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2010 © Edizioni EMIMEDIA • IN SALUTE pubblicazione bimestrale • Anno II - n° 8 • maggio/giugno in salute bimestrale di informazione e approfondimento medico La sindrome da crepacuore di Bruno Villari e Quirino Ciampi Bambini e sole di Piero Polcino Mobilità responsabile di Dalila Beatrice Chirurgia della cataratta di Giorgio Cusati IL FEGATO... QUESTO SCONOSCIUTO di Vincenzo Guadagnino DIPENDENZA DALL’ALCOL USCIRNE È POSSIBILE a cura di Pierluigi Vergineo EVOLUZIONE ESTETICA di Assunta Piccirillo, a SAN GIORGIO DEL SANNIO, è stata selezionata come membro del gruppo delle GRANDI FIRME DELLA BELLEZZA grazie alla sua professionalità e competenza in campo estetico! L’istituto di bellezza offre una vasta gamma di servizi estetici che vanno dai trattamenti estetici tradizionali a quelli tecnologicamente avanzati! Ma soprattutto viene eseguita una perfetta anamnesi computerizzata viso o corpo o epilazione prima di effettuare qualsiasi tipologia trattamento. Questo perchè tutti i trattamenti saranno scelti con cura e mirati proprio all’esigenza del cliente andando a scegliere protocolli operativi e trattamenti personalizzati! La novità che farà sicuramente piacere è che questa grande professionalità è da oggi alla portata di tutti grazie alla CARD CARICA DI BELLEZZA denominata BEAUTY PASS. Attivarla e caricarla è semplice! Tutto dipende dal check up computerizzato e personalizzato in grado di stabilire il percorso estetico personalizzato pianificando assieme al centro estetico il vostro budget bellezza! Ecco alcuni vantaggi delle Beauty Pass (CARD DI BELLEZZA) sono tantissimi! 1. Potete scalare in modo pratico e conveniente QUALSIASI tipo di SERVIZIO o PRODOTTO COSMETICO 2. Attraverso i beauty voucher che verranno consegnati avrete la possibilità di ricaricare QUOTE GRATIS sulla card. 3. GRAN RISPARMIO: più versate e più aumenta il vostro accredito gratuito 4. 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Il problema dell’etilismo riguarda entrambi i sessi, di ogni ceto sociale, tanti i giovanissimi coinvolti. Quando l’assunzione di alcol è eccessiva e prolungata nel tempo si manifestano, nell’arco degli anni, una serie di effetti tossici a carico di tutto l’organismo. Enorme è il potenziale distruttivo di questa droga apparentemente innocua, sottovalutata e socialmente accettata. La casa, il lavoro, la precarietà delle relazioni sentimentali, l’indebolimento dei legami sociali possono contribuire ad alimentare in un soggetto fragile il desiderio di lasciarsi andare, spesso rifugiandosi nell’abuso di alcol. Ciò che la società non accetta, anzi emargina, sono i danni che l’alcol provoca a breve e lungo termine, rifiutando i messaggi di chi soffre, di chi, con angoscia, collera, depressione, ricerca d’isolamento, ci segnala bisogni trascurati. La nostra è una società che vive con la valigia in mano, sulla corsia di sorpasso, sempre di corsa, il più delle volte ipocritamente distratta, indifferente. Un’indifferenza che può generare nei più fragili un’ulteriore paura: quella di perdersi nel mondo, in un mondo dove tutti i modi di vivere sono consentiti, dove tutto, paradossalmente, è apparentemente realizzabile, dove regna l’incertezza e la precarietà, dove l’alcolista, che convive quotidianamente con le proprie insicurezze, è alla ricerca continua di un punto di equilibrio provvisorio dato dal bere per non pensare, facendo dono di sé alla malattia prima e alla morte poi. Eppure, uscire dalla dipendenza da alcol è possibile, come ci spiega il dott. Pierluigi Vergineo nell’ambito della nostra rubrica dedicata alla “Neuropsichiatria”: in questo numero, infatti, il dott. Vergineo ci propone un interessante articolo e una toccante testimonianza su questa delicata problematica. Numeri utili Comune di GINESTRA DEGLI SCHIAVONI Via Porta Nuova - c.a.p. 82020 centralino 0824 961002 - Fax 0824 961261 www.comune.ginestradeglischiavoni.bn.it [email protected] SINDACO CONSIGLIO Zaccaria Spina Antonio Martucci Emilia Derano Alessandro Mansueto Assuntino Antonucci Pasquale Colabelli Antonio D’Agostino Antonio Esposito Roberto Zullo GIUNTA Pasquale Martucci vice sindaco Leopoldo Martucci assessore Giovanni Casamassa assessore Edi Barile assessore Renewable Energies Museum Per prenotazioni visite guidate museo e parchi ginestresi 0824.961002 GINESTRA DEGLI SCHIAVONI “IL PAESE DEL SOLE E DEL VENTO” - Distretto Sanitario SAUT 118 Tel. 0824 961020 - Carabinieri Tel. 0824 960000 - Farmacia Tel. 0824 961174 Associazioni presenti - Banda Musicale GinestrAriano - Circolo Arci-Ulsp - Associazione culturale S. Pio - Comitato E...state con noi Santo Protettore - San Biagio (3 febbraio) Altre feste - Sant’Antonio (13 giugno) - Sant’Antonio “Grande” (terza domenica di luglio) - Madonna dell’Assunta (15 agosto) - Madonna del Rosario (Prima domenica di ottobre) - Festa del Ringraziamento (Prima domenica novembre) - Festività Ogni Santi Commemorazione defunti Commemorazione caduti in guerra (1-4 novembre) - Festa dell’Emigrante (1-20 agosto) il comitato tecnico scientifico Prof. Italo Ardovino Medico Chirurgo, Specialista in Ostetricia e Ginecologia. Dal 1976 al 2004 primario ginecologo dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento. Dal 2005 Direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale “San Giuseppe Moscati” di Avellino. Professore presso la Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia della II Università di Napoli. Consigliere Nazionale della Società di Endoscopia Ginecologica Italiana (SEGI). Prof. Franco Rengo Ordinario di Geriatria all'Università Federico II di Napoli. Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria. Responsabile dell'Unità Operativa Geriatrica del Policlinico di Napoli. Clinica universitaria: dipartimento di medicina interna, geriatria, patologia cardiovascolare e immunitaria. Specialità di eminenza: medicina riabilitativa, cardio e neurogeriatria. Prof. Giuseppe Catapano Medico Chirurgo Specializzato in Neurochirurgia. Dal 1991 al 2002 ha lavorato presso l’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo come assistente di neurochirurgia fino al 1995 e come aiuto fino al 2002. Dal settembre 2002 ricopre la carica di Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia presso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento. Ha effettuato vari stages formativi in Italia ed all’estero. È particolarmente specializzato sulle patologie neoplastiche e vascolari del sistema nervoso centrale. Prof. Bruno Villari Medico Chirurgo Direttore del Dipartimento di Medicina e di Struttura Complessa, Unità Operativa di Cardiologia/UTIC/Emodinamica dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento. Professore in “Terapia in Unità Coronarica e nelle Emergenze Cardiologiche” presso la Scuola di Specializzazione in Cardiologia dell’Università degli Studi Magna Graecia, Germaneto (CZ). Dottore di Ricerca in Fisiopatologia Cardiovascolare. Fellow della Società Italiana di Cardiologia Interventistica. maggio - giugno 2010 5 GIUNTA PROVINCIALE Mario Collarile Francesco Lonardo Antonio Furno Giancarlo Stefanucci Antonio Meola Giacomo Verdicchio Salvatore Follo Carlo Di Rienzo Monica Mascolini Gianni Varricchio Giovanni Zampetti Domenico Costanzo Paquale Viscusi Giovanni La Motta Aldo Cusano Reno Giannantonio Gianni dell’Aquila Francesco Fiorillo Francecso Iazeolla Mario Signoriello Mario Raffio Raffaele Raffio Massimo Parente Costantino Viscione Enzo D’Aronzo Presidente Vice Presidente Vicario (FSN-FIDAL) Vice Presidente (TECNICO-FIS) Componente (FSN-FIPAV) Componente (ATLETA-FIGC) Componente (FSN-FIR) Componente (EPS-CSI) Componente (DSA-FIGB) Componente (FSN-CIP) Coordinatore Tecnico Provinciale Fiduciario Cooptato Comune di S. Giorgio del Sannio Fiduciario Cooptato Comune di S. Marco dei Cavoti Fiduciario Cooptato Comune di Frasso Telesino Rapporti CONI/PROVINCIA Presidente UNVS - Veterani Sportivi Coordinatore Commissione Benemerenze Sportive Rapporti con la Presidenza Presidente Comit. di Ateneo per lo Sport - Università del Sannio Esperto in Giunta Revisore dei Conti Consulente Provinciale per l’Impiantistica Sportiva Vice Consulente Provinciale per l’Impiantistica Sportiva Segretario Provinciale Coni Dipendente CONI - Web Master Rapporti Associazione Stelle al Merito Sportivo ATTIVITÀ - SERVIZI - CONSULENZE Registro Nazionale delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche Corsi di Formazione per Dirigenti e Tecnici con la Scuola Regionale dello Sport Attuazione Progetti di Autonome Iniziative per la Promozione Sportiva Consulenza Fiscale e Legale a sostegno delle Società Sportive C.A.S. - Centri di Avviamento allo Sport G.S.S. - Giochi Sportivi Studenteschi G.d.G. - Giochi della Gioventù Gioco Sport Fiduciari Comunali CONI Impiantistica Sportiva Istituto Credito Sportivo Sito WEB Via A. RIVELLINI ingresso 5 - Tel. 0824 64786 - Fax 0824 361499 www.conibenevento.it - e-mail: [email protected] sommario 2010 maggio - giugno 10 Bruno Villari e Quirino Ciampi 43 La sindrome da crepacuore 14 Vincenzo Guadagnino 45 Il fegato... questo sconosiuto 20 Malattie sessualmente trasmesse (MST) Micosi vulvo-vaginali 47 49 50 Carlo Rinaldi 53 Complicanze della malattia diabetica 36 Ugo Dell’Unto Sclerosi multipla Come “sdoppiarsi” per credere che il malato sia l’altro 39 Dalila Beatrice Immigrazione e salute Progetto “PASS” in Campania Intervista al dott. Morrone Roberto Perrotti Navigando a vista Abuso e dipendenza da Internet Chirurgia della cataratta 31 Pierluigi Vergineo “L’alcol mi ha tolto tutto” Testimonianza di un ex alcolista Piero Polcino Giorgio Cusati Pierluigi Vergineo Dipendenza dall’alcol Uscirne è possibile Bambini e sole 28 Pasquale Grimaldi Dalila Beatrice Mobilità responsabile Un diritto alla vita e alla salute in termini di sicurezza stradale e difesa ambientale 23 Pasquale Grimaldi Chiediamolo al medico di famiglia Danila Carlucci Mozzarella di bufala Conosciamola meglio 56 Gennaro Cardone Il punto di vista 58 L’ESPERTO RISPONDE in salute bimestrale di informazione e approfondimento medico anno II - n. 8 aut. Tribunale di Benevento n. 1 del 6 febbraio 2009 iscr. R.O.C. 12294 direttore responsabile Nicoletta Cocco [email protected] direttore editoriale Massimo De Cristofaro [email protected] coordinamento editoriale Dalila Beatrice [email protected] edito da Emimedia Benevento www.emimedia.it redazione Via Castellano 21, Benevento + 39 0824 357252 [email protected] progetto grafico e videoimpaginazione Emimedia Benevento stampa e allestimento Pieffe Industria Grafica distribuzione FLY Comunication I collaboratori, tutti, svolgono la loro mansione in modo autonomo e completamente gratuito. La direzione non assume alcuna responsabilità per eventuali variazioni, omissioni e/o inesattezze delle informazioni riportate, e per le opinioni espresse dagli autori dei testi redazionali. Tutte le foto con bollino rosso sono da intendersi fornite dagli autori dei testi che esonerano la Emimedia da ogni responsabilità. Le proposte pubblicitarie implicano la sola responsabilità degli inserzionisti. Il materiale pervenuto per la realizzazione degli articoli redazionali e pubblicitari resta di proprietà della redazione, salvo diverso accordo scritto. La direzione si riserva la facoltà di revisione degli articoli pervenuti al fine del loro adeguamento per la pubblicazione. Tutti i diritti sono riservati: nessuna parte, anche parziale, può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopie, ciclostile, senza il permesso scritto dell’editore. maggio - giugno 2010 7 le firme in vetrina Dott. Ing. Dalila Beatrice Ingegnere Civile esperto in Trasporti e Mobilità Stradale. Giornalista. Coordinatore editoriale di In Salute Dott. Gennaro Cardone Direttore Automobile Club Benevento Dott.ssa Danila Carlucci Dirigente Responsabile Servizio Veterinario Igiene degli alimenti presso l’ASL BN1 di Benevento. Prof.ssa di Applicazioni Biotecnologiche, Agrarie e Zootecniche presso la Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università degli Studi del Sannio, corso di laurea in Biotecnologie. Dott. Quirino Ciampi Cardiologo. Responsabile dell’Unità Operativa Semplice di “Diagnostica cardiologica noninvasiva” presso l’UOC di Cardiologia dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento Dott. Giorgio Cusati Medico Chirurgo Specializzato in Oftalmologia. Consulente chirurgico per l’Imperial Healtcare di Dubai U.A.E. Primario della Divisione di Oculistica presso la Clinica “Gepos” di Telese Terme (BN). Dott. Ugo Dell’Unto Medico Chirurgo Specializzato in Ortopedia e Traumatologia. Responsabile dell’U.O. di Medicina dello Sport dell’A.O. “G. Rummo” di Benevento. Responsabile dell’S.S. di Preospedalizzazione dell’A.O.R.N. “G. Rummo” di Benevento. Vice Presidente dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla Sezione Provinciale di Benevento Dott. Pasquale Grimaldi Medico Chirurgo Specializzato in Medicina Interna. Medico di Medicina Generale presso il distretto n. 17 dell’ ASL BN1. Consigliere presso l’Ordine dei Medici Chirurghi di Benevento (già vice Presidente). Segretario Provinciale FIMMG Dott. Vincenzo Guadagnino Medico Chirurgo Specializzato in Malattie Infettive Malattie del Fegato e vie biliari. Responsabile del Servizio di Epatologia Clinica presso la Casa di Cura “San Francesco” di Telese Terme ( BN ) Dott. Roberto Perrotti Responsabile Diagnosi e Clinica Psicologica UOSM Puglianello ASL BN 1 Autore Gruppo Editoriale Guida Prof. Bruno Villari Medico Chirurgo Direttore del Dipartimento di Medicina e di Struttura Complessa, Unità Operativa di Cardiologia/UTIC/Emodinamica dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento la trovi Dott. Carlo Rinaldi Medico Chirurgo Specializzato in Endocrinologia e Malattie del Ricambio. Responsabile U.O.S. di Medicina d’Urgenza e O.B. e dell’Ambulatorio di Endocrinologia e Diabetologia dell’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” Fatebenefratelli di Benevento Dott. Pierluigi Vergineo Medico Chirurgo Specializzato in Neurologia. Lavora come Psichiatra nell’Ambulatorio di Alcologia – Servizio Tossicodipendenze presso l’ASL BN1 di Benevento la prima rivista medico-scientifica tutta sannita GRATIS IN FARMACIA e on line su EMIMEDIA.IT le firme in vetrina Dott. Piero Polcino Specialista in Pediatria. Esperto di sub-specialità pediatriche quali: Allergo-Immunologia; Dermatologia; Malattie delle alte e basse vie respiratorie. Responsabile Ambulatorio di Dermatologia Pediatrica presso l’A.O. “G. Rummo” di Benevento La sindrome da crepacuore di BRUNO VILLARI e QUIRINO CIAMPI Bruno Villari 10 maggio - giugno 2010 Sembra un infarto, ma non lo è. Si chiama sindrome di Tako-Tsubo o cardiomiopatia da stress ed è una malattia rara, che all’inizio veniva confusa con l’assai più comune (e più pericoloso) infarto del miocardio. I pazienti arrivano in pronto soccorso con i caratteristici sintomi dell’infarto: dolore acuto al petto, un elettrocardiogramma con le alterazioni tipiche e il rilascio di quegli enzimi associati con la frequente malattia del cuore. Ma appena si effettua una coronarografia per cercare la lesione responsabile dei sintomi (come per l’infarto miocardico acuto in cui una ostruzione di un vaso crea la sofferenza del muscolo cardiaco irrorato) non si trova nessuna lesione coronarica. La prima descrizione di questa sindrome risale al 1991 in Giappone ed il nome Tako-Tsubo deriva dal vaso usato per la pesca dei polipi - Figura 1 -, che richiama la forma del ventricolo sinistro con l’estesa acinesia con “balloning” della porzione apicale - Figure 23. Infatti la caratteristica peculiare della malattia è una estesa e transitoria acinesia della porzione medio-apicale del ventricolo sinistro Figure 2-3 freccia. Molti l’hanno anche definita “sindrome da crepacuore” o da cuore spezzato perché “innescata” da un trigger che si associa nella quasi totalità dei casi a forti stress emotivi, come per esempio lutti con la perdita di familiari cari, litigi familiari, frustrazioni al lavoro, incidenti stradali, attacchi di panico o anche forti stress fisici come dolore, induzione dell’anestesia. La sindrome di Tako-Tsubo colpisce soprattutto le donne in un periodo successivo alla menopausa, quando non sono più protette dall'ombrello ormonale estrogenico. Altra caratteristica peculiare di questa sindrome, che poi consente di fare la diagnosi differenziale con le altre malattie (infarto, miocarditi ecc.) è la completa reversibilità del quadro clinico-strumentale: infatti la sindrome di Tako-Tsubo è caratterizzata dalla completa reversibilità delle gravi alterazioni della funzione del cuore (che invece nell’infarto per via della formazione di cicatrice permangono per sempre). La completa risoluzione delle alterazioni e della acinesia apicale del ventricolo sinistro avviene nell’arco di pochi giorni fino a qualche settimana “senza lasciare traccia”. Sono stati descritti in letteratura pochissimi casi di recidive. Non è ancora nota la eziologia della TakoTsubo. Tra le ipotesi più accreditate oggi c’è: FIGURA 1 1. Spasmo delle coronarie epicardiche, tuttavia esistono dati estremamente variabili di inducibilità di spasmi coronarici durante esami angiografici nei casi in letteratura. 2. Spasmo micro vascolare, per la presenza di alterazioni della riserva coronarica. 3. Danno diretto dei miociti catecolamino-mediato: per la presenza durante le fasi attive della malattia di elevati livelli circolanti di catecolamine. Altro punto ancora controverso è perché proprio nella regione apicale del ventricolo si ha la regione acinetica con la formazione di “balloning”. Le ipotesi attualmente presenti in letteratura sono legate al contenuto di noradrenalina ed alla densità recettoriale: 1. L’apice del ventricolo sinistro presenta una aumentata risposta alla stimolazione adrenergica e quindi più sensibile agli incrementi dei livelli circolanti di catecolamine. 2. L’apice del ventricolo sinistro ha una limitata riserva elastica. 3. La regione apicale ha un circolo coronarico relativamente Quirino Ciampi Molti l’hanno anche definita “sindrome da crepacuore” o da cuore spezzato perché “innescata” da un trigger che si associa nella quasi totalità dei casi a forti stress emotivi, come per esempio lutti con la perdita di familiari cari, litigi familiari, frustrazioni al lavoro, incidenti stradali, attacchi di panico o anche forti stress fisici come dolore, induzione dell’anestesia maggio - giugno 2010 11 FIGURA 2 “I nostri studi hanno dimostrato che esiste una stagionalità nella presentazione clinica della Tako-Tsubo con una maggiore incidenza nel periodo estivo (65% dei nostri casi) e durante le prime ore della mattina (51%)” 12 Ventricolografia limitato. Le complicanze acute della malattia come lo scompenso cardiaco, lo shock, la presenza di gravi aritmie ventricolari, la formazione di un trombo all’apice del ventricolo sinistro o più raramente la rottura della parete del cuore sono gravissime anche se la percentuale di morte è circa del 2% (percentuale bassa se rapportata alla gravità della presentazione d’esordio della malattia). Il nostro gruppo in collaborazione con numerosi altri centri italiani (Tako-Tsubo Italian Network) ha pubblicato sull’argomento diversi articoli su prestigiose riviste interazionionali di Cardiologia (Journal American College of Cardiology, Journal of FIGURA 3 Cardiovascular MeEcocardiografia dicine, Chest). I nostri studi hanno dimostrato che esiste una stagionalità nella presentazione clinica della Tako-Tsubo con una maggiore incidenza nel periodo estivo (65% dei nostri casi) e durante le prime ore della mattina (51%). Inoltre, abbiamo dimostrato come l’età abbia un ruolo importante nella presentazione Tako-Tsubo e nelle complicanze acute. Infatti le persone anziane (abbiamo considerato nel nostro studio una età > 65 anni) hanno una presentazione anomala della Tako-Tsubo, perché molto spesso manca un vero e proprio trigger emotivo o fisico, poi perché la presentazione clinica è molto più grave con un più elevato numero di complicanze acute, rispetto ai soggetti più giovani. maggio - giugno 2010 Il fegato questo sconosciuto di VINCENZO GUADAGNINO Il fegato ricopre un ruolo metabolico di primo piano, fondamentale per il corretto funzionamento dell’intero organismo. Se ne parla poco, eppure è un organo che merita mille attenzioni, tante quante sono le funzioni che svolge. Virus, alcol, droghe, farmaci, ecc. rappresentano le minacce più insidiose per il fegato, per non parlare poi degli stili di vita, come sedentarietà ed eccesso di alimentazione, che lentamente ed inesorabilmente compromettono la sua salute. Ci sono alcune cose che possiamo fare, altre che possiamo evitare: la formula vincente rimane comunque la prevenzione! 14 maggio - giugno 2010 Gli italiani sono al primo posto a livello europeo per numero di casi di patologie croniche del fegato che hanno assunto sempre più il ruolo di “malattie sociali”, malattie che nella maggior parte dei casi possono durare molti decenni in modo subdolo ed asintomatico e che spesso sono legate a stili di vita e a comportamenti a rischio (tab. 1). E’ pertanto importante che le persone siano informate e sensibilizzate ad adottare comportamenti corretti sfatando antichi tabù e smitizzando false credenze. Talora il pregiudizio porta il paziente a sottacere il suo problema di fegato, perché teme che sia considerato la conseguenza di scelte di vita errate. Bisogna vincere timori e pregiudizi: bastano semplici accertamenti per verificare la presenza di molte forme di epatopatia che possono essere curate, vi è spazio per lo studio dei meccanismi di progressione TABELLA 1 della malattia e per la ricerca mirata a • 20 milioni di Italiani soffrono di steatosi epatica ritardarne o prevenirne lo sviluppo. Ma • 700.000 italiani sono affetti da epatite cronica prima di trattare le singole patologie credo da virus B che sia indispensabile conoscere meglio • 1.500.000 italiani sono portatori cronici del virus C questo incredibile organo e riassumere • 600.000 italiani sono affetti da cirrosi epatica quelle che sono le sue principali attività. • 40.000 italiani sono affetti da tumore maligno L’etimologia di fegato profuma di fichi; il del fegato (epatocarcinoma) vocabolo latino della grossa ghiandola è • 21.000 italiani deceduti ogni anno iecur, termine di origine indoeuropea, per cirrosi o epatocarcinoma che nell’uso quotidiano viene prima affiancato e poi sostituito da (i)ficatum molte delle sostanze che sono prodotte (= dei fichi), quindi da ficatu, e infine da nel nostro organismo devono passare fegato. Nell’antica Mesopotamia il fegato sotto il suo controllo prima di poter era sede dell’anima e gli indovini, per proseguire. Ha come compito capire il futuro lo scrutavano per trarne fondamentale quello di drenare il sangue degli auspici; è stato considerato fin di provenienza intestinale, catturarne le dall’antichità la sede del coraggio, sostanze nutritive in esso contenute dell’ardimento e dell’audacia, tant’è che derivanti dalla dieta, ancora oggi dopo secoli e secoli metabolizzarle e distribuirle si dice che una persona leale agli altri organi. (fig. 1). e coraggiosa “ha fegato, è Il fegato è sicuramente un uomo di fegato” e di l’organo più generoso chi arriva fino alla del nostro organismo, temerarietà si dice che un lavoratore è “sfegatato”. instancabile, essenziale Per gli antichi greci era per la buona salute ed la sede delle passioni, indispensabile alla vita; particolarmente dell’amore svolge mansioni di sensuale e dell’ira: si rode il magazziniere (funge da fegato chi non è sicuro della deposito di nutrienti, propria vita, chi perde una come il glicogeno e il buona occasione, chi invidia ferro, di diverse vitamine, la buona sorte altrui. soprattutto la B12 e quelle Il fegato è certamente l’organo liposolubili), di spazzino (è che possiede tra le più l’organo più attivo nei processi complesse ed in parte FIGURA 1 di detossificazione), di misteriose funzioni del produttore e distributore di energia corpo umano: organo unico, con i suoi (elabora le sostanze alimentari e ne 1.500 grammi rappresenta la ghiandola produce di nuove per sopperire a più grande del corpo, è strategicamente specifiche esigenze dell’organismo), di localizzato a livello della parte alta autotrasportatore (sintetizza molte dell’addome destro, e tutto quanto giunge proteine plasmatiche), di controllore del nel nostro corpo dall’esterno ed anche maggio - giugno 2010 15 D’altra parte, traffico (regola le varie un’alimentazione sana vie metaboliche anche ed equilibrata, ricca di grazie alla produzione antiossidanti, lo aiuta di ormoni). E’, a sbarazzarsi delle insomma, il laboratorio sostanze tossiche, chimico del nostro senza che gli epatociti organismo. (fig. 2). subiscano danni Ovviamente, per importanti. (fig. 3). quanto efficace esso Fra le varie attività sia, il fegato non può biologiche svolte le più certo fare miracoli. Se importanti sono: la quantità di tossine - Funzione da trattare è metabolica: il fegato eccessiva, la sua interviene nel capacità depurativa si FIGURA 2 metabolismo della satura e tali sostanze massima parte dei costituenti biochimici ritornano nel circolo sanguigno con tutto dell’organismo, in particolare la sua il loro carico di pericolosità. L’eccesso di funzione è determinante per il alimentazione è uno dei motivi del suo metabolismo di proteine, zuccheri, grassi, malfunzionamento perché impedisce al vitamine ed ormoni. fegato di impegnarsi anche nella - Funzione detossicante: l’azione detossificazione dell’organismo, oltre che detossicante del fegato su varie sostanze nella sintesi e nell’elaborazione dei pericolose per l’organismo si esplica nutrienti. attraverso complesse attività chimiche, che possono sia modificare le varie sostanze originali, sia legarle ad altre sostanze che fungono da trasportatori; inoltre questi stessi processi biochimici sono utilizzati anche per metabolizzare molti farmaci e proprio perché la maggior parte di questi viene rielaborata a livello epatico, talvolta alcuni farmaci possono diventare lesivi per la cellula epatica, determinando danni anche gravi. - Produzione della bile: la bile è una soluzione acquosa FIGURA 3 16 maggio - giugno 2010 dando luogo a quella che viene chiamata prodotta dalle cellule epatiche che ha cirrosi. come principale funzione quella di permettere l’assorbimento intestinale dei I principali fattori lesivi per il fegato o epatolesivi, grassi alimentari e delle vitamine come si dice in termini tecnici, sono: liposolubili (A - D - E - K). Inoltre anche • Agenti infettivi (ad esempio: virus, la bilirubina, (sostanza batteri, parassiti), che residua dalla principalmente virus che distruzione dei globuli sono di solito chiamati rossi) viene in massima con le lettere parte escreta nella bile, dell’alfabeto (A, B, C, D, di cui determina il E, G); caratteristico colore. Da • Sostanze tossiche quanto fin qui esposto è (ad esempio: farmaci, evidente la miriade di alcol, sostanze funzioni a cui il fegato è chimiche); preposto e che per • Patologie di altri lavorare in questo modo organi (ad esempio: deve essere pronto a cardiopatie, malattie rispondere a qualsiasi metaboliche, tumori). richiesta che deve poi Ora abbiamo le idee più FIGURA 4 soddisfare all’istante. chiare di quanto sia Questo perfetto operaio può però importante quest’organo, e per ammalarsi molto più spesso di quanto comprendere ancor più la sua complessità pensiamo. (fig. 4). basti pensare che attraverso la dialisi La sua dimensione è tale che solo il 30% possiamo sostituire la funzione dei reni, circa è necessario per svolgere le funzioni attraverso l’ossigenazione del sangue cui è preposto. Ne deriva che i primi possiamo far fronte ad una insufficienza sintomi di malattia epatica si respiratoria anche grave, il cuore può manifesteranno solo quando più del 70% smettere di battere ma le macchine cuore delle cellule epatiche sia stato in qualche polmone sono comunque in grado di modo danneggiato, cosa che richiede sostituire almeno per un pò di tempo la tempo. Inoltre il fegato è l’unico organo sua azione. del nostro organismo che rigenera, cioè Ebbene non esiste uno strumento capace è in grado, come le code delle lucertole, di sostituire il fegato nelle sue funzioni. di ricrescere. Purtroppo, però, soprattutto Sappiamo che è impossibile viverci senza, quando i fattori lesivi che lo aggrediscono e che la sua salute è uno dei fattori più lo fanno in modo costante e cronico, senza importanti nella qualità della vita di ognuno dare segnali di allarme, e ciò purtroppo di noi; per questo motivo è fondamentale accade molto spesso, la crescita del conservarlo il più possibile sano e fegato può essere anomala e dare luogo funzionante. a grosse cicatrici che sconvolgono tutta Nel prossimo numero parleremo di l’anatomia e la circolazione dell’organo, STEATOSI EPATICA “ Il tuo fegato ti fa vivere, lascia vivere il tuo fegato ! ” 18 maggio - giugno 2010 Mobilità responsabile Un diritto alla vita e alla salute in termini di sicurezza stradale e difesa ambientale di DALILA BEATRICE Non vi è alcun dubbio che l’evoluzione dei sistemi di trasporto abbia migliorato sensibilmente la vita delle persone, facilitando gli spostamenti e favorendo l’economia, ma, come spesso accade, l’altra faccia della medaglia non è affatto rosea, rivelando effetti tutt’altro che trascurabili, sia sulla sicurezza stradale, con conseguenze in termini di perdita di vite umane di circa 5.000 persone all’anno dovuta agli incidenti stradali, sia perché i sistemi di trasporto producono un insieme di danni all’ambiente circostante, in parte dovuti all’impatto che le infrastrutture di trasporto hanno sul territorio durante la fase di costruzione e nel corso della loro vita, e in parte prodotti dal traffico veicolare, in prevalenza da quello stradale: rumore, sottrazione a usi alternativi di una parte notevole delle aree urbane non edificate, ma soprattutto inquinamento dell’aria, un problema, questo, su cui oggi è dedicata particolare attenzione in tutto il mondo industrializzato per i pericoli che esso presenta per la salute dei cittadini e per i danni che arreca alle altre specie viventi (animali e piante) e ai monumenti delle città. La sfida odierna è dunque quella di rendere gli spostamenti sempre più sicuri e sostenibili, una sfida, questa, che è stata oggetto di discussione 20 maggio - giugno 2010 nel corso della “Conferenza Provinciale sulla Mobilità Sostenibile e la Sicurezza dei Trasporti” che si è tenuta lo scorso marzo a Benevento: l’evento si è pregiato di interventi autorevoli da parte di esponenti politici, tecnico-scientifici e istituzionali, che con la loro esperienza e competenza hanno offerto ai presenti un interessante e costruttivo momento di analisi e confronto su una problematica tanto attuale quale quella della mobilità. Nell’ambito delle tematiche strettamente inerenti la mobilità sostenibile, il convegno si è particolarmente caratterizzato per l’intervento del dott. Antonio Coppola, amministratore delegato ARCSS (Agenzia Regionale Campana per la Sicurezza Stradale) e dirigente generale ACI Area Sud, che ha parlato della mobilità responsabile, intesa come sintesi tra il diritto alla mobilità, quale risorsa fondamentale e strumento irrinunciabile per la crescita e lo sviluppo dell’intera società, con il primario diritto alla salvaguardia della vita, in termini di sicurezza stradale e rispetto dell’ambiente. “La nuova etica della mobilità fondata sulla responsabilità, promossa dall’Automobile Club – ha spiegato Coppola – significa rispetto delle regole e dell’ambiente, scelta razionale del mezzo di trasporto da usare, assunzione di comportamenti di guida corretti e maturi, consapevolezza di vivere in un contesto comune in cui la libertà di ciascuno va armonizzata con quelle degli altri. Ma, mobilità responsabile significa anche Amministrazioni responsabili (dallo Stato agli enti locali e istituzionali) per progetti economicamente sostenibili, eventualmente con il ricorso al partenariato pubblicoil dott. ANTONIO COPPOLA privato e con verifica dell’efficienza delle diverse soluzioni. Bisogna, inoltre, contribuire alla formazione di una nuova cultura degli strumenti di mobilità che incentivi l’uso collettivo o condiviso delle quattro ruote, la diffusione del trasporto pubblico e l’adozione di soluzioni che comportino l’impiego di veicoli ad emissione zero. Necessita anche favorire una diversa cultura del territorio, unita a un riassetto del sistema delle infrastrutture. Occorre, cioè, un salto di qualità in termini di progetti, realizzazione e gestione per restare al passo con le esigenze di sviluppo e per ridurre i rischi connessi ai disagi del traffico”. Nel suo intervento, Coppola ha fatto un quadro della situazione maggio - giugno 2010 21 odierna, spiegando che lo sviluppo della motorizzazione ha prodotto inevitabilmente una serie di effetti negativi che costituiscono il vero problema per chi oggi vuole difendere ed esercitare il diritto alla mobilità, primo fra tutti la congestione (un effetto di cui Benevento non risente particolarmente poiché il valore della densità veicolare è al di sotto della media nazionale, un dato coerente con le condizioni socio-economiche del territorio). Soffermandosi sul problema della sicurezza stradale, Coppola ha spiegato che si tratta di un problema di natura culturale in primis, ma anche economica, con significative ricadute sulla collettività: la sinistrosità stradale, infatti, comporta per le casse dello Stato un danno in termini di costi sociali di oltre 30 miliardi di euro all’anno! Dagli ultimi dati Aci-Istat è emerso che nel 2008 il numero degli incidenti stradali sulle strade provinciali del Sannio è ridotto del 56% rispetto al 2007: un dato, questo, estremamente confortante nonché significativo, perché riflette la sensibilità e l’attenzione che la nostra Provincia ha dedicato nei confronti delle problematiche connesse alla sicurezza stradale. Un risultato che colloca il Sannio in quarta posizione nazionale in questa speciale classifica e che, proprio nell’ambito della conferenza, è valso la consegna della “Targa Blu 2009” al presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile. Tuttavia c’è ancora molta strada da fare in tal senso, perché, come ha dichiarato Coppola, “l’obiettivo della mobilità responsabile richiede tempo, politiche, servizi e infrastrutture allo stato insufficienti rispetto alle esigenze della collettività; l’etica della mobilità deve fondarsi su un sistema di regole condivise, che sollecitino al senso di responsabilità per sé e per gli altri”. Preservare il diritto alla mobilità significa dunque preservare il diritto alla vita, per questo la mobilità responsabile, che coniuga il diritto alla vita e il diritto alla salute in termini di sicurezza stradale e difesa dell’ambiente, è una vera e propria mission da perseguire strenuamente e la cooperazione tra soggetti pubblici e privati insieme all’integrazione delle politiche settoriali in un quadro condiviso e coordinato costituiscono gli aspetti decisivi per il successo di questa mission! Bambini e sole di PIERO POLCINO Il sole è la più importante fonte di energia per ogni essere che vive sul pianeta Terra e di conseguenza è un fattore di benessere generale per l’organismo umano, tra l’altro migliora nettamente svariate malattie della pelle: psoriasi, dermatite atopica, lichen planus, eczema da contatto, etc. Tuttavia l’eccessiva esposizione solare può causare danni alla pelle in grado di provocare: a) TUMORI (Melanomi, Carcinomi) b) FOTODERMATOSI (malattie caratterizzate da ipersensibilità alla luce solare) c) INVECCHIAMENTO CUTANEO PRECOCE Poiché è ormai ampiamente dimostrato da studi scientifici accurati che oltre il 50% della quantità totale di radiazioni ultraviolette (UVBUVA) si prende nei primi 18 anni di vita, è fondamentale che i genitori prendano cognizione che i bambini vanno protetti adeguatamente. maggio - giugno 2010 23 fototipo 4 (pelle bruna-olivastra, capelli ed occhi neri) - Variabili climatico/ambientali Sono riferite alle zone geografiche a più o meno forte irraggiamento solare ed al relativo clima (ventoso, umido) in cui ci si va ad esporre al sole. PROTEZIONE L’uso di misure di protezione quali creme solari, cappellini con visiere, magliette di cotone ampie e dai colori chiari è dimostratamente utile. Queste misure vanno però integrate in una strategia completa di fotoprotezione che prenda in considerazione anche le capacità naturali di difesa della pelle e le variabili climatico/ambientali. - Capacità naturali di difesa della pelle (fototipo) Questa capacità è geneticamente determinata ed è correlata al grado di pigmentazione naturale della cute (colore chiaro o scuro). In un crescendo di passaggio da pelle molto chiara a pelle molto scura, si va dal fototipo 1(pelle molto chiara, capelli biondissimi o rossi, occhi chiari ed efelidi -macchioline cutanee quasi simili alle lentiggini-) al 24 maggio - giugno 2010 REGOLE COMPORTAMENTALI Considerando quindi nella strategia complessiva di fotoprotezione tutti i fattori che ho elencato, le regole che consiglio per una corretta esposizione al sole sono: 1) Usare la massima cautela, o meglio, non esporre direttamente i bambini di età inferiore ai sei mesi di vita; 2) Per i bambini di età superiore ai sei mesi evitare di esporli nelle ore centrali della giornata (11.00-16.00); nelle altre ore del giorno se si sta al sole per più di venti minuti, utilizzare una crema solare con indice di protezione 10, max 20. Va ricordato, infatti, che già una protezione con indice 5 riduce del 75% le radiazioni solari eritemigene e che una protezione 20, le riduce del 95%. Le creme con indice da 20 a 100 le possono ridurre al massimo di un altro 4%, immettendo però nella pelle una quantità sempre maggiore di “sostanze chimiche”, in proporzione diretta all’aumento dell’indice di protezione stesso. Per tal motivo non le prescrivo mai. 3) L’esposizione al sole deve essere sempre graduale,si favorisce così una naturale, giusta, progressiva produzione di melanina (il pigmento che ci fa abbronzare) che “affiora” dallo strato profondo a quello superficiale della pelle non prima di 3 giorni di esposizione, evitando nel contempo di rischiare scottature. 4) Ancor più nei primi giorni, associare alla crema protettiva, come già accennavo prima, altri fattori di protezione quali cappellino con visiera, maglietta di cotone ampia e dai colori chiari e nei bambini più grandi occhiali da sole. 5) Più si fanno vacanze nei paesi vicino all’equatore (paesi e isole equatoriali, o luoghi esotici alla moda) più i raggi solari sono perpendicolari alla terra e hanno quindi una maggiore intensità. Se invece si va in alta montagna, causa una maggiore limpidezza dell’aria, un minor grado di umidità e in presenza di neve, le radiazioni sono alla stessa maniera più intense ed inoltre vi è un ulteriore potenziamento di irraggiamento, perché ai raggi diretti del sole si aggiungono quelli riflessi dalla neve stessa. 6) Allo stesso modo acqua e sabbia potenziano l’irraggiamento per cui non vanno fatti bagni di durata superiore ai 1520 minuti, intensificando le misure di protezione, come ripetere l’applicazione della crema solare dopo ogni bagno e ricordando nel contempo che anche se si sta sotto l’ombrellone la sabbia circostante riflette almeno il 50% dei raggi solari. 7) Prestare attenzione: alle giornate di velata nuvolosità, perché i raggi ultravioletti raggiungono comunque la superficie terrestre. E’ esperienza di molti ritrovarsi scottati dopo una giornata di cielo “coperto”; alle giornate con molto vento, perché non avvertendo il caldo intenso, si è portati ad esporsi per più tempo, rischiando di scottarsi molto più facilmente (sono i raggi infrarossi che scaldano e non gli ultravioletti). 8) La protezione di una crema solare, anche senza bagnarsi, non può durare oltre le due ore e pertanto va riapplicata con la stessa frequenza. Le creme solari con la dicitura resistente all’acqua possono essere utili per aumentarne la persi- 26 maggio - giugno 2010 stenza sulla pelle, ma non durano “un’intera giornata”, perché comunque sono portate via dal sudore. 9) Non applicare creme antistaminiche (usate erroneamente come preventive/curative per punture di insetti), nè creme profumate prima dell’esposizione al sole, perché danno facilmente reazioni irritative o allergiche cutanee. 10) Alcuni particolari farmaci possono causare reazioni indesiderate o potenziare l’effetto dei raggi solari se assunti prima o durante l’esposizione al sole. E’ indispensabile informarsi se qualsiasi farmaco che si sta o si vuole prendere controindichi l’esposizione. 11) Infine, evitare o limitare al massimo l’esposizione di soggetti più a rischio di sviluppare tumori cutanei quali: a. soggetti con fototipo 1; b. soggetti con storia di importanti, ripetute, pregresse scottature cutanee; c. soggetti con familiarità in parenti di primo grado per melanoma o carcinoma cutaneo. Concludendo queste mie brevi e sintetiche note sul rapporto su bambini e sole, l’applicazione da parte dei genitori (certamente con una buona dose di pazienza ed altrettanto giusta dose di ferma determinazione) di queste regole può far sì che i propri bambini usufruiscano dei benefici effetti del sole senza subirne quelli dannosi. Nel mio quotidiano rapporto professionale con genitori e bambini mi piace dire: il sole va considerato come un ottimo farmaco, ma come tutti i farmaci se preso in dosi eccessive può arrecare solo danni. Chirurgia della cataratta La cataratta è, nella maggior parte dei casi, un disturbo legato al processo di invecchiamento dell’occhio. A differenza di molte altre malattie la medicina ha fatto pochissimi progressi nella terapia medica, attualmente non esiste un trattamento medico realmente efficace per ridurre o prevenire lo sviluppo della cataratta, nonostante alcuni farmaci siano usati a tale scopo. Una volta presente una riduzione di vista provocata da una cataratta, l’unico modo per recuperare la nitidezza delle immagini è l’asportazione chirurgica. Alla luce delle sempre più innovative tecniche chirurgiche e dell’interessante novità costituita dalla possibilità di effettuare l’intervento in anestesia topica, come ci spiega il dott. Giorgio Cusati, va certamente rivista, al giorno d’oggi, la comprensibile titubanza dei pazienti nell’affrontare un intervento di cataratta. di GIORGIO CUSATI La cataratta consiste nella progressiva opacizzazione di una lente che si trova all’interno dell’occhio che si chiama cristallino. Quando tale opacità determina una consistente diminuzione della acutezza visiva bisogna procedere all’estrazione del cristallino ed alla sua sostituzione con una lente artificiale. 28 maggio - giugno 2010 Attualmente l’intervento di lenti accomodative o multifocataratta si effettua in anecali, che consentono il recustesia topica (mediante inpero della funzionalità visiva stillazione di gocce di anesenza l’ausilio di occhiali, sia stetico), è ambulatoriale e nella visione da lontano che subito dopo il paziente è in in quella da vicino. grado, quasi immediataNaturalmente il cristallino più Cristallino naturale mente, di riprendere le proidoneo da impiantare è inprie attività. dividuato dal chirurgo oculista La tecnica operatoria utilizza che opera la scelta consigli ultrasuoni che frantumano derando le caratteristiche il cristallino e ne consentono anatomiche ed il profilo l’aspirazione attraverso miprofessionale del paziente. croincisioni dell’ordine dei L’intervento è indolore e le due millimetri (chirurgia micomplicanze possibili sono IOL Intra Ocular Lens croincisionale). ormai rare e legate prevaIl cristallino naturale viene sostituito con lentemente alla eccessiva “maturazione” una lente artificiale IOL (Intra Ocular Lens) della cataratta che, essendo in tal modo che può avere svariate caratteristiche: dalla molto dura, richiede una maggiore energia più semplice IOL monolocale di utilizzo ultrasonica per essere frantumata. comune, alle lenti di alta qualità ottica con E’ opportuno pertanto farsi consigliare dal superfici asferiche e trattamenti anti UV, proprio specialista di fiducia il momento fino ad arrivare alle recenti ed innovative giusto per l’intervento. Complicanze della malattia diabetica di CARLO RINALDI Il diabete può determinare complicanze acute o croniche. Le complicanze acute sono più frequenti nel diabete tipo 1 e sono in relazione alla carenza pressoché totale di insulina ma possono anche presentarsi nel DM tipo 2. Chetoacidosi diabetica Si tratta di una complicanza caratterizzata da una concentrazione eccessiva di corpi chetonici nel sangue dovuta alla carenza di insulina e all’eccesso di glucagone (ormone prodotto sempre dal pancreas ed avente una azione opposta a quella dell’insulina) tipica del DM di tipo 1 e scatenata da forti stress (infezioni, traumi, interventi chirurgici, ecc.). In condizioni normali i trigliceridi (alcuni tipi di grassi del nostro organismo) vengono immagazzinati in par- ticolari lipoproteine con funzione di trasporto (VLDL); nelle condizioni di digiuno e di eccesso di glucagone accompagnato a deficit di insulina si attiva la via di formazione di alcune sostanze dette corpi chetonici: il passaggio di questi nel sangue è alla base dell’acidosi metabolica che si può sviluppare nei pazienti affetti da DM e l’eliminazione attraverso il respiro di uno di questi corpi chetonici (acetone) porta a quel caratteristico odore di mela marcia dei soggetti diabetici in questa fase di scompenso. Si ritrovano livelli molto elevati di glicemia (tra i 500 e i 700 mg/dl) e glicosuria (glucosio nelle urine) con notevole disidratazione (perdita di liquidi), dolori addominali, anoressia (mancanza di appetito), vomito, nausea. In questa fase non va commesso un errore molto comune: pensare di trovarsi di fronte a una patologia gastroenterica e conseguentemente sospendere la somministrazione di insulina. Ipoglicemia L’ipoglicemia, altra complicanza acuta del DM, è una condizione generalmente percepita dal soggetto diabetico, specie quando i valori glicemici scendono al di sotto dei 50 mg per 100 ml. Questa condizione provoca infatti il rilascio di una serie di ormoni che, dopo la comparsa di un generale senso di debolezza dovuto alla sofferenza del sistema nervoso centrale, stimolano il corpo a reagire. Si osservano così sintomi come maggio - giugno 2010 31 tremori, palpitazioni, fame intensa, pallore, salivazione e convulsioni. Se non trattata in tempo, l’ipoglicemia può condurre al coma ipoglicemico, che compare generalmente quando la concentrazione di glucosio nel sangue scende al di sotto dei 20 mg/dl e si protrae per molto tempo (Figura 1 e 2). La comparsa della classica sintomatologia è comunque legata, oltre al valore assoluto della glicemia, alla tolleranza individuale ed alla velocità con cui il tasso glicemico si abbassa. Tanto più il calo è repentino, tanto più facile sarà l’insorgenza dei sintomi appena descritti, anche con valori glicemici vicini alla norma. Le cause di questa molto comune complicanza sono rappresentate generalmente da: erronea assunzione di farmaci ipoglicemizzanti orali e/o d’insulina (eccessivo dosaggio); ridotta o mancata assunzione di cibo dopo la consueta terapia antidiabetica; intenso, prolungato e non preventivato esercizio fisico. FIGURA 1 FIGURA 2 32 maggio - giugno 2010 Coma ipersmolare non chetosico Caratteristico del DM di tipo 2, si osserva per lo più in pazienti anziani nei quali la condizione diabetica è aggravata da eventi ricorrenti (per es. infezioni o ictus cerebrale o altri eventi acuti) e la capacità di bere è menomata così da rendere impossibile il compenso alla diuresi osmotica. La sintomatologia è caratterizzata da uno stato confusionale fino al coma e, se non trattato, fino alla morte (che comunque sopraggiunge anche nella metà dei pazienti tempestivamente trattati). Sempre presente glicosuria eccessiva (sopra i 1000 mg/dl). La chetoacidosi è assente, perché la concentrazione di insulina nella vena porta è sufficientemente alta da prevenire la piena attivazione della formazione dei corpi chetonici a livello del fegato. I livelli nel sangue degli acidi grassi liberi sono generalmente più bassi che nella chetosi del DM tipo 1. Nella terapia di tale forma di coma occorrono molti litri di soluzioni saline isotoniche, seguiti da ipotoniche e poi anche da soluzioni glucosate al 5%, quando la glicemia raggiunge livelli normali. Anche l’insulina è necessaria, ma a dosi più basse rispetto al coma chetoacidosico del DM tipo 1. Nel diabete mellito tipo 2 le complicanze acute, come già detto, sono piuttosto rare mentre sono molto frequenti le complicanze croniche che riguardano diversi organi e tessuti dell’organismo, tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici. Tra le complicanze croniche ricordiamo: • Retinopatia diabetica: è un danno a carico dei piccoli vasi sanguigni che irrorano la retina, con perdita finale delle facoltà visive: microaneurismi, emorragie, essudati cotonosi fino a distacchi della retina (Figura 3 e 4). Inoltre, le persone diabetiche hanno maggiori probabilità di degli arti inferiori, soprattutto del piede, a sviluppare malattie oculari come glaucoma causa dei carichi che sopporta. Questo può e cataratta. rendere necessaria l’amputazione degli arti • Nefropatia diabetica: si tratta di una e statisticariduzione mente costituprogressiva isce la prima della funzione causa di amdi filtro del putazione degli rene che, se arti inferiori di non trattata, origine non può condurre traumatica. alla insuffiFIGURA 3 • Complicienza renale canze in fino alla negravidanza: cessità di nelle donne in dialisi e/o tragravidanza, il pianto del rene. diabete può determinare • Malattie conseguenze cardiovaFIGURA 4 avverse sul scolari: il rifeto, da malformazioni congenite a un schio di malattie cardiovascolari è da 2 a elevato peso alla nascita, fino a un alto 4 volte più alto nelle persone con diabete rischio di mortalità perinatale. che nel resto della popolazione causando, nei Paesi industrializzati, oltre il 50% delle Nel prossimo articolo prenderemo in conmorti per diabete. Questo induce a considerazione alcuni aspetti socio-economici di questa diffusissima patologia e parleresiderare il rischio cardiovascolare nel mo anche dell’autocontrollo. paziente diabetico pari a quello assegnato a un paziente che ha avuto un evento cardiovascolare. • Neuropatia diabetica: è una delle complicanze più frequenti e secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si manifesta a livelli diversi nel 50% dei diabetici. Può causare perdita di sensibilità, dolore di diversa intensità e danni agli arti, con necessità di amputazione nei casi più gravi. Può comportare, quando interessa il Sistema Nervoso autonomico, disfunzioni del cuore, degli occhi, dello stomaco ed è una delle principali cause di impotenza maschile. • Piede diabetico: le modificazioni della struttura dei vasi sanguigni e dei nervi possono causare ulcerazioni e problemi a livello Sclerosi multipla COME “SDOPPIARSI” PER CREDERE CHE IL MALATO SIA L’ALTRO di UGO DELL’UNTO 36 Oggi, spesso, all’età di 52 anni ripenso a cosa mi è successo e di come sarebbe potuta, o doveva, cambiare la mia vita. Tutto è iniziato una sera del 1981. Giovane ed in dirittura d’arrivo per la laurea, ero stato invitato ad un compleanno. Come sempre “mi stavo radendo”, ma improvvisamente una visione doppia. Spaventato, cercai la più banale spiegazione, incolpai la stanchezza, lo studio, ecc. Nonostante ciò andai alla festa. L’indomani mi rivolsi ad un oculista che mi diagnosticò una paresi da “freddo” di un muscolo esterno dell’occhio. Mi cullai su questa diagnosi e convissi con tale difetto. Dopo anni, un “vecchio” oculista mi diagnosticò una “neurite ottica retro bulbare”. Questa diagnosi voleva significare sclerosi multipla. Neo laureato, in “apparente” buona salute, praticante “tutti” gli sport, cancellai volontariamente questa diagnosi dalla mia mente. Molti anni dopo si evidenziarono altri sintomi, che mi riportarono alla mente la diagnosi del “vecchio oculista” che non avevo voluto accettare. Da allora sono trascorsi anni e per “autodifesa” convivo con un altro Ugo affetto da sclerosi multipla. In questi anni ho continuato a vivere. Assisto l’altro Ugo nelle visite e ricoveri nei vari Istituti Neurologici in cui veniva e viene curato. Oggi come medico e Vice Presidente dell’A.I.S.M. (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) ho pensato che non fosse giusto aiutare solo l’altro Ugo, ma tutti quelli nella stessa situazione. La signora Fernanda Matarazzo, Presidente per 15 anni della Sezione Provinciale di Benevento, ha egregiamente diffuso in Provincia gli ideali associativi e la solidarietà per gli ammalati. Oggi con la Presidenza della signora maggio - giugno 2010 Antonia Pizzo si inverte la rotta: non è più l’ammalato ad andare verso l’Associazione ma è questa a “stanarlo” e ad andare verso di lui. Il progetto dell’Associazione è iniziato con la sua presentazione alle Istituzioni tramite i mass media, la stampa, i social network. La seconda fase è quella di ricercare i malati, associati e non, far capire loro che l’Associazione gli è vicina, aiutandoli in tutto e non lasciandoli mai soli. Importante è la diffusione capillare della nostra idea. Se il malato sente la necessità di essere aiutato, può farlo tramite la nostra e-mail, il social network, venendo in Associazione, telefonando alla rivista. Noi ci siamo per aiutarlo, deve solo chiedere, saremo noi a raggiungerlo. La nostra opera è perfettamente volontaria e gratuita. Tutte le associazioni di volontariato cercano fondi, ma a noi servono per erogare servizi. Stiamo lavorando per l’istituzione di un pool di industriali che consorziandosi possa finanziarci. Abbiamo creato un sinergismo tra l’Associazione, l’U.O.C. di Neurologia dell’Azienda Ospedaliera “G. Rummo” diretta dal Dott. Michele Feleppa, l’U.O.C. di Riabilitazione dell’Azienda Sanitaria Locale diretta dal Dott. Maurizio Nespoli e l’U.O.C. di Riabilitazione diretta dal Dott. Luigi De Lorenzo. Importante è anche l’organizzazione di progetti, tra cui quello del “Lavoro all’ammalato” che non l’ha mai avuto o l’ha perso per la malattia, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali nella persona di Luigi Scarinzi. Ultimamente stiamo cercando di collaborare con altre istituzioni di volontariato. Oggi per i malati stiamo pensando di istituire corsi di ippoterapia gestiti dagli stessi ammalati. Abbiamo tanti progetti, ma soprattutto abbiamo bisogno della collaborazione dei malati. Cercheremo di far tesoro delle loro idee e delle loro necessità. Chiedo agli altri Ugo: stateci vicino perché con la vostra forza vi aiuteremo! Immigrazione e salute PROGETTO “PASS” IN CAMPANIA Intervista al dott. Aldo Morrone di DALILA BEATRICE Nel luglio 2009 fu proposto dall’INMP (Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle Malattie della Povertà) alla A. O. “G. Rummo” di Benevento di partecipare al “Progetto per la promozione dell’accesso della popolazione immigrata ai servizi socio sanitari e lo sviluppo delle attività di informazione e orientamento socio-sanitario nelle ASL Italiane” (Pass), un progetto a carattere nazionale bandito in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; la proposta fu subito accolta e l’Azienda ha coordinato in Campania la formazione di 12 mediatori culturali con una specifica preparazione in ambito sociosanitario. Sul progetto Pass abbiamo rivolto alcune domande al dott. Aldo Morrone, Direttore Generale dell’INMP. Dott. Morrone, come nasce e in che consiste il progetto Pass? Il progetto Pass, avviato nel 2009 con il coinvolgimento di oltre 100 strutture sanitarie in tutta Italia (Asl, aziende ospedaliere, policlinici, ecc.), è il primo progetto nazionale che nasce all’interno del Ministero del Lavoro, del Welfare e della Salute con l’intenzione di formare mediatori culturali in grado di mediare tra la domanda di salute dei migranti a maggior rischio di esclusione sociale e i nostri servizi sanitari, affinché queste persone possano accedere in maniera più agevole al servizio sanitario nazionale. Qual è l’obiettivo che si prefigge questo progetto? L’obiettivo è quello di cercare di aprire le frontiere a tutti partendo dalla sfida che pone l’immigrazione nel nostro Paese, e in Europa in generale, per far si che il servizio socio-sanitario (che ormai ha quasi 32 anni ed è all’avanguardia a livello mondiale) sia rimodulato e quindi diventi più accessibile a chi ne ha più bisogno: in questo modo c’è una netta riduzione dei costi, c’è un miglioramento non solo dell’efficacia, ma anche dell’efficienza, e soprattutto migliora la qualità di vita di tutte le persone che hanno avuto in maggio - giugno 2010 39 questi anni difficoltà ad accedere al servizio sanitario. Si tratta sostanzialmente di un’operazione straordinaria, un progetto sul quale il nostro Ministero della Salute ha voluto investire risorse ingenti sia dal punto di vista finanziario, che dal punto di vista strutturale e professionale. Questo è il primo progetto in Europa che viene realizzato per far si che le persone a maggior rischio di esclusione sociale (persone senza fissa dimora, disoccupati, pensionati a reddito minimo, ecc.) accedano al servizio sanitario nazionale con una utilizzazione appropriata. Cosa intende per utilizzazione appropriata? Utilizzazione appropriata significa evitare gli sprechi nella sanità (lo spreco dei farmaci e di prestazioni sanitarie assolutamente inappropriate) con l’eliminazione delle prescrizioni assolutamente inutili e dannose, significa una riduzione delle prescrizioni farmacologiche, significa un miglioramento della qualità del rapporto tra medico e paziente all’interno dei contesti culturali e sociali che il paziente vive: più il paziente vive una condizione di marginalità, più è necessario che egli abbia un ottimo rapporto col servizio sociosanitario, un servizio, insomma, che migliori la qualità di vita e soprattutto la dignità di queste persone. Ci può fare un esempio pratico? In Campania, per esempio, sto cercando di rimodulare i servizi di pronto soccorso: se riesco a realizzare dei servizi territoriali per i codici bianchi o per i codici verdi, farò in modo che al pronto soccorso non ci sia più un’utilizzazione inappropriata di persone che in realtà non solo non hanno bisogno del pronto soccorso, ma in questa maniera sono di intralcio a chi ne avrebbe realmente bisogno. Qual è stata la risposta della Campania e del resto d’Italia a questo progetto? In Campania il progetto sta andando particolarmente bene perché ha superato la fase della formazione dei mediatori culturali attraverso 200 ore di formazione teorica e 200 ore di training on the job, ovvero di attività pratica all’interno di tutte le aziende del servizio sanitario pubblico della regione Campania. La risposta è stata brillante, in particolare da parte dei coordinatori, dei docenti e dei tutors di questi mediatori culturali. In questa operazione abbiamo coinvolto più di 250 mediatori culturali (adesso ce ne sono circa 300 in tutta Italia), abbiamo avuto grande successo in Friuli Venezia Giulia, in Veneto, in Piemonte, in Lombardia, c’è stata insomma una grande risposta, maggiore di quanto non immaginassimo, anche perché dal punto di vista organizzativo si è trattato di uno sforzo enorme e quindi merito all’ospedale “Rummo” di Benevento che ha voluto farsi carico in prima persona della gestione di questo progetto della Campania. w w w . g e s e s a . i t GESTIONE SERVIZI SANNIO Numeri utili Segnalazione guasti Informazioni Richieste d'intervento Contratti & Volture Numero Verde 800.250 981 Reperibilità 348. 6016151 dopo le 18,00 e nei giorni festivi, sabato compreso BENEVENTO Ufficio Clienti Tel. 0824.320350/320351 - Fax 0824.320359 ARPAIA & FORCHIA Ufficio Clienti Tel. 0823.959040 - Fax 0823.959040 COLLE SANNITA Ufficio Clienti Tel. 0824.934187 - Fax 0824.805828 S. BARTOLOMEO IN G. Ufficio Clienti Tel. 0824.963892 - Fax 0824.963836 TELESE TERME Ufficio Clienti Tel. 0824.903131 - Fax 0824.901605 Zona Industriale Pezzapiana - Benevento ottica russo occhiali lenti a contatto protesi oculari apparecchi scientifici via perasso, 8/12 - tel. e fax 0824 316626 - 82100 Benevento via goduti, 4 - tel. e fax 0824 482050 - 82100 Benevento PREVENZIONE Chiediamolo al medico di famiglia a cura di PASQUALE GRIMALDI Un’opinione sulla pillola abortiva RU 486 Gentilissimo dott. Grimaldi, seguo assiduamente la sua rubrica, la stimo moltissimo e, da mamma con due figlie di 22 e 24 anni, vorrei conoscere la sua opinione sulla pillola abortiva RU 486 e quali sono i provvedimenti adottati in merito dalle nostre aziende sanitarie locali. Cordiali saluti Pina - Benevento Gentilissima Signora Pina, innanzitutto la ringrazio per la stima che ha nella mia persona. In merito al suo interessante quesito, le posso affermare con assoluta convinzione che come cattolico e come medico sono per la vita e non per la morte, pertanto non condivido assoluta- mente il ricorso all’aborto volontario, né tradizionale né farmacologico. Pur tuttavia, laddove si dovessero presentare situazioni di necessaria interruzione di gravidanza, quali gravi motivi di salute per la mamma o per il feto, o gravi disagi sociali, il mio personale consiglio, per adesso, è quello di ricorrere al metodo classico, anche perché l’uso della pillola non è scevro di complicanze immediate e/o successive. Per quanto riguarda il secondo punto della sua domanda, la informo che l’Azienda Sanitaria BN/1 ed i nostri ospedali non hanno adottato alcun provvedimento, quindi a Benevento, ad oggi, non è possibile ricorrere all’uso della pillola abortiva RU 486. Distinti saluti maggio - giugno 2010 43 Cerco il medico... e trovo il sostituto Caro dott. Grimaldi, so che lei fa parte del Consiglio dell'Ordine dei Medici. Desidero, dunque, sapere quali sono gli orari che il medico di famiglia deve rispettare per ricevere i pazienti, dal momento che il mio è spesso assente per motivi politici. Io ho 76 anni e le garantisco che raggiungere lo studio del mio medico non è per me semplice, quando ci riesco vorrei essere certo di trovare lui, piuttosto che il sostituto. Spero in una sua risposta. Con stima, Felice, Benevento. Gentile sig. Felice, gli orari di apertura degli studi professionali dei medici di Medicina Generale sono regolati in maniera chiarissima dal comma 5 dell’articolo 36 del ACN (accordo collet- 44 maggio - giugno 2010 tivo nazionale) che recita: lo studio professionale del medico di M.G. deve essere aperto per 5 giorni alla settimana, preferibilmente dal lunedì al venerdì, con previsione di apertura per almeno due fasce pomeridiane o mattutine alla settimana e comunque con apertura il lunedì, secondo un orario congruo e comunque non inferiore a: 5 ore settimanali fino a 500 assistiti; 10 ore settimanali da 500 a1000 assistiti;15 ore settimanali da 1000 a1500 assistiti. L’orario di studio è definito dal medico soprattutto in relazione alle necessità dei propri assistiti e alla esigenza di assicurare una prestazione medica corretta ed efficace e comunque in maniera da assicurare il migliore funzionamento dell’assistenza. Inoltre, sempre nell’articolo 36 al comma 8 si legge:le visite nello studio medico, fatti salvi i casi d’urgenza, vengono di norma erogate attraverso un sistema di prenotazione. Caro sig. Felice, questo è quanto si legge nella norma, ma mi permetto di suggerirle di applicare il suo buon senso e quindi, prima di recarsi dal suo medico, prenda un appuntamento telefonico così sarà sicuro di trovare il suo medico e non il sostituto. Malattie sessualmente trasmesse (MST) Micosi vulvo-vaginali a cura di PASQUALE GRIMALDI Le micosi genitali sono molto frequenti: si valuta che il 75% delle donne nella loro vita sviluppino almeno un episodio di candidiasi vulvo-vaginale, la metà sarà interessata anche da una recidiva, meno del 5% subirà, invece, episodi ricorrenti. L’85-90% delle infezioni è dovuto alla Candida albicans, altri miceti responsabili sono la Totulopsis glabrata e la Candida tropicalis. Questi lieviti sono patogeni opportunistici facoltativi presenti sulla cute e sulle mucose e il tratto intestinale è il più importante serbatoio. Vi sono diverse condizioni che possono favorire la colonizzazione della vagina: • le diete ricche di zuccheri; • la promiscuità sessuale; • le terapie corticostreroidee e immunosoppressive; • alcune patologie come il diabete mellito, il morbo di Addison, il morbo di Cusching, l’ipotiroidismo, la leucemia, l’AIDS; • l’indossare indumenti che non consentono una buona traspirazione o permettono l’aumento della temperatura e dell’umidità delle aree genitali; • la frequentazione di piscine e palestre; • l’uso di deodoranti intimi; • l’assunzione di contraccettivi orali. La rarità della candida nelle ragazze prima del menarca e la sua bassa incidenza dopo la menopausa, suffragano l’ipotesi dell’ormono- dipendenza di questa infezione. Il meccanismo con il quale si ha il passaggio dalla forma asintomatica alla manifestazione clinica è complesso, pertanto ve lo risparmio. Il sintomo caratteristico è il prurito vulvare, precoce ed intenso, con recrudescenza serale e notturna e si verifica frequentemente in periodo premestruale ed in concomitanza di rapporti sessuali. Altro sintomo può essere il bruciore vulvare; la leucorrea, densa, biancastra, con ife e cellule esfoliate, non maleodorante. L’eritema può interessare sia le piccole che le grandi labbra, ma può estendersi anche alla regione perianale ed alla parte interna delle cosce. L’infezione da Candida è responsabile di sensibilizzazioni o reazioni allergiche in pazienti con episodi ricorrenti di vulvo-vaginiti. L’irritazione vulvovaginale è causa frequente di disuria, stranguria, pollachiuria e dispareunia. Il partner può accusare irritazione pruriginosa al glande e al meato uretrale. Per la diagnosi i sintomi enunciati non sono specifici, quindi per una diagnosi di certezza occorre praticare un tampone vaginale. La terapia, infine, deve esser instaurata solo in relazione ai segni e ai sintomi. Le misure terapeutiche comprendono la correzione di qualsiasi fattore di rischio predisponente e l’uso di farmaci antimicotici, sia per uso topico che per via generale. Si consiglia il trattamento simultaneo della coppia per evitare la trasmissione sessuale. maggio - giugno 2010 45 NEUROPSICHIATRIA Dipendenza dall’alcol Uscirne possibile a cura di PIERLUIGI VERGINEO E’ noto che l’uso di bevande alcoliche interessa tutte le nazioni e tutte le epoche della storia in quanto l’uomo ha sempre cercato di alleviare la fatica del vivere, la sofferenza, l’ansia ed il dolore attraverso sostanze psicoattive: - Nell’Odissea si legge che a Telemaco, durante la ricerca del padre Ulisse venne offerta, per rendere gradevole il riposo, il “Nepente”, una bevanda a base di vino e oppio; - Gli operai delle piramidi egiziane bevevano birra per alleviare la fatica; - L’imperatore Vespasiano nel II secolo d.c., per motivi di ordine pubblico, per far cessare i Baccanali (processioni per onorare Dioniso caratterizzate da musica, canti e bere smodato che si concludevano quasi sempre con risse e violenze) ordinò, come Nerone per i cristiani, di crocifiggere circa 20.000 seguaci del Dio Bacco. - Con l’avvento della distillazione (intorno all’anno Mille da parte degli arabi) e la diffusione dei super-alcolici, nell’Europa cristiana delle crociate, l’etilismo peggiorò ulteriormente. L’alcol quindi è una droga con la quale conviviamo da millenni e che ha sviluppato un’elevata tolleranza sociale. Anche se in Italia i morti sono oltre quarantamila l’anno, l’allarme sociale è molto inferiore rispetto alle altre sostanze. In questa intervista, Giovanni (il nome è di fantasia) spiega di come la sua esistenza sia stata distrutta dal bere. Sposato e divorziato due volte, cinque figli, ha subìto ricoveri drammatici maggio - giugno 2010 47 in ospedale ove è stato salvato miracolosamente. La sua rinascita iniziò con la frequenza ai Gruppi AMA (auto mutuo aiuto). Si tratta di incontri settimanali di circa 2 ore con famiglie con problematiche alcol-correlate. Questi gruppi, come quelli degli alcolisti anonimi, hanno le seguenti finalità: - rompere l’isolamento che l’alcolista crea intorno a sé; - creare la possibilità di stabilire nuove relazioni sociali; - consentire l’espressione del dolore; - permettere di essere compresi dagli altri; - ribaltare la propria crisi in opportunità di cambiamento e di crescita; - sviluppare l’autostima e attivare meccanismi di solidarietà. Il gruppo è alla “pari”. Non c’è un capo, un leader. Esiste solo un operatore-facilitatore che non ha intenti terapeutici ma solo organizzativi (si occupa della sala, degli inviti alle famiglie, della durata degli interventi). Quando ci si riunisce si forma un cerchio (mandala) e ognuno parla in prima persona della propria esperienza che diventa storia, racconto, presa di coscienza, cultura antropologica. Nella mia lunga esperienza di operatore di gruppo AMA ho riscoperto l’importanza dei legami, dei rapporti umani e la forza della parola. Ho visto persone disperate ritrovare il sorriso, recuperare la parola e la forza dei sentimenti, riprendersi la vita e la famiglia. Giovanni adesso è un operatore di gruppo. Giovanni non è più un problema, ma grazie alla sua umanità e capacità di empatia è una grande risorsa per la nostra comunità. C TI M O NI OL ES SPECIA LE E X- AL IS T A - T L’alcol mi ha tolto tutto, l’amore, l’affetto di 5 figli e la dignità. Ora che ho finito il percorso dell’astinenza, combatto contro l’etilismo. La mia soddisfazione più grande è quella di strappare le persone dalla bottiglia. Adesso sono un pensionato delle Ferrovie e vivo solo, nonostante due matrimoni e cinque figli. Avevo imboccato il tunnel della dipendenza iniziando con un bicchiere di whisky con gli amici. Senza accorgermene, sono diventato dipendente sino a oltre una bottiglia di grappa al giorno. Nei primi anni di matrimonio bevevo in modo equilibrato. Poi è stato un crescendo. Ero conscio che non dovevo superare certi limiti, ma non ci riuscivo. Appena sveglio, prima di andare a lavorare, sorseggiavo due o tre bicchieri di scotch. Con questo stile di vita più bevi, più il tuo fisico chiede “benzina”. Sono arrivato a tracannare di brutto. Purtroppo Z A DI UN “L’alcol mi ha tolto tutto” AN a pagarne il conto non è solo l’alcolista, ma tutta la famiglia. I miei errori si ripercuotevano sui miei figli. Sono stato un pessimo padre. Quasi sempre assente. Ora loro sono adulti, qualche volta ci sentiamo, ma siamo come estranei. L’unica compagna che mi rimaneva era la solitudine. Sono stato isolato. La mia vita prima del “gruppo” era vuota, senza passioni che ti scaldano il cuore. Improvvisamente nel silenzio assordante della mia casa mi resi conto di essere al capolinea. Guardai allo specchio il mio volto e vidi quello che rimaneva di un uomo. Decisi di smettere. Mi rimboccai le maniche. Chiesi al medico di famiglia dove fosse qualcuno pronto ad ascoltarmi e a tirarmi fuori dai guai. E’ il 1999 e il gruppo AMA subito mi sembrò il luogo giusto. Ma il cammino della sobrietà non è in discesa. Entravo e uscivo dalle cliniche. Lì mi disintossicavo, ma poi le crisi di astinenza, i tremori, la depressione, mi portavano ad alzare il gomito. Sono stati anni difficili, ma la voglia di amare e di essere riamato vince la “dipendenza”. Non potevo deludere gli amici del gruppo ed il medico. Ora vivo con soddisfazione una esistenza salubre, finalmente consapevole. Vado nelle scuole, parlo con gli studenti senza ipocrisie, senza moralismi. Finalmente riesco a dipingere e ad esporre le mie opere. Adesso guardo avanti e mi sento innamorato. maggio - giugno 2010 49 PSICOLOGIA Navigando a vista Abuso e dipendenza da Internet a cura di ROBERTO PERROTTI Definire amico uno sconosciuto sembra essere la novità del momento. Milioni di persone nel mondo collezionano un crescente numero di “amici” in pochi giorni, seduti in poltrona ed in connessione ad internet. La novità si chiama facebook, il social network che Mark Zuckerberg, studente di Harvard, ideò per comunicare con i suoi ex compagni, e di- 50 maggio - giugno 2010 ventato, in pochi anni, uno fra i dieci siti più cliccati al mondo. Le ragioni del successo? Massima facilità di utilizzo, messaggeria istantanea e semplice condivisione di link e di foto. Numerosi protagonisti della politica, dello spettacolo e dell’industria si sono affrettati, in questi anni, a realizzare una propria pagina su Facebook, seguiti da milioni di cittadini comuni. Tuttavia recenti studi informano che l’ampia diffusione del network ed il suo impiego scorretto stanno producendo forme di nuove patologie. Molti “navigatori”, benché di diversa età, entrano in fibrillazione al solo pensiero di separarsi dalla loro “postazione”, incapaci di differire, seppur di poco, l’accesso ai dati sul web. Per essi rimane indispensabile leggere il messaggio recapitato e seguire, minuto per minuto, il loro mondo virtuale. Questo comportamento, secondo indagini recenti, esprimerebbe un disturbo di tipo ossessivo associato ad una dipendenza patologica. Il disagio, diagnosticato come “Internet Addiction Disorder”, si caratterizzerebbe attraverso una prolungata permanenza dinanzi al computer ed una profonda sofferenza legata al suo distacco. Per i ricercatori dell’Università di Perugia, l’uso patologico del web produrrebbe sintomi fisici simili a quelli rivelati nei tossicodipendenti in crisi di astinenza. Ma c’è di più, almeno due iscritti a Facebook su dieci ne sarebbero dipendenti e quattro persone su dieci svilupperebbero abuso e dipendenza da internet. Per questo motivo in Italia sei aziende su dieci hanno introdotto severe limitazioni all’accesso alla rete ed il Policlinico Gemelli ha predisposto un protocollo d’intervento per la cura della patologia. Ma torniamo al nostro incipit, ovvero all’uso disinvolto del termine “amicizia”, impiegato, fra l’altro, tradendo la sua semantica. Si assiste in rete ad una sorta di “dipendenza da amici”, meglio, ad una ricerca di “nuovi contatti“ in Facebook, che condurrebbe ad una diminuzione della fiducia in se stessi. Si é valutati dal numero dei contatti on line, dichiara David Smallwood, psicologo britannico, per il quale la ricerca ossessiva dell’“amico” aggraverebbe il senso di estraneità e di isolamento da parte dell’utente. Gli fa eco dall’Italia lo psichiatra Giuseppe Neri, secondo il quale l’uso improprio del social network attiverebbe nuclei persecutori fino ad allora latenti. Tuttavia internet, a dispetto delle ricerche citate, rimane una magnifica invenzione, a nuocere non è lo strumento ma l’uso distorto che se ne fa. SICUREZZA ALIMENTARE Mozzarella di bufala Conosciamola meglio a cura di DANILA CARLUCCI Di nuovo la mozzarella di bufala campana è tornata alla ribalta della cronaca. Alcuni caseifici del casertano sono stati scoperti ad allungare il latte di bufala con latte vaccino. Considerato che il disciplinare di produzione prevede che la mozzarella di bufala campana dop (denominazione di origine protetta) sia prodotta esclusivamente con latte intero di bufala, si tratta di un’ipotesi di frode commerciale ai danni dei consumatori che acquistano un prodotto diverso da quello che credono (e pagano). Come sempre tutto il settore risulta interessato, perché la nostra legislazione, a differenza di quella americana, non consente di rendere pubblico il nome dei produttori disonesti ed il consumatore, non potendo fare un distinguo, non si fida più di nessuno. Ma questa volta gli allevatori bufalini della Piana del Sele, stanchi del nuovo problema, hanno chiesto un marchio territoriale, Paestum dop, a tutela dei caseifici del salernitano. Infatti la mozzarella di bufala campana dop non si produce solo nel maggio - giugno 2010 53 Ogni bufala ha un nome che è un versetto e i nomi di una mandria di bufale fanno un poema. Rocco Scotellaro 1940 54 maggio - giugno 2010 casertano, ma interessa anche l’intero territorio della provincia di Salerno, alcuni comuni della provincia di Napoli, di Benevento (Amorosi, Dugenta e Limatola), di Latina, di Roma, di Frosinone, di Foggia e Venafro in provincia di Isernia. Non priviamoci di un prodotto così buono, ma impariamo a scegliere seguendo semplici informazioni. Il prodotto deve essere acquistato confezionato all’origine (buste termosaldate, vaschette, bicchieri, ecc…) perché la vendita del prodotto sfuso è consentita solo nei caseifici. Poi accertiamoci che sulla confezione sia presente la dicitura Mozzarella di Bufala Campana DOP con il relativo marchio che riporta gli estremi del riconoscimento della denominazione di origine (DPCM 10/5/1993) e la Dop (Reg. CE n. 1107/96), oltre che l’autorizzazione del consorzio di tutela. Il prodotto è ottenuto da latte di bufala intero fresco, eventualmente pastorizzato, con aggiunta di sieroinnesto naturale. Si conserva, immerso nel liquido di governo, acidulo e salato, a temperatura di circa 10-12 °C, altrimenti a temperature più basse la superficie si rompe con fuoriuscita di caseina e quindi intorpidimento del liquido di governo. Sulle buste in cui viene confezionata, il produttore stampa la data di scadenza. Se è ottenuta da latte crudo, in etichetta troveremo “prodotto con latte crudo” e la sua conservabilità è di 3 / 4 giorni. Una mozzarella fresca presenta aspetto esterno di colore bianco porcellanato, crosta sottilissima di circa un millimetro, superficie liscia, mai viscida né a scaglie. La pasta ha struttura a foglie sottili, priva di occhiature (buchetti), provocati da fermentazioni gassose o anomale; al taglio si avrà colìo di una lieve sierosità biancastra, grassa, dal profumo di fermenti lattici e il sapore è caratteristico, di selvatico. Una volta superato il periodo di conservabilità, la superficie esterna si sfalda, la pasta perde la sua consistenza e diventa burrosa e il liquido di governo presenterà frustoli e aspetto torbido. Oltre alla mozzarella di bufala campana esistono altre tipologie di prodotto per cui un decreto del 1998 fa chiarezza sulla denominazione di vendita. Se sulla confezione troviamo mozzarella …. di latte di bufala, si tratta di mozzarella prodotta solo con latte di bufala, ma proveniente da allevamenti non aderenti al consorzio di tutela e al posto dei puntini deve essere indicato un nome di fantasia o un marchio. E’ il caso della mozzarella di bufala prodotta in Lombardia. Invece, mozzarella ….. con latte di bufala è una mozzarella mista con latte di vacca e latte di bufala. A rigore deve indicare la percentuale, ma se questa non venisse indicata si può fare riferimento all’elenco degli ingredienti, tenendo conto che questi vengono indicati in ordine di quantità decrescente. Un esempio è “Mozzarì più gustosa”, un nuovo prodotto che utilizza sia latte vaccino che latte di bufala: nella lista degli ingredienti specifica di contenere il 10% di latte di bufala. Poi c’è la mozzarella tradizionale, che è quella che ha ottenuto l’attestazione di specificità dall’Unione Europea ed è riconoscibile dalla scritta “Specialità tradizionale garantita”. Si ottiene da latte intero vaccino senza essere legato ad una specifica area di origine. Così, pur essendo la mozzarella un prodotto tipicamente italiano, l’area di produzione della STG è praticamente estesa a tutto il territorio dell’Unione Europea. Infine c’è la Mozzarella o Fiordilatte, che può avere una qualsiasi delle due denominazioni, ed è fatta con latte di vacca che può provenire da tutta Europa. Buona scelta! Il punt di vista di GENNARO CARDONE Leggendo il periodico “In Salute” ho avuto modo di apprezzare gli articoli, accuratamente dettagliati sulla sicurezza stradale, a firma della dott.ssa Dalila Beatrice, e nel contempo cogliere la sensibilità con la quale Ella è riuscita a focalizzare alcuni aspetti e cause delle tragedie quotidiane che si consumano sulle strade del nostro Paese, inserendosi abilmente in un discorso complesso ed articolato che ACI conduce da circa un secolo con grande impegno ma anche con notevoli risultati. L’ACI, infatti, intervenendo in maniera forte ed incisiva anche sul piano legislativo e regolamentare già negli anni 80 proponeva ed otteneva l’introduzione della patente a punti che produceva immediatamente una diminuzione degli incidenti su tutto il 56 maggio - giugno 2010 territorio nazionale. Successivamente, con azioni forti ed incisive sul Governo, sollecitava l’introduzione nel Codice della Strada dell’obbligo, per gli studenti, del conseguimento del Certificato di Idoneità alla guida dei ciclomotori (art 230 CdS). Anche questo intervento produceva, nell’immediato, tra i giovani la consapevolezza che la mobilità è un diritto, ma è anche una esigenza della vita collettiva e, come tale, richiede responsabilità personale nella guida e rapporto armonico tra libertà e sicurezza. Ma, per conciliare integralmente la sicurezza con la libertà connessa alla mobilità è necessario acquisire anche una nuova cultura del territorio, rispetto per l’ambiente ed adeguamento delle infrastrutture, il che presuppone la convergenza dell’impegno anche delle altre pubbliche istituzioni interessate al problema della MOBILITÀ. E infatti, il problema della Mobilità è un problema complesso che investe il sistema economico, culturale e sociale dovendo affrontare, tra l’altro: - il riassetto infrastrutturale; - il programmatico uso dell’ambiente e quindi la veicolazione di una nuova cultura del territorio; - l’integrazione tra tecnologie della mobilità e quelle della comunicazione. Ma l’ACI, pur consapevole dell’impegno gravoso, continua a promuovere e diffondere il valore della mobilità, sollecitando negli utenti della strada l’esigenza di adottare l’etica di una mobilità responsabile e nelle istituzioni, la necessità di individuare opportune soluzioni al sistema nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini. ? ! L’esperto risponde Questa rubrica è destinata ai lettori che desiderano rivolgersi ai nostri Specialisti per esporre le loro domande, i propri dubbi su determinate patologie e sulle problematiche ad esse correlate. Per ogni quesito scrivere a In Salute - Edizioni Emimedia - Via G. Castellano, 21 - Benevento oppure inviare una e-mail a [email protected] Un’antiestetica peluria Gentilissimo dott. Rinaldi, sono una ragazza di 32 anni e ho un problema che mi crea grande disagio: ho un'eccessiva peluria su braccia e spalle. Non è un problema di famiglia, le chiedo dunque se la cosa sia riconducibile ad eventuali miei problemi endocrinologici. Mi aiuti a risolvere il problema, che sto fronteggiando, da qualche anno, con ripetute e dolorose cerette. La ringrazio. Maria, Morcone 58 maggio - giugno 2010 Cara Maria, in merito al suo quesito le posso dire che la diagnosi differenziale tra una semplice ipertricosi (eccessivo sviluppo di peli in regioni dove normalmente sono presenti nel sesso femminile) ed un irsutismo (sviluppo di peli con caratteristiche di tipo maschile ed in posti dove normalmente nel sesso femminile non sono presenti) è da fare solo con un esame clinico da vicino. Certamente alla base vi può essere una alterata secrezione ormonale. Le ripeto che una corretta valutazione va fatta solo con un attento esame obiettivo. La saluto cordialmente Dott. Carlo Rinaldi - endocrinologo Il 6 giugno a Milano si celebreranno i 20 anni della fondazione dell’Associazione Donatori Midollo Osseo Lombardia, – prima cellula storica dell’ADMO – per dare un riconoscimento ai 600 donatori effettivi lombardi che nel corso di questo periodo hanno dato la possibilità di guarire ad altrettanti malati, ma anche per ringraziare i più di 70.000 lombardi che in questi anni si sono iscritti al registro nazionale dei donatori. Dalla fondazione ad oggi si è fatto e ottenuto molto, ma la progressiva riduzione del numero di nuovi donatori degli ultimi anni impone una nuova e più incisiva campagna di sensibilizzazione, per poter continuare a dare una speranza alle migliaia di malati di leucemia e di altri tumori del sangue che annualmente necessitano di un trapianto di midollo osseo. Ventennale ADMO L’Associazione Donatori Midollo Osseo Regione Lombardia celebrerà il prossimo 6 giugno, presso il Teatro Nuovo di Milano - con il patrocinio del Comune di Milano, della Regione Lombardia e della Provincia di Milano - il 20° anno della sua fondazione. L’evento sarà l’occasione per fare un riepilogo dell’attività svolta e degli importanti risultati ottenuti dal 1990 ad oggi. Solo in Lombardia possiamo oggi contare sulla disponibilità di 70.000 donatori e di più di tutta Italia, avendo contribuito, con la donazione effettiva di più di 600 donatori, alla speranza di salvare altrettante vite, molto spesso di bambini che altrimenti non sarebbero sopravvissuti. Oltre ai donatori effettivi, che nel corso dell’evento riceveranno un premio per la generosità e il valore sociale del loro gesto, parteciperanno alla manifestazione le persone, i preziosi testimonial - come Fabrizio Frizzi, Tania Cagnotto, Federica Pellegrini, Walter Nudo, Paolo Maldini - nonché tutte le associazioni che da sempre si sono impegnate per diffondere l’importante messaggio di solidarietà sostenuto da ADMO. Saranno presenti anche diversi attori e cabarettisti noti al grande pubblico, per allietare la giornata con un sorriso e ricordare ai convenuti che oltre il buio della malattia ci può essere la luce della speranza e della guarigione. Ma la celebrazione del Ventennale vuole essere anche un momento di riflessione e di pianificazione per il futuro, che purtroppo dai dati statistici degli ultimi anni non si presenta così roseo ed entusiasmante. Infatti se maggio - giugno 2010 59 per i primi quindici anni abbiamo assistito a un progressivo aumento dei nuovi donatori, dobbiamo purtroppo rilevare che negli ultimi 4 anni il numero dei “generosi” si è man mano ridotto, rendendo più drammatica la situazione dei tanti malati che annualmente bussano alla porta della speranza. Tutto questo si inserisce in un dato di fondo ulteriormente preoccupante, ovvero il numero, in costante aumento, dei donatori che per ragioni di età stanno uscendo dal registro nazionale. Ma l’ADMO che della speranza ha fatto la propria forza, non ha certo intenzione di arrendersi alle prime difficoltà, anzi. Questa celebrazione vuole anche essere uno sprone per tornare a essere quello che siamo stati e per fare sempre meglio quello che in questi anni di attività abbiamo dimostrato, con la forza della convinzione e della speranza, di saper fare. Come si dona Per poter effettuare un trapianto di midollo osseo è necessaria la compatibilità’ tra donatore e paziente. Le probabilità di compatibilità tra soggetti di famiglie diverse sono di circa 1 su 100.000. Per questo servono tanti donatori, perché, nonostante nel mondo ci siano più di 13 milioni di potenziali donatori, ancora molti malati (circa il 30% in Italia) non trovano un donatore compatibile. Rendersi disponibili alla donazione di midollo osseo non significa effettivamente diventare donatori. Per donare in modo effettivo bisogna essere compatibili con il ricevente e può capitare di rimanere in banca dati per più di 10 anni senza essere chiamati a donare. Addirittura molti, superata l’età limite per la donazione (55 anni), escono dal registro donatori senza essere riusciti a donare la vita a un altro essere umano. Per chi invece dovesse risultare compatibile, l’iter clinico è il seguente: si viene chiamati per un secondo approfondimento finalizzato a valutare nel dettaglio la compatibilità. In caso positivo si procede con un check-up generale per la massima tutela del donatore. A questo punto si può procedere con il prelievo che può avvenire in due modalità: 1) Prelievo dalle creste iliache (le ossa del bacino) Si effettua tramite prelievo di cellule staminali emopoietiche dalle ossa del bacino. I tempi di ricovero sono di una notte con dimissione il giorno dopo e un paio di giorni di eventuali leggeri fastidi alla schiena. 2) Prelievo per aferesi Si effettua come un normale prelievo del sangue, con la differenza che il donatore deve assumere per alcuni giorni antecedenti il prelievo un fattore di crescita che stimola il rilascio da parte del midollo osseo delle cellule staminali emopoietiche utili al trapianto. In questo caso gli effetti collaterali possono essere simili a quelli influenzali, ma nulla più. Per diventare potenziali donatori, avendo un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, basta effettuare un semplice prelievo presso uno dei centri accreditati in Lombardia (vedi www.admolombardia.org alla sezione “La donazione”). fonte: ufficio stampa maggio - giugno 2010 61 INGRESSO LIBERO Nei nove comuni dell’Associazione Colline Moreniche del Garda (Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Medole, Monzambano, Ponti sul Mincio, Pozzolengo, Solferino, Guidizzolo, Volta Mantovana) tra il 26 e il 30 maggio si terrà un ciclo di conferenze con i più importanti esperti italiani di tematiche agro-alimentari. In un ciclo di quattro giornate di conferenze aperte al pubblico - per le quali è stato previsto un pacchetto turistico che abbinerà agli incontri la scoperta dello splendido e storico territorio dell’Alto Mantovano - si svilupperanno e approfondiranno le varie sfaccettature dei problemi alimentari mondiali, tra abusi e carenze, nel contesto di un pianeta in difficoltà e di una popolazione ancora molto disinformata. I caratteri distintivi delle precedenti edizioni di Mosaicoscienze, giunto felicemente al suo undicesimo anno di vita, sono sempre stati da un lato il livello e il rigore delle comunicazioni scientifiche e dall’altro la piacevolezza degli intermezzi turistici ed enogastronomici. In una equilibrata alternanza, che ne ha fatto un evento unico nel suo genere, i partecipanti vengono infatti impegnati in stimolanti incontri di alto contenuto culturale e insieme rilassati dal soggiorno in un territorio ricco di ameni paesaggi e storici monumenti, ma anche di una antica e varia cultura alimentare. Essendo il tema a cui è dedicata l’edizione 2010 proprio “L’Alimentazione”, per la prima volta queste due componenti si fondono, diventando le due facce della stessa medaglia: infatti, se l’argomento “cibo” evoca problematiche gravi e planetarie come la fame nel mondo, la sostenibilità della produzione agroalimentare, i “cattivi rapporti” con la tavola di anoressici e bulimici o il preoccupante diffondersi dell’alcolismo giovanile, il “momento convivale” è da sempre anche occasione di gratificazione e socializzazione. Un’edizione quindi assai particolare, qualificata dagli interventi di illustri esperti, studiosi e divulgatori di altissima competenza specifica e grande comunicatività, che sapranno rendere conto ai convenuti sullo stato di fatto dei problemi agro-alimentari e delle patologie comportamentali nella relazione con il cibo. fonte: ufficio stampa il programma MERCOLEDÌ 26/5 - ore 19.00 Monzambano Cerimonia ufficiale di apertura 62 GIOVEDÌ 27/5 ore 10:00 Castiglione delle Stiviere Titolo: “… quando il bere si fa duro, i duri smettono di bere” Argomento: L’alcool e i giovani: un problema che interessa la società di oggi e quella di domani Relatore: Enrico Tempesta (Roma) Direttore scientifico dell’Osservatorio permanente giovani e alcol GIOVEDÌ 27/5 - ore 21:00 Medole Titolo: “Approcci problematici al cibo” Argomento: Anoressia, bulimia ed altro Relatore : Riccardo Dalle Grave (Verona) maggio - giugno 2010 Responsabile dell’Unità funzionale di Riabilitazione Nutrizionale della Casa di Cura Villa Garda, e presidente dell’AIDAP (Associazione italiana disturbi dell’alimentazione e del peso) VENERDÌ 28/5 - ore 10:00 Guidizzolo Titolo: “… quando il bere si fa duro, i duri smettono di bere” Argomento: L’alcool e i giovani : un problema che interessa la società di oggi e quella di domani Relatore : Enrico Tempesta (Roma) Direttore scientifico dell’Osservatorio permanente giovani e alcol VENERDI 28/5 - ore 17:00 Ponti sul Mincio Titolo: “La sfida del terzo millennio” VENERDÌ 28/5 - ore 21:00 Guidizzolo Titolo: “Scienza in cucina” Argomento: Due secoli di scienziati ai fornelli, dal Conte Rumford alla gastronomia molecolare Relatore : Dario Bressanini Ricercatore universitario nel Dipartimento di Scienze Chimiche e Ambientali della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali di Como. Pubblica su Le Scienze articoli dedicati al cibo e la scienza ed è responsabile del weblog Scienza in cucina. SABATO 29/5 - ore 10:00 Solferino Titolo: “Cosa bolle in pentola?” Argomento: Vizi e virtù degli italiani a tavola Relatore: Marina Cepeda-Fuentes (Roma) Giornalista specializzata in gastronomia. Responsabile della rubrica di Radio Rai Due “Che bolle in pentola” SABATO 29/5 - ore 17:00 Cavriana Titolo: “OGM in agricoltura: minaccia o opportunità?” Argomento: Un tema assai oggi dibattuto e perlopiù a sproposito! Relatore: Antonio Pascale (Napoli) Agronomo, giornalista e scrittore. Autore di libri e saggi sull’alimentazione e le biotecnologie SABATO 29/5 - ore 21:00 Volta Mantovana Titolo : “Alimentazione e salute” Argomento: L’uomo è ciò che mangia (almeno da questo punto di vista) Relatore: Carlo Cannella (Roma) Professore ordinario di Scienza dell’Alimentazione presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “La Sapienza” di Roma DOMENICA 30/5 - ore 10:00 Pozzolengo Titolo: “Il primo nutrimento” Argomento: Perché preferire l’allattamento al seno Relatori: Marina Repola Biologa e Nutrizionista esperta in problematiche alimentari del Terzo Mondo e Gregorio Monasta Consulente, già Responsabile SudAmerica, Unicef DOMENICA 30/5 - ore 15 Castiglione delle Stiviere Titolo: “Anni guadagnati” Argomento: Alimentazione e incremento di vita Relatore: Mariangela Rondanelli (Pavia) Professore Associato in Scienze e Tecniche Dietetiche presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia. Si occupa delle correlazioni fra nutrizione e longevità il programma Argomento: La crisi alimentare mondiale tra miopie, interessi e disinformazione Relatore : Gabriele Canali (Piacenza) Docente di “Economia dei mercati agro-alimentari”, “Economia ambientale” e “Advanced Agricultral and Food Economics - International trade” presso la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Cremona Il prossimo numero di sarà disponibile gratuitamente dalla terza settimana del prossimo mese di luglio presso tutte le farmacie, strutture sanitarie, laboratori diagnostici, studi medici, enti locali... Consultabile e scaricabile anche su www.emimedia.it SONO APERTE LE ISCRIZIONI AI CORSI: • Estetista Specializzazione • Massaggiatore • Visagista - Truccatore • Operatore di tatuaggi e pearcing • Manicurista e pedicurista estetico • Operatore socio-assistenziale • Operatore dell’Infanzia • L.I.S. 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