legata, oltre al valore assoluto
della glicemia, alla tolleranza individuale
ed alla velocità con cui il tasso glicemico
si abbassa. Tanto più il calo è repentino,
tanto più facile sarà l’insorgenza dei sintomi appena descritti, anche con valori
glicemici vicini alla norma.
Le cause di questa molto comune complicanza sono rappresentate generalmente da: erronea assunzione di farmaci ipoglicemizzanti orali e/o d’insulina (eccessivo
dosaggio); ridotta o mancata assunzione
di cibo dopo la consueta terapia antidiabetica; intenso, prolungato e non preventivato esercizio fisico.
FIGURA 1
FIGURA 2
32
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Coma ipersmolare non chetosico
Caratteristico del DM di tipo 2, si osserva
per lo più in pazienti anziani nei quali la
condizione diabetica è aggravata da eventi
ricorrenti (per es. infezioni o ictus cerebrale
o altri eventi acuti) e la capacità di bere
è menomata così da rendere impossibile
il compenso alla diuresi osmotica.
La sintomatologia è caratterizzata da uno
stato confusionale fino al coma e, se non
trattato, fino alla morte (che comunque
sopraggiunge anche nella metà dei pazienti tempestivamente trattati). Sempre
presente glicosuria eccessiva (sopra i
1000 mg/dl). La chetoacidosi è assente,
perché la concentrazione di insulina nella
vena porta è sufficientemente alta da
prevenire la piena attivazione della formazione dei corpi chetonici a livello del fegato.
I livelli nel sangue degli acidi grassi liberi
sono generalmente più bassi che nella
chetosi del DM tipo 1. Nella terapia di tale
forma di coma occorrono molti litri di
soluzioni saline isotoniche, seguiti da
ipotoniche e poi anche da soluzioni glucosate al 5%, quando la glicemia raggiunge livelli normali. Anche l’insulina è necessaria, ma a dosi più basse rispetto al
coma chetoacidosico del DM tipo 1.
Nel diabete mellito tipo 2 le complicanze
acute, come già detto, sono piuttosto rare
mentre sono molto frequenti le complicanze
croniche che riguardano diversi organi e
tessuti dell’organismo, tra cui gli occhi, i reni,
il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici.
Tra le complicanze croniche ricordiamo:
• Retinopatia diabetica: è un danno a
carico dei piccoli vasi sanguigni che irrorano la retina, con perdita finale delle
facoltà visive: microaneurismi, emorragie,
essudati cotonosi fino a distacchi della
retina (Figura 3 e 4). Inoltre, le persone
diabetiche hanno maggiori probabilità di
degli arti inferiori, soprattutto del piede, a
sviluppare malattie oculari come glaucoma
causa dei carichi che sopporta. Questo può
e cataratta.
rendere necessaria l’amputazione degli arti
• Nefropatia diabetica: si tratta di una
e statisticariduzione
mente costituprogressiva
isce la prima
della funzione
causa di amdi filtro del
putazione degli
rene che, se
arti inferiori di
non trattata,
origine non
può condurre
traumatica.
alla insuffiFIGURA 3
• Complicienza renale
canze in
fino alla negravidanza:
cessità di
nelle donne in
dialisi e/o tragravidanza, il
pianto del rene.
diabete può
determinare
• Malattie
conseguenze
cardiovaFIGURA 4
avverse sul
scolari: il rifeto, da malformazioni congenite a un
schio di malattie cardiovascolari è da 2 a
elevato peso alla nascita, fino a un alto
4 volte più alto nelle persone con diabete
rischio di mortalità perinatale.
che nel resto della popolazione causando,
nei Paesi industrializzati, oltre il 50% delle
Nel prossimo articolo prenderemo in conmorti per diabete. Questo induce a considerazione alcuni aspetti socio-economici
di questa diffusissima patologia e parleresiderare il rischio cardiovascolare nel
mo anche dell’autocontrollo.
paziente diabetico pari a quello assegnato
a un paziente che ha avuto un evento
cardiovascolare.
• Neuropatia diabetica: è una delle complicanze più frequenti e secondo
l’Organizzazione Mondiale della Sanità
si manifesta a livelli diversi nel 50% dei
diabetici. Può causare perdita di sensibilità, dolore di diversa intensità e danni
agli arti, con necessità di amputazione
nei casi più gravi. Può comportare, quando
interessa il Sistema Nervoso autonomico,
disfunzioni del cuore, degli occhi, dello
stomaco ed è una delle principali cause
di impotenza maschile.
• Piede diabetico: le modificazioni della
struttura dei vasi sanguigni e dei nervi possono causare ulcerazioni e problemi a livello
Sclerosi multipla
COME “SDOPPIARSI” PER CREDERE
CHE IL MALATO SIA L’ALTRO
di UGO DELL’UNTO
36
Oggi, spesso, all’età di 52 anni ripenso a cosa mi è
successo e di come sarebbe potuta, o doveva, cambiare la mia vita. Tutto è iniziato una sera del 1981.
Giovane ed in dirittura d’arrivo per la laurea, ero stato
invitato ad un compleanno. Come sempre “mi stavo
radendo”, ma improvvisamente una visione doppia.
Spaventato, cercai la più banale spiegazione, incolpai
la stanchezza, lo studio, ecc. Nonostante ciò andai
alla festa. L’indomani mi rivolsi ad un oculista che mi
diagnosticò una paresi da “freddo” di un muscolo
esterno dell’occhio. Mi cullai su questa diagnosi e
convissi con tale difetto. Dopo anni, un “vecchio”
oculista mi diagnosticò una “neurite ottica retro
bulbare”. Questa diagnosi voleva significare sclerosi
multipla.
Neo laureato, in “apparente” buona salute, praticante
“tutti” gli sport, cancellai volontariamente questa
diagnosi dalla mia mente.
Molti anni dopo si evidenziarono altri sintomi, che mi
riportarono alla mente la diagnosi del “vecchio oculista”
che non avevo voluto accettare. Da allora sono trascorsi anni e per “autodifesa” convivo con un altro
Ugo affetto da sclerosi multipla. In questi anni ho
continuato a vivere. Assisto l’altro Ugo nelle visite e
ricoveri nei vari Istituti Neurologici in cui veniva e
viene curato. Oggi come medico e Vice Presidente
dell’A.I.S.M. (Associazione Italiana Sclerosi Multipla)
ho pensato che non fosse giusto aiutare solo l’altro
Ugo, ma tutti quelli nella stessa situazione. La signora
Fernanda Matarazzo, Presidente per 15 anni della
Sezione Provinciale di Benevento, ha egregiamente
diffuso in Provincia gli ideali associativi e la solidarietà
per gli ammalati. Oggi con la Presidenza della signora
maggio - giugno 2010
Antonia Pizzo si inverte la rotta: non è più
l’ammalato ad andare verso l’Associazione
ma è questa a “stanarlo” e ad andare verso
di lui.
Il progetto dell’Associazione è iniziato con la
sua presentazione alle Istituzioni tramite i
mass media, la stampa, i social network. La
seconda fase è quella di ricercare i malati,
associati e non, far capire loro che
l’Associazione gli è vicina, aiutandoli in tutto
e non lasciandoli mai soli. Importante è la
diffusione capillare della nostra idea. Se il
malato sente la necessità di essere aiutato,
può farlo tramite la nostra e-mail, il social
network, venendo in Associazione, telefonando alla rivista. Noi ci siamo per aiutarlo, deve
solo chiedere, saremo noi a raggiungerlo. La
nostra opera è perfettamente volontaria e
gratuita. Tutte le associazioni di volontariato
cercano fondi, ma a noi servono per erogare
servizi. Stiamo lavorando per l’istituzione di
un pool di industriali che consorziandosi possa
finanziarci. Abbiamo creato un sinergismo tra
l’Associazione, l’U.O.C. di Neurologia
dell’Azienda Ospedaliera “G. Rummo” diretta
dal Dott. Michele Feleppa, l’U.O.C. di Riabilitazione dell’Azienda Sanitaria Locale diretta
dal Dott. Maurizio Nespoli e l’U.O.C. di Riabilitazione diretta dal Dott. Luigi De Lorenzo.
Importante è anche l’organizzazione di progetti, tra cui quello del “Lavoro all’ammalato”
che non l’ha mai avuto o l’ha perso per la
malattia, in collaborazione con l’Assessorato
alle Politiche Sociali nella persona di Luigi
Scarinzi. Ultimamente stiamo cercando di
collaborare con altre istituzioni di volontariato.
Oggi per i malati stiamo pensando di istituire
corsi di ippoterapia gestiti dagli stessi ammalati. Abbiamo tanti progetti, ma soprattutto
abbiamo bisogno della collaborazione dei
malati. Cercheremo di far tesoro delle loro
idee e delle loro necessità.
Chiedo agli altri Ugo: stateci vicino perché
con la vostra forza vi aiuteremo!
Immigrazione e salute
PROGETTO “PASS” IN CAMPANIA
Intervista al dott. Aldo Morrone
di DALILA BEATRICE
Nel luglio 2009 fu proposto dall’INMP
(Istituto Nazionale per la promozione della
salute delle popolazioni migranti e per il
contrasto delle Malattie della Povertà) alla
A. O. “G. Rummo” di Benevento di partecipare al “Progetto per la promozione
dell’accesso della popolazione immigrata
ai servizi socio sanitari e lo sviluppo delle
attività di informazione e orientamento
socio-sanitario nelle ASL Italiane” (Pass),
un progetto a carattere nazionale bandito
in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; la proposta
fu subito accolta e l’Azienda ha coordinato
in Campania la formazione di 12 mediatori
culturali con una specifica preparazione in ambito sociosanitario.
Sul progetto Pass abbiamo
rivolto alcune domande al
dott. Aldo Morrone, Direttore
Generale dell’INMP.
Dott. Morrone, come
nasce e in che consiste il progetto
Pass?
Il progetto Pass,
avviato nel 2009
con il coinvolgimento di oltre 100
strutture sanitarie
in tutta Italia (Asl, aziende ospedaliere,
policlinici, ecc.), è il primo progetto nazionale che nasce all’interno del Ministero
del Lavoro, del Welfare e della Salute con
l’intenzione di formare mediatori culturali
in grado di mediare tra la domanda di
salute dei migranti a maggior rischio di
esclusione sociale e i nostri servizi sanitari,
affinché queste persone possano accedere in maniera più agevole al servizio
sanitario nazionale.
Qual è l’obiettivo che si prefigge questo
progetto?
L’obiettivo è quello di cercare di aprire le
frontiere a tutti partendo dalla sfida che
pone l’immigrazione nel nostro Paese,
e in Europa in generale, per far si che
il servizio socio-sanitario (che ormai ha
quasi 32 anni ed è all’avanguardia a
livello mondiale) sia rimodulato e quindi
diventi più accessibile a chi ne ha
più bisogno: in questo
modo c’è una netta riduzione dei costi, c’è un
miglioramento non
solo dell’efficacia, ma
anche dell’efficienza,
e soprattutto migliora
la qualità di vita di
tutte le persone che
hanno avuto in
maggio - giugno 2010
39
questi anni difficoltà ad accedere al servizio sanitario. Si tratta sostanzialmente
di un’operazione straordinaria, un progetto
sul quale il nostro Ministero della Salute
ha voluto investire risorse ingenti sia dal
punto di vista finanziario, che dal punto
di vista strutturale e professionale.
Questo è il primo progetto in Europa che
viene realizzato per far si che le persone
a maggior rischio di esclusione sociale
(persone senza fissa dimora, disoccupati,
pensionati a reddito minimo, ecc.) accedano al servizio sanitario nazionale con
una utilizzazione appropriata.
Cosa intende per utilizzazione appropriata?
Utilizzazione appropriata significa evitare
gli sprechi nella sanità (lo spreco dei
farmaci e di prestazioni sanitarie assolutamente inappropriate) con l’eliminazione
delle prescrizioni assolutamente inutili e
dannose, significa una riduzione delle
prescrizioni farmacologiche, significa un
miglioramento della qualità del rapporto
tra medico e paziente all’interno dei contesti culturali e sociali che il paziente vive:
più il paziente vive una condizione di
marginalità, più è necessario che egli
abbia un ottimo rapporto col servizio sociosanitario, un servizio, insomma, che migliori la qualità di vita e soprattutto la
dignità di queste persone.
Ci può fare un esempio pratico?
In Campania, per esempio, sto cercando di
rimodulare i servizi di pronto soccorso: se
riesco a realizzare dei servizi territoriali per i
codici bianchi o per i codici verdi, farò in modo
che al pronto soccorso non ci sia più
un’utilizzazione inappropriata di persone che
in realtà non solo non hanno bisogno del
pronto soccorso, ma in questa maniera sono
di intralcio a chi ne avrebbe realmente bisogno.
Qual è stata la risposta della Campania
e del resto d’Italia a questo progetto?
In Campania il progetto sta andando particolarmente bene perché ha superato la
fase della formazione dei mediatori culturali attraverso 200 ore di formazione teorica e 200 ore di training on the job, ovvero
di attività pratica all’interno di tutte le
aziende del servizio sanitario pubblico
della regione Campania.
La risposta è stata brillante, in particolare
da parte dei coordinatori, dei docenti e
dei tutors di questi mediatori culturali.
In questa operazione abbiamo coinvolto
più di 250 mediatori culturali (adesso ce
ne sono circa 300 in tutta Italia), abbiamo
avuto grande successo in Friuli Venezia
Giulia, in Veneto, in Piemonte, in Lombardia, c’è stata insomma una grande risposta, maggiore di quanto non immaginassimo, anche perché dal punto di vista
organizzativo si è trattato di uno sforzo
enorme e quindi merito all’ospedale
“Rummo” di Benevento che ha voluto farsi
carico in prima persona della gestione di
questo progetto della Campania.
w w w . g e s e s a . i t
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Tel. 0824.963892 - Fax 0824.963836
TELESE TERME Ufficio Clienti
Tel. 0824.903131 - Fax 0824.901605
Zona Industriale Pezzapiana - Benevento
ottica russo
occhiali lenti a contatto
protesi oculari apparecchi scientifici
via perasso, 8/12 - tel. e fax 0824 316626 - 82100 Benevento
via goduti, 4 - tel. e fax 0824 482050 - 82100 Benevento
PREVENZIONE
Chiediamolo
al medico
di famiglia
a cura di PASQUALE GRIMALDI
Un’opinione
sulla pillola abortiva RU 486
Gentilissimo dott. Grimaldi,
seguo assiduamente la sua rubrica, la
stimo moltissimo e, da mamma con
due figlie di 22 e 24 anni, vorrei conoscere la sua opinione sulla pillola abortiva RU 486 e quali sono i provvedimenti adottati in merito dalle nostre
aziende sanitarie locali.
Cordiali saluti
Pina - Benevento
Gentilissima Signora Pina,
innanzitutto la ringrazio per la stima
che ha nella mia persona.
In merito al suo interessante quesito, le
posso affermare con
assoluta convinzione
che come cattolico e
come medico sono
per la vita e non per
la morte, pertanto non
condivido assoluta-
mente il ricorso all’aborto volontario, né
tradizionale né farmacologico.
Pur tuttavia, laddove si dovessero presentare situazioni di necessaria interruzione
di gravidanza, quali gravi motivi di salute
per la mamma o per il feto, o gravi disagi
sociali, il mio personale consiglio, per
adesso, è quello di ricorrere al
metodo classico, anche perché
l’uso della pillola non è scevro di
complicanze immediate e/o successive.
Per quanto riguarda il secondo
punto della sua domanda, la
informo che l’Azienda Sanitaria BN/1 ed i nostri
ospedali non hanno adottato alcun provvedimento,
quindi a Benevento, ad
oggi, non è possibile
ricorrere all’uso della
pillola abortiva RU 486.
Distinti saluti
maggio - giugno 2010
43
Cerco il medico...
e trovo il sostituto
Caro dott. Grimaldi, so che lei fa
parte del Consiglio dell'Ordine dei
Medici.
Desidero, dunque, sapere quali sono
gli orari che il medico di famiglia
deve rispettare per ricevere i pazienti,
dal momento che il mio è spesso
assente per motivi politici. Io ho 76
anni e le garantisco che raggiungere
lo studio del mio medico non è per
me semplice, quando ci riesco vorrei
essere certo di trovare lui, piuttosto
che il sostituto. Spero in una sua risposta.
Con stima, Felice, Benevento.
Gentile sig. Felice,
gli orari di apertura degli studi professionali
dei medici di Medicina Generale sono
regolati in maniera chiarissima dal comma
5 dell’articolo 36 del ACN (accordo collet-
44
maggio - giugno 2010
tivo nazionale) che recita: lo studio professionale del medico di M.G. deve essere
aperto per 5 giorni alla settimana, preferibilmente dal lunedì al venerdì, con previsione di apertura per almeno due fasce
pomeridiane o mattutine alla settimana e
comunque con apertura il lunedì, secondo
un orario congruo e comunque non inferiore a: 5 ore settimanali fino a 500 assistiti;
10 ore settimanali da 500 a1000 assistiti;15
ore settimanali da 1000 a1500 assistiti.
L’orario di studio è definito dal medico
soprattutto in relazione alle necessità dei
propri assistiti e alla esigenza di assicurare
una prestazione medica corretta ed efficace e comunque in maniera da assicurare il migliore funzionamento
dell’assistenza. Inoltre, sempre nell’articolo
36 al comma 8 si legge:le visite nello
studio medico, fatti salvi i casi d’urgenza,
vengono di norma erogate attraverso un
sistema di prenotazione.
Caro sig. Felice, questo è quanto si legge
nella norma, ma mi permetto di suggerirle
di applicare il suo buon senso e quindi,
prima di recarsi dal suo medico, prenda un
appuntamento telefonico così sarà sicuro
di trovare il suo medico e non il sostituto.
Malattie sessualmente
trasmesse (MST)
Micosi
vulvo-vaginali
a cura di PASQUALE GRIMALDI
Le micosi genitali sono molto frequenti: si
valuta che il 75% delle donne nella loro vita
sviluppino almeno un episodio di candidiasi
vulvo-vaginale, la metà sarà interessata anche
da una recidiva, meno del 5% subirà, invece,
episodi ricorrenti. L’85-90% delle infezioni è
dovuto alla Candida albicans, altri miceti responsabili sono la Totulopsis glabrata e la
Candida tropicalis. Questi lieviti sono patogeni
opportunistici facoltativi presenti sulla cute e
sulle mucose e il tratto intestinale è il più
importante serbatoio.
Vi sono diverse condizioni che possono favorire la colonizzazione della vagina:
• le diete ricche di zuccheri;
• la promiscuità sessuale;
• le terapie corticostreroidee e immunosoppressive;
• alcune patologie come il diabete mellito, il
morbo di Addison, il morbo di Cusching,
l’ipotiroidismo, la leucemia, l’AIDS;
• l’indossare indumenti che non consentono
una buona traspirazione o permettono
l’aumento della temperatura e dell’umidità
delle aree genitali;
• la frequentazione di piscine e palestre;
• l’uso di deodoranti intimi;
• l’assunzione di contraccettivi orali.
La rarità della candida nelle ragazze prima del
menarca e la sua bassa incidenza dopo la
menopausa, suffragano l’ipotesi dell’ormono-
dipendenza di questa infezione. Il meccanismo
con il quale si ha il passaggio dalla forma
asintomatica alla manifestazione clinica è
complesso, pertanto ve lo risparmio. Il sintomo
caratteristico è il prurito vulvare, precoce ed
intenso, con recrudescenza serale e notturna
e si verifica frequentemente in periodo premestruale ed in concomitanza di rapporti sessuali.
Altro sintomo può essere il bruciore vulvare;
la leucorrea, densa, biancastra, con ife e cellule
esfoliate, non maleodorante. L’eritema può
interessare sia le piccole che le grandi labbra,
ma può estendersi anche alla regione perianale
ed alla parte interna delle cosce. L’infezione
da Candida è responsabile di sensibilizzazioni
o reazioni allergiche in pazienti con episodi
ricorrenti di vulvo-vaginiti. L’irritazione vulvovaginale è causa frequente di disuria, stranguria, pollachiuria e dispareunia. Il partner può
accusare irritazione pruriginosa al glande e al
meato uretrale. Per la diagnosi i sintomi enunciati non sono specifici, quindi per una diagnosi
di certezza occorre praticare un tampone vaginale. La terapia, infine, deve esser instaurata
solo in relazione ai segni e ai sintomi. Le misure
terapeutiche comprendono la correzione di
qualsiasi fattore di rischio predisponente e
l’uso di farmaci antimicotici, sia per uso topico
che per via generale. Si consiglia il trattamento
simultaneo della coppia per evitare la trasmissione sessuale.
maggio - giugno 2010
45
NEUROPSICHIATRIA
Dipendenza
dall’alcol
Uscirne possibile
a cura di PIERLUIGI VERGINEO
E’ noto che l’uso di bevande alcoliche
interessa tutte le nazioni e tutte le epoche
della storia in quanto l’uomo ha sempre
cercato di alleviare la fatica del vivere, la
sofferenza, l’ansia ed il dolore attraverso
sostanze psicoattive:
- Nell’Odissea si legge che a Telemaco,
durante la ricerca del padre Ulisse venne
offerta, per rendere gradevole il riposo,
il “Nepente”, una bevanda a base di vino
e oppio;
- Gli operai delle piramidi
egiziane bevevano birra per
alleviare la fatica;
- L’imperatore Vespasiano
nel II secolo d.c., per
motivi di ordine pubblico,
per far cessare i Baccanali (processioni per
onorare Dioniso caratterizzate da musica, canti e
bere smodato che si concludevano quasi sempre con
risse e violenze) ordinò,
come Nerone per i cristiani, di crocifiggere
circa 20.000 seguaci del Dio Bacco.
- Con l’avvento della distillazione (intorno
all’anno Mille da parte degli arabi) e la
diffusione dei super-alcolici, nell’Europa
cristiana delle crociate, l’etilismo
peggiorò ulteriormente.
L’alcol quindi è una droga con
la quale conviviamo da millenni
e che ha sviluppato un’elevata
tolleranza sociale.
Anche se in Italia i morti sono
oltre quarantamila l’anno,
l’allarme sociale è molto inferiore rispetto alle altre
sostanze.
In questa intervista, Giovanni (il nome è di fantasia) spiega di come la
sua esistenza sia stata
distrutta dal bere. Sposato e divorziato due
volte, cinque figli, ha
subìto ricoveri drammatici
maggio - giugno 2010
47
in ospedale ove è stato salvato miracolosamente. La sua rinascita iniziò con la
frequenza ai Gruppi AMA (auto mutuo
aiuto). Si tratta di incontri settimanali di
circa 2 ore con famiglie con problematiche alcol-correlate. Questi gruppi, come
quelli degli alcolisti anonimi, hanno le
seguenti finalità:
- rompere l’isolamento che l’alcolista
crea intorno a sé;
- creare la possibilità di stabilire nuove relazioni sociali;
- consentire l’espressione del dolore;
- permettere di essere compresi dagli
altri;
- ribaltare la propria crisi in opportunità di cambiamento e di crescita;
- sviluppare l’autostima e attivare meccanismi di solidarietà.
Il gruppo è alla “pari”. Non c’è un capo,
un leader.
Esiste solo un operatore-facilitatore che
non ha intenti terapeutici ma solo organizzativi (si occupa della sala, degli inviti
alle famiglie, della durata degli interventi).
Quando ci si riunisce si forma un cerchio
(mandala) e ognuno parla in prima persona della propria esperienza che diventa
storia, racconto, presa di coscienza,
cultura antropologica.
Nella mia lunga esperienza di operatore
di gruppo AMA ho riscoperto l’importanza
dei legami, dei rapporti umani e la forza
della parola.
Ho visto persone disperate ritrovare il
sorriso, recuperare la parola e la forza
dei sentimenti, riprendersi la vita e la
famiglia.
Giovanni adesso è un operatore di gruppo.
Giovanni non è più un problema, ma
grazie alla sua umanità e capacità di
empatia è una grande risorsa per la
nostra comunità.
C
TI M O NI
OL
ES
SPECIA
LE
E X- AL
IS T A - T
L’alcol mi ha tolto tutto, l’amore, l’affetto
di 5 figli e la dignità. Ora che ho finito il
percorso dell’astinenza, combatto contro
l’etilismo. La mia soddisfazione più grande
è quella di strappare le persone dalla
bottiglia. Adesso sono un pensionato delle
Ferrovie e vivo solo, nonostante due matrimoni e cinque figli. Avevo imboccato il
tunnel della dipendenza iniziando con un
bicchiere di whisky con gli amici. Senza
accorgermene, sono diventato dipendente
sino a oltre una bottiglia di grappa al
giorno. Nei primi anni di matrimonio bevevo in modo equilibrato. Poi è stato un
crescendo. Ero conscio che non dovevo
superare certi limiti, ma non ci riuscivo.
Appena sveglio, prima di andare a lavorare, sorseggiavo due o tre bicchieri di
scotch. Con questo stile di vita più bevi,
più il tuo fisico chiede “benzina”. Sono
arrivato a tracannare di brutto. Purtroppo
Z A DI
UN
“L’alcol
mi ha tolto tutto”
AN
a pagarne il conto non è solo l’alcolista,
ma tutta la famiglia. I miei errori si ripercuotevano sui miei figli. Sono stato un
pessimo padre. Quasi sempre assente.
Ora loro sono adulti, qualche volta ci
sentiamo, ma siamo come estranei.
L’unica compagna che mi rimaneva era
la solitudine. Sono stato isolato. La mia
vita prima del “gruppo” era vuota, senza
passioni che ti scaldano il cuore. Improvvisamente nel silenzio assordante della
mia casa mi resi conto di essere al capolinea. Guardai allo specchio il mio volto
e vidi quello che rimaneva di un uomo.
Decisi di smettere. Mi rimboccai le maniche. Chiesi al medico di famiglia dove
fosse qualcuno pronto ad ascoltarmi e a
tirarmi fuori dai guai. E’ il 1999 e il gruppo
AMA subito mi sembrò il luogo giusto. Ma
il cammino della sobrietà non è in discesa.
Entravo e uscivo dalle cliniche. Lì mi
disintossicavo, ma poi le crisi di astinenza,
i tremori, la depressione, mi portavano
ad alzare il gomito. Sono stati anni difficili,
ma la voglia di amare e di essere riamato
vince la “dipendenza”. Non potevo deludere gli amici del gruppo ed il medico.
Ora vivo con soddisfazione una esistenza
salubre, finalmente consapevole. Vado
nelle scuole, parlo con gli studenti senza
ipocrisie, senza moralismi. Finalmente
riesco a dipingere e ad esporre le mie
opere. Adesso guardo avanti e mi sento
innamorato.
maggio - giugno 2010
49
PSICOLOGIA
Navigando
a vista
Abuso e dipendenza
da Internet
a cura di ROBERTO PERROTTI
Definire amico uno sconosciuto sembra
essere la novità del momento.
Milioni di persone nel mondo collezionano
un crescente numero di “amici” in pochi
giorni, seduti in poltrona ed
in connessione ad internet.
La novità si
chiama facebook, il
social
network
che Mark Zuckerberg,
studente di Harvard,
ideò per comunicare con i
suoi ex
compagni,
e
di-
50
maggio - giugno 2010
ventato, in pochi anni, uno fra i dieci siti più
cliccati al mondo.
Le ragioni del successo? Massima facilità
di utilizzo, messaggeria istantanea e semplice condivisione di link e di
foto.
Numerosi protagonisti della
politica, dello spettacolo e
dell’industria si sono affrettati,
in questi anni, a realizzare
una propria pagina su Facebook, seguiti da milioni di cittadini comuni.
Tuttavia recenti studi informano che l’ampia
diffusione del network ed il suo impiego
scorretto stanno producendo forme di nuove
patologie.
Molti “navigatori”, benché di diversa età,
entrano in fibrillazione al solo pensiero di
separarsi dalla loro “postazione”, incapaci
di differire, seppur di poco, l’accesso ai dati
sul web. Per essi rimane indispensabile
leggere il messaggio recapitato e seguire,
minuto per minuto, il loro mondo virtuale.
Questo comportamento, secondo indagini
recenti, esprimerebbe un disturbo di tipo
ossessivo associato ad una dipendenza
patologica.
Il disagio, diagnosticato come “Internet
Addiction Disorder”, si caratterizzerebbe
attraverso una prolungata permanenza
dinanzi al computer ed una profonda sofferenza legata al suo distacco.
Per i ricercatori dell’Università di Perugia,
l’uso patologico del web produrrebbe sintomi fisici simili a quelli rivelati nei tossicodipendenti in crisi di astinenza.
Ma c’è di più, almeno due iscritti a Facebook
su dieci ne sarebbero dipendenti e quattro
persone su dieci svilupperebbero abuso e
dipendenza da internet.
Per questo motivo in Italia sei aziende su
dieci hanno introdotto severe limitazioni
all’accesso alla rete ed il Policlinico Gemelli
ha predisposto un protocollo d’intervento
per la cura della patologia.
Ma torniamo al nostro incipit, ovvero all’uso
disinvolto del termine “amicizia”, impiegato,
fra l’altro, tradendo la sua semantica.
Si assiste in rete ad una sorta di
“dipendenza da amici”, meglio, ad una
ricerca di “nuovi contatti“ in Facebook, che
condurrebbe ad una diminuzione della fiducia in se stessi.
Si é valutati dal numero dei contatti on line,
dichiara David Smallwood, psicologo britannico, per il quale la ricerca ossessiva
dell’“amico” aggraverebbe il senso di estraneità e di isolamento da parte dell’utente.
Gli fa eco dall’Italia lo psichiatra Giuseppe
Neri, secondo il quale l’uso improprio del
social network attiverebbe nuclei persecutori
fino ad allora latenti.
Tuttavia internet, a dispetto delle ricerche
citate, rimane una magnifica invenzione, a
nuocere non è lo strumento ma l’uso distorto
che se ne fa.
SICUREZZA
ALIMENTARE
Mozzarella
di bufala
Conosciamola meglio
a cura di DANILA CARLUCCI
Di nuovo la mozzarella di bufala campana
è tornata alla ribalta della cronaca.
Alcuni caseifici del casertano sono stati
scoperti ad allungare il latte di bufala con
latte vaccino.
Considerato che il disciplinare di produzione prevede che la
mozzarella di bufala
campana dop (denominazione di
origine protetta)
sia prodotta
esclusivamente
con latte intero
di bufala, si
tratta di
un’ipotesi di frode commerciale ai danni
dei consumatori che acquistano un prodotto diverso da quello che credono (e
pagano).
Come sempre tutto il settore risulta interessato, perché la nostra legislazione, a
differenza di quella americana, non consente di rendere pubblico il nome dei
produttori disonesti ed il consumatore,
non potendo fare un distinguo, non si fida
più di nessuno.
Ma questa volta gli allevatori bufalini della
Piana del Sele, stanchi del nuovo problema, hanno chiesto un marchio territoriale,
Paestum dop, a tutela dei caseifici del
salernitano.
Infatti la mozzarella di bufala campana
dop non si produce solo nel
maggio - giugno 2010
53
Ogni
bufala ha
un nome
che è un
versetto e
i nomi di
una
mandria
di bufale
fanno un
poema.
Rocco
Scotellaro
1940
54
maggio - giugno 2010
casertano, ma interessa anche l’intero territorio della
provincia di Salerno, alcuni comuni della provincia di Napoli, di Benevento (Amorosi,
Dugenta e Limatola), di Latina, di Roma,
di Frosinone, di Foggia e Venafro in
provincia di Isernia.
Non priviamoci di un prodotto così
buono, ma impariamo a scegliere seguendo semplici informazioni.
Il prodotto deve essere acquistato
confezionato all’origine (buste termosaldate, vaschette, bicchieri, ecc…) perché
la vendita del prodotto sfuso è consentita
solo nei caseifici.
Poi accertiamoci che sulla confezione sia presente la dicitura Mozzarella di Bufala Campana DOP
con il relativo marchio che riporta gli estremi del riconoscimento della denominazione di origine (DPCM
10/5/1993) e la Dop (Reg. CE n. 1107/96), oltre che
l’autorizzazione del consorzio di tutela.
Il prodotto è ottenuto da latte di bufala intero fresco,
eventualmente pastorizzato, con aggiunta di sieroinnesto
naturale.
Si conserva, immerso nel liquido di governo, acidulo e
salato, a temperatura di circa 10-12 °C, altrimenti a
temperature più basse la superficie si rompe con fuoriuscita di caseina e quindi intorpidimento del liquido di
governo.
Sulle buste in cui viene confezionata, il produttore
stampa la data di scadenza.
Se è ottenuta da latte crudo, in etichetta troveremo
“prodotto con latte crudo” e la sua conservabilità è di 3
/ 4 giorni.
Una mozzarella fresca presenta aspetto esterno di
colore bianco porcellanato, crosta sottilissima di circa
un millimetro, superficie liscia, mai viscida né a scaglie.
La pasta ha struttura a foglie sottili, priva di occhiature
(buchetti), provocati da fermentazioni gassose o anomale; al taglio si avrà colìo di una lieve sierosità biancastra, grassa, dal profumo di fermenti lattici e il sapore
è caratteristico, di selvatico.
Una volta superato il periodo di conservabilità, la superficie esterna si sfalda, la pasta perde la sua consistenza
e diventa burrosa e il liquido di governo presenterà
frustoli e aspetto torbido.
Oltre alla mozzarella di bufala campana
esistono altre tipologie di prodotto per
cui un decreto del 1998 fa chiarezza
sulla denominazione di vendita.
Se sulla confezione troviamo mozzarella
…. di latte di bufala, si tratta di mozzarella prodotta solo con latte di bufala, ma
proveniente da allevamenti non aderenti
al consorzio di tutela e al posto dei puntini
deve essere indicato un nome di fantasia
o un marchio.
E’ il caso della mozzarella di bufala prodotta in Lombardia.
Invece, mozzarella ….. con latte di
bufala è una mozzarella mista con latte
di vacca e latte di bufala. A rigore deve
indicare la percentuale, ma se questa
non venisse indicata si può fare riferimento all’elenco degli ingredienti, tenendo conto che questi vengono indicati in
ordine di quantità decrescente.
Un esempio è “Mozzarì più gustosa”, un
nuovo prodotto che utilizza sia latte vaccino che latte di bufala: nella lista degli
ingredienti specifica di contenere il 10%
di latte di bufala.
Poi c’è la mozzarella tradizionale, che
è quella che ha ottenuto l’attestazione
di specificità dall’Unione Europea ed è
riconoscibile dalla scritta “Specialità tradizionale garantita”.
Si ottiene da latte intero vaccino senza
essere legato ad una specifica area di
origine.
Così, pur essendo la mozzarella un prodotto tipicamente italiano, l’area di produzione della STG è praticamente estesa
a tutto il territorio dell’Unione Europea.
Infine c’è la Mozzarella o Fiordilatte,
che può avere una qualsiasi delle due
denominazioni, ed è fatta con latte di
vacca che può provenire da tutta Europa.
Buona scelta!
Il punt
di vista
di GENNARO CARDONE
Leggendo il periodico “In Salute” ho
avuto modo di apprezzare gli articoli,
accuratamente dettagliati sulla
sicurezza stradale, a firma della
dott.ssa Dalila Beatrice, e nel contempo
cogliere la sensibilità con la quale Ella
è riuscita a focalizzare alcuni aspetti
e cause delle tragedie quotidiane che
si consumano sulle strade del nostro
Paese, inserendosi abilmente in un
discorso complesso ed articolato che
ACI conduce da circa un secolo con
grande impegno ma anche con notevoli
risultati.
L’ACI, infatti, intervenendo
in maniera forte ed
incisiva anche sul piano
legislativo e
regolamentare già
negli anni 80
proponeva ed otteneva
l’introduzione della
patente a punti che
produceva
immediatamente una
diminuzione degli
incidenti su tutto il
56
maggio - giugno 2010
territorio nazionale.
Successivamente, con azioni forti ed
incisive sul Governo, sollecitava
l’introduzione nel Codice della Strada
dell’obbligo, per gli studenti, del
conseguimento del Certificato di Idoneità
alla guida dei ciclomotori (art 230 CdS).
Anche questo intervento produceva,
nell’immediato, tra i giovani la
consapevolezza che la mobilità è un
diritto, ma è anche una esigenza della
vita collettiva e, come tale, richiede
responsabilità personale nella guida e
rapporto armonico tra libertà e sicurezza.
Ma, per conciliare integralmente la
sicurezza con la libertà connessa alla
mobilità è necessario acquisire anche una
nuova cultura del territorio, rispetto per
l’ambiente ed adeguamento delle
infrastrutture, il che presuppone la
convergenza dell’impegno anche delle
altre pubbliche istituzioni interessate al
problema della MOBILITÀ.
E infatti, il problema della Mobilità è un
problema complesso che investe il sistema
economico, culturale e sociale dovendo
affrontare, tra l’altro:
- il riassetto infrastrutturale;
- il programmatico uso dell’ambiente e
quindi la veicolazione di una nuova cultura
del territorio;
- l’integrazione tra tecnologie della mobilità
e quelle della comunicazione.
Ma l’ACI, pur consapevole dell’impegno
gravoso, continua a promuovere e
diffondere il valore della mobilità,
sollecitando negli utenti della strada
l’esigenza di adottare l’etica di una mobilità
responsabile e nelle istituzioni, la necessità
di individuare opportune soluzioni al
sistema nel rispetto dell’ambiente e della
sicurezza dei cittadini.
?
!
L’esperto
risponde
Questa rubrica è destinata ai lettori che desiderano rivolgersi ai nostri Specialisti
per esporre le loro domande, i propri dubbi su determinate patologie e sulle
problematiche ad esse correlate. Per ogni quesito scrivere a
In Salute - Edizioni Emimedia - Via G. Castellano, 21 - Benevento
oppure inviare una e-mail a [email protected]
Un’antiestetica
peluria
Gentilissimo dott.
Rinaldi, sono una
ragazza di 32 anni e ho
un problema che mi crea
grande disagio: ho
un'eccessiva peluria su
braccia e spalle. Non è
un problema di famiglia,
le chiedo dunque se la
cosa sia riconducibile ad
eventuali miei problemi
endocrinologici. Mi aiuti
a risolvere il problema,
che sto fronteggiando,
da qualche anno, con
ripetute e dolorose
cerette. La ringrazio.
Maria, Morcone
58
maggio - giugno 2010
Cara Maria, in merito al suo quesito le
posso dire che la diagnosi differenziale
tra una semplice ipertricosi (eccessivo
sviluppo di peli in regioni dove
normalmente sono
presenti nel sesso
femminile) ed un irsutismo
(sviluppo di peli con
caratteristiche di tipo
maschile ed in posti dove
normalmente nel sesso
femminile non sono
presenti) è da fare solo
con un esame clinico da
vicino. Certamente alla
base vi può essere una
alterata secrezione
ormonale. Le ripeto che
una corretta valutazione
va fatta solo con un attento
esame obiettivo.
La saluto cordialmente
Dott. Carlo Rinaldi - endocrinologo
Il 6 giugno a Milano si celebreranno i 20 anni della
fondazione
dell’Associazione Donatori
Midollo Osseo Lombardia,
– prima cellula storica
dell’ADMO – per dare un
riconoscimento ai 600 donatori effettivi lombardi che
nel corso di questo periodo
hanno dato la possibilità di
guarire ad altrettanti malati,
ma anche per ringraziare i
più di 70.000 lombardi che
in questi anni si sono iscritti
al registro nazionale dei
donatori.
Dalla fondazione ad oggi si
è fatto e ottenuto molto,
ma la progressiva riduzione
del numero di nuovi donatori degli ultimi anni impone
una nuova e più incisiva
campagna di sensibilizzazione, per poter continuare
a dare una speranza alle
migliaia di malati di leucemia e di altri tumori del sangue che annualmente necessitano di un trapianto
di midollo osseo.
Ventennale ADMO
L’Associazione Donatori Midollo Osseo Regione Lombardia
celebrerà il prossimo 6 giugno, presso il Teatro Nuovo di
Milano - con il patrocinio del Comune di Milano, della
Regione Lombardia e della Provincia di Milano - il 20° anno
della sua fondazione.
L’evento sarà l’occasione per fare un riepilogo dell’attività
svolta e degli importanti risultati ottenuti dal 1990 ad oggi.
Solo in Lombardia possiamo oggi contare sulla
disponibilità di 70.000 donatori e di più di tutta Italia,
avendo contribuito, con la donazione effettiva di più di 600
donatori, alla speranza di salvare altrettante vite, molto
spesso di bambini che altrimenti non sarebbero
sopravvissuti.
Oltre ai donatori effettivi, che nel corso dell’evento
riceveranno un premio per la generosità e il valore sociale
del loro gesto, parteciperanno alla manifestazione le
persone, i preziosi testimonial - come Fabrizio Frizzi,
Tania Cagnotto, Federica Pellegrini, Walter Nudo, Paolo
Maldini - nonché tutte le associazioni che da sempre
si sono impegnate per diffondere l’importante
messaggio di solidarietà sostenuto da ADMO. Saranno
presenti anche diversi attori e cabarettisti noti al grande
pubblico, per allietare la giornata con un sorriso e ricordare
ai convenuti che oltre il buio della malattia ci può essere
la luce della speranza e della guarigione.
Ma la celebrazione del Ventennale vuole essere anche
un momento di riflessione e di pianificazione per il
futuro, che purtroppo dai dati statistici degli ultimi anni
non si presenta così roseo ed entusiasmante. Infatti se
maggio - giugno 2010
59
per i primi quindici anni abbiamo assistito
a un progressivo aumento dei nuovi
donatori, dobbiamo purtroppo rilevare
che negli ultimi 4 anni il numero dei
“generosi” si è man mano ridotto,
rendendo più drammatica la situazione
dei tanti malati che annualmente
bussano alla porta della speranza.
Tutto questo si inserisce in un dato di
fondo ulteriormente preoccupante, ovvero
il numero, in costante aumento, dei
donatori che per ragioni di età stanno
uscendo dal registro nazionale. Ma
l’ADMO che della speranza ha fatto la
propria forza, non ha certo intenzione di
arrendersi alle prime difficoltà, anzi.
Questa celebrazione vuole anche essere
uno sprone per tornare a essere quello
che siamo stati e per fare sempre meglio
quello che in questi anni di attività abbiamo
dimostrato, con la forza della convinzione
e della speranza, di saper fare.
Come si dona
Per poter effettuare un trapianto di midollo
osseo è necessaria la compatibilità’ tra
donatore e paziente.
Le probabilità di compatibilità tra soggetti
di famiglie diverse sono di circa 1 su
100.000.
Per questo servono tanti donatori, perché,
nonostante nel mondo ci siano più di 13
milioni di potenziali donatori, ancora molti
malati (circa il 30% in Italia) non trovano
un donatore compatibile.
Rendersi disponibili alla donazione di
midollo osseo non significa effettivamente
diventare donatori. Per donare in modo
effettivo bisogna essere compatibili con
il ricevente e può capitare di rimanere in
banca dati per più di 10 anni senza essere
chiamati a donare. Addirittura molti,
superata l’età limite per la donazione (55
anni), escono dal registro donatori senza
essere riusciti a donare la vita a un altro
essere umano.
Per chi invece dovesse risultare
compatibile, l’iter clinico è il seguente: si
viene chiamati per un secondo
approfondimento finalizzato a valutare
nel dettaglio la compatibilità. In caso
positivo si procede con un check-up
generale per la massima tutela del
donatore.
A questo punto si può procedere con il
prelievo che può avvenire in due modalità:
1) Prelievo dalle creste iliache
(le ossa del bacino)
Si effettua tramite prelievo di cellule
staminali emopoietiche dalle ossa del
bacino. I tempi di ricovero sono di una
notte con dimissione il giorno dopo e un
paio di giorni di eventuali leggeri fastidi
alla schiena.
2) Prelievo per aferesi
Si effettua come un normale prelievo del
sangue, con la differenza che il donatore
deve assumere per alcuni giorni
antecedenti il prelievo un fattore di crescita
che stimola il rilascio da parte del midollo
osseo delle cellule staminali emopoietiche
utili al trapianto.
In questo caso gli effetti collaterali possono
essere simili a quelli influenzali, ma nulla
più.
Per diventare potenziali donatori, avendo
un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, basta
effettuare un semplice prelievo presso
uno dei centri accreditati in Lombardia
(vedi www.admolombardia.org alla
sezione “La donazione”).
fonte: ufficio stampa
maggio - giugno 2010
61
INGRESSO LIBERO
Nei nove comuni dell’Associazione Colline Moreniche del Garda (Castiglione delle Stiviere,
Cavriana, Medole, Monzambano, Ponti sul Mincio, Pozzolengo, Solferino, Guidizzolo, Volta
Mantovana) tra il 26 e il 30 maggio si terrà un ciclo di conferenze con i più importanti esperti
italiani di tematiche agro-alimentari.
In un ciclo di quattro giornate di conferenze aperte al pubblico - per le quali è stato previsto un
pacchetto turistico che abbinerà agli incontri la scoperta dello splendido e storico territorio
dell’Alto Mantovano - si svilupperanno e approfondiranno le varie sfaccettature dei problemi
alimentari mondiali, tra abusi e carenze, nel contesto di un pianeta in difficoltà e di una popolazione
ancora molto disinformata.
I caratteri distintivi delle precedenti edizioni di Mosaicoscienze, giunto felicemente al suo undicesimo
anno di vita, sono sempre stati da un lato il livello e il rigore delle comunicazioni scientifiche e dall’altro
la piacevolezza degli intermezzi turistici ed enogastronomici.
In una equilibrata alternanza, che ne ha fatto un evento unico nel suo genere, i partecipanti vengono
infatti impegnati in stimolanti incontri di alto contenuto culturale e insieme rilassati dal soggiorno in un
territorio ricco di ameni paesaggi e storici monumenti, ma anche di una antica e varia cultura alimentare.
Essendo il tema a cui è dedicata l’edizione 2010 proprio “L’Alimentazione”, per la prima volta queste
due componenti si fondono, diventando le due facce della stessa medaglia: infatti, se l’argomento “cibo”
evoca problematiche gravi e planetarie come la fame nel mondo, la sostenibilità della produzione agroalimentare, i “cattivi rapporti” con la tavola di anoressici e bulimici o il preoccupante diffondersi dell’alcolismo
giovanile, il “momento convivale” è da sempre anche occasione di gratificazione e socializzazione.
Un’edizione quindi assai particolare, qualificata dagli interventi di illustri esperti, studiosi e divulgatori di
altissima competenza specifica e grande comunicatività, che sapranno rendere conto ai convenuti sullo
stato di fatto dei problemi agro-alimentari e delle patologie comportamentali nella relazione con il cibo.
fonte: ufficio stampa
il programma
MERCOLEDÌ 26/5 - ore 19.00 Monzambano
Cerimonia ufficiale di apertura
62
GIOVEDÌ 27/5
ore 10:00 Castiglione delle Stiviere
Titolo:
“… quando il bere si fa duro,
i duri smettono di bere”
Argomento: L’alcool e i giovani: un problema che
interessa la società di oggi e quella di domani
Relatore: Enrico Tempesta (Roma)
Direttore scientifico dell’Osservatorio
permanente giovani e alcol
GIOVEDÌ 27/5 - ore 21:00 Medole
Titolo:
“Approcci problematici al cibo”
Argomento: Anoressia, bulimia ed altro
Relatore : Riccardo Dalle Grave (Verona)
maggio - giugno 2010
Responsabile dell’Unità funzionale
di Riabilitazione Nutrizionale della Casa
di Cura Villa Garda, e presidente
dell’AIDAP (Associazione italiana
disturbi dell’alimentazione e del peso)
VENERDÌ 28/5 - ore 10:00 Guidizzolo
Titolo:
“… quando il bere si fa duro,
i duri smettono di bere”
Argomento: L’alcool e i giovani : un problema che
interessa la società di oggi e quella di domani
Relatore : Enrico Tempesta (Roma)
Direttore scientifico dell’Osservatorio
permanente giovani e alcol
VENERDI 28/5 - ore 17:00 Ponti sul Mincio
Titolo:
“La sfida del terzo millennio”
VENERDÌ 28/5 - ore 21:00 Guidizzolo
Titolo:
“Scienza in cucina”
Argomento: Due secoli di scienziati ai fornelli, dal Conte
Rumford alla gastronomia molecolare
Relatore : Dario Bressanini
Ricercatore universitario nel Dipartimento di Scienze
Chimiche e Ambientali della Facoltà di Scienze
Matematiche, Fisiche e Naturali di Como. Pubblica
su Le Scienze articoli dedicati al cibo e la scienza
ed è responsabile del weblog Scienza in cucina.
SABATO 29/5 - ore 10:00 Solferino
Titolo:
“Cosa bolle in pentola?”
Argomento: Vizi e virtù degli italiani a tavola
Relatore: Marina Cepeda-Fuentes (Roma)
Giornalista specializzata in gastronomia. Responsabile della rubrica di Radio Rai Due “Che bolle in pentola”
SABATO 29/5 - ore 17:00 Cavriana
Titolo:
“OGM in agricoltura: minaccia o opportunità?”
Argomento: Un tema assai oggi dibattuto e
perlopiù a sproposito!
Relatore: Antonio Pascale (Napoli)
Agronomo, giornalista e scrittore. Autore di libri e
saggi sull’alimentazione e le biotecnologie
SABATO 29/5 - ore 21:00 Volta Mantovana
Titolo :
“Alimentazione e salute”
Argomento: L’uomo è ciò che mangia
(almeno da questo punto di vista)
Relatore: Carlo Cannella (Roma)
Professore ordinario di Scienza dell’Alimentazione presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia
dell’Università “La Sapienza” di Roma
DOMENICA 30/5 - ore 10:00 Pozzolengo
Titolo:
“Il primo nutrimento”
Argomento: Perché preferire l’allattamento al seno
Relatori: Marina Repola
Biologa e Nutrizionista esperta in problematiche alimentari del Terzo Mondo
e Gregorio Monasta
Consulente, già Responsabile SudAmerica, Unicef
DOMENICA 30/5 - ore 15 Castiglione delle Stiviere
Titolo:
“Anni guadagnati”
Argomento: Alimentazione e incremento di vita
Relatore: Mariangela Rondanelli (Pavia)
Professore Associato in Scienze e Tecniche
Dietetiche presso la Facoltà di Medicina
dell’Università di Pavia. Si occupa delle
correlazioni fra nutrizione e longevità
il programma
Argomento: La crisi alimentare mondiale tra miopie,
interessi e disinformazione
Relatore : Gabriele Canali (Piacenza)
Docente di “Economia dei mercati agro-alimentari”,
“Economia ambientale” e “Advanced Agricultral
and Food Economics - International trade” presso
la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Piacenza e Cremona
Il prossimo numero di
sarà disponibile
gratuitamente
dalla terza settimana del
prossimo mese di luglio
presso tutte le farmacie,
strutture sanitarie,
laboratori diagnostici,
studi medici, enti locali...
Consultabile e scaricabile anche su
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SONO APERTE LE ISCRIZIONI AI CORSI:
• Estetista Specializzazione
• Massaggiatore
• Visagista - Truccatore
• Operatore di tatuaggi e pearcing
• Manicurista e pedicurista estetico
• Operatore socio-assistenziale
• Operatore dell’Infanzia
• L.I.S. Lingua dei segni per sordomuti
CORSI AUTORIZZATI DALLA REGIONE CAMPANIA
• R.E.C. e R.A.C.
• Agente Affari in Mediazione
• Sicurezza Lavoro D.L. 626/94
• Corsi per Personale Sanitario
• E.C.M. Educazione Continua in Medicina
• Alimentaristi (ex libretto sanitario)
• Tecnico del suono
• Operatore di ripresa e fotografico
DIPLOMI VALIDI NELLA COMUNITÀ EUROPEA