da Casa Madre 3/2012 - Missionari della Consolata
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da Casa Madre 3/2012 - Missionari della Consolata
da Casa Madre Anno 92 - N.3 - 2012 Istituto Missioni Consolata Perstiterunt in Amore Fraternitatis “Fu condotto dallo Spirito nel deserto” (Mt 4,1) Editoriale RAIMON PANIKKAR PROFETA DEL DOPODOMANI P. Giuseppe Ronco, IMC “Per quaranta giorni, con la preparazione adeguata e le preghiere, la Quaresima ha lo scopo di portare noi alla resurrezione. Si tratta della nostra risurrezione. Se noi non siamo risorti, non serve a nulla. Il mistero della risurrezione consiste proprio nel fatto che questo miracolo ci riguarda, è anche nostro. Essere risorto vuol dire essere trasformato in qualcosa che non muore. Tutto l’ anno cristiano culmina in questo momento della nostra risurrezione. Essa però ha un prezzo, che a volte non siamo disposti a pagare: la morte. Per risorgere dobbiamo morire. Morire al nostro ego, all’ egoismo, all’ egocentrismo che ci porta a privilegiare prima noi e poi tutto il resto. Dunque, non risurrezione dopo la morte, ma la morte dell’ ego nel corso della vita. “Sono risorto e ancora sto con te”. È una risurrezione che si fa lentamente. In ognuno di noi” . Questa riflessione di Raimon Panikkar Alemany, deceduto il 26 agosto 2010 a Tavertet, in Catalonia, mi offre l’occasione di presentare, sia pure superficialmente e rapidamente, la figura di questo grande teologo missionario, che nella sua vita e nella sua riflessione scientifica ha sempre ricercato la fedeltà al vangelo di Gesù Cristo. LA SUA VITA da madre catalana e cattolica. Di origine multiculturale e multireligiosa, scrisse di se: “Non mi considero mezzo spagnolo e mezzo indiano, mezzo cattolico e mezzo hindu, ma totalmente occidentale e totalmente cattolico”. Instaurò nel 1940 una relazione di amicizia con S. Escriva de Balaguer, facendo parte del primo nucleo di fedeli laici dell’Opus Dei. Fu ordinato sacerdote nel 1946 e conseguì varie lauree: in filosofia, in scienze, in lettere e in teologia. Raimon Panikkar è nato il 3 novembre 1918 a Barcellona da padre indiano e hindu e A 36 anni, staccatosi dall’Opus Dei, si recò “in missione apostolica” in India, stabilendosi a Leggere qualche sua opera per approfondire temi di teologia delle religioni può essere per noi missionari, scrutatori come lui dei segni dei tempi, un atto di ascesi quaresimale. 2 da Casa Madre 3/2012 Varanasi, la città santa dell’induismo, e abitando una piccola stanza sopra un vecchio tempio di Shiva, accanto al Gange. Accolse il Dalai Lama in fuga dai Cinesi, e iniziò una lunga amicizia con due sacerdoti francesi pionieri del dialogo interreligioso: Jules Monchanin e Henri Le Saux, fondatori dell’ashram Saccidananda, e con il monaco camaldolese inglese Bede Griffiths. Fu proprio vivendo con loro che Panikkar trovò la conferma di poter essere al contempo cristiano e hindu, attraverso l’intuizione advaita, che supera il dualismo. nelle Università di Harvard, Santa Barbara in California e in Varanasi. Conobbe, papa Paolo VI («gli chiesi perché si debba vestire il linguaggio della cultura semita e greca per essere cristiani»), Martin Heidegger («era curioso, umile, mi ha subissato di domande sulla filosofia indiana»), Hans Urs von Balthasar («ho frequentato a lungo la sua casa»), fu amico di Paul Ricoeur, di Mircea Eliade. E ancora: «Ho conosciuto Picasso a Madrid, Emile Cioran a Parigi («amava il vino»), Octavio Paz a New York». Si ritirò nel 1987 a Tavertet, paesino ai piedi dei Pirenei, dove ha continuato a tenere corsi, seminari e incontri su temi filosofici, religiosi, culturali e di approfondimento delle diverse tradizioni dell’umanità, e fondando il Centro di studi interculturale Vivarium. “La vita ci è stata data. Io non scrivo la mia storia, la vivo. La mia grande aspirazione è di abbracciare, o ancor meglio, di arrivare a essere (vivere) la realtà in tutta la sua pienezza”. TRATTI DEL SUO PENSIERO Raimon Panikkar non è un pensatore facile e convenzionale: egli, infatti, infrange molti schemi, convenzioni e pregiudizi. Oggi il suo pensiero è penetrato nella teologia e a volte punto di riferimento. Lo storico e antropologo del sacro Julien Ries, oggi cardinale, dice che per comprendere il rapporto tra culture e fedi questo teologo è indispensabile. Anzi: «Non si fa a meno di Panikkar». Nell’incontro con la religione e la cultura millenaria dell’India, scoprì nuovi orizzonti nella concezione di Dio, dell’essere umano e del cosmo. Ma l’incontro profondo con l’ induismo e il buddhismo non gli fece abbandonare il cristianesimo: “Sono partito cristiano, mi sono scoperto hindu e ritorno buddhista, senza cessare per questo di essere cristiano” (Il dialogo intrareligioso, Assisi 1988). Dal 1966 al 1987 viaggiò tra India e Stati Uniti, insegnando Filosofia e storia delle religioni L’advaita, l’unità e l’armonia Il suo pensiero, ispirato dal principio advaita (Essere tutt’uno, Essere qui. Non c’è separazione. Solo Essere. Non esiste dualità) propone una visione dell’armonia, della concordia, dell’unità, che vuole scoprire “l’invariante umano” senza distruggere le diversità culturali che mirano tutte alla realizzazione della persona in continuo processo di creazione. Vede nell’omologazione all’uniformità la grande tentazione del mondo contemporaneo: «Prima si diceva un solo Dio, da Casa Madre 3/2012 3 una sola religione, una sola civiltà, adesso si dice un mercato comune, un’unica organizzazione mondiale, una civiltà globale, ma è la stessa sindrome». Il dialogo Per Panikkar il dialogo è importante, non è un lusso, ma qualcosa di strettamente necessario. Deve diventare “dialogo dialogico” capace di riconoscere le differenze, ma anche quanto si ha in comune. La prima condizione per un dialogo, naturalmente, è il riconoscimento dell’altro, del suo valore e della sua dignità. C’è bisogno di empatia, di «credere in ciò che l’altro crede», altrimenti lo si legge solo dall’esterno, cioè non lo si comprende affatto. L’essere umano è un essere in relazione e il pluralismo autentico si manifesta come scoperta dell’altro, che poi non è altro che scoperta di se stessi, tanto da fargli dire: “quanto più siamo l’altro, tanto più siamo noi stessi.” Il dialogo religioso vuol essere un incontro genuino, sincero e arricchente delle diverse religioni e tradizioni religiose; cerca una relazione inclusiva delle stesse, in cui la interindipendenza non presuppone il perdere la propria identità, ma accettare che le altre possano essere complementari alla nostra (Il dialogo intrareligioso). Si tratta di una “interrelazione serena e di una interpretazione dialogale di tutti i cammini che la gente crede possano portarla alla pienezza o destinazione finale della propria vita” (“Ecumenismo critico” La nuova innocenza”) . Nessuno come Panikkar è riuscito a creare un pensiero organico e originale sul dialogo fra le religioni. La sua lettura era svincolata da visioni ideologiche o settarie. Qualcuno lo ha criticato di scivolare nel sincretismo o nel panteismo. In realtà egli difendeva il diritto delle religioni di poter esprimere le proprie verità e per questo amava dire “inter-in-dipendenza” proprio con l’intento di spiegare la connessione fra le tradizioni religiose come dialogo di verità autonome le une dalle altre, ma aperte all’incontro. 4 La grande sfida del terzo millennio cristiano è dunque quella di essere veramente cattolici – cioè universali – il che vuol dire non avere da Casa Madre 3/2012 una dottrina, che è talora necessaria, ma non è certo universale. Per avere l’universalità del cristianesimo, si richiede una kenosi, uno svuotamento intellettuale, ed è questo che fa paura. Anche l’ecumenismo-ecumenico “non comporta uniformità di opinioni, ma sta a significare piuttosto armonia di cuori”, cerca “una maggiore comprensione, un criticismo correttivo e una maggiore fecondazione tra tradizioni religiose” (La nuova innocenza). La quadruplice identità Panikkar ha assunto nel corso della sua vita una quadruplice identità: cristiana, hindu, buddhista, e, in fine, l’identità secolare quale risultato del suo contatto col mondo occidentale. ”Vorrei essere fedele all’intuizione buddhista, non allontanarmi dall’esperienza cristiana e rimanere in comunione con il mondo culturale contemporaneo. Perché innalzare barriere? Il fatto di elogiare una tradizione umana e religiosa non significa disprezzare le altre. La loro sintesi è improbabile e talvolta forse impossibile, ma ciò non vuol dire che l’unica alternativa consista o nell’esclusivismo o nell’eclettismo” ( Il silenzio del Buddha. Un ateismo religioso, Milano 2006). Bisogna riconoscere che nel nostro autore c’è una evoluzione da una concezione tradizionalmente cattolica e un pensiero neotomista ad una amplissima impostazione universale che lo porta a un dialogo non solamente interreligioso, ma anche intrareligioso; questo secondo Panikkar è quello che ha prodotto di più e che più ci interessa. C’è però un filo conduttore constante, fin dai suoi primi scritti: l’aspirazione di farsi carico dell’uomo e portarlo fino alla origine ultima, fino alla pienezza in una costante ricerca dell’armonia. Non abbandonò mai Cristo, durante tutta la sua vita. “L’ho conosciuto nella mia giovinezza e da allora non l’ho mai abbandonato”. Il suo primo impegno teologico è stato quello di estendere la presenza del Risorto a tutte le tradizioni religiose dell’umanità. “Gesù è il Cristo, ma il Cristo non s’identifica con Gesù”. Questa formulazione, che sta a significare che la presenza salvatrice di Cristo opera dappertutto anche se non conosciuta con questo nome, ha provocato fiumi d’inchiostro e critiche severe. Penso che la più bella risposta di Panikkar sia affidata al suo libro La pienezza dell’uomo: una cristofania, dove egli tenta di superare il metodo storico-critico e quello personalistico e invita ogni credente a diventare Cristo e a immedesimarsi totalmente con Lui per avere accesso a una reale conoscenza del Cristo. Lo spiega con precisione anche Gianfranco Ravasi, in una sua recente recensione a questo volume: “Il suo e’ il tentativo di edificare una cristologia inoltrandosi su nuovi sentieri e usando... linguaggi inediti (si ricorre a nove sutra secondo il tipico linguaggio hindu per delineare l’ epifania cristica), e si appella al “terzo occhio” per penetrare nel giardino dei simboli”. Credo che sarebbe una notevole conquista per la società odierna - di ogni “etnia” e di ogni credo religioso - sapersi aprire ad alcuni concetti espressi con tanta lucidità nell’ opera di questo eccezionale teologo”. “I Cristiani non devono rinunciare ad asserire la verità della loro fede. Ma ciò non significa che i Cristiani abbiano il monopolio su Cristo o che la loro conoscenza di lui sia esaustiva della sua piena realtà. Non c’è niente di contraddittorio nell’affermare che altre culture e religioni sono portatrici di altre dimensioni e aspetti di questo mistero che i cristiani chiamano Cristo.” (“La nuova innocenza”, 2003). monaco, samnyasin, attraverso un processo di riflessione, e neppure per un desiderio di Dio o di altro: ma come risultato di un’esigenza, frutto di un’esperienza che ci porta a mutare, e alla fine a rompere qualcosa nella propria vita, per amore di quella “cosa” che tutto abbraccia o trascende, e che ha tanti nomi quante le esperienze religiose. Monaco è colui che lascia la propria casa per abbracciare e abitare il mondo intero. “Non si diventa monaco per fare qualcosa o per ottenere qualcosa ma per essere. E’ l’esistenza di tale aspirazione ontologica dell’essere umano che mi porta a parlare della dimensione monastica come di una dimensione costitutiva della vita umana”. Raimon Panikkar è stato l’icona di una saggezza amorosa che ha tentato di superare le fratture nelle quali si dibatte la nostra convulsa civiltà e di gettare ponti di comprensione fra le varie culture umane. Era un autentico maestro spirituale capace di seminare instancabilmente e di ispirare le persone più diverse, per quella saggezza spirituale che è «il potere di riconoscere la farfalla in un bruco, l’aquila in un uovo, il santo in un peccatore», come racconta una bella storia sufi. “Cercate Dio”. Sono state le sue ultime parole, la sintesi di tutta la sua vita. La sapienza di vita Da questa esperienza gli proviene lo stile di vita ascetica che lo accompagnerà per tutta la vita. Alla base della sua concezione troviamo l’unità tra vita quotidiana e vita spirituale, una teoria radicale di libera ricerca interiore, che ha sostenuto nel suo libro “La sfida di scoprirsi monaco”. Panikkar vi espone la tesi rivoluzionaria di una priorità logica e storica del monachesimo rispetto alle religioni e alle chiese; vi descrive antropologicamente la vocazione e la vita del monaco come una dimensione e un archetipo dell’uomo. Al centro del discorso, il concetto vitale di “conversione”. Non si diviene 5 da Casa Madre 3/2012 L’Allamano nell’iconografia I PRIMI DUE QUADRI DELL’ISTITUTO P. Francesco Pavese, IMC Il primo dipinto del Fondatore un po’ contestato. Qui presento il primo quadro del Fondatore fatto eseguire e conservato nell’Istituto. Però è bene sapere che, in realtà, il primo quadro che ritrae il Fondatore non è questo, ma un altro, fatto dipingere dai due successori dell’Allamano alla Consolata e al Convitto, appena dopo la sua morte. I canonici G. Cappella e N. Baravalle, molto legati all’Allamano, si sono rivolti al famoso pittore Paolo Giovanni Crida (18861967), incaricandolo di dipingere il loro Rettore. L’artista, ispirandosi ad una fotografia del 50° di ordinazione dell’Allamano, ha realizzato un notevole quadro mezzo-busto, olio su tela, che è esposto nella così detta “Sala dei Vescovi” del Convitto. 6 Non è quest’opera, sia pure una delle più importanti tra quelle che ritraggono il Fondatore, che intendo presentare, ma il primo quadro realizzato nel nostro ambiente. È un dipinto, olio su tavola (cm 65 x 80), eseguito dal pittore torinese Romolo Garrone (18911959), probabilmente su ordinazione ufficiale del p. T. Gays. Mio malgrado, devo riferire un’informazione non del tutto edificante, che io stesso ho ricevuto a voce dal p. C. Bona, al quale l’aveva confidenzialmente comunicata il compianto p. G. Piovano. L’informazione è la seguente: il Garrone, pittore di riconosciuta fama non solo a Torino, veniva ad insegnare da Casa Madre 3/2012 pittura anche nell’Istituto. Uno degli allievi, Quaglia Gabriele, avrebbe chiesto al maestro di dipingere il Fondatore e il Confondatore. Sicuramente la commissione sarà stata confermata da p. T. Gays, superiore della casa madre. Il Garrone, finita l’opera, avrebbe presentato il conto a mons. F. Perlo, superiore generale, il quale si sarebbe rifiutato di pagarlo, perché non aveva commissionato lui i dipinti. Allora il Garrone, come compensazione, si sarebbe preso dei quadri del Morgari che c’erano nell’Istituto. Ho usato apposta i verbi al condizionale, dato che la notizia non è suffragata da documenti scritti, almeno a mia conoscenza, ma solo tramandata a voce. Non è possibile, quindi, verificarne in pieno la veridicità. L’ho riportata solo per sottolineare il fatto certo che un dipinto del Fondatore è stato commissionato abbastanza presto anche dall’Istituto. L’anno esatto non si conosce, perché l’autore non vi ha apposto né firma e né data, ma è certamente anteriore al 1929. Sappiamo, infatti, che mons. Perlo, interessato per il pagamento, è stato superiore generale solo fino al 2 gennaio 1929. Fa piacere constatare che, anche nell’Istituto, due o tre anni dopo la morte del Fondatore, si è desiderato avere la sua effige dipinta da un pittore insigne. Di questo quadro, non faccio rilievi dal punto di vista artistico. Noto soltanto che il Garrone si è indubbiamente ispirato alla famosa fotografia del Fondatore ripresa a Rivoli, seduto alla scrivania, con la penna in mano. L’espressione del viso è serena, ma dimostra un’età più matura di quella che appare nella foto originale. Sicuro è il fatto che il Fondatore ha in mano il Regolamento. Difatti, se si ingrandisce la foto cui il pittore si è ispirato, in controluce sul foglio si leggono chiaramente queste parole: “Istituto della Consolata per le Missioni estere - Regolamento”. Questo quadro, che è conservato in una sala della casa generalizia assieme ad un analogo del Camisassa, non è stato molto divulgato dai nostri mezzi di comunicazione, per cui non è da tutti conosciuto. Eppure è il primo che i nostri antichi confratelli hanno ammirato! A noi, ora, esso offre un messaggio di fedeltà: Su quella scrivania, quando era in convalescenza a Rivoli, il Fondatore ha scritto la lettera al Card. A. Richelmy, che praticamente ha fatto scattare la decisione di fondare l’Istituto. Su quella scrivania, stando alla foto che possediamo, il Fondatore ha pure scritto o ritoccato il Regolamento. Il quadro del Garrone, per noi, è un forte richiamo alle origini e, di conseguenza, in invito alla fedeltà e alla coerenza. 7 da Casa Madre 3/2012 Il dipinto che viene dal campo di concentramento. Alla destra della porta di entrata nella cappella della casa generalizia, si può ammirare un altro quadro del Fondatore, che ha una storia singolare. Si tratta di un olio su tela (cm 45 x 70) dipinto nel 1942 dell’artista Giovanni Fasciotti (1883-1961), italiano deportato nel campo di concentramento di Koffiefontein, in Sud Africa. A partire dal 1942, appena dichiarata la seconda guerra mondiale, gli italiani che si trovavano negli stati dell’Africa dipendenti dall’Inghilterra sono stati rinchiusi in campi di concentramento appositamente allestiti in diversi paesi africani. Nel campo di Koffiefontein sono stati internati molti Missionari della Consolata prelevati dalle missioni del Kenya, assieme ad un gran numero di civili. Sappiamo che i nostri confratelli hanno ben presto assunto la cura pastorale dei prigionieri, creando vere comunità cristiane, con cappelle proprie e programmi di vita religiosa e sociale. Ecco, per esempio, come il p. Michele Camisassi descrive la Pasqua del 1942, celebrata nella nuova cappella costruita dagli stessi prigionieri: «Le feste pasquali furono un vero trionfo di cerimonie, liturgia, canto. Non è facile immaginare un campo di concentramento con la possibilità di eseguire una Messa a quattro voci con accompagnamento di orchestra! […]. Il coro era composto da più di sessanta elementi». Ricordo che nella cappella del nostro seminario a Torino, verso gli anni 1950-1955, il quadro della Consolata sull’altare era un delicato disegno a pastelli eseguito da un prigioniero del campo di concentramento in Rodesia, dove era stato internato il nostro Direttore, p. Francesco Grosso. 8 Come era logico, i missionari sono presto diventati un punto di riferimento importante per quei prigionieri. Naturalmente, anche senza volerlo, quei nostri confratelli agivano con lo stile proprio dell’Istituto: la Consolata e l’Allamano erano sempre presenti. Così si spiega il prezioso dipinto del Fasciotti, di notevole spessore artistico e di profondo significato storico e sociale. da Casa Madre 3/2012 Al Fasciotti i nostri confratelli hanno indubbiamente dato come modello la fotografia del Fondatore scattata a Rivoli dall’allora chierico Mario Borello, nella quale il Fondatore è in piedi, ripreso per tre quarti, con il tricorno in mano, e lo sguardo verso l’obiettivo. È una delle foto piacevoli che è stata divulgata nei nostri ambienti. Nel quadro che sto presentando vedo spontaneamente due significati. Il primo è collegato al campo di concentramento e alla seconda guerra mondiale. Guardando il Fondatore viene spontaneo pensare ai nostri confratelli che, assieme a tante altre persone innocenti, hanno sofferto a causa di una guerra ingiusta e senza ragione. Chissà quante volte lo sguardo buono del Padre ha confortato i figli prigionieri per la sola colpa di essere italiani. Da questo punto di vista, questa sì un’opera d’arte, ma è soprattutto un monito, valido anche ai nostri giorni. C’è un secondo significato in questo dipinto, collegato piuttosto alla fotografia alla quale il pittore si è ispirato, che ha una sua storia. In un pomeriggio primaverile del 1915, come annota il diario del seminario maggiore, i chierici vanno a passeggio a Rivoli, dove trovano l’Allamano che li attende. Durante l’incontro, il Fondatore insiste perché la comunità di casa madre tenga frequenti contatti epistolari con i confratelli in missione. Vuole che si intensifichi lo spirito di comunione nell’Istituto. Al termine, il chierico Mario Borello, che tiene in mano una macchina fotografica, prega l’Allamano di lasciarsi fotografare da solo, ben sapendo che la cosa non gli era tanto gradita. Egli cede soltanto davanti alla esplicita promessa del giovane di intensificare subito la corrispondenza con l’Africa. Partendo da questo ricordo, il quadro del Fasciotti, ci richiama un ideale che stava molto a cuore al nostro Padre: che i suoi missionari fossero una famiglia unita! Ecco le sue parole: «E se siamo anche lontani l’uno dall’altro, la lontananza non deve portare via questa unione: si scriva frequentemente; gli scritti servono a cementare questa unione. […]. Quindi è bene che voi scriviate a quelli che sono in Africa, e quelli di laggiù scrivano a voi... siamo tutti fratelli, facciamo una cosa sola... siamo divisi dallo spazio, ma facciamo una cosa sola».1 Il dipinto che ci è giunto dal campo di concentramento di Koffiefontein, come dono 1 Conf. IMC, III, 583. inatteso, a partire dalla sua origine, è un richiamo alla fortezza nelle avversità, come pure un invito a mantenere salda l’unione fraterna nella nostra famiglia missionaria, in cui l’Allamano, anche oggi, è presente come padre e modello. 9 da Casa Madre 3/2012 “L’utopia di Francesco si è fatta... Chiara“ (Raimon Panikkar) FRANCESCO E CHIARA COSTRUTTORI DI FRATERNITÀ P. Giuseppe Ronco, IMC 10 Appena ventenne Francesco si arruolò come cavaliere nella guerra tra Assisi e Perugia. Fatto prigioniero e tenuto in carcere per un anno, si ammalò gravemente e fu costretto ad abbandonare i suoi ideali cavallereschi. Tornato ad Assisi nel 1205, mutò radicalmente lo stile di vita, dando inizio al tempo della sua conversione. umana” (Éloi Leclerc). “Francesco, va’, e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. “Si ritirò spontaneamente nella solitudine delle piccole chiese abbandonate nella campagna di Assisi. Specialmente a San Damiano. Lì, per lunghe ore, egli pregava contemplando il Cristo bizantino. Il Cristo crocifisso che irradiava pace, gli fornì la viva e irresistibile rivelazione dell’amore di Dio per tutto il genere umano. Francesco si lasciò attrarre completamente dalla profondità e dallo splendore di questo amore. Attraverso l’umanità di Cristo e la sua vita pienamente donata, scoprì lo sguardo di misericordia con cui Dio guarda uomini e donne. Allora anche Francesco li guardò con occhi diversi e il suo universo si aprì alla miseria Fu questa ricerca di Pace e Bene, che agglomerò attorno a lui, riuniti in piccole comunità, una schiera di fratelli e di sorelle, che ben presto si sarebbero sparpagliati per l’Europa. da Casa Madre 3/2012 Nasceva in lui una relazione nuova col mondo, che lo spingeva a “convertire l’ostilità in tensione fraterna, all’interno dell’unità del creato” (P.Ricoeur). Là dove si faceva la guerra bisognava instaurare la pace, creando concordia e comprensione. Chiara lo intuì subito e si mise all’opera per realizzare a San Damiano quello che Francesco predicava. Con lei nasceva una comunità femminile, silenziosa e nascosta, sempre fedele agli insegnamenti del Padre, anche quando la comunità maschile non lo seguiva più. Era nata la fraternità, ideale di vita evangelico che Francesco proponeva a chiunque volesse diventare discepolo di Cristo. Ciò che i nascenti Comuni e le Associazioni medievali ricercavano invano, Francesco lo svelava, proclamando il Vangelo. 1 – Era umana fraternità da vivere in comunità. “Tutti erano uguali nella dignità, nei doveri e nei diritti”, come si evince dalla Regola non bollata. “Tra loro non vi era nessuna invidia, nessuna malizia, nessun rancore, nessun discorso abusivo, nessun sospetto, nessuna cattiveria, regnavano soltanto grande concordia, costante quiete,ringraziamento e voce di lode” (Tommaso da Celano). Nell’uomo fratello si rivelò a Francesco il Cristo fratello e, tramite Cristo e il suo Vangelo, ricevette la piena conoscenza della paternità di Dio e della famiglia dei figli di Dio, che affratella ai battezzati, a tutti gli uomini, all’intera creazione. “La fraternità è sacra, è dono, è un modo nuovo, rivoluzionario di vedere l’uomo”, scrive P. Faustino Ossanna nel suo libro La fraternità – appello e dono di frate Francesco. “La fraternità è un modo nuovo di rapportarsi all’altro non solo perché esclude la contrapposizione e la paura, ma perché supera anche l’estraneità, che si traduce in egoistica autonomia. Si manifesta nel portare i pesi gli uni degli altri. Si realizza nel sopportare l’altro. Comporta il servizio del buon esempio, che impone la trasformazione di se stessi, facendo violenza alle proprie passioni e cattive inclinazioni. Si esprime nel servizio del dialogo, nel desiderio sincero di comprendere e di farsi comprendere per arrivare alla mutua comprensione nella carità, nella fiducia e nella stima, nella confidenza, nella sincerità e nella lealtà”. 2 – Una fraternità basata sulla minorità, sull’essere piccoli e semplici, al servizio degli ultimi, poveri e abbandonati nelle mani del Signore. Il segreto per vivere la vita fraterna consisteva nell’essere “come bambini”, adottando questa attitudine evangelica che ha creato tanti santi nella chiesa. La minorità, nella vita di Francesco, significa seguire Gesù, abbracciare la sequela Christi. E’ il segreto di Gesù, che “spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo”. E’ il segreto del Padre, che si rivela ai piccoli e ai semplici con il dono del suo Spirito. Secondo Tommaso da Celano, essere “fratelli minori”, per San Francesco, significava “essere sottomessi a tutti, dovevano cercare sempre un luogo il più modesto possibile, dovevano compiere il proprio dovere, anche se molto gravoso e così facendo potevano meritare di essere uniti solidamente con la vera umiltà e poteva affiorare in loro, grazie alla loro stessa 11 da Casa Madre 3/2012 feconda disposizione, una struttura spirituale che comprendeva tutte le virtù.” 3 - Una fraternità cristiana, fondata sull’esperienza della misericordia di Dio e del suo perdono che, realizzata in noi, ci trasforma in strumenti di riconciliazione e di pace sulle vie del mondo. “E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli.” (Francesco, Lettera a un Ministro) 4 - Una fraternità universale, aperta al mondo e creatrice di armonia. Essa ingloba non solo gli individui che compongono una comunità, ma il mondo intero, con tutti i popoli della terra. È la fraternità che si fa tenda, missionaria, accogliendo in sé il diverso, l’escluso, colui che non ha patria, il peccatore. È la fraternità di Francesco che con alcuni frati va incontro al sultano, per l’evangelizzazione dell’Islam. È il desiderio di far conoscere Cristo, è il dialogo con le religioni diverse. 5 – Una fraternità cosmica. Sembra strano crederlo, ma anche il Cantico delle creature, composto al tramonto della sua vita, trova la sua origine nella fraternità. Ogni singola creatura era suo fratello o sua sorella; ogni pietra, ogni ruscello era la sua casa. Parlava di fratello Sole, sorella Luna, fratello Vento e madre Terra. Mediante la grazia, Francesco giunse ad un punto tale da non avere in sé in nulla che lo potesse separare dal suo prossimo o dalla creazione. Il Celano afferma che Francesco, purificato dall’intensità con cui viveva la fraternità, era ritornato all’innocenza originale. Due atteggiamenti, tanto apprezzati oggi, sono importanti per noi missionari oggi: 12 ** Francesco scopre che la fraternità non può da Casa Madre 3/2012 ridursi alla comunione dei singoli e dei popoli, ma si allarga anche alle creature e al cosmo. Vento, sole, acqua, luna e stelle, fiori e frutti, animali, e perfino la morte, tutto è fratello e sorella, perché creature di Dio, essere viventi come noi. In questa prospettiva, la preservazione e l’integrità del creato non sono più soltanto una questione ecologica: esse assumono una dimensione mistica, trovando il loro fondamento in Dio creatore, in intima comunione e al servizio della vita umana. É l’invito a ripensare e a rifondare l’ecologia in un quadro più completo, più totale, più spirituale. ** Poi, il bisogno di trasformare in canto di lode tutti gli elementi del creato. “Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue so le laude, la gloria e l’onore e onne benedizione. Laudato si, mi Signore”. La contemplazione della natura si fa preghiera gioiosa e riconoscente. Dio è da lodare perché ricco di fantasia, di bellezza e generoso nel mettere a disposizione dell’uomo l’opera della sua creazione. Il cosmo diventa materia eucaristica! Quale messaggio per il rinnovamento delle nostre comunità! 13 da Casa Madre 3/2012 attivitÀ della direzione generale FESTA DEL BEATO FONDATORE GIUSEPPE ALLAMANO P. Stefano Camerlengo, IMC Missionari Carissimi, in questo momento particolare del nostro Istituto in occasione della festa del nostro Beato Fondatore, spinti dal rinnovamento proposto dal Capitolo, nel clima di riflessione per la preparazione e realizzazione delle Conferenze delle Circoscrizioni, ritengo fondamentale suggerire a tutti di riscoprire la centralità della missione come sorgente della nostra identità e del nostro operare. Le Costituzioni, all’articolo 17, ci ricordano ciò che è costituivo in relazione al fine del nostro Istituto: “ L’annuncio della Buona Notizia ai popoli non ancora evangelizzati”. Siamo invitati alle frontiere della Chiesa, ai gruppi umani che non conoscono o non hanno ancora accolto Gesù Cristo. Questi e i nuovi “ pagani “ di oggi sono la ragione d’essere dell’Istituto. Il Fondatore lo esprime bene quando afferma: “ Noi siamo per i non cristiani”. Penso che questo principio fondamentale dovrebbe stare al primo posto nelle intenzioni di chi entra nell’Istituto, e ispirare ogni nostra attività ed ogni nostra scelta. 14 La testimonianza del Fondatore mette in luce aspetti sempre nuovi del messaggio evangelico e rinnova l’impegno per il suo annuncio. Il Beato Allamano ha trasmesso un carisma da vivere secondo il suo spirito. Ne era fermamente convinto, da ribadire: «Lo spirito lo dovete prendere da me!». Questa da Casa Madre 3/2012 espressione,moltiplicata con altre simili è più di una raccomandazione: è la sua volontà, che per noi è norma di vita, luce nel cammino. Senza lo spirito dell’Allamano non saremmo Missionari della Consolata. Ciò comporta un riferimento costante a lui, al suo insegnamento e alla testimonianza della sua vita, per ricavarne una specie di “carta d’identità” di ciò che dobbiamo essere. Per essere missionari dell’oggi, abbiamo bisogno di rivisitare il nostro Fondatore, rimetterci alla sua scuola per rimparare a vivere il carisma. K. Rahner ebbe a scrivere: “si può conservare un’eredità soltanto se si conquista un nuovo futuro. Il puro conservatorismo è sterile e non raggiunge neppure i suoi fini legittimi, sapendo che “nuovo” nel cristianesimo è naturalmente sempre una scoperta creatrice ed una elaborazione, aderente ai tempi, della sua più genuina essenza”. Il ritorno al Fondatore e ad una ricomprensione storica ridà forza e identità all’Istituto ricompattandolo intorno ad alcuni fulcri strutturalmente uniti: a livello culturale (l’appartenenza), a livello dell’esperienza (il vissuto), a livello della missione (l’opzione fondamentale). Dobbiamo rivitalizzare il nostro attaccamento al Fondatore senza staccarci dalla radice, ma senza neppure ripetere alla lettera il passato. L’interculturalità delle nostre appartenenze, le nuove geografievocazionali, i nuovi posti di missione ci spingono e favoriscono un nuovo dinamismo carismatico, una rilettura “altra” del nostro Fondatore. Certamente è vitale che l’Istituto si collochi sulla scia della propria tradizione carismatica, tuttavia, questo non significa chiudere gli occhi sui cambiamenti portatori di segni di futuro. Nasce qui la necessità di saper sintonizzare la fedeltà della tradizione con le dinamiche della vita, della cultura e della storia. Perché la possibilità della continuità storica è legata alla rivitalizzazione del carisma. Il porsi in stato dinamico nel mondo e nel tempo, è per l’Istituto fedeltà al carisma, amore al Fondatore e fedeltà alla missione, senza paura di smarrire l’identità. La festa del Beato Allamano pone a noi la domanda sullo spazio che egli occupa nel nostro cammino spirituale e nell’impegno per la missione. La risposta è personale ma deve toccare anche il nostro vivere da missionari in comunione. Per le celebrazioni di quest’anno vorrei toccare alcuni aspetti, che richiamano le tematiche del Capitolo e pure la perenne presenza per l’Istituto e per ciascuno di noi dell’Allamano. 1. La nostra identità di Missionari La Chiesa ha riconosciuto e proposto la caratteristica che distingue l’Allamano nella molteplice schiera di santi fioriti in Torino e nel Piemonte: egli ha «percepito il dovere di ogni Chiesa locale di aprirsi alla missione universale».Per questo ha dato inizio al nostro Istituto con l’obiettivo prioritario e privilegiato di annunciare il vangelo a coloro che non ne sono venuti a conoscenza. Ci esorta infatti: «datevi con tutto il cuore e tutte le vostre forze all’opera dell’evangelizzazione», che deve stare al primo posto nei nostri interessi e impegni. Questa è la ragione per cui siamo entrati a fare parte del suo Istituto (cf. Lettere, p.135). Questa è «ancor oggi la massima sfida della Chiesa», ricordava il Beato Giovanni Paolo II, considerando che la maggior parte dell’umanità non ha ancora avuto il primo annuncio di Cristo; per cui si può dire che «la missione ad gentes è ancora agli inizi» (RM 40, cf. 3). A questo si aggiunge il fenomeno oggi abbastanza esteso di coloro che abbandonano la fede. La sua gravità è evidenziata dalle iniziative ecclesiali previste prossimamente: l’Anno della fede e il Sinodo dei Vescovi su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede”. Una problematica che ci interpella. L’urgenza del primo annuncio o della rievangelizzazione richiama lanostra attenzione e ci sollecita a dare un apporto qualificato per il rinnovamento nei metodi pastorali. La formazione permanente, come la scelta degli studi di specializzazione, ne devono tenere conto. Non solo per la nostra vocazione (Cost. 17; Dir. Gen. 79.2), ma anche per lo stile dell’Allamano, attento alle situazioni del suo ambiente di Torino e a quelle incontrate dai missionari in altri contesti. Dai contemporanei egli è riconosciuto come persona che «teneva l’occhio e l’orecchio attenti e vigili a quanto accadeva» (A. Cantono); «ha sempre avuto una intuizione precisa dei bisogni del tempo»; «non conobbe vecchiezza, proprio per il suo occhio vigile e penetrante» (Pinardi). Guardare al Fondatore significa penetrare nei suoi sentimenti, nelle sue scelte, nel suo comportamento, per agire di conseguenza. Merita ricordare quanto fu detto in occasione della Beatificazione dell’Allamano: «Un da Casa Madre 3/2012 15 Fondatore esaltato e un Istituto ripiegato su se stesso non vanno d’accordo». La linea di condotta del Fondatore concorda, in anteprima, con l’affermazione del Papa Giovanni XXIII: «Guardiamo al passato, ma in ordine al presente. Non siamo destinati a custodire un museo, ma a coltivare un giardino». È la proposta che ritroviamo nel Capitolo: «Siamo chiamati a combattere l’immobilismo, la mancanza di riflessione, di conversione personale e comunitaria davanti alle sfide che ci pone il mondo globalizzato, e la continua riflessione sul nuovo della missione ad gentes» (n. 16). 2. La Spiritualità Il Capitolo ci esorta pure all’«approfondimento della nostra spiritualità, ritornando all’eredità aborriva la mediocrità. Lo dice la sua ripetuta esortazione a essere energici, intraprendenti, laboriosi. Voleva persone che, avendo come orizzonte il mondo, siano di ampie vedute. Per essere fedele a lui, l’Istituto deve ritrovare questo dinamismo, vincendo la tentazione del minimo necessario per “fare sempre di più”, andare “avanti” nella crescita spirituale e in tutte le attività, senza paura di esagerare. Restringendo il discorso al fondamento carismatico, egli continua a proporci un orientamento al Signore e un ardente impegno di farlo conoscere, ambedue con “totale” dedizione, senza alcuna flessione, parentesi, eccezioni. Anche questo è un aspetto peculiare della sua proposta: essere missionari di intima comunione con “Dio solo” e di intensa attività apostolica, per la quale “ci vuole fuoco”. Missionari innamorati di Dio “fino a dare la vita” per l’annuncio del vangelo. Questo è il tipo di missionari da lui voluto: santi per essere missionari. E lo ribadisce aggiungendo in modo significativo: «Questa è sempre stata la mia idea!». La nostra storia annovera testimoni autentici di questo tipo. Ma è una esigenza sempre attuale, perché anche il mondo d’oggi «reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia loro famigliare, come se vedessero l’invisibile» (EN 76). 3. La Comunità locale 16 del Fondatore» (n. 12). A questo riguardo non possiamo dimenticare che lui non si è accontentato di inviare missionari, ma li ha tenacemente voluti “di qualità”. Non corrisponde al nostro Fondatore un Istituto che non sia incandescente nel fervore, nel tendere alla perfezione, nella qualificazione spirituale, culturale, pastorale, per essere all’altezza di una vocazione da lui ritenuta sublime. L’Allamano da Casa Madre 3/2012 Un’altra scelta del Capitolo per il prossimo sessennio e in particolare per i primi tre anni è rivolta a qualificare le comunità locali (nn. 3 e 23). Ne sono indicate le motivazioni e gli obiettivi, ma la radice è nella intuizione del Fondatore. Egli stesso afferma di aver pensato, nel progettare la fondazione dell’Istituto, a dare una famiglia a chi lascia tutto per la Missione. E lo codifica nei Regolamenti fin dal primo progetto del 1891, stabilendo che chi entra a far parte dell’Istituto «deve considerarsi membro vivo e interessato di una nuova famiglia». E continuamente ribadisce: «L’Istituto non e un collegio, neppure un seminario, ma una famiglia” (VS 405); a chi chiede di entrarvi dice: «Qui troverete una famiglia». Anche questo è un ritornello continuo, rivolto con modulazioni diverse agli aspiranti, ai missionari, ai responsabili, alle comunità, specificando che la conseguente «unione di intendimenti e di sforzi é come l’anima e la vita» dell’Istituto. per l’annuncio del vangelo secondo la sua intuizione carismatica. Di qui viene pure il metodo di fare missione, di rapportarsi con le persone, di adottare scelte, sempre in conformità allo spirito di famiglia. Ne sono qualificati anche i rapporti reciproci tra Fondatore e missionari. Egli afferma e dà prova che nel suo cuore vi sono sempre i suoi «cari missionari». E lo stesso avviene in essi per lui, sempre considerato “il loro Padre”. Questo legame, ravvivato dalla celebrazione liturgica annuale, comporta di approfondirne la conoscenza, diffonderla, sollecitare la sua intercessione, tradurre in pratica i suoi insegnamenti, crescere nello spirito di famiglia. In una parola: renderlo vivo dentro di noi, nelle comunità, in tutto l’Istituto, nelle Chiese, La Consolata, ispiratrice della sua opera per la Missione ci aiuti ad attuarla quotidianamente e non saltuariamente, nella comunità e nell’apostolato. A tutti e ad ognuno: coraggio e avanti in Domino! 17 da Casa Madre 3/2012 casa generalizia FEBBRAIO 2012 P. Vedastus Kwajaba, IMC 18 1 febbraio: Iniziamo il mese di febbraio con un nuovo consiglio della Casa generalizia (Kwajaba P. Vedastus: superiore locale, Bernardi Fr Mario: economo locale, Pendawazima P. Dietrich: Vice Superiore Generale, Fedrigoni P. Paolo: Vice superiore locale, e Kota P. Victor: consigliere locale.) presentato dalla Direzione Generale da Casa Madre 3/2012 dopo consultazione dei membri della comunità’. DG si ringrazia il Consiglio precedente per il servizio reso diligentemente alla comunità. Diamo il benvenuto a Padre Marcolongo Renzo dalla regione di Colombia, che starà in casa generalizia per eseguire il suo programma sabbatico. 2 febbraio: Celebrazione della Giornata mondiale della Vita consacrata. Alcuni membri della comunità partecipano in Basilica San Pietro alla celebrazione dei vespri presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI. In comunità’ si celebra anche il compleanno di P. Paolo Fedrigoni. 3 febbraio: P. Pendawazima Dietrich, vice superiore generale, ritorna dalla Colombia, dove ha partecipato alla conferenza regionale. 4 febbraio: Roma e tutta Italia è sotto la neve. Quasi tutto è bloccato, i mezzi di trasporto fermi, freddo intenso. Disagi anche in comunità, per disservire le varie cappellanie, essendo d’obbligo le catene alle macchine. In Italia non si registravano temperature così basse da 50 anni, secondo il giornale. 7 febbraio: Iniziamo la novena in onore del Beato Allamano. Ogni sera, ai vespri meditiamo un testo preparato dalla Postulatore, tratto dagli scritti del Fondatore e lo invochiamo per tante necessità nostre e dell’Istituto. 09 febbraio: Il Vice superiore generale P. Pendawazima Dietrich parte per Tanzania e poi per l’Etiopia, per partecipare alle conferenze regionali. 16 febbraio: Festa del Beato Giuseppe Allamano. La celebriamo di sera a Casa Generalizia assieme alle Missionarie della Consolata (Comunita’ di Nepi e via Foscari) e comunità teologica di Bravetta, il personale che lavora nella casa e amici. La solenne concelebrazione è presieduta da Mons. Francisco Lerma, Vescovo di Guruè, con omelia di P. Marco Marini, Consigliere Generale, ed è seguita da un incontro festivo in agape fraterna. Salutiamo anche P. Marco Marini, consigliere generale, in partenza per l’Etiopia dove parteciperà alla conferenza regionale. 20 febbraio:La comunità saluta P. Osorio Afonso, in partenza per la missione in Congo, dopo un lungo periodo di studi a Roma e in Israele. 28 febbraio: La comunità si raduna per ritiro comunitario di quaresima, guidato da P. Innocenzo Gargano, Camaldolese. Cosi la comunità si prepara a vivere intensamente la parola di Dio in tempo di quaresima e a valorizzare profondamente i tre mezzi ascetici fondamentali: cioè preghiera, digiuno e carità. 10 febbraio: P. Stefano Camerlengo, Superiore Generale, stamattina parte per Torino per incontri vari e per partecipare alla festa del Beato Giuseppe Allamana. Inaugurerà anche la nuova casa per anziani ad Alpignano. P. Pozzoli Ugo, Consigliere generale è ritornato dall’Argentina, dove è stato per visitare i confratelli e predicare loro gli Esercizi Spirituali. 12 febbraio: La comunità saluta P. Martin Serna, dopo due anni di permanenza in Casa Generalizia per studi, ora in partenza per la sua nuova destinazione a Bravetta, comunità del seminario teologico come formatore. 13 febbraio: P. Pozzoli Ugo, Consigliere generale, e P. Rinaldo Cogliati Economo generale, si recano a Torino per qualche incontro, partecipare alla festa del Beato Giuseppe Allamano e all’inaugurazione della nuova casa per anziani ad Alpignano. Domani saranno raggiunti da P. Pavese e da P. Pasqualetti. Ogni giovedì sera, nel tempo di quaresima, faremo la Lectio Divina comunitaria sul Vangelo della Domenica seguente. E’ sempre un bel momento di riflessione, condivisione e preghiera che arricchisce tutti. Nell’ultima settimana del mese di febbraio ritornano i Consiglieri Generali dopo aver terminato i vari incontri e conferenze regionali. da Casa Madre 3/2012 19 neve a roma 20 da Casa Madre 3/2012 “VAMOS A LA OTRA ORILLA”: EJERCICIOS ESPIRITUALES DE LA REGIÓN ARGENTINA P. Juan Carlos Greco, IMC Hace más de 371 años al llegar a las orillas del Río Luján, en la estancia de Rosendo, unos troperos se detuvieron allí para pasar la noche. Al día siguiente, una clara mañana de Mayo, queriendo proseguir el camino no pudieron mover la carreta. Admirados de la novedad pasaron a individualizar la causa y declaró el conductor del convoy: “Aquí vienen dos cajones con dos bultos de la Virgen, que traigo recomendados para una capilla de Sumampa”. Argentina vita nelle circoscrizioni 21 da Casa Madre 3/2012 Y solo consiguieron mover la carreta cuando una de las imágenes quedaba en tierra. LA imagen quería quedarse allí, pero para que su Santuario sea construido debió pasar a la otra orilla del Río Luján. Argentina Al final de mes de enero esta vez fuimos nosotros .(padres y novicios) que nos detuvimos y nos reunimos del otro lado de la orilla del Río Luján, del lado de la margen contraria a la del Santuario -a solo 300 metros de éste-. Allí, nos acompañó durante nuestros ejercicios y nuestro encuentro regional el Consejero General P. Ugo Pozzoli. ¡A éste mil gracias por la iluminación durante los ejercicios y por su paciencia en todo momento! Cercanía que se transforma para éste conocimiento de nuestra realidad, la cual irá completando en las visitas fraternas que realizará –en saltos veloces- por nuestras presencias. 22 Sin dudas trabajando sobre los contenidos del XII CG leídos a la luz del Evangelio y del Fundador fuimos profundizando este sueño de conversión que se lee como clamor de Dios para nuestras vidas y la del IMC. Soñando este poder pasar a la otra orilla. Afirmamos desde la contemplación y oración que pasar a la otra orilla supone riesgos. Dejar lo seguro, lo conocido y aceptar las circunstancias nuevas e imprevistas supone inseguridad, sólo superada por la confianza en quien nos llama a dar ese paso. Miedo y desconfianzas de discípulos, temor que consideramos lógico, si miramos el cuadro meteorológico que se nos pinta este momento socio-eclesial e institucional, pero extraño, al fin y al cabo, sabiendo que el Señor está con nosotros. Parece como si a veces sólo tenemos en cuenta nuestra propia suerte y no la de Jesús. Por eso desde este tiempo de gracia damos fe que Él está ahí haciendo posible que la barca de nuestra vida y, como no, la de la Iglesia, llegue a la orilla adonde Él nos ha pedido ir. Resulta una contradicción sabernos en las manos de Dios y a la vez desconfiar de Él: pero somos de carne. Salimos de esos días volviendo a los puertos donde cada uno fue destinado, para zarpar en el momento oportuno, del modo más adecuado da Casa Madre 3/2012 y con los mejores gestos. Para navegar mar adentro…con esperanza en Dios y apertura a lo nuevo. Con comunidades que se han renovado (en todas las comunidades locales han recibido y enviado personal, menos en la comunidad del Noviciado). Pastores con cierta carga. Sabemos que éste movimiento no lo podemos tal vez hacer de un solo movimiento. De ahí nos podemos basar en un acertijo: intentemos pensar antes de pasar a la solución: Un pastor tiene que pasar un lobo, una cabra y una lechuga a la otra orilla de un río, dispone de una barca en la que solo caben el y una de las otras tres cosas. Si el lobo se queda solo con la cabra se la come, si la cabra se queda sola con la lechuga se la come, ¿cómo debe hacerlo?. Solución: El pastor pasa primero la cabra, la deja en la otra orilla y regresa a por el lobo, al cruzar deja al lobo y vuelve con la cabra, deja la cabra y cruza con la lechuga, deja la lechuga con el lobo y regresa a por la cabra. Sin dudas debemos pasar una y otra vez, entre ir y venir, discernir, experimentar, arriesgarse y humildemente volver a veces atrás y otras avanzar. Escucharnos y dialogar abiertamente, sabiendo que Jesús nos guía. Sin tener miedo a los lobos que podemos domesticar como Francisco. Descubrimos que tenemos comunidades de hermanos –con sus defectos y dones- y no de lobos. Sin cabrearnos: sino amarnos mutuamente siendo testigos de las maravillas de Dios. Y que no podemos quedarnos “frescos como la lechuga”: debemos calentar los corazones para desde comunidades en camino de conversión podamos descubrir un nuevo estilo de misión (XII CG). Carissimi Confratelli, mentre ci prepariamo alla Festa liturgica del nostro Beato Padre Fondatore, vi faccio giungere le cinque schede in preparazione alla nostra III Conferenza regionale, elaborate dalle rispettive commissioni. Nel ringraziare tutti per l’attenzione e la collaborazione, vi invito a sentire questo momento di famiglia come una presenza particolare del Signore tra noi: lo vogliamo cercare ed ascoltare. Preghiamo dunque per il buon esito della preparazione e poi della celebrazione della Conferenza stessa. Grazie. Ringrazio il loro sforzo e vi invito a prenderle in considerazione durante questo mese di febbraio sia individualmente come comunitariamente. Il cronogramma in preparazione alla Conferenza pensato dal Consiglio prevede ora il coinvolgimento di tutta la Regione: In unione di preghiera, il saluto cordiale. Il testo sui cinque temi o argomenti, verrà inviato a tutta la regione nel mese di febbraio perché ne prenda visione, faccia le sue valutazioni e suggerimenti. I Superiori locali facciano pervenire al Superiore Regionale o Vice le valutazioni e suggerimenti entro l’inizio del mese di marzo. I testi dei cinque argomenti, arricchiti dai contributi di tutta la regione, saranno poi presi in considerazione nel Consiglio regionale di marzo (13-14) per valutarli e completarli, se necessario. A partire poi da questi cinque testi, una commissione ristretta e ad hoc, preparerà un “Intrumentum laboris” che verrà inviato in visione a tutta la regione all’inizio di aprile e costituirà poi il testo base di confronto, di studio e decisioni durante la conferenza”. 1- GIUSTIFICAZIONE. Nella riflessione personale e comunitaria sulle schede risulterà che alcune tematiche o problemi non sono emersi. Ciascun missionario o comunità indichi pertanto gli argomenti che ritiene fondamentali e ai quali la Conferenza deve necessariamente dare una risposta. La Conferenza sarà indetta ufficialmente durante il prossimo Consiglio di marzo e sarà pure indicata la forma di elezione e il numero dei partecipanti. Italia CONFERENZA REGIONE ITALIA (Certosa 14-19 maggio 2012) “PROGETTO MISSIONARIO REGIONALE E CONTINENTALE” IV - SCHEDA: AD GENTES IN ITALIA/ EUROPA E’ apparso quasi improvvisamente, soprattutto in occidente, un mondo nuovo, un modo nuovo di rapporti, di concepire la vita, di gestire la società, di partecipare alla vita della chiesa e il convivere umano. In pochi decenni, inavvertitamente, globalizzazione, tecnologia, consumismo hanno cambiato l’asse ideologico della società. Le ripercussioni culturali ed ecclesiali sono evidenti. Secolarismo e ateismo pratico Apostasia silenziosa dalla appartenenza ecclesiale fede e della Vita di cristiani lontana da una vita morale cristiana Diminuzione di persone consacrate Rifugiarsi nel sacro, nella religione strutturata, in gruppi chiusi, da parte di molti cristiani Difficoltà gravi nelle chiese locali a gestire queste nuove situazioni. 23 da Casa Madre 3/2012 A livello della vita consacrata e del nostro Istituto, risentiamo di: - Frammentazione nella coscienza del nostro essere missionari e consacrati - Spaesamento nel vivere e operare in occidente, dopo aver operato come missionari e aver posto le basi della chiesa in altri contesti culturali. - Mancanza di nuove vocazioni italiane - Comunità locali sempre meno dinamiche perchè anziane - Vita missionaria ridotta a supplenze pastorali - Incamminati verso una ristrutturazione di presenze e di significazione 2- ILLUMINAZIONE L’ultimo Capitolo Generale lo ha detto con chiarezza che occorre rinnovarsi e perseguire l’ad Gentes anche nei contesti in cui l’AMV era fine primario della nostra presenza: Italia “L’impegno di rivitalizzare l’ad Gentes è un percorso legittimo, non facile e mai finito. Ma l’apertura alla novità è un parametro di controllo dell’autenticità dell’Istituto che dalla sua storia ha imparato non solo a interrogarsi sul valore di quanto sta facendo, ma a contemplare l’oltre verso cui deve protendersi. Perché il punto al quale i missionari sono giunti nelle realtà e nei contesti in cui operano non può essere considerato come il modello di un perpetuo ritorno a rifare le stesse cose, ma il semplice punto di partenza per qualcosa di nuovo che va 24 da Casa Madre 3/2012 oltre sia a livello geografico che contenutistico”. (Instrumentum Laboris n. 111). Confronta pure: Instrumentum laboris pp.28ss; 99ss; 120; linee guida della DG p.18; CGXII p.19. 3- INDICAZIONI OPERATIVE La Chiesa riconosce la sua carta di identità nell’Evangelizzazione: esiste per annunciare il vangelo ad ogni cultura, ad ogni epoca, ad ogni popolo, ad ogni persona. In questi ultimi decenni, oltre al suo impegno di Pastorale Ordinaria e di Missione ad Gentes, ha assunto quello della Nueva Evangelizzazione. Tre dimensioni dello stessa spinta evangelizzatrice, tre dimensioni che rispondono a tre realtà diverse, ma spesso interferenti e presenti nello stesso contesto culturale e sociale. Ed in queste tre dimensioni apostoliche crediamo che dobbiamo inserire la nostra azione di Missionari della Consolata. PASTORALE ORDINARIA Presenza sul territorio, nel senso che le nostre presenze siano riconosciute e percepite quali centri missionari. Pastorale della Sofferenza o della Anzianità e della Offerta, in considerazione alla numerosa presenza di personale anziano Le nostre Parrocchie: modello di pastorale missionaria Inserimento nelle diocesi e nei CMD Attenzione ai cattolici stranieri NUOVA EVANGELIZZAZIONE Avvicinamento al mondo della scuola, dell’università e al mondo giovanile in generale Avvicinamento ai nuovi poveri Equipe di Missionari Itineranti Accoglienza/accompagnamento pastorale dei Migranti Scelta di un Luogo significativo per la Missione quale punto di riferimento e pellegrinaggio da tutti i nostri centri, (vedi per esempio Fatima, Certosa) Testimonianza della comunità, come luogo di persone capaci di umanità AD GENTES Primo annuncio al Migranti - Di fronte al fenomeno della migrazione, dove incontriamo gruppi già cristiani, bisognosi quindi di assistenza pastorale, e molti altri che non sono cristiani, quale tipo di scelte è opportuno e doveroso fare come regione missionaria “ad gentes”? Italia Liturgie ben celebrate e vissute - La chiesa locale sollecita la nostra presenza perché ci ritiene “esperti di missione” in quanto metodologia e contenuti del primo annuncio. Potremmo offrirci alle comunità parrocchiali, dopo una preparazione adeguata, per la formazione di animatori pastorali per la ri-evangelizzazione dei battezzati? - Rispondere alle complesse problematiche, soprattutto religiose, del nostro tempo è assolutamente necessaria una azione coordinata tra tutte le forze ecclesiali. In che modo potremmo affiancare la chiesa locale: nello studio del fenomeno, ascoltare le nuove “voci” della società, preparare insieme una metodologia con il proposito di tentare risposte alle nuove esigenze della missione in Italia? Primo annuncio a Italiani Catecumenato Servizi di accoglienza ai poveri e ai migranti Provocazioni missionario in vista del Progetto L’Italia, insieme al resto dell’Europa, è la regione dell’Istituto che maggiormente si trova coinvolta nel processo di trasformazione dovuto ai cambiamenti socio-religiosi della nostra società moderna. La chiesa italiana, ed europea, si è proclamata “terra di missione”. L’ultimo Capitolo ha ribadito che l’Istituto, in qualunque parte del mondo opera, è “per i non cristiani”. Ci chiediamo: - Come Istituto (regione) missionario “ad gentes”, nella realtà della chiesa italiana oggi, è ancora prioritario l’impiego delle nostre forze migliori nell’Animazione Missionaria oppure, senza abbandonare questa, orientare di preferenza le nostre scelte verso la collaborazione con la chiesa locale per evangelizzare o ri-evangelizzare la società? 25 da Casa Madre 3/2012 Investir na relação com outros museus P. Antonio Fernandes, IMC A.F. Muitas pessoas vão a Fátima por necessidades pessoais, de agradecimento pessoal, de expressão da sua fé, por alguma graça recebida. O contacto coma a ideia missionária abre precisamente essa expressão missionária e muito mais abrangente daquilo que é a nossa fé. Encontrar-se com uma expressão missionária ajuda também a redimensionar uma fé que, muitas vezes, pode ser intimista ou muito pessoal, para uma dinâmica muito mais comunitária e muito mais universal. Em entrevista à FÁTIMA MISSIONÁRIA, António Fernandes, novo superior provincial dos Missionário da Consolata em Portugal, fala sobre as potencialidades do Museu de Arte Sacra e Etnologia. «Encontram a arte que explicita essa fé que é vivida em muitas partes», afirma FÁTIMA MISSIONÁRIA: Como avalia o museu actualmente? Portogallo ANTÓNIO FERNANDES: É um espaço útil para a divulgação daquilo que é a identidade e a ideia missionária. Um museu em Fátima, num local de culto à Virgem e com uma temática missionária, creio que é extremamente importante para que as pessoas possam desde Fátima perceber a catolicidade do cristianismo. Fátima é um ponto de encontro de muitas culturas, de muitas pessoas que vêm expressar a sua fé. A possibilidade de encontrarem esta expressão missionária de povos ou culturas às quais eles pertencem – e Fátima expressa também esta dimensão missionária do anúncio para outras culturas e outros povos – acho que é um enriquecimento muito grande. Em Fátima encontram a arte que explicita essa fé que é vivida em muitas partes. F.M: É possível o museu despertar nas pessoas a paixão pela missão? 26 da Casa Madre 3/2012 F.M: O que pensa de iniciativas como o roteiro e a Liga de Amigos? A.F: O museu tem tido muitas iniciativas com colégios, grupos, crianças e, agora, a criação da Liga. É uma dinâmica extremamente importante para agregar a dinâmica cultural daquilo que é um museu genérico em Portugal ou no mundo inteiro à dinâmica missionária. A possibilidade de interagir com escolas e fazer com que a arte possa também ser visualizada, tocada, recriada, com o inventário, com a imaginação dos jovens, das crianças é outro aspecto que é lindo, que está a ser potenciado e que foi feito pelo museu. Acho que é importante continuar nessa dinâmica. Acho que a Liga de Amigos do museu é também um espaço interesante e importante, a ser valorizado. F.M: Quais os objectivos ou projectos para o museu? A.F: Gostaria muito que o museu fosse um espaço de debate daquilo que é a cultura, a arte e a missão, que possibilitasse um ambiente de debate e de pesquisa sobre aquilo que é a missão e os problemas que a missão coloca, através daquilo que é a visualização da arte; daquilo que se faz e daquilo que se fez nas missões. Visualizar e conhecer, mas também debater ideias sobre o mundo missionário. O Instituto tem uma riqueza muito grande num museu em Turim. Acho que seria preciso Portogallo criar também outro tipo de relação com outras redes de museus, fora de Portugal, pois Fátima é um lugar estratégico com todo o seu turismo e visitantes. A nível do Instituto, a Itália tem um acervo muito interessante, etnológico e missionário, e a possibilidade de fazer exposições itinerantes, de visualizar isso em Fátima, e de dar a conhecer, seria importante. Algo que eu também considero importante é dar a conhecer através do museu determinados projectos missionários onde a cultura seja valorizada. O museu deveria ser um espaço para fomentar o conhecimento dessas experiências missionárias que vão para além daquilo que nós tradicionalmente pensamos que é o campo da evangelização, de um anúncio mais directo e explícito a um anúncio mais abrangente em que são tidas em conta outras dimensões da vida humana. Há muitos contactos e processos de evangelização bonitos, diferentes, que precisam de ser conhecidos, valorizados, enriquecendo, ao mesmo tempo, o próprio museu. 27 da Casa Madre 3/2012 CRONACA DALLA COREA Corea P. Álvaro Pacheco IMC 28 Ciao a tutti! Saluti dalla Corea, dove nonostante le temperature ghiaccianti, la missione continua a tutto il vapore. Gennaio è stato un mese particolarmente intenso, con tanto di novità e cambiamenti. L’evento centrale fu l’ordinazione del nostro Lee Dong-uk Benigno, la cui cronaca apparse nel numero scorso del Da Casa Madre. Io sono tornato dal mio sabbatico in Portogallo l’8 Gennaio, mentre padre Jair ha lasciato la Corea il giorno 12, dopo 7 anni di missione qui in Corea, gli ultimi 5 dei quali svolti nella nostra comunità di Tongduchon (diocesi di Uijongbu, a nord della capitale Seul) aiutando molti dei tanti lavoratori stranieri provenienti dall’America Latina e che si trovano qui illegalmente. Il suo saluto ufficiale è stato fatto durante la celebrazione eucaristica del giorno 9. Ci ha poi comunicato che dopo ilo suo arrivo in Bogotà ha preso subito parte al ritiro e assemblea regionale. Riguardo al nostro quarto sacerdote coreano, padre Benigno ha celebrato la prima messa nella sua parrocchia di Yonsan, nella città di Pusan (a 400 km sudest di Seul). La chiesa era piena d’amici e fedeli, di vari ex-parroci e, da Casa Madre 3/2012 certo, tutta la nostra comunità IMC era anche presente. Fu un momento bello di comunione con la chiesa locale. Poi, padre Benigno ha celebrato una serie di prime messe qua e la, incluso naturalmente con i nostri benefattori in due occasioni: il 30 Gennaio nella casa centrale di Yokkok e il 1 Febbraio nella comunità di Tongduchon, dove abbiamo anche un gruppo di benefattori con il quale celebriamo una messa mensile. Come sapete, lui é stato destinato al Kenya e, proprio per questo, abbiamo fatto anche l’invio missionario durante la sua prima messa coi nostri benefattori a Yokkok. Siamo rimasti contenti per la presenza di tanti amici e benefattori, segno che il loro amore ed interesse per la missione ad gentes continuano a crescere. Certo, durante la prima messa di p. Benigno a Yokkok abbiamo anche celebrato i 111 anni di fondazione della nostra famiglia missionaria: niente meglio che celebrare anche il “sogno asiatico dell’Allamano con l’invio missionario di un asiatico per l’Africa. Poi, la sera del 30 il nostro studente coreano Im Sang-hun Marco `e tornato in Argentina, dopo il periodo delle vacanze, per continuare i suoi studi teologici. Riguardo alla nostra comunità centrale, abbiamo deciso di fare dei lavori nella casa, sia perché é stata costruita 20 anni fa, sia per avere le condizione necessarie per accogliere gente (giovani, soprattutto) per ritiri ed incontri di formazione per vari giorni. Potremo anche accomodare meglio i nostri confratelli mongoli, i quali ci visiteranno a Maggio e Giugno per il ritiro annuale e l’assemblea asiatica con le nostre direzioni generali. Parlando di giovani, il nostro gruppo giovanile cammina a passi lenti… ma cammina, anche se con i giovani non é facile lavorare: purtroppo, sia per gli studi che per altri impegni, é difficile averli tutti insiemi ogni volta che facciamo i due incontri mensili a loro destinati. Ma i padri Eugenio e Pedro tirano avanti con tanto entusiasmo e speranza. E parlando ancora di giovani, i nostri missionari Finalmente, il cambio più “radicale” che abbiamo fatto riguarda la nostra comunità del dialogo interreligioso. Come sapete, abbiamo dovuto lasciare la casa e terreno di prima a causa di un vasto progetto di urbanizzazione sociale da parte del governo Sud coreano. Meno male che ci hanno restituito un po’ più di soldi di quelli che aspettavamo, cosi abbiamo potuto comperare subito un bel terreno nei dintorni della città di Taejon (a circa 100 km a sud di Seul) e aver dei soldi per la costruzione del nuovo centro… o quasi. Dopo aver avuto il permesso di costruzione, abbiamo fatto gli ultimi pagamenti del terreno e ci hanno promesso di cominciare a Marzo i lavori di costruzione del nuovo centro di dialogo, che ospiterà anche la futura comunità formativa… quando ci saranno seminaristi. La nuova casa sarà grande il sufficiente per accomodare una comunità formativa, anche perché il seminario di Incheon e’ troppo lontano da Yokkok e non possiamo continuare a “massacrare” i nostri studenti con viaggi lunghi e stancanti. E parlando di studenti, per il momento ne abbiamo soltanto uno che sta facendo un periodo di riposo e cure mediche: altri non ne abbiamo, nemmeno giovani interessati alla vocazione missionaria. Ecco una delle sfide anche per noi qui Corea. Non è per niente facile trovare giovani qui, per tanti motivi. Perciò, cerchiamo di curare bene i pochi che abbiamo e continuiamo a pregare il padrone della messe perché ce li mandi, santi e buoni. Padre Gianpaolo Lamberto è dal giorno 7 di Febbraio residente di Tejon, in un piccolo appartamento che abbiamo affittato fino alla fine d’Ottobre, mentre p. Diego Cazzolato, che doveva essere lì con lui, è dovuto rientrare in Italia per partecipare nel funerale della mamma da Casa Madre 3/2012 Corea Dopo la partenza di padre Jair, io sono venuto in questa comunità di Tongduchon, dove si trovano il padre Tamrat Defar (dell’Etiopia) e il nostro seminarista Kim Myong-ho Giuseppe, che come sapete, ha dovuto lasciare la Mongolia (dove stava facendo lo stage missionario) per motivi di salute. Anche lui sta accompagnando vari lavoratori Latinoamericani dopo essere stato “iniziato” in questo ministero di consolazione da padre Jair. Io ho ripreso la redazione della nostra rivista e altre attività ad essa legate, soprattutto i weekend missionari in varie parrocchie per la promozione della rivista e l’aumento del nostro gruppo di benefattori. Padre Tamrat continua la sua attività d’assistenza religiosa e non solo ai migranti provenienti dalle Filippine, Nigeria, ma anche… dalla Corea del Nord. Certo, in questo caso si tratta di “rifugiati” e non di migranti. A proposito, più avanti lui vi parlerà di questa sua attività, cosi come tutti gli altri secondo della loro responsabilità e attività missionaria. più giovani si trovano ancora a scuola, sia di lingua (i padri Lourenço Tala, John Kapule e Clement Kinyua), sia di immersione in questo contesto coreano (p. Marcos). Un metodo d’immersione e’ quello di andare per tre mesi in una parrocchia, come lo sta facendo padre Marcos, in modo a praticare la lingua ed imparare di più sulla gente, sulla loro cultura e mentalità`. Come sapete, la vera e propria scuola dove impariamo la lingua, la cultura e altri elementi di un popolo per noi missionari è quella di essere in mezzo alla gente. E qui in Corea questa è la scuola che frequentiamo. 29 Anna, partita per la casa del Padre il giorno 5. Proprio per questo motivo abbiamo celebrato una messa la sera dello stesso giorno nella casa di Yokkok con la presenza di tanti amici IMC. Dopo il suo ritorno, andrà a Tejon per accompagnare i lavori di costruzione del nuovo centro assieme a Giampaolo. Corea Ecco, è tutto per adesso. Rimaniamo uniti nella preghiera e nella missione, augurandovi un buon anno del drago (sì, perché anche qui celebriamo il capodanno cinese), con le migliori benedizioni di San Francesco di Assisi e Santa Chiara. Anyong (ciao) e buona missione. 30 da Casa Madre 3/2012 WHAT IS BETHANY HOUSE? P. Jackson Murugara IMC Bethany House was built in 1970s as a Spiritual and formation centre for priests, religious and lay people. It is a church organization managed by Consolata Missionaries; it is situated in Murang’a Catholic Diocese in central Kenya. It offers accommodation facilities for spiritual exercises such as retreats, recollections, spiritual counseling, confessions among others; it is also centre for seminars, workshops, conferences and other similar social activities. Bethany House Sagana vita nelle comunitÀ is open to receive visitors even from abroad within its wide scope of its activities. Some of the activities offered this year are retreats and recollections, especially in preparation for the Lent and Advent seasons. Through these spiritual activities, Bethany House helps Christians to observe the mystery of Christ in depth and to grasp its richness. The training of Catechists is also done at 31 da Casa Madre 3/2012 Sagana Bethany House. The catechism is part of formation of lay people due to the fact that when catechists are well trained, the entire church is strengthened at the grassroots. Still for the lay people, Bethany House offers courses on pre-marriage and customary married. These courses are offered as a way of evangelizing to many people who are marriage, but do not go to the church and also due to the fact that there are many people who do not receive Eucharist which is our food on the journey of faith towards God. There is also training on how to nurture children and how to transmit faith to them, mainly to the parents and those who look after the children. This training aids them to teach faith to the children from tender age so that they grow knowing Christ. This course is offered in Bethany House as a way of addressing the global decline of faith and good morals. As it is now, the church is ‘dying’ in many parts of the world due to the fact that children are not given appropriate attention to grow in faith so that their understanding and commitment in God become stronger as they grow. At Bethany House, we also animate the young people whereby we teach them to be responsible in life with special attention on danger of alcoholism and drugs abuse. 32 da Casa Madre 3/2012 THE WAY FORWARD Given this vision of Bethany House, we would like to be in touch with as many people as we can from different parts of the world so that the objectives of this Spiritual and Formation Centre may be realized. We are open and committed to receive all those who would like to come to Bethany House and stay with us as long as they would like. We will provide and meet their needs as far as we can. Book and come to Bethany House, we are at your service. Best regards, God bless you all. Cali Entrevista P. Venanzio M. Munyiri, IMC Soy el séptimo hijo de Boniface Munyiri y Chipphira Wangui de la tribu kikuyu. Nací en 1978 en un pueblo llamado “Ithe-kahuno”, en las colinas del monte Kenya. De niño era monaguillo y así empecé a soñar con la posibilidad de ser sacerdote y me acuerdo que no entendía por qué el sacerdote tomaba la sangre de Cristo durante la misa y a nosotros apenas nos daba el cuerpo. Empecé a contemplar en mi interior: “Yo también quiero ser sacerdote para que una día yo también pueda beber aquello que bebe el sacerdote en la misa”. Ingresé al seminario mayor de los misioneros de la Consolata en el 98. Hice mi primera profesión religiosa en Kenia y la perpetua en junio del 2008 en Bogotá, ordenado diácono el 21 de septiembre de 2008 y mi ordenación sacerdotal el 13 de febrero pasado, en Kenya. Ha sido un proceso lleno de mucha formación que me ayuda hoy a abrazar con alegría y acción de gracias el sacerdocio y mi vida religiosa y misionera. ¿Porqué quiere ser misionero en Colombia? Mis seis años de formación en Colombia me han dado la oportunidad de hacer pastoral y descubrir a la gente colombiana. Durante estos años he podido hacer experiencias pastorales de gran valor en las comunidades de Juan José Rondón y Caracolí en el sur de Bogotá; también en la animación misionera y, últimamente, con mayor profundidad, en las comunidades afrodescendientes de la diócesis de Cali. Experiencias que me han aportado mucho. Usted ha sido destinado a trabajar en Cali en la pastoral con los afrocolombianas. ¿Ser africano le puede ayudar? Mi ser africano seguramente tendrá mucho que ver con el rendimiento de mi experiencia pastoral en medio de las comunidades afrocolombianas. Como diácono he trabajado dos años y medio entre las comunidades afro de Cali y es evidente el gran deseo de esa comunidad con identificarse con todo lo africano. Eso, pastoralmente, me permite tener un mayor acercamiento a la realidad afro con más profundidad. Es una añoranza de parte de ellos que me permite como misionero entrar en su mundo socio-cultural y a partir de ahí participar de la espiritualidad que las comunidades negras encarnan y procuran proteger como patrimonio ancestral. La descendencia compartida, los valores espirituales y culturales y el amor a la cultura permiten el encuentro entre el africano y el afrocolombiano, un acontecimiento providencial que de alguna manera aporta las condiciones de posibilidad para una pastoral más eficaz. Creo que mi tarea radica en ir más allá de esta cercanía y hacer de esta relación fuente y espacio de evangelización, confrontando el ser afro con la propuesta de Jesús para la construcción del Reino. 33 da Casa Madre 3/2012 Águas Santas Pe. Ramón Cazallas Serrano, IMC Desta vez queremos sair da habitual crónica para nos centrar sobre alguns aspectos ou dimensões da nossa vida missionária. O pouco ou muito que fazemos é o termómetro do nosso ser e vai indicando as conquistas e fracassos do nosso caminhar no dia-a-dia. Vida comunitária: Procuramos ser fiéis aos encontros todas as segundas-feiras, aos encontros de oração e aos momentos de reflexão que temos. Nesta época estamos a reflectir sobre o XII Capitulo Geral, esse grande desconhecido de quem ninguém fala ou se fala pouco. Os cinco temas principais foram distribuídos entre os cinco membros que compomos a comunidade: escutamos, perguntamos, discutimos e anotamos pontos que poderiam servir para a Conferencia Regional. Não estamos descobrindo a lua mas ajuda-nos para pensar na nossa família e sentirnos mais família. Águas Santas A vida comunitária alarga-se também com os nossos Irmãos de Braga: Juntos estivemos no dia em que o Prof. Carlos Liz encontrou-se com as comunidades, no dia de Retiro Espiritual 34 da Casa Madre 3/2012 que realizamos no Mosteiro Beneditino de Singeverga e nas viagens que se realizam em Fátima onde se viaja juntos, etc. A nossa comunhão foi fraterna na solidariedade com Pe. Herculano pela morte da sua cunhada Sra. Júlia. Participamos nos funerais celebrados na sua aldeia e celebramos a Eucaristia na nossa capela com o povo que os frequenta. Testando a nossa temperatura carismática: Dois dias esteve na nossa comunidade o Prof. Liz. Teve trabalho connosco. Foram seis grupos que abriram o seu coração e os seus sonhos sobre o IMC e a Missão: IMC de Braga e Águas Santas, MC, LMC, SMC e JMC. É bom que as pessoas que estão na órbita do IMC expressem os seus sentimentos sobre a nossa vida e actividade. Será uma boa ajuda para viver com mais coerência a nossa missão aqui em Portugal. Colaborando com a Igreja local: Prestamos o nosso serviço pastoral nas diferentes capelanias, mas este mês foi mais intenso: durante uma semana praticamente o A Missão é mais forte que o frio: Tivemos a grata visita de Dom Francisco Lerma, Bispo de Gurúe. Renovam-se as antigas amizades e nos abre o coração á missão. Também os nossos grupos e colaboradores tiveram um encontro com ele. Descreveu a situação geral de Moçambique e particularmente o dinamismo e desafios da Diocese de Gurúe. Teve palavras agradecidas para a nossa comunidade pela colaboração prestada no Projecto do ano passado. O Fundador missionaria: Pai da nossa Família No dia 29 celebramos a festa da fundação do IMC e MC. Celebramos a liturgia com todos os grupos da família missionária e com o povo que frequenta a nossa capela. A Eucaristia é a animada pelos JMC, e quando temos jovens temos novidades gratas para todos, na criatividade e no entusiasmo. O povo ficou entusiasta e os mais velhos desta “freguesia” falaram que nunca viram tanta gente participar na Eucaristia: pessoas nos corredores, no átrio e alguns nas janelas. No podemos ampliar a capela mas conseguimos ampliar os corações. Nos despedimos com o propósito de “nunc cepit” tão querido para o Fundador dirigido a todos os grupos e pessoas. Terminámos a festa com um almoço fraterno com os LMC e as Irmãs Missionárias. Águas Santas Pe. Norberto foi o pároco de Ermesinde pela ausência do seu titular, Pe. Jorge visitou algumas escolas onde já é mestre na matéria, participa no ANIMAG, Pe. Brito incrementou a suas visitas e contactos com as Zeladoras. Pe. Ramón num breve encontro com o Bispo local escutou dele: “Pe. Ramón devemos continuar a falar sobre o argumento da Missão que iniciamos e não terminámos”. E finalmente o Pe. Herculano nos apresenta as contas que no ano passado o bom Deus, o nosso trabalho e a bondade dos benfeitores subiram alguns graus no termómetro económico da comunidade. E alegres com as portas abertas: Tivemos a visita de alguns missionários: Pe. António Fernandes, sempre atento aos Irmãos, Pe. Barros para visitar médicos e velhos amigos, Pe. Carlos Domingos com um olho nas contas e outro nos computadores, Pe. Agostinho que sempre com pressas não entra dentro da casa. Mas entrará algum dia. Fica para o próximo mês as notícias sobre a preparação da peregrinação a Fátima, por em quanto temos 36 autocarros e bastantes carros particulares, mas disso falará o próximo cronista. A todos boa preparação para festa do “Pai Allamano”. 35 da Casa Madre 3/2012 Formação de Famílias de Catequistas P. Diamantino Guapo Antunes, IMC Teve início no início de Fevereiro mais um curso de formação para famílias de catequistas no Centro Catequético do Guiúa, Diocese de Inhambane. O ano passado formámos 14 famílias que receberam o envio missionário em Dezembro e já estão colaborando na evangelização nas suas respectivas Missões, depois de um ano de formação no Guiúa. Guiua Nestes dias, uma a uma, 12 famílias de catequistas chegaram ao Guiúa para um ano de formação. Vêm de perto e de longe, com os seus parcos haveres mas com muita vontade de aprender. 36 Os de mais longe vieram do norte de Moçambique – Mucuaba, distrito de Ile, Diocese do Gurué; a cerca de 1.500 km de distância. Trata-se do catequista Lino Muanariva, sua esposa e oito crianças. No total são 70 pessoas que vivem connosco: 24 adultos (os pais) e 46 crianças (os filhos). Cada família vive na casa que lhe é destinada, uma casa certamente melhor do que aquela da Casa Madre 3/2012 que deixaram pois é em alvenaria e é dotada de energia e água. Para se manterem a si e à sua grande prole, recebem mensalmente um subsídio em dinheiro, um saco de arroz e um pedaço de terra para cultivarem. Todos, sem excepção, deixam as suas casas, as suas famílias alargadas e assumem o propósito de se formarem como catequistas, futuros agentes de evangelização e dinamizadores do desenvolvimento humano e cristãos das suas comunidades. Com eles vêm os filhos e joga-se aqui uma nova vivência de família, passando aos mais pequenos um testemunho importante de serviço e compromisso que não necessita de palavras. A formação, que decorre de Fevereiro a Dezembro, é exigente: logo desde início partem para outro lugar e aí habitam entre novos vizinhos, formando com eles comunidade. Este é já o primeiro desafio, por ventura, um dos mais marcantes que atravessará todo o ano Depois, ao longo do ano, é o tempo do estudo da Bíblia, da história da Igreja, da Liturgia, da catequética; das formações em agricultura, saúde, costura e culinária. É o tempo da oração diária, nas celebrações eucarísticas e o tempo da pastoral na catequese dada às várias comunidades da Paróquia do Guiúa. Finalmente é também o tempo do trabalho no campo que cada um irá desbravar e cultivar, assegurando assim parte importante do seu sustento. É este o grande desafio destes homens e mulheres: um ano de formação e compromisso com a sua Fé, a sua Igreja e a sua comunidade. Nestes oito anos de trabalho no Centro do Guiúa já foram formadas cerca de 100 famílias de catequistas da Diocese de Inhambane e de outras dioceses de Moçambique. Guiua formativo. São elas os principais colaboradores dos missionários e missionárias no trabalho de evangelização e desenvolvimento humano nas respectivas missões. É o homem todo que se forma, é esse o empenho principal que a Diocese de Inhambane confia cada ano aos missionários da Consolata e à equipa que connosco colabora, a formação de agentes de pastoral, que irradiem o anúncio da palavra de Deus. 37 da Casa Madre 3/2012 THE FEAST OF OUR FOUNDER Fr. Carlo Bonelli, IMC Today at our Mission Centre of Toronto we celebrated the Feast of our Founder. More than 200 friends and benefactors gathered at 1:00pm in the Chapel to celebrate the Eucharist. Fr. Carlo Bonelli , the Acting Regional Superior, was the main celebrant and the homilist. Frs. Luigi Accossato, Carlo Luigi Testa, Marco Bagnarol and Horacio Zuluaga, the pastor of St. Andrew’s, concelebrated. Toronto Fr. Carlo when he delivered the homily taking note that today in Canada is the public holiday of “Family Day” emphasized the teaching of Blessed J. Allamano on the “family spirit”. He challenged the congregation to help him and the other confreres of Toronto to renew and revitalize our presence in this big city by 38 da Casa Madre 3/2012 fostering a true brotherhood. Today should mark the beginning of a new course for our Mission Centre. At the end of his talk Fr. Carlo expressed his sincere gratitude to Fr. Luigi Accossato who for the fourth time generously accepted to postpone his retirement in Italy . During the intercession prayers we had a special remembrance of the late Fr. Bob Rezac, the former regional superior of North America, who died last year. Fr. Marco Bagnarol invited two choirs from Friuli to animate the liturgy, their signing was just gorgeous. Before dismissing the congregation and inviting our friends to join us for a nice meal in the hall of the Mission Centre, Fr. Marco presented them a Toronto busy program of activities for the current year. He thanked all those who helped us in raising money for the mission projects. It has been a very successful event and a lively celebration of the Feast of Blessed J. Allamano. 39 da Casa Madre 3/2012 COMMEMORAZIONE DEL 25° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI P. GIOVANNI BATTISTA CAVALLERA, A TERGU P. Enrico Redaelli, IMC Maredì, 7 Febbraio sono stato invitato a Tergu per la commemorazione del 25° anniversario della morte di P. Giovanni Battista Cavallera; ho fatto un po’ fatica ad arrivarci anche perché le strade dell’Anglona, regione a nord-ovest della Sardegna, erano innevate e la funzione era marcata per il tardo pomeriggio. Ma è valso la pena, sono rientrato di notte contento di essere stato presente ed ascoltare tante testimonianze della vita del padre, espresse dai suoi parrocchiani in diverse maniere, ma tutte che facevano brillare la figura apostolica e spirituale di P. Giovanni Battista. Ho provato tanta gioia nel vedere e sentire come la popolazione lo amasse e come la sua persona era ancora viva e ricordata dopo lungo tempo in quella sua parrocchietta, che l’aveva visto come primo parroco, quando nel lontano 1959 arrivava con i suoi 54 anni, dopo lunga esperienza in Etiopia, con la prigionia in Sudan e Kenia, in Italia e più tardi missionario in Argentina. Olbia Una parte del viaggio l’ho percorso con Don Santino Cimino, nativo di Lu Bagno località balneare vicino a Tergu, attualmente parroco di S. Antonio di Gallura e che deve la sua vocazione proprio agli incontri avuti con P. Cavallera. Da ragazzetto l’aveva conosciuto e ne era rimasto affascinato perché lo vedeva sempre in movimento e con una personalità forte, tutta dedita al bene della sua gente, da sentire il desiderio di scrivere un fascicolo per farlo conoscere e prendeva 40 l’occasione del 25° della sua morte per presentarlo ai parrocchiani di Tergu. La cerimonia è stata un momento di fede, lodando Dio per tutto quello che P. Cavallera ha fatto a Tergu, come pastore, sempre vicino ai suoi fedeli, cercando ogni volta di trovare una risposta alla loro povertà. Riuniti nella vetusta Basilica di Tergu, sede della parrocchia, da Casa Madre 3/2012 ma soprattutto monumento quasi millenario, famoso nel medioevo sardo come la Domus Angelicalis, resto di un convento benedettino, la S.Messa è stata presieduta dal nostro vescovo, Mons. Sebastiano Snguinetti e concelebrata dal parroco del luogo Don Gianpaolo Raffatellu, dai due parroci di Castelsardo e da Don Santino Cimino ed io. Il vescovo nell’omelia ha preso lo spunto dalle letture della Messa, Per Evangelizzazione dei Popoli e ha fatto risaltare la figura del vero missionario al servizio del Signore e dei fedeli, che è approdato a Tergu dopo lunga esperienza missionaria e qui ha dato il meglio di se stesso nell’esercizio del suo ministero sacerdotale. La Messa era arricchita dalla presenza di due cori, quello parrocchiale e quello della Confraternita della S. Croce di Castelsardo. Terminata la cerimonia religiosa, sempre in chiesa è seguita la presentazione del libricino Tutto si è concluso con un rinfresco nel salone della casa parrocchiale opera sua Olbia “ Un Missionario dal Cuore Grande”, fatta dallo stesso autore, Don Santino, poi ci sono state una decina di testimonianze e aneddoti, presentate da persone che l’avevano conosciuto, intercalati da canti. Ciò che maggiormente mi ha impressionato è stato la narrazione delle iniziative realizzate da P. Cavallera, ce n’era di tutti i tipi: oratorio, dopo-scuola, cinema per i ragazzi, laboratorio di maglieria per le signorine, asilo per i bambini, pulmino col quale Lui stesso passava a prendere gli alunni, collegino per studenti che frequentavano la scuola media a Lu Bagno, e poi naturalmente le catechesi e l’incipiente parrocchia che prendeva sempre più la sua vita di comunità, con visite continue alle famiglie. Tutto questo era anche documentato con una mostra fotografica nella casa parrocchiale. Da questa presentazione e dagli incontri con le persone sono venuto via con un’immagine bella di questo nostro confratello di un cuore grande e di una spiritualità granitica. Mi sono sentito orgoglioso di lui, tanto stimato e vivamente ricordato dai suoi parrocchiani anche dopo molti anni dalla sua morte. Anche il sindaco di Tergu ha avuto parole di elogio e riconoscenza per P. Giovanni Battista, che li aveva incoraggiati e incamminati a cercare la via dell’autonomia comunale, allorché allora come frazione di Castelsardo, Tergu, finiva sempre per essere dimenticata e abbandonata. E così nasceva alla fine degli anni sessanta il comune di Tergu. e dei missionari della consolata. La gente mi avvicinava e mi chiedeva notizie dei missionari conosciuti, in particolare la famiglia Cossu da cui sono uscite due suore della consolata, e tuttora una in Brasile e l’altra in Mozambico, che loro hanno ricordato come il segno più bello lasciato da P. Giovanni. Un grazie di cuore al parroco e ai fedeli di Tergu che hanno organizzato questa edificante commemorazione. 41 da Casa Madre 3/2012 TRAGEDIE A NAGOGWAMI P. Richard Larose, IMC La veille de Noël, à la chapelle de Nagogwami, située à 17 km de la mission de Neisu où travaille père Richard Larose, choristes, musiciens, servants de messe et danseurs répètent une dernière fois avant la célébration. À l’extérieur, le vent et la pluie annoncent la tempête. Soudain la foudre entre par une fenêtre et tue sur le coup la jeune responsable de 14 ans, Tamanzina Solange et Philémon Magapa, jeune papa de 26 ans. La foudre, dans sa trajectoire aveugle vers l’autel, tue également Dieudonné, joueur de tam-tam âgé de 19 ans et père d’un petit garçon; au passage, elle brûle sérieusement le dos d’un enfant, effleure la joue d’une petite, lui perforant le tympan. Elle touche les jambes d’un bambin le laissant paralysé et en frôle une autre, lui occasionnant des brûlures. Les malades ont tous été dirigés au dispensaire de Mbene pour lequel vous aviez contribué en 2009. Neisu Les victimes ont été enterrées derrière l’église, l’après-midi de Noël. Nous partageons la tristesse des familles et prions Jésus de donner à la communauté la force de continuer sa route. 42 da Casa Madre 3/2012 Fratel Sandro Bonfanti, IMC Saluti da Dar-es-Salaam. Sabato 28 Gennaio qui in procura abbiamo avuto il battesimo di Tuari e Nova, figli di Abdinur, un musulmano Somalo, e Brigette, una cattolica del Sud Africa. La nostra Procura funziona come cappellania degli Italiani che si trovano in Tanzania e che tutti i Sabato sera alle 18:00 c’è la messa in Italiano. Abdinur parla Italiano e per questa ragione si è rivolto a noi. Si pensa alla procura come a un posto di lavoro materiale, dove si sbrigano le pratiche per doganare containers, rinnovare passaporti e permessi di residenza, ottenere “visti” di diverse nazioni e biglietti aerei, dove si procurano diverse cose per l’andamento delle missioni, ecc. Un’ altra cosa importante è anche l’accoglienza, non solo dei missionari, ma anche dei loro parenti, amici e collaboratori. Sembra che in tutto questo lavoro non ci sia spazio per l’evangelizzazione. Invece si. La gente che passa dalla nostra casa percepisce subito che si trova in una casa di missionari e non in un ostello a buon prezzo. Prima del battesimo, con Abdinur e Brigette, si sono fatti diversi incontri per spiegare il ignificato e l’importanza e fare capire le diverse simbologie: l’olio sacro, il cero, la veste bianca, l’acqua e il segno della croce. Prima ancora avevo chiesto a Abdinur se era d’accordo ad avere i figli cattolici. Che deve fare rescere i figli religiosamente. Lui mi ha detto che non solo li manderà in chiesa e a catechismo, ma che gli farà fare la confessione, comunione, cresima e si sposeranno in chiesa. Riguardo al segno della croce c’è un momento all’ inizio della cerimonia, in cui il sacerdote,i genitori, i padrini anno con il pollice il segno di croce sulla fronte dei battezzandi. Ebbene, il papà mussulmano ha chiesto se poteva farlo anche lui questo segno cristiano ai figli, gli ho detto di si ed anche il celebrante ha acconsentito. Dar es Salaam BATTESIMI IN PROCURA Il giorno del battesimo, si sono presentati altri genitori con due bambini. Erano venuti perché mici di famiglia. Al termine della cerimonia, mi hanno detto che desiderano battezzare i loro figli, lui è cattolico e lei musulmana. Vedremo se riusciremo a prepararli per la notte del Sabato Santo. Oltre alla S. Messa del Sabato sera, tutti i Giovedì dalle 17:30 alle 18:30 abbiamo un’ ora di dorazione e partecipano sempre almeno una dozzina di persone. L’uomo e’ composto di anima e corpo; cosi pure la procura: di lavoro materiale e spirituale. 43 da Casa Madre 3/2012 FATIMA :Recortes dos primeiros 31 dias de 2012 Pe. Elísio Assunção, IMC Primeiro mês do ano, rico e auspicioso para 2012, janeiro premiou a comunidade missionária de Fátima com um sem-número de novidades e realizações promitentes de esperança. Abundaram reuniões de análise e avaliação, com projeção de linhas novas de atuação para uma renovação do ardor missionário; multiplicaram-se os encontros de oração, retiros e reflexões; despontaram novas atividades que prometem bons e deliciosos frutos. No breve espaço que nos é concedido, damos conta de eventos representativos do movimento e dinamismo registado ao longo dos primeiros 31 dias do novo ano. Fatima Sem preocupações de ordem cronológica, assinalamos, logo da primeira semana, a partida para Roma do nosso seminarista Antipas Tesha, que este ano faz parte da nossa comunidade para um período de estágio. Embalado na aprendizagem da língua portuguesa, sua principal atividade nestes primeiros meses, foi forçado a interromper a sua caminhada para renovar o visto e, ao mesmo tempo, encontrar-se com os seus colegas para um encontro formativo no seminário de Bravetta. Não aqueceu muito as cadeiras romanas, pois passada uma semana já estava de volta, portador de saudações e abraços dos confrades e amigos 44 da Casa Madre 3/2012 comuns. A irmã Ângela de Fátima Coelho, vicepostuladora do processo de canonização dos beatos Francisco e Jacinta Marto, orientou o retiro mensal, constituindo um momento forte da vida comunitária. A pregadora pegou no tema de preparação do centenário das Aparições para 2012 e que é também tema de um simpósio previsto para 15 a 17 de junho do corrente ano, em Fátima: “Quereis oferecer vos Deus”. A pergunta dirigida pelo céu aos pastorinhos da Cova da Iria, a 13 de maio de 1917, embora pouco “confortável” para o nosso tempo de humanismo secular, mas pertinente para os consagrados à missão, foi desenvolvida pela irmã Fátima Coelho como um desafio para todas as idades. Apresenta-se como uma aposta para todos os missionários, independentemente da sua idade, das suas condições de saúde. A provocação tem repercussões não apenas teológicas, mas também antropológicas, existenciais e comunitárias. A força da consagração necessita de atualização permanente e de renovação contínua. Assinalamos aqui uma semente de vida nova: o nascimento da LAMASE, a Liga dos Amigos do Museu de Arte Sacra e Etnologia, com sede no Centro Missionário Allamano. Logo ao Destacamos agora uma atividade que tem pernas para andar. Os missionários da Consolata pertencem à comunidade humana de Fátima, desde o início da nossa presença em Portugal. Participando da vida da cidade, somos chamados a fazê-lo com a riqueza da nossa vocação e da nossa identidade missionária. Podemos enriquecer a cidade com os valores próprios da missão. Nesse sentido realizou-se uma reunião para lançar uma primeira conferência, aproveitando a vinda a Fátima de um professor canadiano, John Dalla Costa. Sob a orientação do padre António Fernandes, reuniu um grupo de missionários para organizar a conferência intitulada: “O negócio da esperança numa economia de medo”, programada para 4 de fevereiro. Os primeiros sinais indicam um bom acolhimento e adesão à iniciativa. Para não alongarmos demasiado esta rápida resenha de eventos, fechamos com a alusão ao processo de renovação da imagem da nossa revista FÁTIMA MISSIONÁRIA, que está em curso. Os tempos de hoje levantam interrogações e castigam a imprensa escrita, que Fatima nascer, dá sinais de pujança e vitalidade. Já começou a desenvolver diversas atividades, com notável sucesso. Quem desejar conhecer melhor este novo grupo ligado aos Missionários da Consolata, poderá consultar o sítio do Facebook. Acedendo ao endereço: facebook. com/liga.amigos. mase, encontrará uma lista de diversas atividades culturais e sociais, que já começaram a dinamizar a Liga, assim como o próprio Centro Missionário. As iniciativas já realizadas têm conseguido uma boa audiência, que anda à volta de uma centena de participantes. está a enfrentar uma grande concorrência, de modo particular a concorrência dos meios de comunicação criados pelas novas tecnologias. Na tentativa de manter a fidelização dos assinantes à revista, promovemos um estudo do layout, com o apoio de uma empresa de design, para tornar o rosto da revista mais atraente, mais moderno e de mais fácil leitura. Quando estas linhas chegarem às vossas mãos, já teremos reações dos assinantes. Quantas mais melhor! Ajuda-nos a melhorar, além de revelar o interesse e atenção dos leitores. 45 da Casa Madre 3/2012 FESTA DE SÃO BRÁS Salvador de Bahia STD Michael Mutinda, IMC 46 Os missionários da Consolata que trabalham na paróquia São Brás de Plataforma, em Salvador - BA, celebraram, nesta sexta-feira (03), junto com milhares de fiéis, o dia de São Brás, bispo e mártir, protetor dos males da garganta e Padroeiro da comunidade. Durante nove dias, a paróquia, animada pelas suas pastorais e movimentos, em especial a pastoral Afro, encarregada da festa este ano, fez uma novena com o tema: “São Brás e Saúde: ouvir o clamor deste povo”, inspirado na Campanha da Fraternidade de 2012. No dia da festa, aconteceram várias celebrações. Às 05hs da madrugada, os homens se reuniram para rezar o Ofício de Nossa Senhora. As celebrações das missas começaram às 07hs, presidida pelo padre Aquiléo Fiorentini, ex-superior Geral dos missionários da Consolata, e se estenderam por todo o dia com outras missas às 09 e às 19hs, esta depois da procissão com a imagem de da Casa Madre 3/2012 são Brás e da Nossa Senhora de Monte Serrat. Coincidentemente a comunidade de origem do padre Aquiléo, em Tucunduva - RS, também tem como padroeiro São Brás. “O povo de Plataforma é privilegiado dentro da Igreja de São Salvador. É o povo que sabe lutar e celebrar as conquistas”, contou dom Gregório Paixão,Osb, bispo auxiliar de são Salvador, que presidiu a missa festiva das 09hs, concelebrada pelos padres Aquiléo Fiorentini e Stephen Murungi, (pároco de São Brás) e a presença do diácono Michael Mutinda, entre outros diáconos da igreja local. O bispo lembrou que São Brás é muito querido de nosso povo por causa de sua história. Ele foi uma das últimas vítimas da perseguição romana contra os cristãos. Sofreu o martírio sob a perseguição de Licínio, no século IV. É invocado especialmente contra as doenças da garganta, porque certa Falando sobre o tema da festa, dom Gregório disse que a paróquia foi feliz em escolher um tema tão importante para a sociedade hoje. Segundo ele, falar sobre saúde é falar da vida e da salvação. “O povo de Plataforma, Salvador, Brasil e do mundo inteiro está gritando por falta de saúde. O povo brasileiro quer saúde física, espiritual, moral, econômica, política, social e relacional. A situação do povo brasileiro, embora tenha muita coisa boa, tem um longo caminho a percorrer para atingir a saúde desejada. O poder político, social e religiosa tem que ter coragem como São Brás, de gritar em favor do povo de subúrbio que é privado de muitos direitos de saúde como tal. Cada poder que quer ser amigo do povo deve ser a voz dos que não tem voz e vez. Deve erguer a sua fé sem medo em favor dos pobres do subúrbio”, concluiu o bispo. Dona Miriam, vinda do Rio de Janeiro, deu testemunho vivo de como ela recebeu a cura de tireóide depois de receber a bênção da garganta no ano passado. Outras duas senhoras da paróquia também afirmaram terem sido curadas de doenças de garganta depois da benção. A benção No final de cada missa os fiéis receberam a benção da garganta. Os padres, diáconos e o bispo colocavam duas velas na garganta enquanto proferiam a oração de São Brás. “Por intercessão de São Brás, bispo e mártir, livre-te Deus do mal da garganta e de qualquer outra doença”. Após a missa das 09hs, os fiéis se reuniram no salão paroquial para partilhar um almoço em honra do Padroeiro. Oração a são Brás (Protetor contra as doenças da garganta). Ó glorioso São Brás, que restituístes com uma breve oração a perfeita saúde a um menino que, por uma espinha de peixe atravessada na garganta, estava prestes a expirar, obtende para nós todos a graça de experimentarmos a eficácia do vosso patrocínio em todos os males da garganta. Conservai a nossa garganta sã e perfeita para que possamos falar corretamente e assim proclamar e cantar os louvores de Deus. Amém Salvador de Bahia vez salvou, conforme narram as Atas de sua vida, um menino que estava para morrer por ter engolido uma espinha de peixe. Animava os perseguidos pela causa da fé, e, quando chegou sua vez, bendisse a Deus porque ia imolar seu corpo como hóstia de louvor. Já processado e condenado, São Brás enfrentou muitas torturas sem trair a fé em Jesus, sendo degolado no ano 316. Depois disso, a história se espalhou, contou o bispo. “Ele nos ensina a jamais abandonar a fé, mesmo nas horas mais difíceis”, acrescentou dom Gregório. 47 da Casa Madre 3/2012 A SAN VICENTE DEL CAGUAN P. Angelo Casadei, IMC. Appena arrivato in Colombia ho preso coscienza del nuovo impegno che la mia comunità dei Missionari della Consolata in Colombia mi ha affidato: Vice – Superiore della regione Colombia-Ecuador. Il viaggio di rientro dopo due mesi di permanenza in Italia e dopo altri tre anni di missione é stato difficile anche perché il distacco dalla casa e dalla famiglia in modo particolare dai genitori è sempre faticoso. Con il Provinciale ed il Vescovo abbiamo dialogato su come coordinare i due ruoli di Economo del Vicariato Apostolico (quasi diocesi) di San Vicente del Caguan – Puerto Leguizamo e quello di Vice Provinciale. In aereo sentivo molta tristezza, non ci si abitua mai a lasciare gli affetti più cari, anche perché il mio soggiorno in Italia questa volta é stato breve e ho dovuto fare con molta fretta le visite ai parenti, amici e benefattori. La proposta é stata che faccia metà tempo a San Vicente e l’altra metà a Bogotá a servizio dell’Istituto, in ogni caso a gennaio abbiamo la Conferenza Regionale dove si presenterà la proposta. San Vicente del Caguan Già é passato più di un mese dal mio rientro in Colombia e vi confesso che é questo il primo momento in cui mi trovo in casa da solo con un po’ di tranquillità, e così ho pensato a voi e a tutte le vicende passate in questo mese. 48 da Casa Madre 3/2012 Viviamo nella parrocchia “La Consolata” alla periferia della città di San Vicente in mezzo a quartieri popolari. Essere in questa parrocchia di periferia mi aiuta a vivere la mia vocazione di sacerdote missionario e a non dimenticarmi dei “poveri della terra”. Con loro mi sento bene e condivido la vera vita. La canonica é una casa semplice in mezzo alle altre case. Qui le case non sono chiuse ermeticamente come le nostre anche perché è caldo tutto l’anno.. perciò ogni rumore, chiacchiera passa di casa in casa..e quando ci si alza al mattino subito ci si saluta tra vicini, si va a comperare l’arepa per la colazione...e si raccolgono le ultime notizie del paese..come quella volta che nei quartieri della parrocchia siamo rimasti senz’acqua perché la multinazionale del petrolio avendo bisogno d’acqua l’attinge dall’acquedotto pubblico, lasciandoci senza questo “tesoro” per una settimana e promettendo “briciole” alla povera gente. Dopo la colazione a base di cioccolato, uova e arepa, con Pedro andiamo all’ufficio dell’Economia del Vicariato, mentre padre Dubel rimane nella parrocchia organizzando alcuni incontri con i maestri essendo incaricato dell’Educazione. All’Economato ci sono varie funzioni: amministrare i beni del Vicariato e appoggiare le parrocchie nella loro economia in modo particolare le più povere quelle che non sono autosufficienti..e perciò si elaborano progetti per sostenere: l’educazione, la salute, la dignità delle persone con progetti di micro imprese ecc… Nel pomeriggio rientriamo nella parrocchia dove celebriamo l’Eucarestia e l’animazione dei vari incontri con le comunità dei vari quartieri. viviamo, ci confrontiamo con la Parola di Dio.. si prendono decisioni ed impegni per migliorare la vita nella famiglia e nel quartiere... La gente ricerca questi incontri, ha molto fiducia nella Chiesa cattolica e da parte dei missionari si sente appoggiata. San Vicente del Caguan La mia comunità di vita qui a San Vicente del Caguan e composta da Padre Dubel Cifuente che è il parroco, Pedro Cortes un laico missionario colombiano che mi collabora nell’Amministrazione del Vicariato Apostolico ed io. Il fine settimana ci dividiamo le celebrazioni nelle comunità, anche Pedro come laico missionario va a celebrare la Liturgia della Parola in comunità lontane. Le persone sono contente di questo servizio e loro stesse ci invitano perché vogliono crescere nella fede e umanamente. Alla sera generalmente ci incontriamo in casa per condividere le vicende della giornata, le avventure, le difficoltà e per animarci l’un l’altro....come quella volta che la guerriglia ci ha convocato nella foresta perché volevano farci pagare una percentuale di un negozio che abbiamo in San Vicente in appoggio alla pastorale sociale. Arrivati nel luogo dell’appuntamento rendendosi conto che il negozio era del Vicario ci hanno chiesto scusa perché non sapevano che era nostro, in quanto la guerriglia ha ben chiaro che tutto quello che fa il Vicariato é a favore della gente e perciò ci hanno lasciati andare liberi, senza pagare nessuna tangente. Ci si incontra per riflettere sulla realtà in cui 49 da Casa Madre 3/2012 QUESTIONE DI “CAMBIO” P. Rocco Marra, IMC Quest’anno ho avuto la fortuna di trascorrere dieci giorni, dal 16 al 25 gennaio a Roma, Casa Generalizia, per aggiornarmi sui procedimenti tecnici della contabilità del nostro Istituto Missioni Consolata. Sotto la guida di P. Rinaldo Cogliati, Amministratore Generale, ho potuto rendermi conto della situazione finanziaria del Sud Africa nel contesto della realtà della nostra famiglia missionaria e del mondo. Dopo diciotto anni in Sud Africa, mi è stato chiesto di poter dare il mio servizio in questo delicato campo dell’amministrazione, in cui l’amore alla comunità missionaria, la testimonianza di vita e l’onestà sono i pilastri per un’economia di comunione e condivisione. Un rinnovato invito, dunque, alla conversione, a partire da me e al resto dei confratelli. Come per tutti i cambi è doloroso affrontare noi stessi e la realtà, ma una vota che ci si lavora dentro si ha la gioia del rinnovo per il bene di tutti. Speriamo proprio che sarà così. Osizweni Se si tratta di cambi; sembra proprio che nella mia vita da studente e da sacerdote-missionario, pur tralasciando il “termometro” di misura del cambio del cuore e della conversione, è palese il cambio dei luoghi dove svolgo il mio ministero. Credo che “termometro” può essere lo scadere dei tre anni con le vacanze in famiglia. Puntualmente, incluso al presente, dall’età di undici anni, ogni tre, massimo quattro anni viene il cambio di luogo, di parrocchia o qualsivoglia servizio richiestomi. Infatti, partendo dal Sud Africa, poco prima di Natale, ho lasciato la parrocchia di Osizweni, dopo poco più di due anni e mezzo di ministero come parroco. Ora il parroco è il mio confratello ugandese, P. Anthony Kazibwe, a lui e alla comunità dei fedeli va anche il mio pensiero e preghiera quotidiana. 50 da Casa Madre 3/2012 Prima di entrare dai Missionari della Consolata sono stato nel seminario minore della mia diocesi di Ugento (Lecce), dove ho avuto la gioia di avere come educatore e rettore don Tonino Bello. Pastore conosciuto a livello internazionale, come profeta della pace, inoltre prima di essere ordinato vescovo di Molfetta (Bari) è stato mio parroco a Tricase. Trovandomi dai miei genitori, durante il periodo natalizio, 8 gennaio 2012, ad Alessano, si è organizzata una serata in suo ricordo, nel giorno giubilare della sua professione, come terziario francescano. Per la circostanza è intervenuto anche don Domenico De Giorgi, che ha emesso la professione lo stesso giorno di cinquant’anni fa, 8 gennaio 1962, insieme a don Tonino. La serata si è svolta con testimonianze sul carissimo pastore e profeta, lettura di alcuni suoi scritti con l’aiuto di audio-visuali, danze e Per me, la parte di novità che ha suscitato interesse, è stata la presentazione dell’esperienza e spiritualità di don Tonino alla luce del Santo d’Assisi. Il provinciale dei francescani, Francesco Neri, ha portato l’esempio della bussola: con i punti cardinali ha elaborato le caratteristiche dei due santi. Ma ha enfatizzato che il centro che muove l’ago di questa bussola è la fede, don Tonino Bello prima di tutto è stato un uomo di Dio. Noi Missionari della Consolata quest’anno, abbiamo come patroni Santa Chiara e San Francesco, certamente anche la testimonianza di don Tonino ci sarà di aiuto a rinnovarci e a essere messaggeri di pace come lo vuole Gesù oggi Osizweni canti polifonici. 51 da Casa Madre 3/2012 È ora di partire! (Senza partenza non c’è missione) Baba Godfrey Portphal Alois Msumange, IMC Non mi è facile descrivere quello che provo dentro di me. Sapevo che sarebbe arrivato il momento della partenza, ma non avrei pensato che fosse adesso. Una cosa vera è che devo partire per una nuova missione. Davvero la missione è dinamica. Cosa provo dentro di me? Provo due sentimenti misti. Dolore: perché mi tocca lasciare questa terra e il suo popolo. Gioia: perché se il Signore permette il cambiamento e il sacrificio, è per il grande bene. Non è per un di meno ma un di più! Vittorio Veneto Sono ormai passati sei anni da quando sono arrivato in questa terra veneta. Sono stati dei momenti belli, meravigliosi, fantastici. Aven caminà asieme contandosea e condividendo la bellezza della missione, la fede in colui che è ragione del nostro vivere. Ho cercato di vivere intensamente quel che sentie dal cuor e nei cammini che lo spirito ci suggeriva insieme. 52 Vae via da qua, co dei bei ricordi; aver visu’e condiviso la missione insieme. Dopo ghe nè l’amicizia, l’affetto, la fiducia e a stima che gò avù dai tosatei ai pì zoveni, dai zoveni ai pi veci. Me son sempre sentì a casa. No sol parchè i me à dat un thè, un’ombreta o la sgnapa, ma parché ho incontrà gente co voia de conoser al mondo misionario. Conoscere l’altro. Non sono mancate le sfide, ma esse fanno parte del camminare insieme. Ve ringrasie tuti quanti. Siete stati un dono grande che il Signore ha messo sulla mia strada. Due settimane fa, salutando i me veci in Tanzania, leggevo un interrogativo nei loro volti. Ancora devi partire? Ma perché parti? La stessa cosa mi hanno chiesto esplicitamente ragazzi durante i campi. Perché vai via? A tutti rispondo; per causa di Gesù, che sceglie ed invia! La missione insomma. È Lui che tramite i miei superiori invia e manda. Infatti, anche per venire qui, è sempre stato Lui a mandarmi. Non da Casa Madre 3/2012 mi sono mandato. Adesso mi invia altrove ai fradei dea ciesa de Torino. Mi vengono in mente le parole di J. H. Newman “non siamo chiamati una volta soltanto, ma molte volte; per tutta la nostra vita Cristo ci chiama sempre di nuovo, da una casa all’altra, senza che possiamo avere un luogo di riposo …, e quando obbediamo ad un comando, subito ce ne viene dato un altro. Egli ci chiama continuamente, per sempre”. Sento forte la Sua voce che al me dis, va che mi son con ti! Provo dolore dentro di me? Certo, anca masa! Come si fa a strapparsi dalle persone con cui in questi sei anni, nelle gioie e nelle fatiche, abbiamo camminato condividendo, edificandoci umanamente ma ancora di più spiritualmente Due pensieri vorrei lasciarvi! Per Il primo mi inspirò al vangelo d’oggi: tutti voi siete speciali perché siete amati: Amate il Signore. Amate con tutta la vostra vita. Scegliete e fate l’essenziale. La vigilanza che il Signore ci chiede di fare consiste in questo. Il secondo: il mondo è assetato, il mondo è affamato. Di che cosa? Della sua parola, della sua consolazione. Chi andrà? Sei tu che mi leggi! Siamo noi stessi. Gesù vuole le nostre mani, Gesù vuole i nostri piedi. Apriamo gli occhi e partiamo! Infine, so che non sono stato in mezzo a voi come un angelo. Assolutamente no. Voi sapete che a volte diventavo ancora più nero. Chiedo scusa, perdono se a volte ho alzato la voce e per altre cose che non mi vengono in mente per adesso. Chiedo scusa per tutto questo! Carissimi, a tutti voi io sono debitore. Vi devo l’affetto, la stima, la fiducia, la comprensione, la collaborazione che mai mi sono mancate. Grazie è una parola semplice, ma vorrei che qui esprima l’intensità di ciò che voglio dire a tutti voi e a ciascuno di voi. A te padre Ermanno Savarino che con obbedienza e umiltà, hai accettato di venire in mezzo a noi. A te padre Renato e reverendi padri, cari sacerdoti che siete stati per me come fratelli maggiori, a voi due famiglie: Ricky e Chiara; Paolo e Chiara e i vostri bimbi; a voi il gruppo TataNzambe, giovani, giovani e missione, Gas di Milaico, Gas consolata Vittorio Veneto, Mission Is Possible, le dame missionarie, gruppo Laici, i volontari delle due case vittorio e Nervesa, gruppi missionari, amici e amiche della missione, i parrocchiani, voi tosati tutti di milaico junior, mip junior da vittorio veneto a Treviso, catechisti delle diverse parrocchie e tutte le famiglie. A tutti voi un grazie immenso per tutto quello che siete stati e per tutto quello che siete e fate per la missione! Vittorio Veneto per la missione? (Ma poi il veneto è il mio primo amore, appena ordinato sono stato mandato qui). Tutto va visto con un occhio missionario, un occhio di fede; lasciarsi nelle Sue mani, fare la Sua volontà. E Amare, essere seguaci di Gesù richiede anche il dolore. Poi, la vita senza sacrificio, che vita sarebbe? Sarebbe senza sapore! E poi se non c’è uno che parte, non ci sarà mai la missione! Chiedo anche a voi di ricordarmi nelle vostre preghiere per la nuova missione che mi aspetta nella terra Piemontese. Grazie a tutti voi ed il Signore vi benedica. Vorrei che questa benedizione arrivasse in tutte le vostre case, agli anziani, agli ammalati e a tutti i bisognosi. Ciao a tuti 53 da Casa Madre 3/2012 Palmeira Pe andré Ribeiro, IMC O mês de Janeiro cá por Palmeira teve várias actividades. Depois das festas e de cada um ter ido aos seus familiares segundo as possibilidades e o programa que fizemos, demos inicio ao novo ano. Palmeira É tempo de janeiras e reis e cá por cima cantaram-se quase todo o mês. Até os catequistas decidiram fazer um jantar de reis na nossa casa. Eles prepararam tudo, uma ceia que foi até á meia-noite para as cerca de trinta pessoas presentes e onde não faltou até o presente para o amigo secreto. Todos participaram e colaboraram, foi um bom momento de encontro, partilha, comunhão e alegria entre todos. Alguns grupos da paróquia fizeram o mesmo e os párocos lá se foram acomodando para participar e acompanhar os grupos. Os idosos também não quiseram ficar atrás e fizeram o seu almoço onde estivemos todos três. Muita festa cá por cima. Depois deste tempo forte vem o tríduo de S. Sebastião antigo padroeiro, mas que ainda mantém o seu peso e estatuto enquanto a confraria existir. No final do mês começou também o tríduo para a festa de N. S. da Purificação, padroeira da paróquia. Os foguetes estão sempre presentes e não podem faltar. Todos os motivos são bons para fazer festa e animar as pessoas. No meio de tanta crise haja alegria e esperança. A paróquia com as suas actividades vai exigindo, ainda que haja muito caminho para fazer, encontros não faltam: Focolares, Arciprestado e zona do Cávado onde pertencemos, no Porto sobre o Ecumenismo, com os Escuteiros, mordomos da Cruz para a visita pascal, Conselhos Pastorais, Formação, Animag.... Lá se vai participando segundo as responsabilidades de cada um. Pregações também não escapam, se podemos dizer sim, não dizemos não. O P. João não deixa passar uma e muito menos se forem na sua terra, assim por lá andou duas vezes, Reis e Santo Amaro. 54 da Casa Madre 3/2012 Estivemos em Águas Santas num encontro com o Sr. Carlos Liz, com vista á preparação da nossa Conferência Regional. Por cá esteve o P. Carlos a fechar as contas de 2011. Também o P. António por cá veio para junto com o P. Darci terem um encontro com D. Jorge Ortiga, para entre outras coisas falarem sobre o contrato a fazer sobre a paróquia de Palmeira. O P. Darci ficou encarregado de elaborar o documento, que depois de aprovado por ambas as partes será assinado e assumido. O P. Darci e o P.Andréforam a Lamego á tomada 9 de posse do novo bispo, D. António Couto. A cidade encheu-se de padres e fiéis, tudo era pequeno para tanta gente e onde não faltou até quem levasse o seu ramo de amendoeira em flor, símbolo episcopal do brasão. A cerimónia Para concluir o mês, a comunidade juntou-se com a de Águas Santas e foram a Singeverga fazer uma manhã de retiro e encontro. Ocasiões destas são de reforçar. Palmeira foi bastante concorrida e bem preparada, a diocese estava em peso e até o frio quis estar presente para aproximar as pessoas e aquecer os corações. No meio de tudo isto e para aliviar um pouco, até deu para no dia 15 ir ver o jogo Braga Sporting, uma oferta que não foi desperdiçada. Como sempre, uns riem outros choram e a força do leão não foi suficiente para dominar a sua presa, mas saiu do Axa com a cauda pendurado. Cumprimentos a todos e boa Peregrinação. Em Fátima nos encontraremos. 55 da Casa Madre 3/2012 SEGNI DI FEDE Arvaiheer P. Giorgio Marengo IMC e Sr. Lucia Bortolomasi, MC 56 Questa mattina era ancora buio e c’era un vento gelido, quanta fatica ad uscire da casa per recarci nella ger-cappella… Qui ogni mattina recitiamo il rosario e celebriamo l’eucarestia con la nostra gente. Arrivata nella ger avrei voluto avere una video camera per filmare e non dimenticare: una quindicina di persone erano già lì, attorno alla stufa a pregare. Noncuranti del freddo e dei cani randagi, hanno lasciato le loro tende per venire a pregare. Quanto è grande questo Dio, che tocca davvero il cuore delle persone e le chiama a sé a sperimentare il suo amore! Insieme a queste 15 donne, c’era anche un uomo, Bold, marito di Deejit, una delle nostre battezzate; è da due settimane che ogni mattina viene a pregare con noi. Dice di aver sognato un signore che lo dissuadeva dall’andare lontano in cerca di una fortuna improbabile e lo invitava ad andare a pregare. Da quell’incontro, ogni mattina è presente e dice che la sua vita sta cambiando, non beve più e ogni giorno spende tempo a imparare a memoria le preghiere. Gli scarponi di feltro ai piedi, il rosario tra le mani, guarda verso l’icona della Consolata, in attesa della messa. Se avessi più fede, forse non mi sorprenderei troppo per questi miracoli che ogni giorno il Signore compie. Ieri una giovane mi è venuta incontro con un bel sorriso sulle labbra: “Abbiamo fondato il gruppo giovanile! Ci chiameremo ‘Stella Di Misericordia’ e abbiamo deciso di alternarci nell’assistenza ai bambini del dopo-scuola e di offrirci agli anziani poveri del quartiere per qualche piccolo servizio di cui possano aver bisogno, come spaccare la legna della stufa o lavare la biancheria”. Solo pochi mesi fa ci da Casa Madre 3/2012 sembrava un sogno pensare a giovani che si impegnino volontariamente per gli altri; da quando siamo arrivati ad Arvaiheer 6 anni fa è la prima volta che sentiamo un discorso del genere. Le preghiere spontanee della messa sono quasi sempre di lode: “Grazie per questo nuovo splendido giorno che ci regali, Signore…; grazie perché hai ascoltato il mio grido…; ti lodo perché anche oggi posso ascoltare la tua Parola…”. Ho il cuore colmo di stupore: quanto è grande la provvidenza di Dio e anch’io insieme alla gente in chiesa questa mattina, durante la messa voglio ringraziare il Signore perché fa sorgere il sole e accompagna con amore la nostra semplice vita. Necrologio 57 da Casa Madre 3/2012 P. Carlo Massano , IMC Nato il 24 luglio 1929 a Mondovì (Cn), frequentò le scuole elementari a Briaglia S.Croce. Subito dopo entrò nel nostro seminario di Rosignano Monferrato, completando il ciclo degli studi umanistici fino al liceo. Dopo il noviziato alla Certosa di Pesio, fu accolto nell’Istituto il 2 ottobre 1955 e si trasferì a Torino per gli studi di filosofia e di teologia. Fu ordinato sacerdote a Torino il 18 marzo 1961 da Mons. Francesco Bottino, Vescovo ausiliare della città. Subito destinato alla Colombia, fu vicario cooperatore a San Vicente dal 1961 al 1965, parroco a Guacamayas fino al 1969, parroco e direttore del collegio ad Albania fino al 1979. Trasferitosi in Italia, dopo un anno sabbatico a Roma, si dedicò alla pastorale come vicario parrocchiale a Sassuolo, dove rimase fino al 1992. Trascorse poi diversi anni a Castellarano come animatore vocazionale e collaboratore parrocchiale. L’ultimo periodo della vita lo passò al Alpignano, dove è deceduto il 5 febbraio 2012 dopo una lunga e serena agonia. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Mondovì. Aveva 82 anni di età, di cui 56 di Professione Religiosa e 50 di Sacerdozio. 58 da Casa Madre 3/2012 P. GIUSEPPE RADICI, IMC Nato l’8 settembre 1924 a Telgate (bg), dopo le scuole elementari a Grumello del Monte, entrò nel nostro seminario di Cernusco Montevecchia, frequentando le scuole medie. Continuò gli studi liceali a Varallo Sesia e a Cereseto Monferrato ed iniziò il Noviaziato alla Certosa di Pesio, dove fu accolto nell’Istituto con la professione il 2 ottobre 1946. Completò il ciclo filosofico-teologico a Rosignano Monferrato e il 25 giugno 1950 fu ordinato sacerdote a Rosignano da Mons. Luigi Santa. Partì subito per il Brasile, dove rimase per tutta la vita. Fu assistente curato a Rio Oeste fino al 1955, curato a Tres de Majo fino al 1962, parroco a San Manuel fino al 1974. Dal 1971 al 1973 fu vice superiore regionale a Sao Paolo, poi economo regionale fino al 1978, vice parroco a Tres de Majo e parroco a Rio do Oeste fino al 1989. In questo anno venne nominato superiore del Centro missionario a Sao Paolo e svolse l’attività di curato al CAM. Dal 2000 fu incaricato della pastorale nella Comunidade Sao Marcos nel bairro Pedra Branca, Zona Norte de São Paulo. Ultimamente soffriva di problemi cardiaci e gli venne applicato il pacemaker al cuore. Internato all’ospedale Bandeirantes di San Paolo per cure intensive, è deceduto l’8 febbraio 2012 per problemi cardio-respiratori. Aveva 87 anni di età, di cui 65 di Professione Religiosa e 61 di Sacerdozio. 59 da Casa Madre 3/2012 P. IGINO MARIO CARNERA, IMC Nato a Martellago (VE) il 3 ottobre 1916, fin da giovanissimo si trasferì a Torino, dove frequentò le scuole elementari, medie e ginnasio. In Casa Madre trascorse gli anni del liceo, della filosofia e anche della teologia. Dopo il noviziato a Rosignano Monferrato, emise la professione religiosa il 25 dicembre 1935 e terminati gli studi teologici a Torino, fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1939 dal Card. Maurilio Fossati. Malaticcio, passò tutta la sua vita in Italia, riempiendo varie funzioni, soprattutto formative. Fu assistente a Varallo Sesia, prefetto dei coadiutori a Rosignano Monferrato e a Cereseto, cappellano delle Missionarie suore a Venaria, padre spirituale a Varallo Sesia e a Torino. Fu Vice Superiore Regionale dal 1949 al 1951, superiore del seminario a Torino, e superiore di Casa Generalizia dal 1972 al 1978. Terminato il mandato a Roma, lavorò a Torino nell’assistenza ai malati, fino al 1981. Destinato a Cavi di Lavagna, vi rimase quasi fino alla sua morte, svolgendo la funzione di Superiore, consigliere della Delegazione Centrale, animazione missionaria e pastorale. Gli ultimi anni li passò ad Alpignano, dove è deceduto il 15 Febbraio 2012. Aveva 95 anni di età, di cui 76 di Professione Religiosa e 72 di Sacerdozio. 60 da Casa Madre 3/2012 P. DAVIDE MANCA, IMC Nato il 24 settembre 1938 a Samassi (Cagliari), frequentò fin da piccolo il seminario di Cagliari in Dolianova per le scuole medie. Si trasferì poi a Varallo Sesia per continuare i corsi ginnasiali e il liceo. Fece il noviziato alla Certosa di Pesio ed emise la professione religiosa il 2 ottobre 1960. Studiò filosofia e teologia in Casa Madre a Torino e qui fu ordinato sacerdote da Mons. Lorenzo Bessone il 18 dicembre 1965. Destinato all’Italia, fu inviato a Bedizzole come assistente dei novizi e vi rimase fino al 1967. In seguito fu animatore vocazionale a Gambettola, e vice parroco a Sassuolo. Nel 1973 partì per la Colombia e dopo un breve periodo come vice parroco a S. Vicente del Caguan, fu nominato parroco a Solano dal 1974 al 1980 e parroco a Cartagena del Chairà dal 1980 al 1982. Venuto in Italia, frequentò all’Urbaniana l’anno di aggiornamento in Teologia pastorale. Lavorò nell’animazione vocazionale e nella formazione a Bedizzole, a Bevera dal 1984 al 1989 e a Olbia dal 1989 al 1992. Tornato in Colombia fu parroco a Puerto Leguizamo e a Punin in Ecuador per diversi anni. Negli ultimi tempi, in seguito a malattia, venne destinato alla comunità di Alpignano. E’ deceduto nell’ospedale di Rivoli (TO) per insufficienza respiratoria il 26 Febbraio 2012. Aveva 73 anni di età, di cui 51 di Professione Religiosa e 46 di Sacerdozio. 61 da Casa Madre 3/2012 FR. FRANCESCO COSTARDI, IMC Nato a Palosco (Bergamo) il 2 ottobre 1924 frequentò le scuole di base in paese. Entrò in noviziato alla Certosa di Pesio ed emise la professione religiosa l’ 1 novembre 1952. Continuò la formazione ad Alpignano fino al 1955. Destinato in Kenya, svolse il lavoro di muratore a Meru dal 1956 al 1983. A Marsabit fu procuratore dal1983 al 1988, passando poi a Langata, sempre come procuratore e rimanendovi fino al 1992. In seguito fu cooperatore nelle missioni di Kiganjo, Thegu e Rumuruti. Passò gli ultimi anni nella comunità di Alpignano, dove è deceduto il 27 febbraio 2002 per insufficienza respiratoria. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Palosco. Aveva 87 anni di età, di cui 59 di Professione Religiosa. 62 da Casa Madre 3/2012 Sommario Paul Klee RAIMON PANIKKAR PROFETA DEL DOPODOMANI............ 2 Magdalena before the conversion, I PRIMI DUE QUADRI DELL’ISTITUTO.............................. 6 1938 FRANCESCO E CHIARA COSTRUTTORI DI FRATERNITÀ....... 10 FESTA DEL BEATO FONDATORE GIUSEPPE ALLAMANO..................... 14 diario casa generalizia............. 18 neve a roma................................ 20 “VAMOS A LA OTRA ORILLA”: EJERCICIOS ESPIRITUALES DE LA REGIÓN ARGENTINA....................... 21 CONFERENZA REGIONE ITALIA (Certosa 14-19 maggio 2012)...... 23 “PROGETTO MISSIONARIO REGIONALE E CONTINENTALE”.......................... 23 Investir na relação com outros museus.................... 26 CRONACA DALLA COREA................. 28 WHAT IS BETHANY HOUSE?............. 31 Entrevista.................................. 33 Águas Santas............................. 34 Formação de Famílias de Catequistas .......................... 36 THE FEAST OF OUR FOUNDER.......... 38 COMMEMORAZIONE DEL 25° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI P. GIOVANNI BATTISTA CAVALLERA, A TERGU....................................... 40 TRAGEDIE A NAGOGWAMI .............. 42 BATTESIMI IN PROCURA................. 43 Sommario FATIMA :Recortes dos primeiros............................ 31 63 dias de 2012................................ 44 FESTA DE SÃO BRÁS...................... 46 A SAN VICENTE DEL CAGUAN ......... 48 QUESTIONE DI “CAMBIO”................ 50 È ora di partire!......................... 52 da Casa Madre Mensile dell’Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per al Missione Supporto tecnico: Adriano Podestà Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821 C/C postale 39573001 - Email: [email protected] da Casa Madre 3/2012 Palmeira..................................... 54 SEGNI DI FEDE.............................. 56 necrologio................................. 58
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